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Una blind-run attraverso 'Il Bacio di Giuda' di Fontcuberta


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avatarsupporter
inviato il 04 Ottobre 2022 ore 21:20

Ok.
Io ho quello di Contrasto

Cercherò anche quello. Grazie

avatarsenior
inviato il 05 Ottobre 2022 ore 21:55

Seconda puntata: Introduzione


Stiamo per entrare nel libro vero e proprio pubblicato per la prima volta nel 1997. Siamo per cosi dire nell'ingresso dell'edificio argomentativo, guardiamo come Fontcuberta lo ha allestito. Davanti a noi una sorta di tabernacolo in cui è incastonato Paul Valery che dice: "all'inizio di ogni teoria ci sono sempre elementi autobiografici."

È un gesto di onestà intellettuale, ma anche una dichiarazione programmatica, infatti il libro si regge sul suo modo di intendere (e fare) l'arte.
Mi ricorda questa cosa scritta da Antonio Moresco in "Il paese della merda e del Galateo. Note contro Calvino": "Non ho pretese di obiettività. Quando gli scrittori parlano di queste cose tirano sempre e comunque l'acqua al mulino della propria poetica. Io non faccio eccezione."

Ecco la poetica di Fontcuberta: "Nel mio caso la questione ruota attorno all'ambiguità interstiziale tra realtà e finzione, oppure attorno al dibattito su alcune situazioni percettive, come nel caso del trompe-l'oeil, o su nuove categorie del pensiero e della sensibilità, come il vrai-faux... Più di tutto, però, il tema nevralgico della mia riflessione è quello della verità: adequatio intellectus et rei."

E aggiunge: "la storia della fotografia puo essere vista come un dialogo tra la volontà di avvicinarsi al reale e la difficoltà di riuscirci."

[Reazione: mi pare un'idea riduttiva della fotografia e più che altro funzionale alla sua poetica di decostruzione del realismo. Trovo invece che la misteriosa peculiarità della fotografia sia la convivenza nell'immagine di un doppio opposto movimento: la ripresa del mondo esterno e la proiezione della propria interiorità. Riprendere e proiettare insieme, davvero un bel paradosso, a cui aggiungerne un secondo: la fotografia ferma il tempo, eppure in quanto immagine fa sorgere un racconto, e il racconto non può che stare nel tempo... Ma torniamo nell'edificio argomentativo di Fontcuberta in cui tra pochi istanti comparirà la fotografia della figlia neonata.]



L'introduzione coerentemente con quanto annunciato da Fontcuberta continua col ricordo di un'esperienza vissuta. La figlia Judit nasce molto prematura, per sopravvivere deve passare tre mesi nell'incubatrice chiusa in un reparto inaccessibile ai genitori. Nemmeno la madre Marta l'ha mai vista perché ha partorito sotto anestesia.
Allora l'ingegnoso Fontcuberta consegna una fotocamera all'infermiera per ottenere un rullino di fotografie della figlia, che ovviamente mostra alla moglie. Così racconta: "Lei era felice, io ero felice, tutti eravamo felici. Ancora una volta la fotografia aveva dato prova della sua storica funzione di fornire informazioni visuali precise e attendibili. Evviva!"

Continua:

"Tuttavia non potei evitare a un dubbio di frullarmi in testa. Cosa sarebbe accaduto se l'infermiera avesse sbagliato incubatrice e per errore avesse fotografato un altro neonato? Probabilmente saremmo stati contenti lo stesso."

"Ebbene, non c'era niente in quelle fotografie che poteva darci la garanzia della cosa più importante: che quel neonato fosse il nostro."

"Per Roland Barthes 'il punctum di una fotografia è quella fatalità che, in essa, mi punge (ma anche mi ferisce, mi ghermisce)'. Il punctum nasce da una circostanza personale, è la proiezione di una serie di valori che vengono da noi, che non appartengono originariamente all'immagine."

[Reazione: allora anche Fontcuberta vede la natura della fotografia come una lega di realtà e proiezione interiore. La frase che avevo criticato sopra era solo una boutade. Tuttavia per me la fotografia è importante come narrazione, anzi come narrazione affettiva , mentre per ora Fontcuberta ne fa una questione epistemologica, ma vedremo, il cammino è ancora lungo.]



La citazione dall'introduzione con cui concludere la lettura può essere questa:

"La fotografia è una finzione che si presenta come veritiera. A dispetto di ciò che ci hanno inculcato, a dispetto di ciò che siamo soliti pensare, la fotografia mente sempre, mente per istinto, mente perché la sua natura non le permette di fare diversamente. Ciò che conta, però, non è quell'inevitabile menzogna, ciò che conta è il modo in cui se ne serve il fotografo, con che proposito la usa. In sostanza ciò che conta è il controllo esercitato dal fotografo per dare una direzione etica alla propria menzogna. Il buon fotografo è quello che mente bene la verità."

Un pensiero espresso con una certa drammatizzazione istrionica, ma chiaro nell'intento, nella direzione.

avatarsenior
inviato il 05 Ottobre 2022 ore 22:04

E come unico mio contributo a qualunque ( inutile) discussione sulla fotografia qui dentro.


E' un bel contributo.

avatarsenior
inviato il 05 Ottobre 2022 ore 22:20

"Per Roland Barthes 'il punctum di una fotografia è quella fatalità che, in essa, mi punge (ma anche mi ferisce, mi ghermisce)'. Il punctum nasce da una circostanza personale, è la proiezione di una serie di valori che vengono da noi, che non appartengono originariamente all'immagine."


"La fotografia è una finzione che si presenta come veritiera. A dispetto di ciò che ci hanno inculcato, a dispetto di ciò che siamo soliti pensare, la fotografia mente sempre, mente per istinto, mente perché la sua natura non le permette di fare diversamente. Ciò che conta, però, non è quell'inevitabile menzogna, ciò che conta è il modo in cui se ne serve il fotografo, con che proposito la usa. In sostanza ciò che conta è il controllo esercitato dal fotografo per dare una direzione etica alla propria menzogna. Il buon fotografo è quello che mente bene la verità."



Paiono due concetti molto, molto simili.

avatarsenior
inviato il 06 Ottobre 2022 ore 7:58

A mio parere Barthes e Fontcuberta non si discostano molto l'uno dall'altro nei loro 2 saggiMrGreen

avatarsenior
inviato il 06 Ottobre 2022 ore 9:05

Ahhh io preferisco le discussioni di GD linee/mm fps
Mica posso rovinarmi il cervello con sti qua.....
MrGreen
Lo so sono ignorante... e grezzo..... MrGreen

avatarsenior
inviato il 06 Ottobre 2022 ore 9:26

A mio parere Barthes e Fontcuberta non si discostano molto l'uno dall'altro nei loro 2 saggi


Beh nella prefazione Fontcuberta dichiara che Barthes è un "faro intellettuale del XX secolo" (insieme a Borges e Flusser che probabilmente più avanti avranno un ruolo nel libro).

user213929
avatar
inviato il 06 Ottobre 2022 ore 9:36

Grazie per lo spunto , Fontcuberta ha pienamente centrato la devianza fotografica che è insita oggi nella maggior parte delle immagini , difatti si è smarrita l'identità di questa cultura , per chi ancora oggi pensa prima di scattare , forse può rendersi conto dei propri blocchi , gli altri non si sbloccheranno mai … ad oggi far comunicare cuore mente ed occhio non è semplice e non lo è mai stato comunque, ma oggi siamo veramente assopiti , c'è un ulteriore svolta nel mio modo di fotografare: comunico e percepisco , sblocco tutto ciò che mi frena e sfogo le mie problematiche esistenziali nella fotografia , quando ritraggo un soggetto particolare ne ritraggo la storia e faccio una bella frittata con le mie emozioni amplificando l'intensità , facendo attenzione a non modificare la struttura psicologica di base del soggetto , cerco solo di essere intenso , è tutto ciò che mi soddisfa . Difatti non riuscirei ad essere me stesso se trattassi qualcosa di facile

avatarsupporter
inviato il 06 Ottobre 2022 ore 9:36

...non c'era niente in quelle fotografie che poteva darci la garanzia della cosa più importante: che quel neonato fosse il nostro."




Questa è una pernice di mare ripresa il 9 settembre del 2022 alle 10.00 di mattina. Non c'è niente in questa fotografia che possa far dubitare di questo.
Sebbene si possa scattare immagini con scopo non documentario, la fotografia comprende primariamente un rapporto diretto con la realtà. Questo non impedisce di usare e sviluppare un linguaggio fotografico completamente diverso, anche svincolato dalla realtà.





Ogni linguaggio è una rappresentazione codificata che può trasmettere contenuti oggettivi o soggettivi. Nel linguaggio la percezione ha un ruolo primario, ma non è l'unica ne' la più importante componente.

avatarsenior
inviato il 06 Ottobre 2022 ore 10:20

Questa è una pernice di mare ripresa il 9 settembre del 2022 alle 10.00 di mattina. Non c'è niente in questa fotografia che possa far dubitare di questo

Ma rimane l'incertezza sul dove e il quando l'hai scattata, sul perché la pernice fosse in volo e non a terra ecc.
Tutte cose che spesso nemmeno il fotografo sa, né gli importa di sapere.
Quando scatti una foto e la presenti "tale quale", tu fermi in effetti un frammento di realtà, ma da cui non si potrà mai recuperare la realtà intera, e ogni osservatore sarà colpito da ciò che lui stesso immagina osservando quella foto, non da ciò che stava accadendo in quel momento.
3d interessante; lo seguirò nei miei momenti di calma interiore

avatarsupporter
inviato il 06 Ottobre 2022 ore 10:24

La fotografia è una finzione che si presenta come veritiera. A dispetto di ciò che ci hanno inculcato, a dispetto di ciò che siamo soliti pensare, la fotografia mente sempre,


Direi che può mentire, ma dipende dalla volontà del fotografo. Oggi il formato raw è i dati exif forniscono una documentazione completa dell'evento che, se non violata da una volontà di falsificare la realtà, supera di molto la fotografia analogica.

Ciò non toglie che si può usare uno scatto ignorando completamente questi aspetti per produrre totalmente altro.




avatarsupporter
inviato il 06 Ottobre 2022 ore 10:27

Ma rimane l'incertezza sul dove e il quando l'hai scattata...


I dati exif possono contenere anche la posizione esatta dello scatto. Se fossi uno studioso di avifauna potrei usare la fotografia come documentazione e come prova di quanto si studia e si conosce in modo sperimentale. Anche questa è fotografia. Ma non vorrei uscire dall'argomento che sviluppa tutto ciò che è altro, facendo perno sull'aspetto percettivo del fotografo e di chi osserva la foto.

avatarsenior
inviato il 06 Ottobre 2022 ore 11:11

Claudio, non intendevo in quel senso, ma che agli occhi di un osservatore, ad esempio ad una mostra, gran parte della realtà di quel soggetto rimane sconosciuta. Ad esempio il perché quell'uccello era in volo: scappava da un predatore, cercava cibo, tampinava un possibile partner?
Non appena l'osservatore poserà l'occhio su quella foto si costruirà una propria "immagine" basata su un connubio tra quello che percepisce visivamente dalla foto, quello che gli suggerisce la propria esperienza, le conoscenze che ha in merito al soggetto ritratto e chissà quali altri elementi, spesso emozionali, che sono solamente suoi.
Questo vale per la fotografia intesa come documento, ma paradossalmente vale forse ancor di più per quella "artistica" ricavata da un'elaborazione spinta, sia della scena prima dello scatto che della postproduzione, così da presentare un "racconto" personale dell'autore.
A mio avviso quell'affermazine per cui la fotografia "mente per istinto" non va riferita al lavoro del fotografo, quanto all'importanza del "punctum" come elemento essenzialmente personale dell'osservatore, che ne indirizza l'interpretazione in modo sostanzialmente diverso da quello di altri osservatori (spesso con buona pace del "racconto" dell'artista).

avatarsenior
inviato il 06 Ottobre 2022 ore 11:20

Su questo punto io voglio citare un bellissimo lavoro che si chiama Evidence di Mike Mandel Larry Sultan
Questi due autori hanno sfogliato circa 2 milioni di scatti presi da vari archivi di organizzazioni governative americane.
Hanno usato scatti che erano a scopo puramente descrittivo, ma li hanno accostati in modo da creare una nuova storia, le hanno decontestualizzate e hanno creato un libro che è da anni un riferimento per molti autori

avatarsupporter
inviato il 06 Ottobre 2022 ore 11:58

D'accordo Daniele, non avevo compreso. Grazie per aver dettagliato meglio.Sorriso

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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