| inviato il 01 Marzo 2023 ore 15:20
Phsystem. Il tuo metodo va bene: l'unico problema è quando il soggetto, come nella tua foto, ha una estensione notevole. Per esempio, nel tuo caso ( che non sono in grado di valutare bene perché sono al cell) c'è l'argine sulla sinistra che è abbastanza vicino a chi fotografa: bisognerebbe valutare se è bene a fuoco tutto l'argine e poi l'albero. Facendo come dici tu, data la vicinanza, potrebbe essere critica la nitidezza ( dico potrebbe, non sono in grado di valutarlo ora) e io odio quasi sempre, nella foto di paesaggio, lo sfocato anteriore o peggio, il non perfettamente a fuoco. Spero di essermi fatto comprendere. Comunque, per questo problema preferisco il calcolo dell'iperfocale e la messa a fuoco con live view. |
| inviato il 01 Marzo 2023 ore 15:29
La non perfetta profondità di campo su tutto il fotogramma è intenzionalmente voluta per dare alla composizione un po' di tridimensionalità. Infatti il diaframma è chiuso ad appena f/6.3 viceversa se avessi voluto maggiore profondità di campo avrei impostato f/22 considerato che l'ottica utilizzata consente di vedere direttamente sul barilotto i valori e l'estensione dell'iper focale. |
| inviato il 01 Marzo 2023 ore 15:40
Certo, però se hai il cavalletto non ci sono problemi. Nelle foto di paesaggio... Beh in questo caso ci sono due problemi caro Claudio, il primo è che il cavalletto io non lo uso; mentre il secondo è che spesso sono costretto ad adoperare dei tempi brevi, 1/250 e anche meno, questo pure in pieno sole, semplicemente perché a volte basta un refolo di vento per avere le chiome degli alberi irrimediabilmente mosse. |
| inviato il 01 Marzo 2023 ore 15:48
PhSystem: sì comprendo. Scrivevo che la regola di cui tu parlavi di mettere a fuoco al centro del campo inquadrato non è sempre praticabile. Per notevoli distanze è un buon sistema pratico, ma se le distanze sono minori diventa difficile controllare esattamente e non a spanne cosa vuoi ottenere. Mi sta bene il discorso della tridimensionalità anche se, ripeto, io non amo per niente il parzialmente sfocato davanti; trovo che può andare bene, lo noti poco nella visione a monitor ma in stampa ( e io stampo sempre da me le mie foto) lo trovo fastidioso; o lo sfocato anteriore è netto, forte , ed è evidente che è decisamente voluto, oppure lo trovo fastidioso. Specialmente se riguarda una linea, come l'argine del tuo fiume o un sasso, un greto di un fiume, una roccia o qualunque cosa porti lo sguardo più in là verso il soggetto principale. Uno "sfocatino" di questi elementi anteriori in stampa fa un brutto effetto. Naturalmente, e mi devi scusare, sto parlando di una mia sensazione generale che non posso applicare alla tua foto, ( bella, in verità per composizione e colori,) perché la vedo solo al cellulare. |
| inviato il 01 Marzo 2023 ore 15:54
Vabbè caro Paolo, se ci sono impedimenti o limiti mi sta bene. Allora attenzione anche a scosse di terremoto, tsunami, parkinson  |
| inviato il 01 Marzo 2023 ore 16:05
Apprezzo i tuoi commenti molto costruttivi che contribuiscono a fornire delle nuove idee per foto future. |
| inviato il 01 Marzo 2023 ore 16:24
Mi pare di aver capito che hai mirrorless, diaframma a necessità e usa il focus peaking, non puoi sbagliare.. |
| inviato il 01 Marzo 2023 ore 17:08
Per paesaggi di montagna tutte le mie foto sono in manual focus. Quasi tutte con diaframma compreso fra f/4 ed f/6,3 per limitare la diffrazione ed avere più dettagli. Con la Sony A7R2 , con il Focus Peaking attivo si ingrandisce fino a 12x la montagna da mettere a fuoco, si fa una messa a fuoco precisa, poi si scattano decine di foto ai monti senza mai spostare la messa a fuoco. Con il SONY 200-600mm utilizzo il treppiedi. Se una montagna è più vicina delle altre ed è un soggetto interessante scatto pure una foto ulteriore rifacendo la messa a fuoco su quella montagna. |
| inviato il 01 Marzo 2023 ore 18:10
Allora attenzione anche a scosse di terremoto, tsunami, parkinson? eh ma questi non sono impedimenti o semplici limiti caro Claudio... questi sono dei GUAI DI NOTTE! |
| inviato il 01 Marzo 2023 ore 18:37
“ La risposta è lì. „ Però è sbagliata, o perlomeno incompleta. Il fenomeno della diffrazione devia di un certo angolo un raggio che passa attraverso un foro; infatti nella formula della diffrazione c'è l'apertura effettiva (in millimetri), la lunghezza d'onda della luce ed un angolo. L'apertura di un 200mm ad f/16 ha un diametro dieci volte più grande di quella di un 20mm (e quindi il raggio che colpisce il suo diaframma sarà deviato di un angolo dieci volte minore del raggio del 20mm), ma la posizione del suo diaframma sarà anche circa dieci volte più distante dal sensore rispetto a quello del 20mm. Quindi un raggio deviato di 1° che percorre 100mm cadrà circa nello stesso punto di un raggio deviato 10° che percorre 10mm (i numeri sono a caso, però il concetto è quello). Ma poi basterebbe fare delle prove con focali diverse per verificare che il deterioramento dell'immagine dipende solo dal diaframma e non dalla focale; oppure prendere dei test confrontabili, per esempio questi: www.lenstip.com/629.4-Lens_review-Sony_FE_20_mm_f_1.8_G_Image_resoluti www.lenstip.com/635.4-Lens_review-Sony_FE_135_mm_f_1.8_GM_Image_resolu Lo vedi che 20mm e 135mm ad f/16 ed f/22 hanno il valore al centro identico? Se provi a controllare altri obiettivi di focale molto diversa (sempre però sulla stressa fotocamera), magari i valori non sono proprio identici, ma molto vicini. Se poi vuoi approfondire c'è da divertirsi: optdesign.narod.ru/book/smith_modern_optical_engineering.pdf estratto da pagina 181/182: "It is worth emphasizing here that the angular resolution limit is a direct function of wavelength and an inverse function of the aperture of the system. Thus, the limiting resolution is improved by reducing the wavelength or by increasing the aperture. Note that focal length or working distance do not directly affect the angular resolution. The linear resolution is governed by the wavelength and the numerical aperture (NA or f-number), and not by the aperture diameter ." |
| inviato il 01 Marzo 2023 ore 18:53
Concordo con Rolubich, aggiungo che basta osservare qualsiasi test sui teleobiettivi, tutti confermano la perdita di dettagli con diaframmi piccoli, altrimenti non si spiegherebbe il fatto di portarsi dietro teleobiettivi pesanti, se non ci fosse la diffrazione i teleobiettivi potrebbero essere costruiti con piccoli diametri e sarebbero più leggeri, più economici, sarebbe bello fare foto dettagliate con minuscoli tele tascabili, ma a causa della diffrazione non potranno mai essere costruiti. Ci hanno provato con gli smartphone, ma è evidente che i teleobiettivi degli smartphone sono proprio scadenti. |
| inviato il 01 Marzo 2023 ore 19:02
“ se non ci fosse la diffrazione i teleobiettivi potrebbero essere costruiti con piccoli diametri e sarebbero più leggeri „ Pensa che contenti che sarebbero i fotografi che fanno macro, basterebbe prendere un 200mm e chiudere ad f/32: grande profondità di campo e meno diffrazione di un 60mm ad f/10. Penso che se fosse così macro da 55/60mm non sarebbero mai stati realizzati, chi se li sarebbe comprati? |
| inviato il 01 Marzo 2023 ore 19:25
Se devo usare un tele per paesaggio intanto raramente servirà una grande profondità di campo, per ovvie ragioni: isolo un dettaglio, metto a fuoco su quello e amen. Però a volte capita (non tanto per il paesaggio ma per foto di piante, fiori) di aver bisogno di profondità di campo. A quel punto, siccome sto scattando in digitale e gli scatti in più non costano un caxxo, metto a fuoco sempre sul soggetto e faccio una serie di scatti a diaframmi diversi. Poi a casa scelgo quello che mi pare vada meglio, visto che ovviamente non c'è solo la profondità di campo in gioco ma anche gli iso da impostare (nelle ore crepuscolari se chiudi il diaframma e scatti a mano libera tocca salire con gli ISO) eventuale diffrazione, qualità dello sfocato nelle parti che devono rimanere sfocate eccetera. Raramente ho con me il treppiedi, ma in quel caso ovviamente il problema degli ISO non si pone, basta salire coi tempi. Ovviamene fare così ha i suoi limiti: parliamo di soggetti statici ed è vero che il paesaggio non si muove ma la luce cambia anche rapidamente, a volte, e allora meglio imbroccare il diaframma giusto al primo colpo. Infatti parto sempre dal diaframma che, a naso, mi pare quello giusto, ma poi faccio ancora altri scatti della stessa foto variandolo. Sarà un sistema rozzo ma in genere ti fa portare a casa comunque almeno uno scatto giusto. Il giorno che tornerò alla pellicola mi studierò la cosa più a fondo e cercherò di fare pochi scatti indovinati. Ma col digitale non ne vedo la necessità, nelle foto di soggetti statici: meglio sentirsi un tonto che non sa bene come fare e allora scatta un mucchio di foto quasi tutte da buttare che tornare a casa e scoprire che quella foto doveva essere così bella in realtà è una ciofeca... |
| inviato il 01 Marzo 2023 ore 19:56
Poi però quando si dice che col digitale molti scattano alla rinfusa tanto nel mucchio qualcuna buona c'è... tutti negano e dicono che scattano ragionando come con la pellicola! Mah! Nulla di male in questa tecnica di pesca a strascico, mi piacerebbe solo che chi la pratica intervenisse anche nelle suddette discussioni, cioè quelle in cui si dice che il digitale impigrisce e fa disimparare. |
| inviato il 01 Marzo 2023 ore 20:04
lo avete già detto di notte? Perchè con af ok, ma già ad una certa non funziona più sopratuttamente perchè parlate di cavalletti |
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