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I conquistatori dell'inutile: Yosemite, l'uomo ,l'arrampicata e la fotografia ieri, oggi e domani


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avatarsenior
inviato il 24 Ottobre 2022 ore 17:49

Io sono dell'altra sponda... MrGreen
Ho la puzza sotto il naso essendo un alpinista e non un arrampicatore di sassi di palestre cittadine o di vecchi castelli.
Concepivo la palestra di roccia come un allenamento e non come fine a se stessa.
Le gare di arrampicata non mi interessano: ammiro le estreme capacità tecniche e atletiche ma rimangono un giochino che nulla a che fare con l'alpinismo. Quando poi sono diventate gare di velocità mi hanno schifato. Una volta ho scritto su una rivista del CAI dicendo che l'alpinismo non è uno sport. Non ha regole, non ha classifiche, non ha giudici, non ha metri o cronometri per misurare.
Poi sono arrivate le gare di arrampicata. Mi va bene perché è sempre una maniera di avvicinare giovani alla montagna e, forse, qualcuno di loro magari farà alpinismo.
Sono 2 mondi con pochi punti di contatto.
Arrampicare sul Capitan è alpinismo non arrampicata in falesia. Quando si fanno 1000 metri di granito in autonomia senza chiodi ma solo frieds e nuts non ci sono dubbi.

avatarjunior
inviato il 24 Ottobre 2022 ore 17:52

oggi è anche peggio. Della serie: "vorrei fare quella via anziché l'altra, perché più difficile e quindi più "cool" sui socials". Cosa che mi è capitata.

La voglia di apparire fa terra bruciata ovunque. I nomi che ho fatto sono ai più sconosciuti e conoscendoli personalmente a loro non interessa molto la fama ed il successo. Altri "rari casi": Hansjörg Auer, Brad Gobright, Caterina Bassi, Martino Quintavalla....

Restando in tema Yosemite, consiglio di leggere Bird di Jim Bridwell.

avatarsenior
inviato il 24 Ottobre 2022 ore 22:23

Negli anni '80 facevo 'free climbing'

poi smisi... mi resi conto che avevo un muro davanti ed il mondo dietro.

Penso... che quel movimento non sia categorizzabile o etichettabile. Intendo che c'era senza dubbio chi cercava una maniera per emergere e chi lo viveva come un gioco.

Su chi lo viveva in modo 'tossico' un amico un giorno mi riferì un detto Keniota che calza perfettamente: nei fatti si trattava di una 'corsa tra topi' (non importa se arrivi primo, sei e rimani comunque un topo).

Nella realtà, per noi l'esperienza dell'arrampicata libera/sportiva fu positivamente propedeutica, andando ad influire sul nostro approccio all'alta montagna: fedeli ai canoni dell'arrampica libera, cominciammo a frequentare le vie e le cime senza usare punti d'appoggio -rifugi- ecc... Fu così che mi resi conto di come i primi salitori, che con la spocchia del frequentatore della montagna della fine del 20mo secolo (cresciuto tra jeep, pile, goretex, piolet traction, spit ecc...) consideravo dei bravi dilettanti, erano in realtà dei giganti per noi inarrivabili.

Ci divertimmo non poco... e ci pestammo le corna non poco...

Anche allora facevo il fotografo, in particolare quando arrampicavamo in falesia. Il gesto dell'arrampicata è molto elegante, l'azione può sembrare statica ma in realtà è estremamente dinamica anche se l'azione dura frazioni di secondo.

Girando -oggi- per le falesie, tutto sommato non è cambiato nulla rispetto ad allora, stesse facce, stessa gente, stessi atteggiamenti, stessi discorsi, stessi numeri/lettere ;-)
Che tenerezza...MrGreen

Ma... tutto questo non l'ho trovato solo nel mondo dell'arrampicata, in tutti gli ambienti che ho frequentato successivamente, ho trovato gli stessi atteggiamenti, anche qui dentro.

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2022 ore 0:13

Vi leggo con molto interesse. Anche i commenti più disillusi

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2022 ore 10:47

E' vero pero' che negli anni settanta e' esplosa la mda dell'uomo Adventure...
Competizioni come il Camel Trophy e simili abbondavano.
Oggi se fai vedere un Land rover ad un diciottenne te lo schifa. Allora era il sogno di tutti.

Voglio dire.. c'era proprio la mentalita' dell'oltrepassare il limite gratuitamente. Si facevano imprese solo per il gusto di farle.

Oggi l'impresa e' tirare una pallina facendola finire in un bicchiere dopo 5 o sei rimbalzi. Pero' deve essere filmata e messa on line su tiktok.

Non era tuttavia un modo sano di vedere lo sport. Tutti noi abbiamo pagato dazio. Alcuni anche pesante.

Oggi e' finita (per fortuna). Resiste questa visione " eroica" forse solo nel ciclismo. Forse lo sport amatoriale con piu' "bombati" in assoluto.MrGreen

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2022 ore 11:37

Forse lo sport amatoriale con piu' "bombati" in assoluto...


Triste verità Triste

user12181
avatar
inviato il 25 Ottobre 2022 ore 12:11

Voglio dire.. c'era proprio la mentalita' dell'oltrepassare il limite gratuitamente. Si facevano imprese solo per il gusto di farle.


Beh, bisogna vedere cosa c'è veramente nel gusto di farle, di oltrepassare il limite. Ci può essere il vuoto cosmico, ma ci può essere il sentimento, o il presentimento, magari oscuro e non pienamente compreso, di una Vollendung...


"Ich hab es Einmal gesehn, das Einzige, das meine Seele suchte, und die Vollendung, die wir über die Sterne hinauf entfernen, die wir hinausschieben bis ans Ende der Zeit, die hab ich gegenwärtig gefühlt". (Hölderlin, Hyperion)

A ben vedere, però, non ci può essere il vuoto.

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2022 ore 17:59

Per alcuni anni, l'arrampicata ha costituito il mio soggetto fotografico principale.

Cominciai portando in parete la mia prima OM1 col 50mm che diede il via all'evoluzione della mia fotografia e della mia tecnica..
Naturalmente, appena arrivò il mio primo 28mm, il 50 venne abbandonato ed il grandangolare fece da tappo fisso sul corpo della OM1.

Fu con la montagna e con l'arrampicata che sviluppai il mio modo di 'vedere e inquadrare' in grandangolare, e così, nell'arco di una manciata di anni fu giocoforza passare al 21mm.
Fu un amore folgorante, non era una focale che in quei tempi veniva usata in montagna (almeno nel lecchese) ma per me costituiva una scelta compositiva irrinunciabile, e presto altri amici fotografi (di montagna) si attrezzarono con i 20/21.
Fu in quegli anni che per compensare gli impegni delle nostre giovani famiglie -in crescita- lasciammo le giornate trascorse in montagna per dedicarci alla più accessibile -come tempi- arrampicata di falesia che stava nascendo proprio in quegli anni, anzi... che anche noi stavamo facendo nascere attrezzando un po' di falesie del lecchese.

Così andò a finire che unii le tecniche di arrampicata con quelle dei disgaggi in parete e con quella fotografica e mi misi a fotografare gli amici in arrampicata, con risultati tutto sommato più che dignitosi.
Dignitosi forse perché non c'era concorrenza, visto che l'unico fotografo da parete del lecchese che io conoscessi era il mio amico Gianmario Besana che si divertiva a fotografare Simone Moro (ed a montare le sue multivisioni su diapositiva).

In realtà stare appesi a una corda più o meno nel vuoto era una pura questione di tecnica, per chi come noi era abituato a chiodare in falesia con gli spit, avere in mano il trapano oppure la macchina fotografica cambiava ben poco. Il problema -vero- era l'estrema scomodità degli imbraghi d'arrampicata dentro i quali dovevo/volevo stare seduto per ore a far foto. Non c'erano ancora, allora, gli imbraghi da parapendio (siamo nella seconda metà degli anni '80 del XX secolo), quelli sì che sarebbero stati molto comodi allo scopo, ma arrivarono anni dopo.

Il 21mm era il re del corredo (su OM2-OM4) ma se andavo in Medale usavo la grandiosa Minox 35 ML. I soggetti... beh... non è che fossero dei campioni, il livello massimo era il 6B... esagera... 6C -lavorato- ma allora che salissero sull'ottoA (8A) ce ne erano ben pochi e l'unica via su quella difficoltà del lecchese era 'hatù per tu' che era stata liberata dal Marco Ballerini. I realtà la valutazione dei gradi di difficoltà era abbastanza fluida, abbastanza spesso le nuove vie venivano declassate in base al parere del 'campione di passaggio' d'altronde in quegli anni nel lecchese quelli che erano in grado di salire sul 7C erano veramente pochissimi.

Fotografare l'arrampicata era oggettivamente una sfida fantastica, è sbagliato ritenere che l'arrampicata sia uno sport 'statico', 'lento', in realtà è uno sport violento e dinamicissimo dove la violenza è data dallo sforzo spesso sovrumano e la dinamicità è data dalla velocità dei cambi di appiglio/appoggio. La sfida, allora è proprio cogliere l'attimo in cui la mano non ha ancora raggiunto la 'reglette' (tacchetta) ambientando l'azione nel paesaggio circostante.
Allo scopo, il mio obiettivo fisso era il 21 ma Gianmario (di cui sopra) ebbe modo di provare in parete un decentrabile e mi disse che le possibilità erano stupefacenti.
Ma noi.. eravamo dei pantofolai... se non nei confronti del 'cittadino medio' senza dubbio in confronto a certi mostri. Di quegli anni, mi piace ricordare l'incredibile prestazione del fotografo/cineoperatore Fulvio Mariani che fece un film sulla prima ripetizione in solitaria da parte di Marco Pedrini della via Maestri al cerro Torre (quella vera... la via del compressore). Pedrini salì da solo una prima volta e la seconda salì insieme a Fulvio Mariani per girare il film...
Non so se si è capito: Fulvio Mariani è salito in cima al Cerro torre girando un film con la cinepresa 16mm.

Ora... se non è esattamente come la prima solitaria alla parete est del Badile da parte di Herman Bhul, nel campo dei film di montagna è realmente qualcosa di equivalente.

bei tempi... forse perché ero molto più giovane, ma... devo dire che non percepivo in questi protagonisti la necessità o la voglia di apparire, era più voglia di superare il proprio limite. Un po' come quella volta che Simone Moro, (insieme a Gianmario che gli stava facendo le foto) decise che si sarebbe tuffato in acqua dall'arco dell'isola di Malta (circa 30m -ora crollato-) venne sconsigliato caldamente da Gianmario, ma lui lo volle fare ugualmente. Vidi la sequenza della caduta/volo fatta su dia con una F3 a 6fps. Gianmario mi disse che quando toccò l'acqua si sentì una vera e propria esplosione, poi Simone riemerse pienamente soddisfatto. Probabilmente la sequenza non venne mai pubblicizzata, ma Simone non l'aveva fatto per apparire, lo fece semplicemente per 'essere' e... a culo tutto il resto (F. Guccini)

user198779
avatar
inviato il 25 Ottobre 2022 ore 18:31

"Forse lo sport amatoriale con piu' "bombati" in assoluto... ?

Amatori che fanno Granfondo si 6 o 7 ore con una media di 170 (centosettanta) battiti cardiaci di media .Triste

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2022 ore 18:56

Il ciclismo amatoriale non lo batte nessuno.
Il mio massimo doping sono 3 caffè al giorno.
4 volte in Perù mai messo in bocca una foglia di coca

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2022 ore 19:57

Gsabbio. Grande intervento. Grande “il Ballera”… antesignano del lecchese delle alte difficoltà. Incredibile in placca… È molto probabile che se non altro di vista ci si conosca. Che falesie hai chiodato nel lecchese?
Concordo sulla focale corta.

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2022 ore 20:16

Con Rino, Sandro, Giuseppe, Luigino, Ambrogio, Umberto (ed altri), abbiamo chiodato Civate e Galbiate, in pratica abbiamo aperto totalmente Galbiate, sebbene sul 'muro giallo' c'era già un embrione di via chiodato (a chiodi) da Scarabelli

Sandro (Rochi *refuso: Ronchi) ha proseguito e prosegue tutt'oggi (Pradello, Adda, Vaccarese, nuovamente Galbiate e recentemente nuove vie a Civate)
Rino è diventato un ultramaratoneta e triatleta
Umberto e Ambrogio continuano ad arrampicare
Giuseppe va ad arrampicare con suo figlio
Io volo in parapendio.
Luigino ed io continuiamo ad andare per monti con le mogli (i figli fanno altro...)






avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2022 ore 20:25

Rochi è Ronchi?
Quanti momenti mi avete regalato… grazie del lavoro

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2022 ore 20:32

Yess... Alessandro Ronchi (*ho corretto il refuso), che spesso ha collaborato con Delfino

avatarjunior
inviato il 25 Ottobre 2022 ore 22:05

Sabbio, eri tu un mese fa circa a volare attorno al Precipizio? Assieme ad un altro.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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