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Dalla mia esperienza, in Italia, ti devi sudare tutto, almeno per portare a casa qualcosa di diverso da una foto ricordo o documentativa. Parte fondamentale è riconoscere l' ambiente congeniale alla specie che si cerca, ricavare una piazzola su cui stare ( con la bussola potete capire dove sarà il sole la mattina e la sera ), eliminare gli elementi di disturbo che potrebbero impallare il.soggetto ( 3 fili d'erba riachiano di rovinare una foto o non far agganciiare l' af ), prevedere un mimetismo adeguato, arrivare con congruo anticipo ( anche ore ). Gli uccelli hanno intelligenze diversamente sviluppate, ad esempio i cavalieri d' Italia hanno decisamente capacità elaborative basse, si allontanano al tuo arrivo, ti vedono entrare in tenda e pensano che tu sia sparito nel nulla. Un paio di anni fa mi sono arrivati a 3 metri dalla tenda decatholn un gruppo di mignattai ( sono animali molto elusivi e diffidenti ), in quel caso mi aiutò un gruppo di garzette che era sceso poco prima, la.presenza di altri animali rassicura moltissimo. L' avifauna richiede tanto sacrificio e pazienza, consiglio di iniziare in oasi per imparare le abitudini dei soggetti
DETTOFATTO ti riferivi a me ???.il 99%delle mie foto naturalistiche xono state scattate dall auto..nella mia zona è praticamente impossibile andare di capanno devo andarli a cercare..:fsorry grazie per l apprezzamento..
user17361
inviato il 19 Giugno 2016 ore 9:19
Quoto Roberto Marchitelli
Per il resto vorrei sottolineare che molti che hanno gallerie enormi le hanno perché hanno anche tanti di questi -----> € e possono permettersi tanti viaggi là dove la zuppa è già pronta , ma anche non lo fosse in certi luoghi i pennuti ti cadono dal cielo....
L'auto si potrebbe considerare come un ampio capanno mobile... Indubbiamente le mie considerazioni sono valide per l'italia e per chi inizia...
user17361
inviato il 19 Giugno 2016 ore 9:43
ma guardate questo a che distanza becca un picchio in campo aperto in una riserva Americana
Qua da me in Abruzzo (ed ho detto tutto) ti capita una volta ogni morto di papa, quest'anno solo con due cuculi dal ciuffo, una averla piccola maschio e piviere dorato ma che per beccarlo c'ho dovuto strisciare a terra per 30 metri in un campo
Ottimo decalogo. Da principiante mi accorgo spesso della difficoltâ della caccia itinerante. Proprio ieri in tardo pomeriggio non so quanti avvistamenti ho fatto e sul piú bello che mi preparavo a scattare venivo individuato. Poi però le soddisfazioni sono arrivate quando sono riuscito ad avvicinarmi ad un martin pescatore. Tirando le somme le foto non saranno bellissime ma son sicuro che la prossima volta saprò dove appostarmi e riuscirò ad ottenere scatti migliori. La conoscenzadel luogo e un po' di fattore x non guastano mai.
Il secondo punto che dicevo, si riferisce al fatto di evitare di andare a tutti i costi verso l'animale, ma nei casi di animali che fanno avanti e indietro nel loro territorio (per esempio i limicoli ma anche tanti altri) posizionarsi sdraiati vicino al loro percorso abituale e aspettare che siano loro piano piano ad avvicinarsi a noi (e non il contrario). con questo sistema, essendo loro a muoversi, si riducono moltissimo le distanze perché si sentono più sicuri e tengono anche un comportamento più naturale. poi dipende molto anche da animale ad animale, da me sull'entella per esempio corrieri, piovanelli e cavalieri si avvicinano anche a meno di 4/5m, spesso dipende anche da esemplare ad esemplare, c'è ne sono certi più socievoli e certi più timidi.
“ Vale anche per distese/campi aperti senza punti per nascondersi? „
per mia esperienza l'importante è stare sdraiati, si riduce al massimo la sagoma e i soggetti si tranquillizzano, inoltre si ha un punto di ripresa decisamente migliore; avanzare strisciando lentamente è forse il metodo che permette di avvicinarsi di più in assoluto, molto spesso mi capita di avvicinare animali alla foce dell'entella che è sassosa/sabbiosa senza nessun tipo di riparo e con un po (molta) pazienza si arriva quasi sempre a portata di foto
“ 1) Non si è mai troppo vicini „
se ti trovi un pettazzurro a 4m e la tua minima distanza di messa a fuoco è 5m (ovviamente senza avere dietro i tubi di prolunga), ti garantisco che le imprecazioni sono di tutt'altro tipo
Non esistono regole assolute ma l'intervento di Marchitelli riassume le mie convinzioni, non del tutto forse sull'efficacia didattica delle oasi. Anche in Italia si possono fotografare soggetti a tre metri, non solo all'estero; si presuppongono un'area nella quale agire senza disturbo o quasi, il posizionamento di un appostamento fisso mimetizzato e l'entrare in sintonia con i volatili. Hanno una loro intelligenza che varia da specie a specie, da individuo ad individuo ed alla lunga ci si accorge di come modulano il loro comportamento sulla nostra presenza. Ricordo ancora di quel picchio che riusciva a capire se ero meno all'interno del capanno; cambiava approccio a seconda della conclusione cui era arrivato ma alla fine arrivammo ad un accordo: potevo scattare soltanto a buoni 15 secondi dall'inizio del suo pasto.
io per quel poco che ne ho avuto bisogno semplicemente avvolgevo il corpo e una meta dell'obiettivo con una giacca, non è ne il massimo della comodità ne probabilmente il massimo dell'efficienza però bene o male smorza abbastanza lo scatto da renderlo tollerabile anche ai soggetti più timidi, avevo anche pensato di studiare un qualcosa di meglio utilizzando del neoprene spesso ma alla fine è rimasta solo un'idea.
ottima cosa....fotografare animali e frequentare luoghi naturalistici è sempre bello e per quanto mi riguarda è un buon antistress.
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