user207512 | inviato il 02 Ottobre 2020 ore 10:31
Concordo, Parr non è l'ultimo dei fessi e avrebbe dovuto addurre tutte le motivazioni possibili e tra l'altro palesi per spiegare perché quel lavoro non è razzista, ma esattamente l'opposto. |
| inviato il 02 Ottobre 2020 ore 10:42
“ E in fondo forse non mi sento nemmeno di biasimarlo, nemmeno io vorrei che uno stupido tweet mi marchiasse a vita come razzista.. „ Accertare la cretinaggine altrui non ha prezzo... Finchè non torneremo liberamente a distinguere i c.r.e.t.i.n.i 'sta storia non finirà mai. |
| inviato il 02 Ottobre 2020 ore 11:12
Il vero problema di oggi è l'incapacità generalizzata ad utilizzare (e comprendere) tutti i significati, le accezioni e le sfumature di un linguaggio, parlato, scritto, musicale o visivo che sia; ironia, sarcasmo, metafore, similitudini, simbolismo sono potenzialità che le "moderne" menti che ragionano solo per monosillabi da smartphone non sanno più cogliere. Oggi una parola o un'immagine vengono percepite soltanto in accezioni estremizzate, dove la scelta tra il bianco e il nero dipende unicamente dai condizionamenti ricevuti al posto di una vera educazione. E per educazione non intendo il bon ton, ma l'abitudine al pensiero ragionato e ad allargare i limiti delle proprie percezioni. Non mi piace l'atteggiamento tenuto da Parr, ma posso capire che non se la sia sentita di combattere una battaglia contro muri di gomma. |
user207512 | inviato il 02 Ottobre 2020 ore 11:18
Hai ragione Daniele, ma non combattere certe battaglie significa rinunciare all'educazione al pensiero ragionato, come giustamente lo definisci. Bisogna rischiare, assumersi le proprie responsabilità e cercare attraverso un ampio ragionamento, non condensabile in un tweet, indurre al ragionamento. Torno sempre su un mio chiodo fisso, ma se Parr oltre a prendere una posizione chiara in pubblico avesse girato un po' di scuole e portato la vicenda all'attenzione dei ragazzi avrebbe fatto una gran cosa. |
| inviato il 02 Ottobre 2020 ore 11:30
Te lo avresti visto Eco a difendere dall'accusa di razzismo il libro di Robinson Crusoe ? Guarda che non sarebbe stato uno scenario così paradossale... anzi mi stupisco che ancora non sia stato aggiunto alla lista nera (o forse non ne sono a conoscenza). |
user207512 | inviato il 02 Ottobre 2020 ore 11:37
Non lo so, ma so che nel caso in cui un'opera in cui credo e ritengo valida venisse criticata o accusata, combatterei per difenderla. Altrimenti lasciamo strada ai veri razzisti, per rimanere in tema, che sbraitano contro stranieri e presunti invasori salvo affermare di non essere razzisti. |
| inviato il 02 Ottobre 2020 ore 11:43
“ Altrimenti lasciamo strada ai veri razzisti, per rimanere in tema, che sbraitano contro stranieri e presunti invasori salvo affermare di non essere razzisti. „ Se il tema è il razzismo passo. Avevo capito altro. |
user207512 | inviato il 02 Ottobre 2020 ore 11:45
No, era un esempio. Vale per tutte le assurdità e accuse che oggi emergono in tutti i campi, spesso senza contraddittorio. |
| inviato il 02 Ottobre 2020 ore 11:48
Non so, sul principio concordo in toto: idealmente la cultura dovrebbe essere sempre difesa, e andrebbe lasciato piu' spazio al dibattito in ongi frangente. Nella realtà invece ci sono conseguenze, lotte, e rimane un'eredità spesso indelebile. La propaganda basata sulle bufale, sulle mezze verità è semplice da assimilare, torna comoda, si diffonde in fretta. Smontare una bufala con argomentazioni scientifiche valide, tradotte in maniera comprensibile a chiunque, correlate da dati, spiegazioni e tutto il necessario è difficile. Difficile per chi prova a smontarle, difficile avere presa sul pubblico visto che un minimo di sforzo intellettuale viene richiesto, e via dicendo. Non dico abbia fatto bene parr, dico solo che umanamente parlando posso comprendere che abbia voluto scansare tutto questo. Ma forse sono solo io che non riesco ad immedesimarmi nel personaggio |
user207512 | inviato il 02 Ottobre 2020 ore 11:53
Ripeto, ha scelto la via più semplice. Ma in quanto personaggio pubblico di spessore e promotore di quel libro, avrebbe dovuto fare altro, assumersi i rischi conseguenti e far valere la sua posizione. Qui non si tratta di una banale questione di prestigio o reputazione personale ma di una questione che riguarda la capacità degli uomini di progredire o regredire. |
| inviato il 02 Ottobre 2020 ore 11:55
“ Non dico abbia fatto bene parr, dico solo che umanamente parlando posso comprendere che abbia voluto scansare tutto questo. Ma forse sono solo io che non riesco ad immedesimarmi nel personaggio „ Anche i lavori di Parr sono stati controversi e discussi. Il suo modo di raccontare non è stato proprio usuale, ed è stato oggetto anche di forti critiche, ma ha trovato persone che non solo lo hanno difeso, ma ne hanno esaltato il suo punto di vista. Non ha fatto altrettanto. Potrebbe farsi un selfie ed aggiungere la foto ai propri lavori contro certi aspetti della società che ha, a suo modo, criticato. |
user207512 | inviato il 02 Ottobre 2020 ore 12:00
Esatto, proprio da uno che ha già affrontato critiche anche dure e ha lavorato in maniera non usuale né ortodossa mi sarei aspettato maggior piglio. Aggiungo una considerazione magari banale, ma a 68 anni e con una carriera notevole alle spalle, di cosa si dovrebbe aver paura? |
| inviato il 02 Ottobre 2020 ore 12:02
di compromettere o rovinare quanto ha ottenuto come posizione, fama, guadagni... Puoi avere una carriera brillantissima, ma se sbagli un rigore alla tua ultima finale, rimarrai sempre come colui che ha sbagliato quel rigore. Lui non ha voluto tirarlo; avrà constatato subito pressioni e non era intenzionato a far scivolare ulteriormente la propria figura. A mio modesto parere l'unica modo per toccare certi personaggi è quello economico. Ossia, come già detto, valutare la possibilità di chiedere danni. Sarebbe anche un modo per far conoscere la giusta lettura alle foto di Butturini, smentendo indirettamente accuse infamanti e fuori luogo. Nel nostro ordinamento è prevista la tutela della reputazione anche dei defunti, a prescindere da aspetti di natura contrattuale del rapporto intercorso tra Parr e l'editore. |
user12181 | inviato il 02 Ottobre 2020 ore 13:07
OT parziale. A me la cosa che mi manda in bestia e mi angoscia è che ci sono parole italiane che sono intese e censurate da noi stessi non per il loro significato, ma per il significato che hanno negli USA (e in GB, peraltro anch'essa fortemente condizionata da ciò che avviene negli USA) parole apparentemente simili, ma dal significato inevitabilmente diverso, considerando le grandi differenze nella storia dei due popoli. È un aspetto insopportabile della nostra sudditanza culturale, che arriva fino a falsare la coscienza che abbiamo di noi stessi e della nostra storia, che, beninteso, non è affatto innocente e non è affatto priva di comportamenti razzisti e terribili, da condannare moralmente e politicamente, ma che ovviamente è ben diversa da quella degli USA. La lingua riflette fedelmente queste differenze, e non può essere mortificata come si sta facendo. |
user177356 | inviato il 02 Ottobre 2020 ore 14:44
Murmunto, ti riferisci alla parola "negro". Ebbene, si tratta di un termine divenuto di uso comune nel periodo coloniale; è intrinsecamente "razzista" perché si basa sull'idea che esistano più "razze" umane (idea smentita dalla scienza). Ed è razzista oggi perché (a) così viene percepita dalle persone che vengono indicate con quel termine e (b) viene utilizzata ormai solo in termini spregiativi. D'altronde, nessuno sano di mente potrebbe obiettare a chi si senta offeso per essere stato definito "figlio di m***otta" che in origine quell'espressione significava "trovatello" ( matris ignotae , di madre ignota). |
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