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Intendo dire che uno si illude di essere originale, un libero pensatore, di non subire condizionamenti, di non essere assoggettabile alle segmentazioni del marketing, di essere anticonformista, di andare controcorrente, di avere e coltivare interessi singolari e unici rispetto al maintream commerciale e poi... e poi si accorge che è profilato al millimetro, anzi al micron, che il campionamento a grappoli studia alla perfezione i tuoi interessi, i tuoi ascolti, le tue letture, le tue visioni, che le tue preferenze sono esattamente previste, che come te sono centinaia di migliaia e che se anche sei sui margini esterni della deviazione standard ti sanno esattamente incasellare
Faccio un esempio: se un giorno scopri Lars Gullin e pensi di essere un tipetto estremamente originale e che scava per trovare qualcosa di unico, poi approfondisci e scopri che è un'illusione, una prospettiva errata, che come te moltissimi altri prima e dopo hanno ascoltato quella cosa che a te dà l'illusione di essere una mosca bianca, e magari capisci che sei in compagnia anche numerosa, e magari scopri che una qualche Intelligenza Artificiale Lars Gullin te lo mette lì sul piatto d'argento, e magari ancor peggio si arriverà al punto in cui è la Intelligenza Artificiale che ti porta a Lars Gullin mentre ti illudi di esserci arrivato tu con la tua intelligenza, la tua cultura, i tuoi gusti.
Il fatto che ci siano degli algoritmi che accomunano cose che possono essere affini tra loro è una cosa, di cui tra l'altro non vedo nulla di strano. La musica è vastissima e tantissima, è del tutto normale che ci siano incroci e collegamenti fra le cose che si ascoltano, specie se ci si concentra su determinate sonorità. Ma questa è una cosa naturale, non è che gruppi/artisti/generi vengono creati da intelligenze artificiali. Io poi sono cresciuto nell'era dell'avvento digitale, ma immagino che coi passaparola, i dischi e le cassettine, sebbene fosse più complicato scoprire cose nuove, le comunanze e le affinità c'erano comunque. Un'altra cosa è il discorso sul libero pensiero, i condizionamenti ecc. che è una faccenda abbastanza complessa e che va a toccare questioni filosofiche ampie, di cui la musica è solo un ramo. E non so se sia il caso di parlarne qui...
Ma questa è una cosa naturale, non è che gruppi/artisti/generi vengono creati da intelligenze artificiali. Beh, se consideriamo il passato gruppi, artisti e generi sono sempre stati creati anche a tavolino da casa discografiche, da geniali produttori, da ingegnosi produttori o dai reparti marketing, ma lo stesso può dirsi per i casi letterari. Prendete il caso di Boris Vian e del libro 'Sputerò sulle vostre tombe'. Poi può succedere che la casa discografica o editrice abbia trovato sulla propria strada il personaggio di genio con cui attuare il progetto a tavolino. Se consideriamo il futuro è assolutamente verosimile che le AI arrivino a formulare la ricetta della prossima pizza di successo come anche del prossimo caso letterario e discografico. Non importa la numerosità, se siamo nella moda o siamo sopra o sotto la moda, siamo incasellabili in segmenti di consumatori omogenei, più o meno grandi.
@Rombro: dei DNS ho tre album (o due...non ricordo bene). Sono carini.
@Anelanna1970: se vuoi postare qualcosa t'è sufficiente copiare il link del video su Youtube e poi incollarlo qui, dopodichè lo selezioni e pigi il pulsantino -URL- che c'è qua sopra (insieme a B, I, IMG, QUOTE e tutti gli emoticons).
Sul fronte jazz ci sarebbe Zorn, che non ascolto da un sacco.
C'è un cofanetto dei Fields su Amazon ed aspetto che scenda da 23 a 10euri (o anche 15), esattamente come fecero per quello dei Bauhaus due anni fa, che presi al volo.
Tutto il jazz avanguardistico infatti prende piede con Zorn e la sua Tzadik. Quel mio amico che ho citato prima, ti direbbe che il più bel concerto mai visto è stato quello dei Naked City nel '92
Comunque, Andrea, il discorso che intavoli prescinde dalla musica. Penso ti renderai conto da solo che se ci mettiamo a parlare di condizionamenti, assoggettamento, e tutta la sfera che riguarda l'individualizzazione, seriamente non ne usciamo.
Chi insegue la musica usando il cicalino dell'originalità è un fesso. C'è ben poco di originale oggi e da almeno una quindicina d'anni. In passato il gioco era più facile, ma non del tutto e non necessariamente. Il fatto che non esista ancora una determinata cosa e ci si possa sbizzarrire a riempire quelle pagine vuote, non vuol dire che sia facile farlo e che lo sia per chiunque. Poi c'è quella originalità associata alla spontaneità, che soltanto punk e blackmetal (e forse anche il primo grunge) hanno avuto, che gli ha consentito di sgorgare senza manierismi o sceneggiate concernenti il look o la ricerca onanistica delle armonie particolari o forzatamente inedite. Intendiamoci, orami anche il BM è bello che andato a puttàne (da almeno 5-7anni), trasformandosi esattamente in quel fenomeno modaiolo che i vari Vikerness e Nagell combattevano e ripudiavano, infatti i miei ascolti si sono fermati a qualche anno fa. Mi piace fare ricerche nel passato, per vedere se m'è sfuggito qualcosa di essenziale o degno di nota, tipo questi olandesi fondati da Marco Kehren (cugini dei Bethlehem):
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