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Ancora su Ghirri, no polemiche ma per chiarirsi, approfondendo...


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avatarsenior
inviato il 11 Gennaio 2023 ore 9:15

Certo che ha inventato un nuovo linguaggio, negli anni 70/80 se non scattavi in BN non eri nessuno, Ansel Adams un Dio e Ghirri in Italia inizia a mostrare il paesaggio che tutti noi viviamo giornalmente, posti normali, alcuni direbbero banali ma nessuno li aveva raccontati prima. Il fatto è proprio questo, oggi si guardano foto figlie di photoshop che se non fanno dire wow non sono apprezzate e chi è abituato a questo genere difficilmente capisce le foto di Ghirri.

avatarsenior
inviato il 11 Gennaio 2023 ore 9:25

Quale linea di pensiero?
In cosa consiste questo linguaggio?


Consiste nell'utilizzare la fotografia per porre e porsi delle domande sulla realtà, reinventata attraverso il mezzo fotografico. Realtà che - negli anni in cui Ghirri ha lavorato - è stata in grandissima trasformazione, dal paesaggio alla società. Da qui, gli spazi vuoti, i litorali, l'assenza di soggetti umani oppure appena percepibili, elementi tra loro in contrapposizione. Mi viene in mente, per provare a trovare una analogia, Stephen Shore ed i suoi scatti americani, stazioni di servizio, angoli di strade periferiche, cartelli pubblicitari...

avatarsenior
inviato il 11 Gennaio 2023 ore 9:39

Quante volte abbiamo sentito dire che non è la bellezza del soggetto a fare la bellezza della fotografia? Ghirri ha elevato questo concetto allo stato dell'arte, grazie anche ad un rigore compositivo fuori dal comune.

negli anni 70/80 se non scattavi in BN non eri nessuno

Non solo, chi scattava a colori tendeva spesso a fare un uso piuttosto sfacciato del colore stesso, a differenza di Ghirri, che dei colori delicati aveva fatto una sorta di marchio di fabbrica.
Quando Ghirri consigliava di liberarsi del superfluo forse non si riferiva all'attrezzatura, ma all'eccesso di elementi all'interno delle fotografie, per arrivvare ad una fotografia ridotta all'essenza.

avatarsenior
inviato il 11 Gennaio 2023 ore 9:45

Non solo, chi scattava a colori tendeva spesso a fare un uso piuttosto sfacciato del colore stesso, a differenza di Ghirri, che dei colori delicati aveva fatto una sorta di marchio di fabbrica.


È quel che dice Martin Parr, all'inizio scattava in BN perché "altrimenti non eri nessuno" poi è passato al colore, con i suoi colori supersaturati che sono diventati suo marchio di fabbrica.

avatarsenior
inviato il 11 Gennaio 2023 ore 9:52

Ho letto la biografia di Ghirri scritta dal suo amico francese. Fra le righe si percepisce un certo disprezzo dell'atteggiamento di Giacomelli. Sarà per colore contro B/N o per l'approccio sociologico? Non lo so.
Da perfetto profano di arte, ci sono foto di Giacomelli che mi commuovono (un tipografo con cuore e talento e una macchina tenuta insieme col fil di ferro), alcune di Ghirri (un geometra talentuoso?) mi colpiscono ma non mi commuovono mai. Ma io sono un nostrano brianzolo senza pretese.

avatarsenior
inviato il 11 Gennaio 2023 ore 9:57

...il suo limite, e non è poca cosa, è che avrebbe dovuto eliminare scremando anche parecchio di ciò che ha prodotto, in quanto non all'altezza delle sue migliori cose.
Ad un autore di grido, ciò che seleziona e offre al pubblico attraverso sue mostre, collezioni, stampe, libri, deve tenere un livello costante il più possibile ed indirizzato verso l'alto sulla qualità che propone nelle sue foto.


Su questo rilievo sono d'accordo. Il fatto è che Ghirri ha nella sua vita scattato tantissimo, forse troppo, e non ha usato come avrebbe dovuto il cestino che, come insegnavano già dai tempi antichi, è il miglior amico del fotografo. Il fondo in possesso della Biblioteca Panizzi a Reggio Emilia conta oltre 180.000 diapositive, negativi, stampe. La mostra di Parma che ho più volte citato ed in corso fino a febbraio (Labirinti della visione-1991) è frutto della collaborazione con il CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell'Università di Parma e l'Archivio Eredi Luigi Ghirri.
Quindi c'è tantissimo materiale in giro, facilmente accessibile, e il rischio di selezioni errate finalizzate a pubblicazioni postume è dietro l'angolo.
Sarebbe consigliabile, pertanto, fondare i propri giudizi alla luce delle pubblicazioni originali, curate personalmente dall'autore, poiché a 30 anni dalla sua scomparsa effettivamente vengono pubblicate senza alcun filtro di sorta "ottime e buone foto, unitamente a di meno buone, mediocri e alcune fino allo scadente." .
Bisogna, del resto, rammentare che tutti i grandi fotografi sono arrivati all'eccellenza attraverso errori ed esperienze negative, scattando anche foto mediocri. Il grande H.C.B., ad es., diceva di essere soddisfatto quando alla fine di un anno di lavoro poteva rendersi conto di avere fatto due o tre scatti notevoli. Berengo Gardin si è detto orgoglioso di avere realizzato in media una decina di foto degne all'anno.
Arturo Quintavalle, illustrando la mostra a Parma, si soffermava giustamente sui capolavori ed è su quelli, che indiscutibilmente esistono e sono ben visibili, dovremmo concentrare la nostra attenzione e il nostro giudizio; la valutazione su Ghirri non può essere frutto di una media matematica tra opere belle e brutte.

avatarsenior
inviato il 11 Gennaio 2023 ore 9:59

Ghirri e Giacomelli si sfottevano a vicenda, sono due mondi diversi e altrettanto validi.

avatarjunior
inviato il 11 Gennaio 2023 ore 10:00

Enrico Chiambalero
Consiste nell'utilizzare la fotografia per porre e porsi delle domande sulla realtà, reinventata attraverso il mezzo fotografico


Quali domande?

avatarsupporter
inviato il 11 Gennaio 2023 ore 10:04

“ Certo che ha inventato un nuovo linguaggio, negli anni 70/80 se non scattavi in BN non eri nessuno, Ansel Adams un Dio e Ghirri in Italia inizia a mostrare il paesaggio che tutti noi viviamo giornalmente, posti normali, alcuni direbbero banali ma nessuno li aveva raccontati prima. Il fatto è proprio questo, oggi si guardano foto figlie di photoshop che se non fanno dire wow non sono apprezzate e chi è abituato a questo genere difficilmente capisce le foto di Ghirri.”


Io ho iniziato in camera oscura da ragazzino e da lì allo sviluppo digitale ne ho viste tante.
Non è questione di abitudine, sono un ex giovane
Forse prediligo una ricerca incline al pittorico e amo Fontana mentre Ghirri non tocca le mie corde, e molte delle sue fotografie mi lasciano indifferente.
Anche Fontana usa moltissimo il colore e lo fa anche precedendo Ghirri, quindi se l'invenzione e' l'uso del colore non ci siamo.

avatarsenior
inviato il 11 Gennaio 2023 ore 10:08

Quindi c'è tantissimo materiale in giro, facilmente accessibile, e il rischio di selezioni errate finalizzate a pubblicazioni postume è dietro l'angolo.
Sarebbe consigliabile, pertanto, fondare i propri giudizi alla luce delle pubblicazioni originali, curate personalmente dall'autore


Verissimo, non è che i grandi fotografi ogni scatto è un capolavoro, purtroppo è facile scadere rovistando l'archivio e pubblicando foto che l'autore non avrebbe autorizzato a farlo, spero che da questo punto di vista gli eredi siano "illuminati".

avatarsenior
inviato il 11 Gennaio 2023 ore 10:08

Ghirri compone molto razionalmente, c'è un lavoro concettuale notevole. Consiglio di vedere il film Deserto rosa di Elisabetta Sgarbi . Giacomelli ha tutt'altra impostazione mentale, istinto soprattutto che va oltre la fotografia

avatarsenior
inviato il 11 Gennaio 2023 ore 10:10

...Stephen Shore ed i suoi scatti americani


Ottima citazione. Del resto nella discussione precedente avevo appunto ricordato la scuola americana e l'importanza che ebbe in Italia la mostra veneziana (ora non ricordo più bene la data esatta) dedicata alla moderna fotografia americana di paesaggio.

avatarsenior
inviato il 11 Gennaio 2023 ore 10:12

Anche Fontana usa moltissimo il colore e lo fa anche precedendo Ghirri, quindi se l'invenzione e' l'uso del colore non ci siamo.

L'invenzione del colore nella fotografia artistica nasce in america, in Italia Ghirri si distingue per la sua poetica, per raccontare il paesaggio quotidiano, Fontana è molto più vicino ad una visione classica del paesaggio, anche se per lui il paesaggio era una scusa per la ricerca sui colori.

avatarsenior
inviato il 11 Gennaio 2023 ore 10:13

Allle foto di Ghirri più conosciute, voglio aggiungere questa piccola serie "riscoperta" due anni fa negli archivi della Ceramica Marazzi di Sassuolo con la quale ha collaborato dalla metà degli anni '70.
www.ghirri.marazzi.it/gallery

A mio parere queste (ed altre) opere del primo periodo di Ghirri vanno accostate a quelle di altri artisti concettuali, penso soprattutto a Giulio Paolini, ma anche agli emiliani Parmiggiani, Della Casa, Vaccari.

La ceramica ha una storia che si perde nella notte dei tempi. È sempre stata un 'oggetto' su cui si vengono a posare altri oggetti: i mobili, i gesti, le immagini, le ombre delle persone che abitano quegli spazi. Realizzando queste immagini, ho ripensato a tutto questo e ho cercato di ricostruire, con l'aiuto di superfici di diversi colori, nella sovrapposizione degli oggetti e delle immagini, uno spazio che, invece di essere lo spazi o fisico e misurabile di una stanza, fosse l'idea dello spazio mentale di un momento… ”.
www.ghirri.marazzi.it/project

avatarsupporter
inviato il 11 Gennaio 2023 ore 10:15

“ Sarebbe consigliabile, pertanto, fondare i propri giudizi alla luce delle pubblicazioni originali, curate personalmente dall'autore, poiché a 30 anni dalla sua scomparsa effettivamente vengono pubblicate senza alcun filtro di sorta "ottime e buone foto, unitamente a di meno buone, mediocri e alcune fino allo scadente." . ”

Hai ragione e per questo ho già detto che Ghirri è sopravalutato, ma dagli altri che sono andato a scovare nei suoi archivi, alla qualunque, per sfruttare quanto più possibile usando il nome divenuto famoso.
Ghirri muore giovane quindi il suo percorso artistico è stato breve, la sua opera “significativa”, secondo me, andrebbe riassunta in pochi scatti.



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