user39791 | inviato il 30 Marzo 2016 ore 21:04
La maggior parte delle foto storiche di HCB al giorno d'oggi tecnicamente non passerebbero il vaglio di un fotoamatore che ha comperato da 3 settimane la sua prima macchinetta digitale. Eppure sono nella storia dell'arte fotografica. Una registrazione degli anni 30 di Robert Jonson mi arrapa molto di più della maggior parte della musica blues tecnicamente perfetta che possiamo ascoltare in produzioni recenti. Questo non vuol dire che la tecnica è antitetica all'ispirazione artistica, ci mancherebbe. Solo che non si devono confondere troppo le due cose. |
| inviato il 30 Marzo 2016 ore 21:05
Punto di vista estremamente interessante e riflessivo, grazie per la segnalazione Caterina ! |
| inviato il 30 Marzo 2016 ore 21:19
“ non è che a volte la grande competenza diventa un ostacolo al godimento della comunione intellettuale con un artista? „ Grazie per averci dato l'opportunità di leggere questo aricolo molto interessante e non solo dal punto di vista fotografico. Rita |
| inviato il 30 Marzo 2016 ore 21:26
Fabio1951, il punto non è che non sia necessario curare la tecnica in ogni fase, compresa quella di stampa; ci mancherebbe che non si approfittasse dei progressi che la tecnologia ci mette a disposizione! Però questo non deve diventare un'ossessione, o peggio, un modo per discriminare il "valore autentico" di un'opera e di un artista. Smargiassi non è sicuramente un tecnico dei processi di stampa fotografica, ma non è nemmeno uno sprovveduto appartenente al "grande pubblico"; se lui quei "difetti" non li aveva notati, penso che si possa tranquillamente affermare che non possedevano la rilevanza che poi gli è stata addossata. Ed è per questo che mi chiedo quali siano la logica e le finalità di certe critiche particolarmente puntigliose. |
| inviato il 30 Marzo 2016 ore 23:39
Grazie a tutti per gli interessanti interventi. Filiberto è stato bravo ad estrapolare una frase che rappresenta il succo dell'intero articolo, sottolineato anche da Daniele nell'ultimo intervento. @Blixa capisco perfettamente, anche io abito lantana dal centro ed organizzarsi all'ultimo è un problema, prossimamente dovrebbero esserci degli eventi interessanti, appena ho le date passo parola @Max ne parliamo in MP Buona serata, ciao. |
user15476 | inviato il 31 Marzo 2016 ore 1:52
Non capisco il riferimento al fruscio con i Pink Floyd che mi sembra anche fuorviante. Ormai non c'è più niente di simile ai Pink Floyd, anche in ambito fotografico. C'è rimasto solo il fruscio o la sua assenza; per forza che mi metto a guardare almeno come vengono le stampe. Mi basta vedermi riflesso nello specchio della cornice e già la mostra prende una brutta piega. Qualunque osservatore può "cadere" nei vari tranelli di un certo tipo di tecnica che induce a l'autoconvinzione che l'opera sia buona. Lo Studium ed il Punctum di Barthes sono ancora attuali per l'indagine nella fotografia; questo "godimento spontaneo" (?!) da parte di un pubblico più o meno esperto con presunte capacità di entrare in risonanza con un'opera, non sarà alla fine solo temporaneo finché non si scopre e si impara a riconoscere veramente la bellezza? |
| inviato il 31 Marzo 2016 ore 9:16
“ " A casa loro io ascoltavo i Pink Floyd, loro ascoltavano i fruscii." „ Parto da questa frase che secondo me non riassume affatto tutto l'articolo! Anzi la trovo sbagliata. Mi spiego. Io credo che in generale la conoscenza di un argomento non ne pregiudica affatto la fruizione, anzi ne può ampliare il godimento. Messi di fronte alla stampa di una foto ad una mostra, Smargiassi rispetto a me troverebbe decine di argomenti da trattare, dalla qualità dello scatto, alla stampa e per finire sulla corretta esposizione dell'opera, di come la luce colpisce la stampa etc... e se la foto è stata sampata male o posta in una condizione di luce sfavorevole a lui darebbe fastidio perchè con le sue conoscenze si rende conto che avrebbe potuto rendere di più e trarne più piacere!! Io avrei detto: bella questa, e sarei andato avanti. Tornando alla frase sui Pink Floyd, la trovo sbagliata perchè un audiofilo appassionato del gruppo inglese, trova fastidioso ascoltare ad esempio "The Wall" su un vinile pieno di fruscii quando ci sono tantissime stampe disponibili che suonano benissimo e silenziosissime normalmente disponibili sul mercato. Diverso è il discorso se parliamo di stampe rare che documentano un evento particolare ad esempio un live degli inizi della carriera o un concerto ripreso in modo non ufficiale, l'appassionato si gode lo stesso la musica fregandosene della qualità. Tornando all'argomento principale io sono convinto che la conoscenza di un argomento può solo farcelo apprezzare di più. Un grazie a Caterina per l segnalazione e per lo spunto di riflessione. |
| inviato il 31 Marzo 2016 ore 10:03
Atenzione Peppe , rivediamola intera la frase “ Altrimenti è forte il rischio di diventare come certi appassionati di hi-fi dell'era pre-cd, ossessionati dalla perfezione del suono riprodotto, che entravano in ansia ogni volta che la puntina si posava sul vinile, temendo che il loro impianto ultrasofisticato lasciasse comunque passare dei fruscii. A casa loro io ascoltavo i Pink Floyd, loro ascoltavano i fruscii. „ Quindi si sta parlando di difetti minimi sul top dell'epoca...il punto è quello che ha evidenziato Daniele, Michele non mette certamente in discussione il valore della competenza ma solo alcune estremizzazioni che portano a mettere aspetti secondari al centro del mondo. Marameo, rispetto la tua opinione ma non ne condivido nulla, le nostre visioni sull'argomento sono talmente lontane che è inutile provare a parlarne via post Un saluto, buona giornata. |
| inviato il 31 Marzo 2016 ore 10:11
@Caterina hai ragione, estrapolando la sola frase finale dal resto, il senso cambia! |
| inviato il 31 Marzo 2016 ore 10:16
Il valore di Dark Side of The Moon, resta intatto sia se ascoltato su musicassetta che su campionature mostruose o su un vinile stampato perfettamente. Ovvio che più l'impianto è performante, più si potranno apprezzare le finezze in fase di registrazione, le sfumature espressive sia della voce che il tocco sugli strumenti, compresi anche i difetti. Però concorderai con me, che a livello artistico non puoi paragonare una canzonetta estiva registrata magistralmente e riprodotta su un impianto hi end, con i Pink Floyd, anche se riprodotti su un impianto da 50€. Un'altra cosa, che in parallelo alla fotografia, riscontro negli audiofili, spesso e volentieri ascoltano la musica perché risalta le caratteristiche dell'impianto, e non viceversa. |
| inviato il 31 Marzo 2016 ore 10:29
Condivido l'ultimo intervento di Caterina. Anche a me il messaggio di Smargiassi sembra essere una denuncia alla eccessiva focalizzazione su aspetti che potrebbero passare in secondo piano, col rischio di sacrificare la lettura del messaggio sull'altare dell'ipercriticismo. Potrebbe essere interessante capire quali sono le motivazioni che partoriscono queste incongruenti conseguenze. |
| inviato il 31 Marzo 2016 ore 10:42
Credo che il vero esperto sia chi riesce a passare sopra a certi aspetti tecnici, che siano riguardanti la stampa, la composizione o altro, è colui che riesce a cogliere la vera essenza dell'immagine che ha di fronte. Credo che il succo sia tutto in questa frase "Bisognerebbe ripetersi più spesso questa così semplice domanda: la persona che scrive e fotografa per me, al di là di tutto, cosa vuole dirmi?" Un Grazie a Caterina, che segnala sempre articoli interessanti e di sana fotografia. Ciao Luca |
| inviato il 31 Marzo 2016 ore 11:10
“ Un'altra cosa, che in parallelo alla fotografia, riscontro negli audiofili, spesso e volentieri ascoltano la musica perché risalta le caratteristiche dell'impianto, e non viceversa. „ Anche questa affermazione mi pare che abbia centrato il punto: non sarà che anche nella critica di alto livello stia prendendo piede questa tendenza? |
| inviato il 31 Marzo 2016 ore 11:17
Peppe, tu conosci benissimo la differenza tra audiofili e "ascoltoni". La frase si riferiva ai secondi ! |
| inviato il 31 Marzo 2016 ore 11:19
@Max57 |
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