| inviato il 23 Giugno 2020 ore 8:00
si' per anni si insegue leggerezza.. niente specchio.. obiettivi grossi come pintoni di vino... spaccano il pixel in 36 parti, cercano la perfezione ottica... e quando hanno trovato la perfezione del telescopio unita a quella del microscopio... si svegliano e si mettono alla ricerca dell'effetto di un vecchio film. Effetto ottenibile con un pezzo di pellicola 120, un soffietto e un vetraccio di 70 anni fa. |
| inviato il 23 Giugno 2020 ore 8:14
“ si svegliano e si mettono alla ricerca dell'effetto di un vecchio film. Effetto ottenibile con un pezzo di pellicola 120, un soffietto e un vetraccio di 70 anni fa. „ resto senza Yakamoz si vive lo stesso comunque finiamola di dire che è fondamentale la luce, è fondamentale il formato, senza quello non ottieni niente, mentre se hai la luce ottima ma un apsc ti fai le pippe |
| inviato il 23 Giugno 2020 ore 8:28
Finché il cinema ha usato pellicola bianco e nero ha dovuto ragionare per valori tonali e plastici anziché per valori cromatici. Un buon direttore della fotografia questo lo sapeva, per cui disponeva le luci nel modo più idoneo a far risaltare i soggetti e al contempo sottolineare il tono psicologico della scena. In questa immagine innanzitutto si nota l'utilizzo di una luce direzionale proveniente da destra, quasi caravaggesca. L'utilizzo del fondo poco illuminato evidenzia i volti, creando un contrasto che li delinea immediatamente.
 lo sfondo non è completamente nero; le luci sono regolate in modo da non oltrepassare la capacità di registrazione della pellicola né nelle parti chiare né in quelle scure. Non escludo che il direttore della fotografia abbia usato il sistema zonale o una sua una derivazione. Per impedire che il volto dei due attori si confonda con lo sfondo scuro e dare un po' di brillantezza viene applicata una luce di schiarita proveniente dall'alto e da sinistra, in modo da lasciare un certo contrasto e creare un riflesso nei capelli
 I soggetti sono completamente a fuoco, mentre lo sfondo è leggermente sfocato; quel tanto che basta a distinguere le zone posteriori della scena da quelle anteriori. L'ambientazione è piena di elementi connotativi (lampadari, quadri, arredi ecc.) che arricchiscono, datano e rendono concreta la scena. L'obiettivo utilizzato è probabilmente un normale e il diaframma potrebbe essere stato chiuso intorno a f/4-5.6. La plasticità e tridimensionalità della scena qui è ottenuta con l'uso sapiente della luce e non con l'utilizzo di una lente chissà quanto performante. |
| inviato il 23 Giugno 2020 ore 8:34
guarda la luce posta sullo sfondo, per far risaltare il profilo della tonaca di don camillo. dosatissima la luce dall'alto sui capelli di peppone per gestire il profilo della testa sullo sfondo scuro dell'androne... |
| inviato il 23 Giugno 2020 ore 8:35
“ comunque finiamola di dire che è fondamentale la luce, è fondamentale il formato, senza quello non ottieni niente, mentre se hai la luce ottima ma un apsc ti fai le pippe „ Ma proprio no, e anche questa foto ti dimostra che la luce è fondamentale, con un formato più piccolo sarà più difficile ma in certe situazioni riuscirai ad ottenere un effetto simile, mentre con una luce di mer.da, anche un formato gigante ti darà una foto di mer.da, che nessuno ricorderà. |
| inviato il 23 Giugno 2020 ore 8:37
questa invece è una foto scattata con la rolleiflex 3.5F e il suo vecchio planar, diaframma circa f/7
 senza che mi sia dovuto inventare chissà quali accorgimenti la pellicola 120 e una buona lente hanno subito dato una forte tridimensionalità alla scena e al soggetto |
| inviato il 23 Giugno 2020 ore 8:39
la luce e' fondamentale SEMPRE. l'effetto e' molto piu' marcato su un medio formato che su apsc e va comunque sottolineato con la luce. un fotogramma tratto da un film in bianco e nero lo riconosce immediatamente chiunque. la differenza con una fotografia e' sempre brutale. |
| inviato il 23 Giugno 2020 ore 8:43
Esatto, la luce e la composizione creano l'effetto, il formato accentua. Ma non si può esaltare ciò che non esiste. |
| inviato il 23 Giugno 2020 ore 8:44
guarda.. basta prendere la rollei, poggiarla terra e scattare. Qualsiasi scena prendera' un effetto tridimensionale spaventoso. Come applichi un po' di effetto plongée o contre plongée su un medio formato l'effetto esplode potente la foto di marco ne e' un esempio (leggero contreplongée) |
| inviato il 23 Giugno 2020 ore 8:45
Mah io nell'ultima foto postata da Marco Palomar non ci vedo nulla di speciale, ad esempio. |
| inviato il 23 Giugno 2020 ore 8:47
“ Mah io nell'ultima foto postata da Marco Palomar non ci vedo nulla di speciale, ad esempio. „ perche la luce e' uniforme e non sottolinea..ma c'e' |
| inviato il 23 Giugno 2020 ore 8:48
credo che quando si guarda un'immagine la prima cosa che fa il sistema occhio-cervello sia quella di cercare i contorni. Più sono facili da trovare e più la visione è gratificante. Per facilitare l'individuazione dei contorni bisogna saper usare la luce e il diaframma, evitando che il contorno ad esempio di un volto sia sfocato e inizi a confondersi con lo sfocato posteriore. In questo senso l'utilizzo dei diaframmi più aperti di 2 è in genere controproducente. |
| inviato il 23 Giugno 2020 ore 8:51
“ Mah io nell'ultima foto postata da Marco Palomar non ci vedo nulla di speciale, ad esempio. „ Potrei postare molte foto scattate con pellicola bianco e nero e 40mm su formato 135 in luce rembrandt o altre dello stesso rullo MF, ma oltre a motivi di privacy ho scelto questa foto 120 per evidenziare che anche con una luce non controllata si ottiene un buon effetto di plasticità utilizzando il medio formato. Certo bisogna saperlo vedere, altrimenti la foto sembra uguale a quella fatta con un cellulare. |
| inviato il 23 Giugno 2020 ore 8:59
 il medio formato permette di "far girare" meglio la luce sui bordi del soggetto, non so come esprimermi. PS non è che il medio formato sia di per sé sinonimo di maggior plasticità rispetto al 35 |
| inviato il 23 Giugno 2020 ore 8:59
Marco ma se bisogna saperlo vedere, vuol dire che l'effetto comunque è contenuto... |
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