user92328 | inviato il 15 Agosto 2018 ore 2:15
Leo, io applico la tecnica di non andare sopra f11... Ecco come secondo me si risolve il calo della qualità della rifrazione sopra l'f/11, non andare sopra f/11... il resto lo si fa in PP con un pizzico di chiarezza o contrasto ecc ecc... nulla che non sapevi già.. Altre soluzioni non ne vedo, anche perchè è una questione di qualità più bassa, quindi come si fa a recuperare quello che non c'è..? infatti, chi ha parlato che sony lo fa solo sui JPG, io credo che non sia altro che una sorta di PP interna più elaborata per diminuire il danno della diffrazione.... Si può fare affidamento solo su qualche ottica che reagisce meglio a questo fenomeno.... ma a quanto pare ci si bada poco, perchè la maggior parte delle persone evita di chiudere troppo il diaframma... |
| inviato il 15 Agosto 2018 ore 2:54
L'unico modo per ridurre la diffrazione che vada oltre al semplice sharpening è la deconvoluzione. Praticamente bisogna conoscere la PSF (point spread function, ovvero la funzione che descrive come quello che normalmente dovrebbe essere un punto singolo in un' immagine si sparga su un' area più grande perdendo definizione) e applicare l'inverso di tale funzione all' immagine finale per ricostruire l'aspetto del soggetto di partenza. Ovviamente non si possono eliminare totalmente gli effetti della diffrazione perché non avendo precisione infinita ci sono più segnali diversi che portano ad ottenere lo stesso risultato finale una volta applicata la stessa PSF, quindi bisogna applicare metodi statistici per avvicinarsi a quella che PROBABILMENTE era l'immagine originale. Non chiedetemi i dettagli perché non ne ho la minima idea (forse Valgrassi potrebbe spiegarlo con i formuloni ), però la tecnica funziona e viene principalmente utilizzata in ambiti scientifici dove serve il massimo dettaglio possibile tipo la microscopia o l'astrofotografia. |
| inviato il 15 Agosto 2018 ore 8:20
@Bubu93 ciao compagno di tante crociate TEORICHE, vedo che non molli neanche a Ferragosto! @Leo45 è praticamente impossibili discutere di diffrazione senza ricorrere a qualche concetto fisico. Mettiamola così. C'è il principio di indeterminazione che assicura che c'é un limite alla precisione con cui puoi misurare posizione e momento (energia) di una particella. La luce è composta di fotoni, che non hanno massa (l'altra particella senza massa è il gravitone, i neutrini una massa seppur piccola ce l'hanno). I fotoni sono i messaggeri dell'energia dei campi nell'universo. Hanno un brutto vizio, l'energia dei fotoni dipende dalla frequenza, quindi i blu sono quasi due volte più energetici dei rossi. In genere non si parla di frequenze, ma di lunghezze d'onda (blu ca. 400nm, rosso ca. 700nm). Detta lambda la lunghezza d'onda, la diffrazione è riassunta nella formula di Airy: diametro=2.44*lambda*f/ Questa formula ci dice che la diffrazione aumenta passando dal blu al rosso e chiudendo il diaframma. E' un fenomeno osservato e caratterizzato molto tempo prima della quantistica, ma il principio di indeterminazione spiega perché esiste. Chiudendo il diaframma, determini sempre più precisamente la posizione nello spazio dei fotoni e meno bene la loro energia: quando arrivano al sensore conosci bene la loro energia, ma i fotoni si hanno subito la diffrazione, in obbedienza al principio di indeterminazione. Se hai una calcolatrice o Excel, calcoli il diametro Airy con luce blu, verde (si prende intorno ai 500nm), rossa. Ti accorgerai che il diametro è dell'ordine di grandezza dei sensel dei sensori moderni, cioè pochi micron che corrispondono a poche migliaia di nm. Quando riesci a far stare Airy in un sensel, hai minimizzato la diffrazione per un certo sensore, poi esci dal sensel e ne puoi colpire due, tre...dipende da f/. Chiusa la parentesi teorica. C'è una formula semplificata che mette in relazione f/, lambda e d (dimensione del sensel). Vale al 100% per sensori come i Monochrom Leica o P1 e i Foveon. Per i Bayer le cose sono un attimo più complicate, cmq vale questo: definita una Risoluzione equivalente, un sensel più piccolo avrà SEMPRE R(eq) migliore di un sensel più grande. Ma la differenza si assottiglia al crescere di f/. Quindi la R(eq) di una Canon 5DSR sarà > ma vicinissima a quella di una Canon 5DIV a partire da ca. f/11. Sto sperimentando l'effetto della diffrazione su una Sigma dp2m, è work in progress, ma al 500% e con fuoco all'infinito si distingue a fatica f/16 da f/5.6. I Sigma sulle dpxm sono ottimizzati al sensore, la loro qualità ottica si può solo paragonare agli obiettivi intercambiabili più costosi. La diffrazione in generale è sopravvalutata. Le aberrazioni della maggior parte degli obiettivi sono molto superiori agli effetti della diffrazione. Uso piccure+ per correggere aberrazioni e diffrazione (purtroppo non è più in vendita, devono aver litigato). Capture One ha una routine per correggere la diffrazione. Chiaramente non ci si deve preoccupare della diffrazione per poi usare una macchina con filtro AA, non ha senso Da misure abbastanza attendibili, la Phase One IQ3 da 100 Mpx ha una leggera flessione a f/22. Però è Bayer. I Foveon DEVONO far di meglio, per essere sincero sono entusiasta dei risultati preliminari, f/16 permette di usare Merklinger nei paesaggi con grandangolari |
| inviato il 15 Agosto 2018 ore 8:40
“ Dal punto di vista dei Soft qualche marca comincia a interessarsi alla diffrazione, nell'ultima versione di Canon DPP sembra ci sia una correzione ottica apposita dedicata agli obbiettivi Canon e Fuji da parte sua integra la correzione della diffrazione direttamente nei suoi corpi macchina allo stesso modo della correzione della distorsione, la vignettatura e l'aberrazione cromatica „ La diffrazione non è un difetto di una ottica. è un fenomeno fisico. Non lo puoi eliminare. Semplicemente se non vuoi perdere un po' di risoluzione non chiudere a f36 un obiettivo Io non so perché la gente è fissata con la "nitidezza" di un obiettivo. La diffrazione si nota a ingrandimenti elevati, se guardi una foto di 40cm di lato a 40cm di distanza sfido a notare la diffrazione di una lente chiusa a f16 o a f8. Se ti serve chiudere per la PDC.. chiudi... Se ti serve aprire... apri.... Ci son pochi campi in cui interessa la risoluzione piena delle lenti. eppure sembra il problema fondamentale di tutti i fotografi... boh.. |
| inviato il 15 Agosto 2018 ore 9:18
Anni fa con la mia APSC feci diverse prove. Ad esempio su questa mia foto volevo le stelline dei lampioni vicini e quindi chiusura a F/11 ma nelle luci lontane potete notare un po' di diffrazione. In questo caso, IMHO unica soluzione semplice e veloce è quella di scattare due foto a chiusure differenti, due livelli su Photoshop, livelli la luminosità di esposizione, si spennella con la gomma ciò che non va bene ed il gioco è fatto. |
user117231 | inviato il 15 Agosto 2018 ore 9:34
Ma perché i falsi problemi hanno grande riscontro.. e invece le grandi esigenze vengono ignorate ? La diffrazione. Un falso problema. La gamma dinamica. Grande esigenza. IGNORATA. |
| inviato il 15 Agosto 2018 ore 10:21
In fin dei conti mi considererei soddisfatto se potessimo stabilire una lista degli obbiettivi meno sensibili alla diffrazione sopratutto grandangolari , zoom trans-standard (24-70, 24-105, ecc...) e macro che sono quelli che si "chiude" di più e una lista dei Soft che hanno una "correzione" (diminuzione) della diffrazione e la loro efficacità...e infine le soluzioni imbarcate alle fotocamere.... Se già riusciamo a fare questo in 15 pagine credo sia già buono Isomma credo che avete capito tutti quello che cerco quindi per favore evitiamo di cercare il pelo nell'uovo o spaccare il capello in 4, se no non andiamo avanti...anche se un po di humor é benvenuto |
| inviato il 15 Agosto 2018 ore 10:22
La perdita di nitidezza della lente dovuta all'estrema chiusura del diaframma è un problema diverso dalla diffrazione. |
| inviato il 15 Agosto 2018 ore 10:24
Spiegati allora se ti esprimi in modo cosi telegrafico 15 pagine non basteranno |
| inviato il 15 Agosto 2018 ore 10:27
La diffrazione è il limite teorico massimo. Le ottiche normalmente non sono diffraction limited, quindi ci sono ottiche che a f16 si comportano meglio o peggio di altre sempre a f16 |
| inviato il 15 Agosto 2018 ore 10:29
La diffrazione è legata al disco di Airy e adesso sono al cellulare ma sono sicuro che Valgrassi ti spiegherà in modo più esauriente Poi c'è il problema della lente e della sua trasmissione di linee per mm, se guardi un MTF noterai che MEDIAMENTE un grandangolare lavora benissimo tra f 5.6 a f 8 per poi avere un decadimento su diaframmi più chiusi, soprattutto gli zoom. Molto spesso questo decadimento è superiore ai problemi riscontrati per diffrazione. |
| inviato il 15 Agosto 2018 ore 11:20
Ho pubblicato in parallelo un Topic identico nel Forum della rivista francese "Chasseur d'Images" cosi se trovo idee e soluzioni da quella parte ve lo faro sapere Magari vi do qualche altra spiegazione sul perché mi soffermo tanto sulla diffrazione : oltre alla semplice curiosità sull'evoluzione dei soft ecc...c'é il fatto che io prediligo la foto di Street/reportage e che utilizzo quasi escusivamente la tecnica dell'iperfocale a f.16 per non curami della messa a Fuoco, essere sempre pronto allo scatto e cosi concentrarmi sul soggetto....capirete che per me la diffrazione é un problema acuto, io lavoro sempre in diffrazione |
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