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"Non so se mi spiego" -disse il paracadute.


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avatarsenior
inviato il 23 Marzo 2018 ore 17:38

Eh, ma il problema è spinoso, perché mi ci gioco la testa che se una riproduzione caratterizzata
dalla natura puramente collaborativa della prestazione posta in essere dal fotografo
viene firmata da Oliviero Toscani, qualunque giudice la colloca nella categoria superiore senza fiatare

avatarjunior
inviato il 23 Marzo 2018 ore 17:46

La legge non è uguale per tutti Sorriso ;-)

avatarjunior
inviato il 24 Marzo 2018 ore 7:38

Inizio a dubitare di essere ancora allibito. Meno male, in fondo allibire può creare dipendenza, quindi meglio non abusarne. E poi la storia che esiste una fotografia semplice mi piace.

avatarjunior
inviato il 25 Marzo 2018 ore 10:02

E ancora, è davvero semplice fare una fotografia semplice? Non è forse l'aspetto più umano di una fotografia, quello di non essere come sembra?

avatarsupporter
inviato il 25 Marzo 2018 ore 14:04

Travolto dalla profondità e magnitudo del post, basisco, incapace di interloquire e... seguo!

avatarjunior
inviato il 25 Marzo 2018 ore 20:53

Grazie! Anch'io mi seguo, le poche volte che ci riesco Sorriso

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2018 ore 21:44

Io ci riesco per antonomasia: sono il gatto che si morde la coda

avatarjunior
inviato il 26 Marzo 2018 ore 10:00

Scusa, ma non era il cane? Però devo dire che i gatti li conosco poco.

avatarsenior
inviato il 26 Marzo 2018 ore 12:21

Quello del grande Gaber era il gatto:

"Il gatto si morde la coda,
si morde la coda, il gatto.

Il gatto si morde la coda
e non sa che la coda è sua"

avatarjunior
inviato il 26 Marzo 2018 ore 16:12

La storia del gatto è istruttiva: troppe volte facciamo un ragionamento senza accorgerci che non ci abbiamo capito un càzzo (si può dire 'capito' ?) Anche in fotografia credo sia così Sorriso

avatarjunior
inviato il 27 Marzo 2018 ore 8:25

E' anche vero che se dovessimo capire tutto quello che diciamo (o facciamo), di noi stessi ma anche degli altri, potremmo rimanerne facilmente delusi. La creatività come gabbia. E la comprensione ancora beffarda e distante.

avatarjunior
inviato il 28 Marzo 2018 ore 8:30

(Fonte):
"La storia delle leggi sul copyright che in italiano viene chiamato diritto d'autore inizia con i primi privilegi e monopoli garantiti agli stampatori dei libri. Con la diffusione della stampa, la minaccia della diffusione della cultura non controllata dalla censura, che nel passato era considerata un legittimo privilegio dei governi, portò Maria I d'Inghilterra nel 1557 a concedere il diritto esclusivo di copia agli Stationers su ogni stampa, con valenza retroattiva anche per le opere pubblicate precedentemente, con l'obbligo di ricercare e confiscare le stampe ed i libri non autorizzati, incluso di bruciare quelli stampati illegalmente."
"..."
"I principi e le ragioni storiche che hanno portato alla definizione del copyright come lo conosciamo oggi sono quindi inizialmente di carattere censorio, e solo successivamente si è imposto il criterio del lucro anche se anche attualmente il copyright viene utilizzato come strumento per applicare la censura. Il fatto che non nasca dalla necessità di tutelare l'autore ma chi controlla il processo di copia, lo dimostra anche la differenza denominazione dall'inglese copyright, ovvero diritto di copia, rispetto all'italiano "diritto d'autore", anche perché è possibile che tali diritti di copia siano acquisiti da soggetti diversi dall'autore."

avatarsenior
inviato il 28 Marzo 2018 ore 8:59

Questo è vero per il "diritto di riproduzione", che in paesi con legislazioni ferraginose, come l'Italia, viene spesso confuso col "diritto d'autore": per quanto riguarda quest'ultimo, nel Medioevo i pittori erano soliti non firmare le proprie opere, ma già all'inizio del '400 si ebbero casi di pittori (e scultori) che non venivano pagati con la ridicola scusa che l'opera fosse stata realizzata da altri (in realtà il problema era già sentito nel Medioevo, tanto che per le opere "pubbliche" come la realizzazione e decorazione delle cattedrali, venivano redatti veri e propri verbali di assegnazione e stati d'avanzamento); comunque persino Michelangelo ebbe a lamentarsi della cosa, perciò tra la fine del '400 e l'inizio del '500 gli artisti iniziarono a firmare le proprie opere. Oggi anche il diritto di riproduzione assume un connotato completamente diverso da quello originario, e cioè quello di diritto legato alla proprietà materiale dell'opera (dove ancora esiste, la censura è stata è stata comunque separata tecnicamente) e quindi alla possibilità di sfruttamento commerciale.
Perciò dovremmo sempre distinguere il "diritto di riproduzione" dal "diritto d'autore"; semplicemente, quando l'opera è ancora di proprietà dell'autore (come per le foto postate sul forum) i due diritti vengono a coincidere.

avatarjunior
inviato il 28 Marzo 2018 ore 11:32

Il sistema romano contro quello anglosassone, la parola del legislatore contro quella del giudice, la civil law contro la common law. Dove civil law e common law si incontrano è nell'essere entrambi termini anglosassoni (ma di origine romana). Sorriso

avatarjunior
inviato il 28 Marzo 2018 ore 15:58

(Fonte):
"Nel descrivere il contesto normativo internazionale in materia di diritto d'autore si è soliti prendere le mosse dalla Convenzione di Berna, non foss'altro che per una ragione di carattere cronologico, stante la vetustà della fonte.

Sovvertendo l'usuale ordine, chi scrive ha ritenuto di scorgere altrove il cominciamento della trattazione, ovverosia in quella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo che, all'art. 27, comma II, riconosce il valore supremo dello sforzo dell'ingegno umano, con le seguenti parole: “Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore”.

Nella stessa disposizione, tuttavia, al primo comma si afferma “Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici”. Si sancisce, in buona sostanza, la necessità del contemperamento tra la tutela autorale e il diritto della collettività a non vedersi precluso l'accesso alla conoscenza in ragione delle esclusive concesse all'autore. E', dunque, su questo difficile e faticoso equilibrio che, secondo la Dichiarazione Universale dei Diritto dell'Uomo, dovrebbe poggiare qualsivoglia normativa sul diritto d'autore affinchè la legge non diventi per la comunità odioso strumento di costrizione del sapere."

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