| inviato il 05 Novembre 2021 ore 21:27
“ Un giornale che pubblica la foto di un fotografo dilettante lo fa perché non ha trovato qualcosa di equivalente scattato da un professionista. „ E anche perché spende meno… |
| inviato il 05 Novembre 2021 ore 22:13
Ale Z, una volta era così ora non più, la maggior parte dei fotogiornalisti ha uno stipendio e le agenzie prendono un tot al mese sia che venga scaricata una foto sia che ne vengano scaricate 1000! I liberi professionisti vengono pagati per una foto in prima pagina tra i 25 e i 50 euro (parlo di quotidiani) quindi il risparmio è nullo. Per chi pensa che un professionista abbia una sua responsabilità nella foto si sbaglia, la responsabilità del fotografo è nel non modificare la foto in modo da ricreare una situazione inesistente, ma la responsabilità della pubblicazione è esclusiva del giornale. |
| inviato il 05 Novembre 2021 ore 22:17
@fotografoagnostico, un dilettante rischia moooolto più di un professionista... Se io faccio una foto a dei minori la devo vendere al giornale senza nessuna modifica, se il giornale la pubblica senza coprire il volto del minore in maniera netta, la responsabilità è esclusivamente del direttore del giornale. Se un amatore scatta una foto ad una bambina e la pubblica su Juza senza il consenso scritto rischia una denuncia personale. |
| inviato il 05 Novembre 2021 ore 22:34
In un mondo dove ognuno di noi rientra in milioni di fotografie di smartphone...... Dove viene ripreso da milioni di telecamere, dove i nostri telefoni raccolgono ogni informazione su di noi...... Il problema sono le foto di Street..... Alcuni di voi vivono proprio su un altro mondo |
| inviato il 05 Novembre 2021 ore 22:35
Black, tu in che settore lavori? |
| inviato il 05 Novembre 2021 ore 22:42
Grazie per il video, ora me lo vedo con calma. Per quanto riguarda quello che è stato scritto, direi che ancora non è chiara la differenza tra fotografo professionista e fotoreporter/fotogiornalista, ambito a cui si ispira la "street". Ad esempio io sono un fotografo professionista, commerciale, che non fa fotogiornalismo, ma nonostante ciò amo la street. Rifletterei su una domanda che mi faccio io quando scatto una foto per me (e non per un cliente), e quando la pubblico: PERCHE'? A che serve questa foto? Cosa voglio comunicare? Il fatto di essere bravo? o altro? Darò la giusta dignità al mio impegno con un progetto ben studiato, e una pubblicazione\esibizione, o darò tutto in pasto al carnaio dei social, per una gratificazione immediata? Ecco, oltre le derive libertarie che contraddistinguono i nostri tempi (faccio quello che voglio e ho diritto a farlo), ogni volta che ci arroghiamo la presunzione di raccontare qualcosa, dovremmo capire a cosa serve questo racconto, che benefici porta ai soggetti "raccontati", quali a noi, e cosa comporta per l'ambiente in cui "entriamo". Ad esempio c'è gente che ormai fa pellegrinaggi fotografici in luoghi esotici per la foto "icona", e molti autoctoni preferiscono fare le comparse, piuttosto che un lavoro normale, già ne parlammo qui su Juza. Tutto ciò a prescindere dai discorsi legali, di privacy, liberatorie, minori, ecc... |
| inviato il 05 Novembre 2021 ore 22:58
Se solo il professionista è così maggiormente limitato al rispetto della privacy rispetto all'amatore, un motivo ci sarà. Evidentemente il legislatore ha ritenuto che il diritto di chi fa foto a fotografare quello che vuole sia equivalente per valore rispetto al diritto di chi viene fotografato a non essere pubblicato, salvo laddove siano in gioco valori maggiori come quello a perseguire uno scopo culturale o a mostrare eventi e manifestazioni pubbliche. Non è che chi fa le leggi sia l'ultimo arrivato. |
| inviato il 05 Novembre 2021 ore 23:18
Alabama, il nodo che evidenzi non è secondario. Ha a che fare con il ruolo della fotografia nel contesto sociale in cui viene prodotta. Quello che io dico è che conosco diversi esempi di fotografi non professionisti che realizzano immagini sicuramente emblematiche della realtà in cui vivono. Dobbiamo negarlo o censurarli? Un esempio per tutti è Dimitry Markov. Un amatore armato di iPhone che è arrivato a produrre un corpus di immagini molto significativo sulla Russia di oggi. Soprattutto le prime serie. Solo dopo questo esordio spontaneo e non professionista è stato "scoperto" ed ora espone in gallerie pubbliche e private nel mondo. Se si fosse fermato davanti alla domanda "che benefici porta ai miei soggetti?" noi ci saremmo persi qualcosa… Un caso isolato? Forse. Io devo dire che ho presente non pochi "sconosciuti" interessanti che ringrazio per continuare a scattare fotografie. Tutto questo per ripetere ancora una volta che produrre immagini importanti e "necessarie" non è una prerogativa riservata a chi vive di fotografia. |
| inviato il 05 Novembre 2021 ore 23:27
“ Tutto questo per ripetere ancora una volta che produrre immagini importanti e "necessarie" non è una prerogativa riservata a chi vive di fotografia. „ Sono d'accordissimo, conosco bene l'autore che hai citato e mi piace. Lui ha dato dignità al suo lavoro, come anche chi ha svelato al mondo la produzione della Maier, ad esempio, un'altra eccezionale dilettante . |
| inviato il 05 Novembre 2021 ore 23:33
Ale, io sono in vari settori, dal fotogiornalismo agli eventi alla fotografia "personale". |
| inviato il 05 Novembre 2021 ore 23:36
Ad esempio c'è un fotografo su instagram che si chiama "il Paesologo", con buona pace di Franco Arminio, che si fregia dello stesso titolo. Fa tanti ritratti ai pochi abitanti rimasti nei paesini, e ormai il suo non è più un lavoro occasionale, ma è diventato fotografia documentaria, con una precisa visione. Questo a prescindere dal fatto che abbia la partita iva o meno, o dalle liberatorie concesse. Penso la stessa cosa del lavoro di una giovane dentista e fotografa sugli anziani della sua terra: www.chentannos.net/it/ Un altro conto è chi paga per fare le foto del pescatore con l'airone, o il finto santone. Tutto legittimo, ma il fine di quelle foto è evidentemente prendere like. O il (semi)pro che organizza il workshop che svilisce per business una storia, un posto, una comunità. Cerca workshop e Maramures, è un piccolo esempio. |
| inviato il 05 Novembre 2021 ore 23:39
Alabama... Va tutto bene fino a quando non becchi una denuncia. |
| inviato il 05 Novembre 2021 ore 23:40
Grazie, Black Alabama, pensa che volevo esporlo a Bologna circa tre anni fa ma sono arrivato un attimo in ritardo. È passato da essere rappresentato da un "suo amico" ad un vero agente. Sei mesi dopo aveva una mostra al Petit Palais a Parigi… Andato… |
| inviato il 05 Novembre 2021 ore 23:43
“ Alabama... Va tutto bene fino a quando non becchi una denuncia. „ Ma questo vale anche per gli altri risvolti legali della fotografia, vedi i droni. E lo dico da operatore ligio delle regole e dei divieti. Va tutto bene finché a qualcuno "rode il culo". Per tutelare la propria immagine, o qualche regolamento o legge assurda. C'è gente che sta incominciando a prendere multe da video postati sui social, "scandagliati" da guardaparco al pc! E ci sono anche colleghi e fotoreporter che se ne fregano dei regolamenti, da sempre, non solo hobbisti o youtuber. |
| inviato il 05 Novembre 2021 ore 23:44
Interessante il lavoro in Sardegna | |

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