user198397 | inviato il 19 Marzo 2022 ore 21:58
Vedendo una foto digitale convertita in bianco e nero lascia sempre la sensazione in bocca che manchi qualcosa...il colore appunto. Mentre vedere una foto in bianco e nero argentica, la scena te la immagini proprio così. In bianco e nero! |
| inviato il 19 Marzo 2022 ore 22:46
“ sì si comprano ancora i vinili, secondo me ha senso che li comprino i collezionisti, che senso abbia che comprino i vinili coloro che sostengono che il suono analogico è migliore resta un mistero incomprensibile. „ Di solito sono hipster di 25 anni con la barba lunga che "l'analogico" l'hanno visto col binocolo,con i relativi sbattimenti :puntine rotte,trascinatori e relativi motori a ramengo,capstain delle cassette da regolare e/o sostituire,testine da pulire ecc. Quando sono passato dal datasette/vinile ai primi CD (il mio primo digitale è stato Innuendo dei Queen,pagato all'epoca 23.000 Lire) ho pregato e ringraziato Iddio in dieci lingue diverse per avermi elargito cotanta meraviglia. Ma l'analoggico è l'analoggico. |
| inviato il 19 Marzo 2022 ore 23:19
Alla ricerca della resa analogica nasceva come titolo proprio perché io, proveniente dall'argenticoe passato al digitale per maggiore comodità nella gestione di volumi di fotografie elevati, ho cercato a un certo punto col digitale di riavere la resa analogica che mi era cara e che avevo riconosciuto essere diversa da quella digitale. Ero dunque passato a sensore Foveon, sicuramente un passo avanti in quel senso, ma mi sono poi potuto permettere di tornare all'argentico, avendo ridotto fortemente il volume di foto da gestire e ho ritrovato la resa che cercavo senza più sbattimenti di sorta. |
| inviato il 19 Marzo 2022 ore 23:20
Ogni volta che si parla di analogico e digitale salta sempre fuori il vinile. La cosa divertente è che dell'incommensurabile superiorità del vinile a tutti i musicisti che conosco (e ne conosco un certo numero) non gliene potrebbe fregare di meno. Chissà perché... |
| inviato il 19 Marzo 2022 ore 23:23
Di lenti russe ne ho diverse, sia medio formato che 135, le ho ovviamente provate prima di prenderle e ne sono soddisfatto. Probabilmente soffrono di maggiore variabilità tra esemplari (controllo qualità scadente?) |
user77830 | inviato il 20 Marzo 2022 ore 1:10
Forse...ma forse anche fotografo in linea con la qualità delle proprie ottiche... |
| inviato il 20 Marzo 2022 ore 5:47
@ Miopiaartistica: perché il paragone non è corretto se consideri i musicisti, che producono musica, lo è se consideri chi della musica fruisce, che è l'ascoltatore. Se vuoi un paragone con un musicista, dovresti considerare, chessò, quei musicisti a cui piace usare uno strumento rinascimentale per il suo timbro rispetto ad un moderno strumento (chessò una viola di 200 anni fa rispetto ad una viola elettrica). Ogni artista cerca un connubio tra ciò che esprime e i mezzi con cui lo esprime. Che poi il problema sia spesso più di contenuto che di mezzo o che si rischi di finire a concentrarsi troppo sul mezzo, questo è vero. |
| inviato il 20 Marzo 2022 ore 7:08
".....con la nobile Fotografia chimica." Con circa 40 anni di Fotografia chimica alle spalle, sempre fatta con attrezzatura professionale di ripresa e di stampa, in formato minimo 30 x 40 sin dal 1969, per quei tempi molto grande, e sempre alla ricerca della perfezione in stampa, sempre su grandi formati, a mio avviso personalissimo, la Fotografia chimica è nobile come una defecazzione diarroica. Ma potrebbe esserlo anche meno. Se fai sviluppo e stampa chimici, ti intrufoli in un mondo fatto di acidi puzzolenti, di natura diversa ma tutti puzzolenti, di acidi che vanno a male, e da puzzolenti limpidi diventano puzzolenti torbidi, di acque di lavaggio inquinanti e puzzolenti pure quelle, in particolare di fissagi che ti macchiano tutto, ci vuole il grembiulino come quello dei macellai se passi molti tempo in camera oscura. E poi lo respiri quel pattume, respiri aria mefitica in camera oscura, la camera oscura è puzzolente, è fortemente puzzolente, e fortemente puzzolente lo è sempre, il tanfo dalla camera oscura non ce lo levi con nulla, anche se ci monti un aspiratore d'aria professionale, da cucina di ristorante, posto poco sopra le bacinelle, negli ultimi anni ho provato pure quello. Detta in altre parole, la fotografia chimica, come ambiente di lavoro, è tutto un robusto pattumaio. Ora se ad uno piace arrotolarsi nel pattume, quell'arrotolarcisi magari gli sempre nobile, e se ad uno gli piace, che lo faccia, e fa benisssimo a farlo, non danneggia nessuno ed è scelta sua, ma osservando il fatto dall'esterno, con mente oggettiva, quello è, e resta, solo un arrotolarsi nel pattume, nulla più. Se uno sviluppa i negativi, poi invece di stamparli in chimico li scansiona e ci fa delle stampe digitali, sarebbe bene sapesse che fa dei danni, irreversibili e gravi, alla qualità d'immagine scansionando il negativo, anche se lo fa con scanner buoni, a tamburo. |
user198397 | inviato il 20 Marzo 2022 ore 7:15
Io tutta questa puzza dei chimici non la sento. E nemmeno la stanza è impregnata di chissà quale odore. Tant'è che spesso e volentieri mi fa compagnia la mia bimba di 9 anni. Ma forse i chimici di oggi sono diversi da quelli passati. |
| inviato il 20 Marzo 2022 ore 7:29
"Io tutta questa puzza dei chimici non la sento." Io stampavo in 30 x 40 cm moltissimo, quello era il mio formato minimo, altrimenti stampavo, ma più raramente, in formato 40 x 60 cm. Una bacinella, per stampa in 30 x 40 cm, ha le dimensioni di circa 40 x 50 cm, e per riempila con lo sviluppo ci vogliono circa 3 litri di sviluppo, poi ci vogliono 3 litri di acqua di lavaggio intemedio, in altra bacinella, e poi ci vogliono 3 litri di fissaggio per la bacinella del fissaggio. Sono 6 litri di acidi diversi, entrambi che puzzano, su di una superficie di circa 1 m2, ed ad una temperatura sui 20C, la tenevo controllata d'inverno, primavera ed autunno, e praticamente non stampavo d'estate, non avendo condizionatore in camera oscura. 6 litri di acidi puzzolenti su di una superficie di circa 1 m2 emettono molti vapori, ai quali va aggiunta l'acqua di lavaggio intermedio, altri 3 litri su circa 0,5 m2, che emette vapori puzzolenti pure quella dopo due o tre stampe. Per fare una stampa 30 x 40 cm, una sola stampa fatta bene, io ci mettevo dalle 3 alle 6 ore, a volte di più: se fai le cose fatte bene, passi molte, molte ore in ambiente fortemente puzzolente, stampare seriamente in chimico è un gran brutto lavoro per le condizioni ambientali. Comunque, ripeto, ciascuno fa quello che più gli piace. |
| inviato il 20 Marzo 2022 ore 7:33
"..te lo sogni uno sfocato cosi" Io lo vedo da incubo, a giudizio mio, è il tipico sfocato dei fondi di bottiglia. |
| inviato il 20 Marzo 2022 ore 7:37
ambe a me piace moltissimo, il fondo di bottiglia ti trasforma lo sfondo in un caleidoscopio detesto quegli sfocati insulsi ed omogenei tutta crema |
user198397 | inviato il 20 Marzo 2022 ore 7:38
Proprio in questo ultimo periodo sto stampando le 30x40, per fare una sola foto finita, compresi i provini ecc ci metto non meno di 2h. Lo so quando dici che ci vuole tempo. Ma ripeto, di puzza non ne sento, e la mia camera oscura è piccola. Sono neanche 10m². Uso chimici eco, forse per quello non sento odori. Neanche quasi a pelo bacinella. |
| inviato il 20 Marzo 2022 ore 8:20
L'importante è che uno si diverta e sia contento di quello che fa, poi i punti di vista, le opinioni, possono benissimo essere diverse. Io dal 2008 stampo in digitale, e non tornerei mai indietro alla pellicola, ottengo ottimi risultati in stampa digitale, oltretutto tecnicamente irraggiungibi, impossibili, a pellicola, li ottengo in tempi minori e con ambiente molto più consono al mio carattere, pulito ed ordinato. Nulla è gratis, ed il prezzo da pagare in digitale è alto, ed è fatto da due componenti: - che ci vuole molta, ma veramente molta, più conoscenza tecnica che a pellicola, ed oltretutto ci vuole anche su campi diversi dalla Fotografia, e per farsela quella conoscenza, ci vogliono dei gran quattrini. - il risultato finale dipende poi dall'investimento fatto in attrezzatura, e ci dipende molto più che a pellicola: per stampare bene ci vogliono attrezzature molto buone, che sono costose (monitor, calibratore, PC, stampante tutto d'alto bordo), mentre l'attrezzatura di ripresa conta molto meno. A pellicola, in casa potevi fare stampe pari ai migliori stampatori al mondo senza spendere una fortuna, e l'eventuale differenza di qualità tra te e loro era solo dovuta alla tua maestria, l'attrezzatura incideva poco ed era la stessa, tu potevi stampare come loro in casa se eri bravo. In digitale, tra una stampante professionale a 13 colori che costa 25.000 euro ed una stampante professionale, anche buona, che costa 1500 euro, a 9 - 10 colori, la differenza in stampa la vedi comunque, e non dipende dalla tua maestria, dipende solo dal soldo, tu puoi essere un fenomeno in fotoritocco, ma se non hai quelle stampati a 13 colori, le foto così non le fai. |
| inviato il 20 Marzo 2022 ore 8:47
E io, appunto per evitare tutti questi problemi, PROIETTO... bene... |
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