| inviato il 26 Ottobre 2021 ore 17:07
Ho letto il post di Martellucci e penso che se rivolga con quell'articolo al fotoamatore che pubblica sui social sono pienamente d'accordo ma se vuole fare la morale ad un professionista serio non condivido ciò che ha scritto. Trattare certi argomenti non è facile e ci vuole anche una certa sensibilità nel farlo. Conoscendo come sono nati alcuni reportage dal contenuto molto delicato di alcuni fotoreporter mi si è aperto un mondo che non immaginavo per il duro lavoro che c'è dietro. Essere un bravo fotografo è una cosa essere un bravo fotoreporter è tutt'altro per cui se l'articolo di Martellucci è rivolto al fotoamatore consigliandolo di lasciar perdere di fotografare situazioni o soggetti in difficoltà sono pienamente d'accordo. Diana Arbus, Letizia Battaglia, Gilden e tanti altri hanno trattato argomenti sensibi con le loro foto per cui il problema non è se fotografare o meno gente con problemi o scene poco piacevoli ma il come lo si fa e soprattutto il perché. |
| inviato il 26 Ottobre 2021 ore 17:33
Il punto secondo me è il fine. Mi spiego. Sono Salgado, in Brasile e documento le condizioni di vita dei minatori nella miniera d'oro di Sierra Pelada. Ho un fine, portare a galla una condizione disumana sconosciuta al mondo. Berengo Gardin ha immortalato i manicomi in Italia ed ha contribuito, col suo lavoro, la sua documentazione alla chiusura di tali istituti (giusto o sbagliato che sia, altro discorso). Se io a Milano, Roma o un'altra grande città italiana, ma anche a Delhi immortalo sofferenza, non sto documentando assolutamente nulla di sconosciuto. Sto solo sfruttando una situazione di disagio per fare la "bella foto". Parere personale ovviamente... |
| inviato il 26 Ottobre 2021 ore 17:55
@Matthewx Di sconosciuto c'è poco, ma si può aggiungere se stessi, se vedi gli scatti di tano D'Amico o un suo libro c'è più se stesso che quello che ritrae. Non è il titolo del tema la discriminante ma lo sviluppo |
| inviato il 26 Ottobre 2021 ore 17:58
Dipende dal fine del lavoro non dalla città. Nel reportage si lavora sulla foto buona, quella che ha qualcosa da dire se poi è anche bella hai fatto bingo. |
user224375 | inviato il 26 Ottobre 2021 ore 18:15
Il titolo del post denota già un dubbio dell'autore sulla opportunità ,Ando Gilardi e il suo "non fotografare " dovrebbero essere la regola aurea della fotografia street al di là della legge sulla privacy. |
| inviato il 26 Ottobre 2021 ore 18:32
Daunio: se ti riferisci a "Misericordia e tradimento", devi anche contestualizzare. È un libro degli anni '60, un un periodo storico diverso, un contesto diverso, un lavoro di un professionista, un libro. Ben diverso nel 2021 scattare la foto ad un clochard in centro e pubblicarla... Io faccio fatica a credere che Gilardi si rivolga ad Arbus, Battaglia, Gliden etc, parla di etica del fotoamatore suppongo. Per quanto riguarda I luoghi non intendo "le citta" in senso assoluto. Forse mi son spiegato male. Intendo il contesto in cui viviamo ed è sotto gli occhi di tutti. Non stiamo portando a galla nulla di nascosto. Ben diverso una miniera in un posto sperduto in Brasile. A meno che qualcuno ci sia stato già, e ne era al corrente... che la foto di reportage debba "essere buona" cioè documentare e prescindere da canoni estetici, mi pare banalmente scontato.... |
| inviato il 26 Ottobre 2021 ore 18:56
@mattewx In realtà pensavo all'ultimo letto "fotografia e destino" 2020 mi sembra... Una pagina di suoi testi e una foto... Testi che condivisibili o no fanno capire che fotografava quello che pensava... Foto mi sembra fino agli anni 2000 ... Difficile per chi come me non c'è stato, difficile comprendere come certe posizioni non si siano ammorbidite... Ma forse una rilettura gliela devo dare |
| inviato il 26 Ottobre 2021 ore 19:08
Si Daunio. Intendevo dire, come dice anche Vincenzo Virus con altre parole (lui lo chiama perché, io fine) se sei un professionista che deve documentare un contesto (anche attuale magari), in un libro o comunque un ampio lavoro ci può stare (eventualmente anche con varie liberatorie, permessi orali etc). Noi fotoamatori, se scattiamo ad una persona sofferente, non documentiamo nulla di sconosciuto. Non portiamo a galla una realtà in una miniera sconosciuta. È una violenza che perpetriamo ad una persona indifesa. Ritornando in tema però: bisognerebbe valutare il messaggio che ne scaturisce e soprattutto cosa ne pensano le persone ritratte: potrebbe anche comunicare positività ed empatia. Ma solo descrivendola ai soggetti si potrebbe sapere. Altrimenti, nel dubbio, meglio non scattare ne addirittura pubblicare... |
| inviato il 26 Ottobre 2021 ore 19:41
“ potrebbe anche comunicare positività ed empatia. „ Prima credo di non essere stato compreso, ma proprio questo era il senso del mio intervento. Serve il messaggio? Due persone che superando grandi difficoltà riescono comunque a costruirsi una loro serenità non è un messaggio forte indipendentemente che la foto faccia parte o no di un progetto? Riprendendoli ne lediamo la dignità o rinunciando in realtà li discriminiamo? Forse siamo noi che non riusciamo a vederle come persone "normali" quali in realtà sono. E' il caso di fotografarle e pubblicare? Dipende, ma personalmente mi porrei prima questa domanda per molti altri tipi di foto, quali quelle fatte, a loro insaputa, a ragazze incrociate per strada. |
| inviato il 26 Ottobre 2021 ore 20:00
Sul fatto che devo studiare, che sono acerbo, che non ho ancora tanta cultura nel mondo fotografico, non ci piove. Ed è per questo che sono qui. Per imparare da chi ne sa più di me. Il confronto aiuta a crescere. E sono anche pronto a incassare eventuali tirate d'orecchie. E chest'é. |
| inviato il 26 Ottobre 2021 ore 20:16
"personalmente mi porrei prima questa domanda per molti altri tipi di foto, quali quelle fatte, a loro insaputa, a ragazze incrociate per strada."...io sono uno di quelli, amo riprendere scene spontanee e non lo faccio nascondendomi ma sono sempre ben visibile quando scatto. Ho notato che si lamentano più gli utenti su juza nei post che i diretti interessati...almeno per quanto mi riguarda. |
| inviato il 26 Ottobre 2021 ore 20:33
Bisognerebbe anche sapere se loro sono al corrente di eventuali pubblicazioni Vinx... |
| inviato il 26 Ottobre 2021 ore 20:52
Kelino nessuna tirata d'orecchio. Ne stiamo parlando ma nessuno conosce lo scatto in questione per cui probabilmente stiamo discutendo di un qualcosa che potrebbe non aver niente a che vedere con la tua foto. Di positivo però puoi farti un' idea di cosa evitare nel pubblicare un certo tipo d'immagini, non tanto perché ti possa accadere qualcosa (molto difficile) ma per una questione di rispetto nei confronti delle persone ritratte. Discorso liberatoria è un po' complesso, un conto è discuterne con chi fotografa in strada (che conosce in qualche modo come nasce uno scatto), altro è chi parla tanto per parlare ma non ha un minimo di esperienza...un po' come i confronti tra "no VAX e pro VAX"...tempo sprecato. |
| inviato il 26 Ottobre 2021 ore 21:02
"Bisognerebbe anche sapere se loro sono al corrente di eventuali pubblicazioni Vinx..."...in genere no a meno che la foto non sia stata scattata da un conoscente che seguono sui social... è come spesso accade la condivideranno sul proprio profilo (a me è capitato spesso) |
| inviato il 26 Ottobre 2021 ore 21:38
Tacito consenso in teoria . |
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