| inviato il 13 Marzo 2020 ore 7:48
Esatto Cirillo. Sono d'accordo. L' unica parte dicevo, è quella legata ai colori e quindi a quella che una volta era la scelta della pellicola e che ora dovrebbe tradursi in scelte colorimetriche precise da parte dei fotografi. Il più delle volte questo non avviene (anche perché è davvero complesso) mentre una volta questa parte del linguaggio era data pronta da studi di decenni fatti da Kodak e fuji ecc che portavano a rese pellicola molto precise e rifinite. Uno studio che purtroppo stiamo perdendo. È rimasta solo fuji che sta cercando di trasferire questi dati in digitale |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 7:54
Sono d'accordo con Cirillo e sostengo fortemente l'importanza del progetto fotografico. Il mezzo (analogico/digitale) o il fine (scatto o grafica) sono solo delle variabili del risultato finale |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 9:48
“ L' unica parte dicevo, è quella legata ai colori e quindi a quella che una volta era la scelta della pellicola e che ora dovrebbe tradursi in scelte colorimetriche precise da parte dei fotografi. „ . . . . Zuorro, . . . mi trovi d'accordo con questa lettura, ci stiamo annegando in un'infinità di scelte cromatiche quando sarebbe utile individuare degli stili colore ben precisi un po come fa Fuji. e poi concentrare le energie, come dice Maurizio Palumbo, sul progetto fotografico. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 10:44
è strano perchè a volte si parla di mode e di utilizzo di preset tutti uguali che rendono tutte le foto simili, ma qui ora si parla appunto di questo, avere dei preset che facciano ottenere stilisticamente risultati simili. Ora io sono penso sempre che il progetto sia al primo posto, ma non sono concorde con la questione preset e imitazione della pellicola. Anzi credo che il digitale giustamente debba prendere una sua strada senza necessariamente scimmiottare il passato “ Il mezzo (analogico/digitale) o il fine (scatto o grafica) sono solo delle variabili del risultato finale „ conciso e chiaro, non posso che concordare |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 10:45
Digitale/analogico, due modalità di una stessa arte. Come in pittura parlare di acquerello piuttosto che tempera o olio. Certamente hanno il loto peso le implicazioni di velocità, numero scatti facilitato dal digitale, minori costi di produzione, ecc. Il linguaggio può essere inflienzato da questi aspetti, ma non in maniera determinanente. A meno di non voler far riferimento alla facilità dei lavori grafici applicati alla fotografia, ma forse si entra in un altro campo |
user90373 | inviato il 13 Marzo 2020 ore 11:29
“ Linguaggio fotografico, tra analogico e digitale cosa è cambiato? „ Forse solo il modo di leggere. Oggi non si legge più, gli occhi scorrono. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 11:59
No attenzione Matteo non si sta dicendo questo “ ma non sono concorde con la questione preset e imitazione della pellicola. Anzi credo che il digitale giustamente debba prendere una sua strada senza necessariamente scimmiottare il passato „ Si sta dicendo che una volta questo processo di ricerca veniva fatto da chi vendeva le pellicole. Ora ognuno dovrebbe lavorare il colore da sè. Poi se uno si fa un preset o meno è un altro discorso. E non si sta dicendo nemmeno di copiare le rese delle pellicole ma di crearsi, visto che è possibile, una propria "interpretazione" del colore indipendentemente dai preset più o meno paraculi che girano. Solo che è una cosa complicata e in pochissimi ci si mettono |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 12:28
forse ho capito male ma... “ una volta questa parte del linguaggio era data pronta da studi di decenni fatti da Kodak e fuji ecc che portavano a rese pellicola molto precise e rifinite. Uno studio che purtroppo stiamo perdendo „ significa che qualcuno fa un preset per noi e lo utilizziamo Vero che si vedono elaborazioni brutte brutte, ma alla fine è di preset che si parla. Ci sono preset belli che funzionano, ma il discorso si riconduca a questo, qualcuno di altro più bravo di noi ci da una serie di azioni che creano uno standar nella post per aver quell'effetto studiato |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 12:35
Fuji ha avuto la bella idea di dare ai suoi preset i nomi di famose pellicole del passato. Trovata quasi geniale, se non fosse che qualcosa di simile è presente in tutte le macchine, seppur con nomi meno evocativi. Personalmente uso solo quelli standard, come punto di partenza. Probabilmente i miei gusti non coincidono con quelli di chi realizza i preset. Non è del tutto vero che le pellicole portavano a rese precise e rifinite. Bastava cambiare qualcosa nello sviluppo, o nella carta utilizzata in stampa, per diversificare la resa. Con le diapositive invece no, eventuali personalizzazioni andavano fatte al momento dello scatto. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 13:15
Matteo G. La mia idea è che se ho un progetto fotografico realizzato in 40 scatti significativi fatti negli anni, di cui 15 son fatti con una fotocamera, 15 con un'altra e gli ultimi 10 con un'altra ancora, dovrò armonizzare uno stile colore per tutte per non creare problemi alla leggibilità del progetto fotografico. La mia finalità non è assolutamente lo stile colore ma il linguaggio fotografico che corre in quel progetto, lo stile colore è solo un dettaglio per mantenere una certa uniformità di resa e di lettura in tutte le foto. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 13:17
Io sono d'accordo con Matteo, da tempo ho scelto di non utilizzare preset o simulazioni pellicola, il mio sviluppo parte sempre da un profilo flat (ad es. Canon fedele o neutral) e poi la color science la scelgo in base alla situazione che ho in mente. È un retaggio dai miei trascorsi di sviluppatore di pellicola, anche allora, da chimico, preferivo farmi gli sviluppi da me. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 13:26
“ Di fatto un'immagine che all'apparenza sembra vera diventa in realtà la rappresentazione di qualcosa che non è mai accaduto o lo è stato in maniera diversa da come viene raffigurato „ La fotografia è rappresentazione! Con il digitale si sono allargati i confini ma il concetto è rimasto invariato. “ Siamo ancora fotografi o solo banali e miseri produttori di immagini desolatamente ammucchiate e disperse sui social media? „ Questa è una scelta che deve fare ognuno di noi. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 13:49
Matteo, non è che un preset è un male di per sè. Come tutti gli strumenti è un male se viene usato male. C'è chi sviluppa foto per foto dandogli un'interpretazione cromatica singola e "unica" e chi invece preferisce dare uniformità ai propri scatti. Che non vuol dire prendere il preset della velvia e caricarlo. Che poi i preset mica sono tutti simulazioni delle pellicole ... un preset è semplicemente un insieme di impostazioni. Tralaltro se non tocchi il file non è che non usi una "impostazione colore" semplicemente usi quella che ha deciso di usare nikon o canon ecc. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 13:58
Io non ho parlato di male, però mi ha fatto sorridere il fatto che a volte si critichino aspramente l'uso di certi preset che uniformano tutti a uno stile imperante ecc.. Ecc.. E che il digitale ha creato ttu ciò. Poi in realtà qui si dice il contrario cioè che il preset è comodo e aiuta a tenere tutto uniforme. Era solo una considerazione la mia non un attacco o una stigmatizza ione, non sono tra quelli che hanno la verità in tasca |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 14:00
Scusa marco ma non ci stiamo davvero capendo... il preset non è unico eh.. se ne possono fare infiniti. Tu ti sei mai creato un preset in base alle tue preferenze? Facciamo così escludiamo da questa discussione gli ignoranti che ignorano come si usano i preset e che li usano male senza cognizione ok? Poi non parlerei tanto di preset ma di impostazioni colore, quindi di "settaggi colore" |
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