| inviato il 08 Dicembre 2020 ore 1:49
Due cose : 1) é vero , il dramma di tutte le nuove pp é di inseguire la gamma dinamica delle medio formato ( il nuovo dogma inseguito dai fotoamatori) con apertura irreali delle ombre. Oramai Non esistono più ombre nemmeno nei drammatici tramonti dei principianti . 2] la macchina e le lenti dove ho notato una maggiore tridimensionalità sono le Leica. |
| inviato il 08 Dicembre 2020 ore 16:25
Sulla qualità, inclusa la tridimensionalità, delle fotografie ci sono dei risvolti dovuti anche alle caratteristiche dell'attrezzatura usata, ed ha ragione chi ha aperto la discussione a parlare di "rovescio della medaglia". La caratteristica che normalmente viene chiamata "tridimensionalità" delle fotografie, a mio personalissimo avviso, è molto importante, io cerco sempre di dare tridimensionalità alle fotografie, perchè le immagini "tridimensionali" sono più gradevoli per noi, è psicologia, ci si sente più a nostro agio in un contesto che conosciamo. Ovviamente, si cerca la tridimensionalità in un oggetto, la fotografia stampata, o l'immagine vista a monitor, che tridimensionale non è, è bidimensionale, perchè manca la terza dimensione, la profondità. Non potendo operare sull'hardware bidimensionale dell'immagine finita, che non possiamo per adesso cambiare (.....in futuro arriveranno gli ologrammi!), per dare la tridimensionalità alle fotografia non resta che creare una illusione ottica, ingannare gli occhi ed il cervello di chi osserva quella fotografia. Quella illusione ottica la si realizza di norma con 4 (quattro) componenti principali ( ma ce ne sono altre: - l'opportuna distribuzione delle luci e delle ombre in immagine, soprattutto quelle che costituiscono i toni intermedi dell'immagine, da 80 circa a 150 circa sulla scala dei 256 toni di Photoshop, tanto per dare un riferimento operativo di software di fotoritocco. - l'opportuna distribuzione della nitidezza in immagine - l'opportuna distribuzione dei colori in immagine. - l'opportuna prospettiva in immagine Dato che alla fine si tratta solo ed unicamente di infinocchiare l'osservatore che guarda la fotografia, per riuscirci bisogna conoscere come pensa l'osservatore, quali sensazioni suscitano nell'osservatore: - la distribuzione dei toni luminosi - la nitidezza - la saturazione e tonalità dei colori - la prospettiva, coi suoi punti di fuga E qui interviene la psicologia, su ogni singola componente: - i toni scuri danno la sensazione di vicinanza, i toni chiari di lontananza, ed il contrasto sostenuto la dà di tridimensionalità - la nitidezza attira l'attenzione è dà effetto presenza, mentre zone non nitide o sfocate l'occhio le rifugge e duqnue danno sensazione di lontananza . - idem, identico per i colori. . la propettiva impostata opportunamente, ti proietta nella scena. Tutto questo era noto già ai tempi dei Greci e dei Romani, messo poi in pratica benissimo nel Medievo, anche dai Cinesi, con i loro bellissimi paesaggi dipinti su tre piani diversi, separati dal nulla, che giocano solo ed esclusivamente sul contrasto. Operando con quei criteri citati sopra, si riesce a fare fotografie che danno la sensazione di tridimensionalià. Consuntivando, le ombre in fotografia sono come il sale in cucina, ce ne va messa la dose giusta: se le ombre sono troppo aperte, e come con poco sale, la foto perde un po' di tridimensionalità, va "quasi" bene, me uno vede che qualcosa non va bene manca di rotondità, sembra un po' piallata, resta lo sciapito in bocca, e la fotografia non convince. Se le ombre sono troppe e troppo buie, è come mettere troppo sale in cucina, la fotografia diventa sgradevole, paraddossalmente diviene molto piatta, si ha l'effetto fotocopia, dovuto alla troppa compressione dei toni intermedi. Sul risultato finale gioca ovviamente la luce che illumina il soggetto, quella è la componente principale, ma ci incide anche la caratteristica dell'attrezzatura. La grande gamma dinamica, anche se tante volte non è affatto necessaria, in Fotografia è sempre un bene, ma la grande gamma dinamica va poi utilizzata bene in fotoritocco: se usata male, può diventare, e spesso diventa, un male, oggi con estrema frequenza si vedono fotografie con ombre troppo aperte, chi fa il fotoritocco ha paura delle ombre tappate, spauracchio del passato remoto digitale, allora interviene, apre troppo le ombre, e rovina la fotografia. Idem per la nitidezza: l'alta risoluzione riduce la nitidezza (= microcontrasto), le due grandezze sono in antitesi, alzi l'una, abbassi l'altra, e non c'è nulla da fare, è Fisica, i vetri quello fanno, e tante volte io vedo immagini fatte con le pixellate che sono impiastricciate, non sono belle nitide, e non essendo belle nitide non possono dare la tridimensionalità. Oppure accade il contrario, uno si strizza il cervelo per avere nitidissimo anche l'angolino estremo in fondo a destra, ma la foto così ne soffre, perchè spesso facendo così, distogli l'attenzione dal soggetto centrale, se l'angolo lo scurivi e lo sfocavi di un paio di pixel, graduando l'intervento, nullo al centro, la foto era migliore. Una buona fotografia tridimensionale, la si fa con il fotoritocco fatto bene, che rispetti le leggi di cui sopra, tenendo presente che una pixellata con grande gamma dinamica, in fotoritocco va gestita in modo nettamente differente da una fotocamera con pochi Mpx e gamma dinamica normale. Io preferisco sempre le seconde, perchè sono più nitide, hanno microcontrasto più alto, e sono più naturali come immagine, sono meno impiastricciate, ed a bassi ISO hanno colori più puliti: richiedono meno fotoritocco delle inutili pixellate, ma foto 3 D si possono fare anche con quelle, oprando opportunamente in fotoritocco. Qualche esempio: le foto vanno viste grandi per giudicare la tridimensionalità RAW
 Finita
 CLICCARE SULL'IMMAGINE PER VEDERLA GRANDE! la tridimensionalità è data da: - esposizione calcolata bene, che ha fatto registrare tutto al sensore - contrasto alto in basso, in primo piano, e massima nitidezza lì, poi contrasto sul muro dell'arco rispetto alla luce della piazza, ed il degradare dell'illuminazione che cresce nello sfondo. - il soggetto scuro, quasi una silouette, ma non lo è, è leggibile, attrae l'occhio che casca subito lì, ed il contrasto alto tra soggetto e locazione sua, contribuisce alla tridimensionalità
 CLICCARE SULL'IMMAGINE PER VEDERLA GRANDE! Qui la tridimensionalità è data dal gioco delle luci e del contrasto, assieme alla prospettiva. Da notare che i muri laterali, molto scuri e che degradano a più chiari nello sfondo, in realtà sono illuminati pari pari come la loro parte lontana nello sfondo, li ho scuriti io per dare tridimensionalità.
 CLICCARE SULL'IMMAGINE PER VEDERLA GRANDE! Qui è data dalla prospettiva, dal contrasto, alto sul primo piano, più basso nello sfondo, che è stato scurito un pochino, per abbassare il contrasto, e dalla nitidezza, nello sfondo è stata sfocata un capello, mentre in primo piano è nitidissima. |
| inviato il 08 Dicembre 2020 ore 19:13
Per ora ringrazio tutti Voi per avermi letto e per il rilascio dei vostri contributi. Un ringraziamento particolare ad Alessandro Pollastrini che, come suo solito, riesce ad essere chiarissimo, esaustivo e "tridimensionale" quanto e più delle sue splendide foto. Seguo con curiosità e interesse il prosieguo delle opinioni. |
| inviato il 08 Dicembre 2020 ore 19:20
"Un ringraziamento particolare ad Alessandro Pollastrini che, ..." Di nulla! Io sono fermemente convinto che bisogna diffondere il sapere, perchè col sapere, si migliora, e se migliorano tutti intorno a te, anche tu sei spronato a fare ancor meglio, ti migliori di più, e dunque io espongo sempre quello che faccio io, non ho segreti di Pulcinella da nasacondere. |
| inviato il 08 Dicembre 2020 ore 19:33
“ oppure secondo te un obiettivo che distorce (barilotto presumo) sarebbe più simile al nostro modo di vedere? „ Ovviamente. Quando noi abbiamo davanti a noi un grande oggetto rettangolare, se proviamo a disegnarlo disegneremo un perfetto rettangolo, in ossequio alle tecniche di disegno che ci hanno insegnato e anche alla rappresentazione che ne fa il nostro cervello, che corregge costantemente l'input sensoriale per adattarlo alle nostre mappe concettuali visive. Tuttavia se noi siamo davanti a un grande oggetto rettangolare, e immaginiamo pure di essere abbastanza vicini e di stare davanti in posizione centrale, come se fossimo davanti alla facciata di un grande edificio, ovviamente i vertici del rettangolo saranno più lontani da noi di quanto non siano le parti mediane dei lati, e quindi questi vertici, essendo più lontani li vedremo più piccoli. Dopo di che il nostro cervello provvederà a ignorare debitamente la cosa e a rappresentarci la facciata come un perfetto rettangolo. Il nostro cervello la percepisce come un rettangolo perfetto anche se nostro occhio non la può vedere come un perfetto rettangolo: è geometricamente impossibile. E' anche vero che la retina non è piatta, ma la sua curvatura può correggere queste distorsioni soltanto in condizioni particolari (in pratica la cosa funzionerebbe solo a una certa distanza dal rettangolone che stiamo guardando) Gli obiettivi corretti per la distorsione ripristinano invece fisicamente sul piano della pellicola (o del sensore) le forme ortogonali, ed è questo il motivo per il quale gli oggetti inquadrati ai bordi del fotogramma risulteranno più grandi di quelli al centro. La cosa è evidente nei grandangolari: in una ripresa video quando si fa una panoramica con un grandangolare ben corretto si vedono chiaramente gli oggetti inquadrati che si ingrandiscono avvicinandosi ai bordi. Il che, tra l'altro, è un ottimo motivo per evitare questo tipo di panoramiche... |
| inviato il 08 Dicembre 2020 ore 19:51
I migliori sensori sono quelli che hanno una gamma dinamica ampia e un profilo colore flat. Avere immagini flat è essenziale per poter poi modificare le immagini in totale libertà. Molti confondono immagini flat con poca tridimensionalità del sensore, dimenticando il passaggio allo sviluppo del raw. Più una reflex o mirroless rende immagini flat + si alza il livello di difficoltà nello sviluppo del raw, semplicemente perché richiede + capacità e studi. Quindi è normale che sensori + vecchi sembrano rendere immagini migliori per chi non ha gli strumenti giusti. Mi basta prendere le foto che facevo con una reflex del 2010 per notare come oggi sia + difficile ottenere gli stessi risultati. Come in tutte le cose aumentato la complessità del mezzo che usiamo aumentano le basi necessarie per poterlo utilizzare (quando si parla di strumenti professionali). |
| inviato il 08 Dicembre 2020 ore 20:58
la percezione tridimensionale è una particolare caratteristica di ricostruzione intellettiva del nostro cervello che riceve continue informazioni in sequenza dagli occhi, è come se in nostri occhi scattassero molti fotogrammi di una scena spostando le aree di focalizzazione come se fossero uno scanner 3D, poi infine avviene il processo di ricostruzione visiva; come hanno gia' fatto notare altri dato che la fotografia è un'immagine bidimensionale e non un'ologramma, per darle quel sapore 3D bisogna giocarla su: - elementi chiaroscurali - sulla nitidezza dell'elemento portante che spesso è centrale o leggermente decentrato. - sulla minor nitidezza degli elementi periferici. - sullo sfocato progressivo verso le zone periferiche del fotogramma. - sul punto di ripresa fondamentale in un paesaggio prospettico - sulla distribuzione delle cromie e della loro saturazione. é chiaro che se utilizzo ottiche super corrette e super nitide, colori molto chiari e piallati, troppo dettaglio, quasi o nulla vignettatura e ombre troppo aperte perdo quegli elementi che producono una foto tridimensionalmente piacevole e accattivante per la nostra dimensione/interpretazione visiva. Le fotocamere moderne e le ottiche moderne unite ad un certo stile in PP permettono di perpetuare quel processo di appiattimento generale di certe immagini come da titolo e introduzione alla discussione, certamente c'è chi pur utilizzando attrezzatura moderna non esegue una PP invasiva. "Il rovescio della medaglia" è più in funzione dell'utilizzo dell'attrezzatura fotografica che delle caratteristiche tecniche del mezzo, poi con attrezzatura più vetusta è meno facile incappare nella tentazione. |
user19933 | inviato il 08 Dicembre 2020 ore 21:04
Però... dall'interessante intervento di Pollastrini io deduco, da ignorante, una utile guida alla tridimensionalità "ricostruita" in post-produzione, cioè come faccio o come dovrei fare per tirare fuori un pizzico in più (o due pizzichi in più) di tridimensionalità da uno scatto che non la ha, o non la ha abbastanza. Invece nell'intervento di Lastprince trovo l'indicazione di un fatto (per me è un fatto): utilizzando Leica (in alcune combinazioni, perlomeno) si ha una "resa" tridimensionale maggiore già in partenza, quindi non "ricostruita" a tavolino tramite la post-produzione localizzata di parti dell'immagine. Devo dire che quando hai fatto un po' l'occhio sulla tridimensionalità "globale" (citata da Lastprince) quella "ricostruita" (ben spiegata da Pollastrini) a mio modesto avviso è sempre comunque meno potente e soprattutto meno, molto meno, naturale. Quindi per me le tridimensionalità sono almeno 2 hardware (globale) software (localizzata) o forse anche 3 hardware (globale) software (localizzata) di concetto-intenzionale (predisposizione del lay-out dello scatto)... Insomma la tridimensionalità è trina, per sua stessa natura. Dovessi infine attribuire un peso percentuale a ciascun fattore più o meno stilerei questa classifica: 40% all'hardware, 40% al lay-out, 20% alla manipolazione software. All'incirca. Quando il peso della manipolazione software diventa eccessivo, mi pare aumenti anche l'innaturalezza di suddetto "effetto tridimensionale"... a proposito di rovesci della medaglia. |
| inviato il 08 Dicembre 2020 ore 21:43
Sono giunto quasi alle stesse deduzioni guardando le mie vecchie foto fatte col CCD... Infatti da qualche tempo cerco di esporre meno "a destra". Grazie per la discussione costruttiva |
| inviato il 08 Dicembre 2020 ore 22:01
“ dall'interessante intervento di Pollastrini io deduco, da ignorante, una utile guida alla tridimensionalità "ricostruita" in post-produzione „ Io invece dall'"interessante" intervento di Pollastrini deduco solo, sempre da ignorante,che per avere più tridimensionalità basta fotografare con un 14mm.....bella fatica Credo che le proprietà di una lente siano ben poca cosa rispetto alle condizione di luce e del soggetto ripreso .la post produzione poi è quella che fa la differenza |
| inviato il 08 Dicembre 2020 ore 23:12
".....come mai?"......) Perché mi rompevano i maroni. La foto gioca molto sulla simmetria come composizione, simmetria centrale, e quelle palme la distruggevano: ce le ho tolte. Io non sono un "purista" della fotografia: la fotografia la faccio come voglio io, quello che mi dà noia, ce lo levo. |
| inviato il 08 Dicembre 2020 ore 23:15
Ho l'impressione che qualcuno faccia confusione tra senso prospettico e di tridimensionalità(ovviamente apparente),due cose completamente diverse. |
| inviato il 08 Dicembre 2020 ore 23:23
“ Ho l'impressione che qualcuno faccia confusione tra senso prospettico e di tridimensionalità(ovviamente apparente),due cose completamente diverse. „ @Bomba Concordo, è quello che volevo suggerire io. Tu sapresti spiegarla una volta per tutte questa sottile differenza? |
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