| inviato il 10 Settembre 2023 ore 16:00
Hai un link da consigliare per approfondire? |
| inviato il 10 Settembre 2023 ore 17:02
Grazie Matteo |
| inviato il 10 Settembre 2023 ore 19:38
Di nulla, mi ero stufato dei topic fuffa dove non si parla di nulla. Mi piace condividere con altri conoscenze che magari siano interessanti e diano spunti |
| inviato il 10 Settembre 2023 ore 20:08
Hai fatto bene. Sono qui a mungere |
| inviato il 11 Settembre 2023 ore 2:23
Inizio proponendo un link che mi sembra interessante: www.strozzina.org/manipulatingreality/i_artisti.php Alla pagina sopra linkata sono presenti 20-30 link ad autori della esposizione a Palazzo Strozzi di fine 2009 "Realtà Manipolate". Ogni autore è illustrato da qualche foto e una spiegazione del perché è stato scelto come manipolatore della realtà. Si possono quindi osservare le applicazioni concrete delle tantissime tecniche che si posso usare per piegare il reale alla volontà del fotografo (es.: evocazione di convenzioni visive tramite il tilt-shift, uso di modellini, illuminazione particolare…) . Aggiungo, perché piaccono a me, anche un surrealista (Chema Madoz visibile qui www.instagram.com/chemamadozphotographer/ o anche su FB www.facebook.com/ChemaMadozPhotographer ) e uno che la tocca piano con il colore ( in www.davidlachapelle.com/series-land-scape e in www.davidlachapelle.com/series-gas ) Personalmente considero parlare di realtà in relazione alla fotografia fuorviante. La fotografia è troppo povera per andare oltre la cattura di qualche brandello della realtà. Neanche gli strumenti di misura come fotometri, spettrografi e simili hanno la pretesa di descrivere la realtà, se non per qualche particolare aspetto. Sarebbe più corretto introdurre il concetto di singola osservazione della realtà. Tra una osservazione della realtà e la realtà c'è una enorme differenza (si potrebbero fare delle analogia con la fisica, ma lasciamo perdere). Alcune differenze: - un'osservazione è fissata nel tempo e nello spazio ed è relativa ad uno stato della realtà. La realtà non ha questi vincoli; - un'osservazione può essere ripetibile (quindi verificabile a posteriori) oppure no, mentre la realtà esiste a prescindere dall'osservazione; - un'osservazione può essere caratterizzata da livello di accuratezza. Parlare di accuratezza per la realtà, non ha senso. -un'osservazione della realtà può essere vera o falsa. Non ha senso dire che la realtà è vera o falsa. E tante altre differenze si potrebbero aggiungere. La fotografia entra in gioco come registrazione di una singola osservazione. Il suo scopo è di rendere l'osservazione condivisibile tra più osservatori e differibile nel tempo. E' questa caratteristica che ammanta la fotografia di un'aura di verità. Se però si riflette su quanto scritto sopra, per quanto possa essere perfetta e accurata la rappresentazione dell'osservazione, questa NON è la realtà. Cito il caso di quel tipo che ha chiamato la polizia per segnalare una strage in quanto osservava molti cadaveri a terra in un parco, quando poi si è capito che era una semplice lezione di yoga. Per comodità si può continuare a parlare di realtà in relazione alla fotografia, ma è una convenzione. Basta che sia chiaro che si intende una singola osservazione, come quando si dice "rumore" e per semplificare "rapporto signale/rumore". Una fotografia, da sola, non ha mai documentato nulla. Da sola può evocare ricordi, concetti, sensazioni personali legate ad esperienze e a convenzioni visive, ma non dice nulla di certo sulla realtà originaria. Sono le didascalie che hanno il compito di dare un contesto riposizionando la registrazione dell'osservazione nello spazio e nel tempo. Senza didascalia, invece, una immagine potrebbe essere interpretata in modo diverso da ogni osservatore. Un caso già discusso in passato sul forum è quello delle foto dell'autovelox, che senza verbale non sono sufficienti per attribuire una sanzione. Non c'è nessuna crisi tra fotografia e realtà proprio perché non c'è una relazione diretta tra loro. La fotografia non è mai stata innamorata della realtà come qualcuno sosteneva nell'altro thread. Chi lo crede, ha solo deciso di trascinarsi dietro il sacco di mattoni del neorealismo che, come altre zavorre intoccabili del dopoguerra, è una comfort zone che ancora frena la fantasia di noi italiani (a differenza degli spagnoli). Se proprio una crisi la si vuole trovare c'è, ma tra fotografi e osservazioni (falsificazione delle didascalie), come c'è tra giornalisti e fatti e tra scienziati e metodo scientifico. In altre parole, la crisi è nell'uso che le persone fanno dei mezzi, non nei mezzi. Questa però è tutt'altra storia. EDIT: l'emergere dell'AI ha introdotto una variante molto potente: la Fotografia Aumentata (FA), che è diversa dalla produzione di immagini puramente digitali. Per capirci è quella che offre Photoshop con il Generative Fill. Giusto per complicare le cose. EDIT II: a ben guardare le immagini fin qui citate, emergono degli schemi d'uso. Alcune foto mostrano interventi totalmente orientati alla costruzione della scena. La fotografia, in questi casi, semplicemente sigilla il lavoro sulla scena fissando un punto di osservazione e una inquadratura che favoriscano l'effetto. Altre immagini lavorano in post produzione (es.: Ruff). Altre ancora stanno nel mezzo, alterando o scegliendo la scena (es.: posa del soggetto, sfondo) e combinando un uso particolare di elementi tipici della fotografia (flash, scelta dalla focale, uso di ottiche particolari come le TS...). In questa zona intermedia operano solitamente i fotografi tradizionali. |
| inviato il 11 Settembre 2023 ore 12:22
“ Sono le didascalie che hanno il compito di dare un contesto riposizionando la registrazione dell'osservazione nello spazio e nel tempo. Senza didascalia, invece, una immagine potrebbe essere interpretata in modo diverso da ogni osservatore. „ “ Se proprio una crisi la si vuole trovare c'è, ma tra fotografi e osservazioni (falsificazione delle didascalie), come c'è tra giornalisti e fatti e tra scienziati e metodo scientifico. „ Ogni volta che leggo di questi argomenti mi saltano sempre in mente queste immagini di Willie Doherty come esempio di "manipolazione" della realtà attraverso la fotografia, il titolo della foto, la didascalia di accompagnamento ed il contesto in cui sono presentate: Incident imma.ie/collection/border-incident/ Border Incident imma.ie/collection/border-incident/ Mi sembra anche che, più il contesto che genera l'ambiguità cercata dal fotografo si allontana nel tempo rispetto al momento della visione, più questo "gioco" tra fotografo ed osservatore che si crea la propria Realtà vedendo l'immagine e leggendone il titolo , perda di forza: non so quanta gente sotto i cinquant'anni sappia cosa fosse l'Irlanda del Nord negli anni in cui queste foto furono pubblicate e possa quindi comprendere fino in fondo il senso di "incidente al confine". |
| inviato il 11 Settembre 2023 ore 12:45
Matteo, le " Verifiche" (1968) di Ugo Mulas immagino tu le abbia già presenti. |
| inviato il 11 Settembre 2023 ore 13:12
Si assolutamente, anche Mimmo Jodice fece esperimenti mischiando fotografie con il reale o sviluppi particolari con foto di Matera Come detto fotografia e reale hanno un legame, ma come dimostrato la fotografia é solo un'approssimazione e un linguaggio incompleto se non contestualizzato Quello che mi fa piacere é che il discorso é contestualizzato con esempi pratici e lavori importanti non le solite discussioni campate per aria dove ci si scontra a suon di definizioni parlando di massimi sistemi. Si parla di fotografia reale e di autori |
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