| inviato il 30 Gennaio 2020 ore 20:04
Il bianco e nero toglie molte distrazioni, il colore molte volte distrae |
| inviato il 30 Gennaio 2020 ore 21:32
Nel colore ci sono piu' variabili da far quadrare, normalmente ci vuole piu' tempo. |
| inviato il 30 Gennaio 2020 ore 21:42
A mio modesto parere il colore richiede un'attenzione in più poiché oltre alle forme, al movimento e a tutto il resto va aggiunto un buon contrasto cromatico. Insomma un'occhio per il colore richiede un'abitudine che se non si apprende di base poi è molto difficile che sia presente. Nel mio caso io scatto attratto da alcuni aspetti della realtà e adatto lo stile, ancora acerbo, in base agli aspetti cardine del messaggio che voglio veicolare. |
user177356 | inviato il 30 Gennaio 2020 ore 22:34
Per me la cosa più difficile è non far sentire la mancanza del colore, come (IMHO) in questa foto:
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| inviato il 31 Gennaio 2020 ore 8:05
Il colore è didascalico il b/n no. |
| inviato il 31 Gennaio 2020 ore 8:17
Perché? |
| inviato il 31 Gennaio 2020 ore 8:55
Perché, con tutti i limiti e le peculiarità del mezzo, il colore ha la tendenza a richiamare il suo referente reale in modo piano e descrittivo. Il b/n non può farlo. E il suo riferimento all'oggetto è analogico, potremmo dire anche metaforico in senso generico. Quindi in effetti non so quale sia più facile/difficile, al di là eventualmente degli aspetti tecnici del mezzo. |
| inviato il 31 Gennaio 2020 ore 9:38
Il colore e' piu' difficile. Aggiunge complessita'. Non si tratta di gestire solo un elemento in piu', ma tutte le relazioni che si creano cln gli altri elementi della foto. |
| inviato il 31 Gennaio 2020 ore 10:28
Per me questa questione, posta in questi termini non ha alcun senso. Gia per prima cosa è troppo vaga ....la foto? Quale foto?...la foto in generale ?...non so cosa significa, ci sono delle foto per tale o tale altro uso, occasione, scopo, ecc...la tua questione non ha senso. Cosa ti fa credere che l'uno sia piu difficile che l'altro? |
| inviato il 31 Gennaio 2020 ore 10:37
Penso che non sia una questione di quale sia il piu difficile tra bw e colore. Non è una gara. Piuttosto di quale sia il più efficace per le immagini che si vuole realizzare |
| inviato il 31 Gennaio 2020 ore 14:52
Il succo è tutto in questa frase. E' una scelta di linguaggio “ Penso comunque che siano due linguaggi differenti, e come tali è necessario imparare a scrivere in due lingue „ E in questa che segue, che di fatto amplifica la prima che ho citato “ Perché, con tutti i limiti e le peculiarità del mezzo, il colore ha la tendenza a richiamare il suo referente reale in modo piano e descrittivo. Il b/n non può farlo. E il suo riferimento all'oggetto è analogico, potremmo dire anche metaforico in senso generico. „ (con il colore, descrivi l'oggetto per come è nel reale, mentre un'immagine bianconero è sempre un richiamo all'idea dell'oggetto e non è mai una sua rappresentazione reale) “ E' una lotta tra sogno e realtà „ Et voilà |
| inviato il 31 Gennaio 2020 ore 16:11
Personalmente credo che sia più difficile dare un'interpretazione personale ad uno scatto a colori. Il colore è spesso una "distrazione" per la forma. Il bianconero rende l'immagine più grafica, esalta le sagome, eventualmente la profondità, le ombre etc. Inoltre richiama involontariamente la fotografia della prima metà del 900, quindi più indicata per un'immagine senza riferimenti temporali (auto, pubblicità etc). Nella mia interpretazione, esempio, in notturna o comunque con luci artificiali prediligo il colore. In uno scatto con un soggetto per strada vestito in modo elegante, in uno in cui la sagoma è protagonista magari in bianconero. Io da innamorato del bianconero inizialmente ero quasi monotematico, poi ho iniziato a sperimentare il colore, parlando di esordi digitali. Negli accostamenti cromatici, dove il colore ha un ruolo protagonista, talvolta cerco gli accostamenti complementari (blu o verde vs rosso, etc.). |
user175879 | inviato il 31 Gennaio 2020 ore 16:50
Per me il b/n è solo apparentemente più facile. Diciamo che un mediocre b/n non disturba quanto il colore, ma da qui a dire che è un bel b/n ce ne vuole. |
| inviato il 31 Gennaio 2020 ore 17:15
il mio punto di vista lo ho gia' espresso. Tuttavia voglio precisare che non ritengo che piu' difficile significhi migliore. Per cercare di chiarire porto un esempio sulla composizione. Comporre una foto in cui ho un unico soggetto e' piu' facile che comporne una in cui ho 3 soggetti. In quest'ultimo caso mi tocca non solo gestire i 2 soggetti in piu', ma anche le relazioni di peso, spaziali etc etc che si creano tra tutti e 3 i soggetti. Naturalmente una foto ben gestita con 3 soggetti non per questo e' migliore di una foto ben gestita con un unico soggetto, e' solo piu' difficile. Non ritengo che la difficolta' sia in se' un valore, anzi personalmente "less is more". |
| inviato il 31 Gennaio 2020 ore 17:21
ho scattato per anni in bianco e nero, analogico, e avevo anche imparato a vedere in bn, tarando la visione sulla risposta del sistema complesso pellicola/sviluppo/stampa. Ero arrivato a un punto in cui, sapendo vedere in bn, mi era effettivamente più facile scattare in bianco e nero che a colore (indipendentemente dalla qualità delle foto). Vedere in bianco e nero vuol dire vedere per masse e contrasti e non per tonalità cromatiche, cosa che peraltro trovavo più facile in un mirino galileiano che reflex. Il vestito di arl-ecchino, un campo di fiori colorati, le case di Burano hanno prevalentemente valori cromatici, per cui in bianco e nero perdono quasi totalmente profondità e senso (soprattutto nei formati inferiori) . Al contrario un vestito con una ricca texture opportunamente illuminato, le forme di un giglio o le case di Matera hanno prevalentemente valori tonali e plastici, per cui rendono meglio in bianco e nero che a colori. Quando sono passato in digitale ho completamente abbandonato il bn. Primo perché mi sembrava una cosa posticcia, applicata a posteriori, poi perché, come devo candidamente ammettere, in digitale i parametri di sviluppo/conversione in bianco e nero diventano infiniti e in fin dei conti tuttora non sono in grado di controllarli in maniera soddisfacente. Sapendo parlare le due lingue, sapendo vedere a colori e/o in bianco e nero non è più difficile esprimersi in un linguaggio rispetto all'altro (a patto di aver qualcosa da dire). Peraltro il dibattito non è che sia un'invenzione recente: è dal rinascimento che si discute sul primato del disegno tipico della scuola romana e fiorentina o del colore tipico della scuola veneta e nordica. Del Piombo è stato un uomo a cavallo tra le due tendenze, disegnava come un romano e colorava come un veneto. |
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