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Jji le ottiche bianche furono pensate anche per evitare il riscaldamento eccessivo interno, causa di dilatazione termica e possibile disallineamenti oltre che rifrazione negli spazi aria interni e anteriormente dal paraluce. In generale la differenza termica deve essere elevata perché in prossimità del vetro anteriore l'effetto non si presenta facilmente, ma è bene saperlo.
Che è una cosa risaputa da anni. Già nei primi anni '80 ne parlavano spesso le riviste specializzate che, addirittura, riportavano l'esperienza di moltissimi professionisti (moltissimi per l'epoca ovviamente visto che alla fine si trattava solo di qualche decina di persone in tutto il mondo) che affermavano che per evitare problemi con l'attrezzatura preferivano lasciarla la notte - all'addiaccio - fuori dal capanno.
Mac in italia a volte ambienti pure usando un 600... Io non sono un gran fan del "vai dove i soggetti sono più facili da avvicinare"...lo trovo antitetico al mio modo di vedere la naturalistica... Detto ciò si, la distanza e il seeing influenzano grandissimamente la qi...
“ Non mi era mai successo in inverno di avere quei problemi per le turbolenze, e invece... „
Beh nelle giornate soleggiate e calde, sui versanti esposti a sud, le onde di calore ci sono anche in pieno inverno. Il disturbo è "schermato" nelle giornate con un pò di vento magari, o quando il sole è basso
A me succede spesso quando fotografo gli aerei da caccia in atterraggio. Sopratutto in calma di vento e quando la pista e' rovente. Sono piccoli, spesso sono talmente vicino che uso un 70 mm. Vengono giu' uno dietro l'altro. Il primo di solito resta nitido. Gli altri arrivano nell'aria mossa dai precedenti ed e' difficile ottenere foto perfettamente nitide.
Se invece la giornata e' ventosa ed il cielo coperto il fenomeno si sente meno.
Jji le ottiche bianche furono pensate anche per evitare il riscaldamento eccessivo interno, causa di dilatazione termica e possibile disallineamenti
Di questo ero al corrente, oltretutto a stare fermi ore sotto al sole anche le camere non godono particolarmente.. La r6 si riscalda abbastanza, mentre una volta ad un mio collega si pianto' proprio la d850 per eccessivo calore, mentre il diaframma del mio 300 2.8 usm faceva cilecca nella seconda foto se scattavo a raffica.. Insomma stare ore sotto il sole cocente non fa bene all'attrezzatura (e nemmeno ai fotografi!)
Angus antietico sarebbe creare disturbi in un habitat, antitetico è sparare a dei poveri pennuti, la fotografia è fotografia altrimenti parliamo di birdwatching...ed in ogni caso si va dove è possibile fare tale attività. Viaggiare non solo permette di vedere animali che non temono l'uomo e quindi fotografarli con molta tranquillità sfruttando per altro la curiosità di alcune specie, di fotografarli da distanze altrimenti impossibili, ma permette proprio per tale motivo di cercare la migliore inquadratura ove possibile, ambientarla in modo più opportuno...magari con 1/10 della focale richiesta altrove e soprattutto senza obbligo di posizioni ed inquadrature dovute a capanni o simili.
Viaggiare ti consente di uscire dal guscio, di conoscere nuovi luoghi, di vedere animali in comportamenti che non potresti mai osservare qui da noi per tutto ciò che succede, per inquinamento, rumori, cacciatori, bracconieri, oasi limitate....
Poi nulla toglie alla capacità di avvicinarsi agli animali anche in posti remoti, all'impegno, alla attenzione nello scegliere luoghi e orari, non cambia nulla se non i risultati. Non sto dicendo di far foto in una voliera (cosa che per altro gioverebbe a parecchi utenti visti i risultati) ma di vivere la natura dove la natura ancora "vive" e non dove cerca di sopravvivere. Detto ciò resta la mia opinione, troppo spesso si ama più lo strumento che il risultato, troppi comprano per infatuazione dell'oggetto tecnologico....e solo dopo pensano a dove poterlo usare per giustificarlo, per godere delle prestazioni....etc.
E' una aberrazione, la prima cosa dovrebbe essere la foto, il progetto, tutto quello che può portare ad una immagine capace di trasmettere una certa cosa, che sia bellezza, emozione, pensieri, conoscenza; solo avendo chiaro cosa si vuole si può successivamente pensare a cosa sia utile, non necessario...utile. Prima bisognerebbe migliorare sulla comunicazione, poi affinarla con attrezzi migliori.
Mactwin la natura si racconta dove uno vuole raccontarla... Personalmente trovo più appassionante farlo dove tenta (e quasi sempre riesce) di sopravvivere... Trovo che il racconto sia ormai l'unica cosa che può tenere viva la fotografia a livello di significato...e sono convinto che raccontare non sia facile, quasi impossibile non essere banali..praticamente impossibile non esserlo se la fotografia è legata a viaggi toccata e fuga in questa o quella location...è certamente bellissimo e motivo di crescita ma questo esula dal discorso fotografia.... I comportamenti "unici" li racconti ovunque se conosci il territorio e i soggetti, non serve andare in costa rica/Namibia/yellowstone/ tibet/patagonia....
Se poi qui magari un soggetto è esteticamente meno "crisp", "wow" perché un pochino di rifrazione ha scombinato le penne/ pelo, chissene....
Angus se mi fai una foto di un certo volatile, che ne so una gazza, posata su un ramo con dietro in secondo piano una discarica, il traffico cittadino, qualcosa che descriva la situazione, il contrasto....certo che ha senso. Ma sinceramente ne vedo ben poche di foto simili, di racconti ne vedo ben pochi, vedo gente con supertele che scatta all'uccellino posato su un ramo dove magari sono stati messi vermi o cibarie, foto da capanno che potrebbero essere fatte ovunque...
I comportamenti unici non li vedi "ovunque" perché non tutti sotto casa trovano il posto dove un aquila pesca, e se lo trovi magari non è facile da catturare proprio per i limiti del nostro territorio, difficilmente trovi un gufo o civetta che non curante vola verso di te per catturare il suo pasto....pur essendo presenti sul territorio. Di certo poi non vedi fiere come leoni o leopardi andare a caccia semplicemente perché non ci sono.
Poi non toglie che si possano fare ottimi progetti anche in Italia, anche naturalistici, ma se per farlo ...e spesso male, si spende più di quanto si può spendere per andare in luoghi "meno contaminati " (oramai di incontaminati ce ne sono ben pochi), beh personalmente lo trovo abbastanza assurdo.
Non trovo correlazione tra spesa e luogo in cui si lavora....e nemmeno capisco bene il concetto di "luogo meno contaminato".... Certamente se il metro di paragone è la foto alla mangiatoia o l'uccello in volo con sfondo sfocato allora va beh...meglio andare altrove...ma per me un racconto fotografico è qualcosa di più articolato...e sinceramente luoghi come le colline preappenniniche o una semplice lanca non hanno nulla da invidiare a livello di opportunità rispetto a qualsiasi location esotica di questo pianeta...
Io ho un Celestron C9.25 XLT + iOptron iEQ30 , ho l' attacco per fotocamera Sony ma uso il telescopio solo in visuale. Con il Celestron C9.25, essendo chiuso e relativamente grande, bisogna fare l' acclimatamento, cioè ci vogliono oltre 2 ore di attesa perchè l' aria interna sia stabilizzata, per sveltire questa operazione ho acquistato un mini aspirapolvere per auto 12V, inserisco il piccolo tubo aspirapolvere nel foro lato oculari per il ricambio veloce dell' aria interna . Oppure se d' inverno devo portare il telescopio in giro con l' auto non accendo il riscaldamento. Altro accorgimento : lasciare il telescopio fuori sul balcone 3-4 ore prima dell' utilizzo. Se succede ad esempio che il tubo abbia l'aria interna metà fredda e metà calda, fra i 2 strati la luce devia per rifrazione e l' immagine risulta difettosa.
Un altro problema per le foto ai monti è la turbolenza atmosferica che sale dal versante Sud dei monti, dovuta alle alte temperature del terreno scaldato dal sole. Quando il meteo prevede che fa caldo e c' è turbolenza atmosferica lascio a casa il Sony 200-600 e porto il 70-300. Il tele Sony 200-600mm con il caldo estivo è difficilmente utilizzabile oltre i 300mm. a meno che salire molto in quota al mattino presto. D' inverno questo 200-600mm va molto meglio con l' atmosfera più fredda, ma bisogna evitare di fare foto in direzione di fabbricati riscaldati ( Baite o gruppi di case, anche se sono un pò lontane, "muovono" l' atmosfera e rovinano le foto ). La turbolenza atmosferica ( calore ) sale sul versante sud dei monti e con i supertele è difficile mettere a fuoco un soggetto che sembra un brodo in continuo movimento, in genere verso Nord le immagini ingrandite nel mirino 12x sono molto piu' ferme ( atmosfera piu' fredda, dove non picchia il sole ) e piu' facili da mettere a fuoco. Sto parlando dell' atmosfera "vicina" , a 20-30 m di distanza che sale dallo stesso monte dal quale si fa una panoramica. Ma a volte si tratta di atmosfera anche lontana di diversi Km, è un fenomeno casuale ed incontrollabile perchè sovente la direzione del vento cambia. Questo calore muove tutta l' immagine, la deforma e la muove in un modo peggiorativo sopratutto verso la zona dove picchia il sole ed il calore sale. Ho visto queste correnti calde tenere in volo un parapendio per oltre 4 ore, sembrava sempre fermo, non scendeva mai...
Nella mia galleria "Test Turbolenza" ho evidenziato il problema. Vedendo in successione le coppie di foto simili si notano le deformazioni dovute al movimento dell' atmosfera.
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