| inviato il 18 Dicembre 2018 ore 11:51
ahè e vallo a dire ai reporter della cronaca nera e giudiziaria |
| inviato il 18 Dicembre 2018 ore 13:38
Io mi vergogno sempre quando fotografo le persone (a meno che non siano in un contesto di feste o manifestazioni es. carnevale) e quindi cerco di farlo con discrezione e senza che se ne accorgano. Ricordo però che la gente in Tailandia sembrava felice di essere fotografata e ciò mi metteva a mio agio |
| inviato il 18 Dicembre 2018 ore 13:53
Non posso che quotare anch'io Lordcasco: a mio modestissimo avviso, la fotografia deve essere anche "etica"... parlo di noi fotoamatori, chiaramente, diverso è, ovviamente, quando si tratta di reportage professionale a scopo di denuncia o documentaristico; miseria, disagio, disperazione, malattia, NON devono mai divenire spettacolo fine a se stesso, per il solo gusto di scattare una foto che si vorrebbe credere "diversa" e interessante ma che rischia di suscitare solo imbarazzo o disagio. |
| inviato il 18 Dicembre 2018 ore 13:53
sinceramente fotografo e basta, riesco a farlo senza farmi domande e indipendentemente dal soggetto. Si vede sono fatto così |
| inviato il 18 Dicembre 2018 ore 14:15
“ La prima domanda che mi viene in mente è perchè fotografare un povero cri.sto che oltre alla sfortuna e disgrazia in cui vive si deve anche sentire oggetto tanto interessante da essere fotografo, perchè? da chi? Perchè il fotografo "street" si ritiene leggittimato a ritrarre la disgrazia di un pover'uomo? Per farne cosa? Per convertirla in bianco e nero ed esporla in un forum? „ Parole sante |
| inviato il 18 Dicembre 2018 ore 14:33
il SignorMario fece un bellissimo intervento proprio su questa tematica arrivando a proporre una sorta di tutela legale a difesa della privacy di certi soggetti. Francamente trovo che un certo tipo di street molto in voga al momento, proprio quella che immortala gli sfortunati spesso a loro insaputa, sia assolutamente irrispettosa ed in fondo un pochino "ruffiana" alla ricerca di like come spesso si vede, tristemente, su certi famosi social. Come evidenzia LordCasco un conto è un progetto, un racconto, concordato a monte con il/i soggetti e volto a porre attenzione su questa o quella problematica; ben altro conto è lo scatto "rubato" per strada che, in tutta franchezza, eviterei assolutamente. La scusa dell'immagine "pubblica", raccolta per la strada (luogo pubblico) spasso fine a se stessa non dovrebbe, a mio modo di vedere, prevaricare il rispetto del disagio ed il buongusto. Se chi ha aperto il topic si è fermato senza scattare ha semplicemente dimostrato quel filo di sensibilità in più che sarebbe necessario avere |
| inviato il 18 Dicembre 2018 ore 14:34
concordo con Lordcasco e con gli altri interventi in genere: ho avuto modo di parlarne qualche tempo fa commentando la foto del "solito" poveraccio in cui si elogiava lo sguardo indurito dalla vita, la sofferenza che traspariva dalla foto ecc (non credo fosse su questo forum). Ovviamente la cosa non è piaciuta più di tanto. Il mio pensiero è lo stesso già espresso: mi sembra eticamente molto poco corretto usare queste persone come comodo soggetto per suscitare facili emozioni su qualche forum. Non lo vedo tanto diverso dal fotografare una persona ferita da un incidente o da qualsiasi altra disgrazia. Che per queste persone la disgrazia non sia un evento straordinario ma presenza costante nella vita, cambia poco. Come nella vita, anche nella fotografia c'è chi si fa scrupoli e chi invece decide di prendersi tutto quello che riesce a prendere...ciascuno farà i conti con la propria coscienza. |
| inviato il 18 Dicembre 2018 ore 15:21
La fotografia secondo me, ha anche un valore documentaristico, quindi fotografare cose sgradevoli o che si prestino a giudizi morali di qualsiasi tipo, è in funzione dell'interpretazione che si fa di quella foto, non nell'intenzione del fotografo che non è manifesta nè indagabile. Molte foto delle gallerie di Juza, prima di tutte quelle di nudo, ottengono molti likes più grazie alla modella o a pose secondo me poco eleganti, che alla qualità della foto. Quindi avere likes perchè si fotografa un mendicante o un emarginato non dipende dal fotografo ma da chi dà il like, è lui che deve giudicare, e se ritiene che la foto abbia urtato la sua dignità, non dovrebbe dare il like, che significa non solo "bella foto" ma anche tutto un insieme di altre considerazioni (vedi donna nuda a gambe larghe). Tempo fa vidi pubblicata una bellissima foto di un'anziana in ospedale, obiettai solo che le foto in ospedale non si possono fare senza l'autorizzazione della direzione sanitaria, per non violare la privacy dei pazienti. Si può prescindere da ciò quando si espone foto di questo genere nonostante siano belle, espressive e foriere di messaggi di ogni tipo?. |
| inviato il 18 Dicembre 2018 ore 16:49
che strano, hai fatto un esempio su un ospedale.... in realtà la questione privacy c'è anche per le persone riprese fuori dall'ospedale: il fatto di essere in strada, mi autorizza (almeno legalmente) a fotografare chiunque e a conservare l'immagine...forse, ma non sono sicuro, persino contro volontà dell'interessato. Escludendo sempre i minori, ovviamente. Diverso il discorso se pubblico: il consenso dell'interessato serve SEMPRE in questo caso. Non sono d'accordo nemmeno troppo sul discorso "documentaristico", perchè spesso è abusato proprio per giustificare scatti che vanno dal pessimo gusto (persone ferite, c'è davvero chi fa queste foto) al moralmente, secondo me, scorretto come il caso di cui stiamo parlando. Per il semplice fatto che, in assenza di un lavoro articolato/progetto o studio, non documentano proprio nulla, se non che quella tal persona è un "barbone" che in quel momento era appoggiato a quel muro. Troppo poco, secondo me, per giustificare la violazione della privacy commessa. |
user158139 | inviato il 18 Dicembre 2018 ore 17:12
Quindi, la famosa foto "Migrant Mother" di Dorothea Lange non avrebbe dovuto essere scattata, per rispetto alla donna raffigurata e ai suoi figli? |
| inviato il 18 Dicembre 2018 ore 17:34
La storia della fotografia è piena di immagini raccapriccianti (basti pensare a quelle di tutte le guerre) che se fatte da fotografi professionisti sono ammirate, se le fa un dilettante non sono giustificate. In India si possono trovare cadaveri per la strada e se li fotografo vengo considerato un degenerato. Resta il fatto che i morti ci sono: la fotografia può anche avere la funzione di denuncia sociale. Chi cerca likes con foto ad effetto è un problema suo, le cose ci sono e fotografarle non fa altro che renderle note (ove ce ne fosse casomai bisogno). Se poi è violazione della privacy allora diventa un problema legale ma mi pare che non ci sia ancora chiarezza su questo punto. |
| inviato il 18 Dicembre 2018 ore 17:56
“ Quindi, la famosa foto "Migrant Mother" di Dorothea Lange non avrebbe dovuto essere scattata, per rispetto alla donna raffigurata e ai suoi figli? „ in quell'epoca storica la privacy aveva un altro valore rispetto ad oggi, anche perchè ben diverse erano le possibilità di diffusione di una foto. Oggi, quella foto avrebbe potuto essere scattata, ma non pubblicata...le nostre libertà, come ci hanno sempre insegnato, sono limitate dal confine con i diritti delle altre persone...quando limito qualcosa, inevitabilmente perdo occasioni. Esistono situazioni e finalità in cui vengono superati certi diritti personali, ma non vedo nella fotografia pubblicata un'importanza tale da concederle un diritto superiore a quello della privacy. |
| inviato il 18 Dicembre 2018 ore 18:04
Molte opinioni, tutte con comprensibili ragioni a sostegno. Ma la domanda di Giordano riguardava l'approccio ad un soggetto difficile e come superare queste difficoltà. Questione differente dall'opportunità etica o legale di pubblicare o meno una foto. In pratica, sul campo, come si vince la "paura del soggetto sconosciuto"? Mi sembra sia questo che chiede Giordano. |
| inviato il 18 Dicembre 2018 ore 18:11
Ale Z@ "Faccia di tolla" o ce l'hai o non ce l'hai |
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