| inviato il 14 Luglio 2016 ore 18:28
ciao...nella tua frase : ha senso accostarsi alla fotografia per categoria ....ti rispondo cosi.. raccontandoti la mia piccola esperienza fino ad ora.. è quello che mi chiedo da un pò... iniziato circa un anno fà... chi ti chiede che genere fai...poi vai sui forum e devi inserire foto per categoria...chiedi consigli su obbiettivi ti chiedono subito che macchina hai e che genere fai...certe "categorie " ti vengono meglio...altre peggio... nei circoli arriva gente che ti fa una serata di street oppure di paesaggi...insomma...un insieme di fattori che... dopo un pò cominci a chiederti se è meglio buttarsi in un genere... in questo momento mi gira spesso nella testa questa domanda... ma...dentro di me...conoscendomi... difficilmente mi imbriglio in qualcosa di categorico... scatto per divertirmi....... cercherò di convincermi da solo che il" non genere " è un " genere "..... se esce qualcosa di buono bene... altrimenti...pazienza... |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 18:30
Impostare le proprie preferenze di ricerca della scena è variabile da individuo a individuo. Questo appartiene alla libertà di ciascuno. Io cerco lo scatto singolo, non faccio mai progetti, lascio alle circostanze, al destino e alla fortuna l'incontro di una realtà visiva. Credo alla singola fotografia espressa nella sua unicità, nel modo del momento. Al contrario, le fotografie seriali ruotanti su uno stesso soggetto, mi sembrano diluire molto del loro interesse e della loro bellezza. Il lato sorprendente e imprevedibile della fotografia per me è il più interessante. Naturalmente per altri le scelte saranno opposte. |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 18:33
Caro Jakye.... in genere i "circoli" (di tutti i tipi) promuovono i propri codici e li fanno diventare verbo. Un po' è normale, un po'... meno. Il "genere" entro un certo limite ha senso, oltre no. Come dicevo, inserire una foto in una categoria in un forum ha assolutamente senso, per ragioni di ordine pratico. E trovo sacrosanto che sia così. Già però parlare di "serata street" è un'altra cosa. Ancora non è "male", ma se diventa regola assoluta, allora io trovo sia una gabbia inutile, anzi dannosa |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 18:46
Parto con l'affermazione che ognuno fotografa ciò che gli piace, e così deve essere. Io mi sento molto ecclettico e quindi faccio foto dei generi più disparati. Non ho mai voluto fare corsi fotografici o iscrivermi a circoli fotografici, per il timore di rimanere ingabbiato in schemi rigidi. Sono conscio che facendo così non raggiungerò l'eccellenza fotografica in nessuna categoria, ma non mi voglio precludere nessuna via, e se nella fotografia l'importante è divertirsi, io mi diverto parecchio. Tanti saluti Luca |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 19:01
Non so io non mi ci trovo con le categorie... Vorrei vedere la fotografia utilizzata per quello che è, un linguaggio dove l'unico fine è il messaggio che si vuole dare. E questo non può essere relegato ad una condizione univoca. Quindi è il messaggio che mi fa scegliere l'azione per ottenerlo e non viceversa. La fotografia come la penna di uno scrittore più ha modalità di espressione più risulta efficace, interessante e può veramente trasportare nella fotografia un impronta di se stessi. Gianguido. |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 19:05
Ma voi il messaggio lo vedete prima o dopo lo scatto? Io sempre dopo, e quando scatto per comunicare un messaggio preciso osservando il risultato ne vedo sempre uno diverso e più sigificativo. No non sempre, qualche volta dico: che cacchio di messaggio è questo? Come quella volta che fotografai una testa di pesce a piazza Dante perchè volevo collegarla a Cristo, ma poi pensai... chi lo capirà? |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 19:10
Col passare del tempo, penso sempre meno alle "categorie" e sempre più spesso a "qualcosa da raccontare per immagini". Le categorie sono un recinto che da sicurezza a chi inizia, chi ha più esperienza comincia a praticare la fotografia, magari ragionando in termini di storytelling. |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 19:54
“ Col passare del tempo, penso sempre meno alle "categorie" e sempre più spesso a "qualcosa da raccontare per immagini". „ Condivido pienamente, e prima che agli altri devono raccontare qualche cosa a me. “ Le categorie sono un recinto che da sicurezza a chi inizia, „ Non condivido, quando iniziai cio' che mi affascinava era riuscire a fermare il tempo in uno scatto. Non avevo categorie da seguire ma solo l'emozione visiva dell'attimo. |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 21:04
Di gran lunga preferisco la casualità delle cose. Nella mia esperienza, il caso, quello fotografico almeno, si presenta immancabilmente quando esco a mani vuote, una valida ragione per avere sempre la macchina fotografica al seguito! Non riesco ad avere una mente programmata per vedere un "genere" piuttosto che un altro. A volte ho la fortuna di imbattermi in una situazione, una scena, un fiore che sembrano essere lì proprio per me ed è quello che più amo in uno scatto: la gioia di vedere...l'attimo... |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 21:13
Proprio l'altro giorno ho fatto aggiungere con successo allo staff di juza la categoria Vita tra gli #. Quindi condivido il post! |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 21:14
Io quando esco cerco prima di pensare ad una scena da fotografare. Tendo ad essere simile a Filiberto tanto non mi piacciono fiori,insetti e via dicendo,se esco e vado in città voglio fare foto urbane. Se sono al mare idem e la sera magari mi metto col cavalletto a fare dei panorami,ma mentalmente devo sapermi organizzare,a me piace fare cosí. Quando non ho niente da dire semplicemente non scatto. |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 21:31
“ Io da giovane leggevo Le memorie di Casanova e Urania. ... „ Per Urania immagino che intendi la mitica collana Mondadori diretta dai mai abbastanza rimpianti Fruttero e Lucentini. “ ... Poi un giorno mi è capitato L'occhio del fotografo, pensavo fosse un triller... „ Ecco... il buon Andreas Feiniger: uno difficilmente inquadrabile in categorie: è noto soprattutto per il paesaggio urbano; ma ha fatto anche, ad altissimi livelli, ritratti (come quello di Dennis Stock allegato nella pagina precedente), reportage, paesaggio naturale, macro (può essere considerato tra "padri" del genere) ecc. “ Io cerco lo scatto singolo, non faccio mai progetti, ... „ Neanche io: di progetti mi tocca farne per ore al giorno quasi tutti i giorni con il CAD, se esco con la macchina fotografica chiedo di esserne dispensato. |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 21:52
Come hai detto in molti casi le categorie servono per dare un minimo d'ordine, per aiutare a trovare ciò che si cerca e anche questo ha la sua importanza, per il resto esco di casa con un'idea abbastanza precisa di cosa voglio realizzare, dove e come ma lascio la porta (o meglio la mente) aperta ad ogni stimolo ed opportunità, come insegna Ghirri il caso ha importanza ache all'interno di un progetto, insomma se sono in Provenza a fotografare campi di lavanda e in mezzo ci trovo una sposa giapponese qualche ritratto lo scatto, se poi oltre alla sposa spunta un intero autobus di pittoreschi giapponesi che si tuffano tra lavanda e girasoli fotografandosi in tutti i modi può anche essere che il progetto iniziale cambi e che per un paio d'ore si trasformi in un piccolo reportage su di loro... |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 21:53
Ringrazio tutti per le annotazioni che hanno voluto lasciare, e aggiungo una piccola considerazione, visti alcuni interventi che penso la richiedano.... Lo spirito del topic non era contrapporre la fotografia "programmata" alla fotografia "figlia del caso". Inoltre credo sia diverso parlare di "genere" piuttosto che di "categorie" nel senso abitualmente ormai diffuso. O perlomeno, che si rischi qualche confusione... E provo a spiegarmi: per la prima nota (programmi vs caso)..... autori come Cartier-Bresson o Doisneau, di sicuro non erano fotografi che agivano "a caso", che non avevano una precisa dimensione estetica o che non siano stati capaci di esprimere un chiaro e unitario percorso tecnico e artistico. Ma questo non deve necessariamente prevedere l'idea che dovessero ragionare in termini di "oggi farò questo". Personalmente, quando sono in un luogo, non decido praticamente mai cosa e come fotograferò, ma preferisco che sia il luogo stesso a dettare il ritmo e le regole del gioco (se ci riesco... ). Preferisco dover scoprire io se c'è ilarità o pena, gioia o dolore, piuttosto che programmarli e poi andarli a cercare (sempre entro certi limiti...). Per la seconda nota (genere e categoria): credo che chiunque direbbe che, per esempio, Salgado faccia fotografia "di un certo genere". Ma trovo assurdo pensare che Salgado pensi "vado a fare street". Nel suo "genere" c'è il ritratto, la foto di strada, la dimensione urbana, il documento.... Quindi, che per attitudine o bisogni personali si possa scegliere di dedicarsi un "genere" di fotografia è cosa differente, a mio avviso, rispetto al categorizzare le diverse tipologie di scatto e muoversi di conseguenza. Lo dico senza giudizio, non che una cosa sia bene e l'altra male. Solo, credo siano cose diverse tra loro. Gerr.nat, per la faccenda del "messaggio".... risponderanno altri mi auguro. Io il problema di realizzare una fotografia con un messaggio dentro (salvo casi specifici ovviamente, che pure ci sono stati) più di tanto confesso che non me lo pongo. Poi altra cosa è dire che, nel complesso della propria produzione, non si lasci trasparire una certa qual interpretazione del mondo. E credo che questo valga, poco o tanto, per ognuno di noi. Ma è un'altro discorso direi... |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 21:56
Caterina, giustissima considerazione. Preciso quindi che io non sono contrario di per se al "progetto". Sono contrario all'idea che sia, quella del "progetto", una via di per se più nobile o meritevole. Praticamente imprescindibile. Sai meglio di me che in molti corsi, circoli, ambienti vari, il messaggio è questo. E a mia opinione è molto fuorviante. Ed errato. Perchè insegnare a pensare in termini di portfolio, e non a pensare in termini di "entità sensibile del fotografante"? Forse perchè... si fa prima |
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