| inviato il 04 Marzo 2016 ore 23:56
Prima notte serena, prima notte alla ricerca della Dama sfuggente. L' Aurora non si lascia attendere e ci regala una prima apparizione alle spalle di Vik, specchiandosi sul manto di neve inviolata che ne ricopre le montagne. Anche in questi frangente non siamo soli.. non mancano i nostri amici orientali che, spalle all'Aurora, si fanno selfie-lunga esposizione, la cui breve durata ci consente di godere, quasi immediatamente, di una certa intimità con Lei ed il cielo stellato. Mattino seguente: colazione con Dario Valsesia (incredibilmente siamo nello stesso albergo) che ci racconta dell'Alaska, dello Yukon e della RAAM, instillandoci già nella testa idee per qualche metà futura. Cercando di non perdere i primi raggi solari ci dirigiamo nuovamente alle spiagge nere di Vik, sperando di trovarle vuote di turisti e iPhone..e così resteranno per circa un'oretta, dopodiché l'invasione e quindi la nostra immediata fuga. Proseguiamo lungo la Hringvegur, attraversando le lande meridionali verso il Vatnajokull, ghiacciaio che cede il passo solo alle calotte polari. La piana ai lati della strada si ricopre lentamente di neve e ghiaccio e tra le catene montuose inizia a palesarsi il Vatnajokull con le sue diramazioni fatte di pinnacoli, pareti e creste, i cui riflessi candidi, celesti e cerulei colorano la piana intorno a noi. Prima sosta: il parco nazionale che accoglie il ghiacciaio e prima camminata di avvicinamento fino alle sue pendici, a scrutarne l'immensità e l'apparente immobilità: questo ghiacciaio accoglie, infatti, al suo interno montagne, vallate, crepacci e vulcani, la cui morfologia muta nel tempo più o meno lentamente e in modo più o meno devastante per i territori circostanti.
 Al termine della camminata ci concediamo il nostro pranzo. Non abbiamo ancora dedicato due righe ai nostri pasti, che si svolgono tutti nel bagagliaio della nostra Rav-4 ( la cui metratura è stata di molto aumentata buttando giù i sedili posteriori) con l'ausilio del nostro fornelletto da campeggio, pentola in alluminio, pasta e legumi di varia natura. Ci concediamo così un pasto caldo senza doverci dissanguare in qualche ristorante della zona.
 Si prosegue verso Jokulsarlon, la laguna glaciale, ai piedi del Vatnajokull, di cui accoglie gli iceberg che dopo mesi o anni finalmente riescono ad abbandonarla per raggiungere il mare distante poche centinaia di metri. E lì, sulla spiaggia antistante, tra la sabbia vulcanica, frammenti di iceberg si lasciano fotografare da turisti di varie nazionalità. Una tempesta di neve ci scorta fino alla nostra dimora notturna. Cielo nuvoloso, niente Aurora. Il giorno successivo, non proprio di buon ora, ci dirigiamo nuovamente al parco nazionale, questa volta per inerpicarci fino a Svartifoss, difficilmente raggiungibile di inverno e, quindi, per la prima volta dall'inizio del viaggio, siamo soli! Le colonne di basalto nero incorniciano una tra le cascate più famose del paese, in parte ghiacciata, in parte ancora libera di precipitare acqua nel ruscello sottostante. Ci dirigiamo nuovamente a Jokulsarlon. Questa volta per un appuntamento: tour in una caverna di ghiaccio, formazioni che si generano nel periodo invernale nel ventre del gigante per poi scomparire d'estate. Neanche a dirlo, un'esperienza unica. Raggiungiamo la caverna con il tipico mezzo islandese, le cui ruote motrici hanno le dimensioni di un essere umano di taglia media. Una piccola apertura sulla piana del ghiacciaio ci attende, uno ad uno si entra nella prima stanza, a pochi metri di profondità, la cui illuminazione è garantita da un'apertura secondaria. Per raggiungere la seconda stanza siamo costretti a camminare a carponi e infine a strisciare tra il suolo ed il ghiaccio sovrastante. La luce artificiale della nostra guida ci consente di ammirarne le sfumature azzurre ed i profili irregolari.
 Conclusasi la nostra piccola parentesi da speleologi ci dirigiamo verso Hofn, dopo aver goduto di uno spettacolare tramonto riflesso sugli iceberg di Jokulsarlon. Cielo sereno, stasera abbiamo un nuovo appuntamento. Non finiamo nemmeno di cenare che nel cielo iniziano a danzare le prime luci notturne. Il nostro piccolo appartamento è collocato alle pendici del ghiacciaio, l'inquinamento luminoso maggiore è dato dalla firmamento. Raggiungiamo in macchina Vestrahorn, che con i suoi picchi maestosi ben si presta come scenografia ad una luminosa danza notturna. Anche stasera la nostra dama non ci ha deluso. Per questo quinto giorno di viaggio, ci attendono circa 550 km verso il Nord. Proseguiamo lungo la costa orientale, si alternano scogliere e montagne innevate riflesse nel mare, a volte di ghiaccio, a volte di un blu insondabile. Ci iniziamo ad inerpicare verso il Nord. La temperatura inizia a scendere, fino - 16 gradi, e tutt'intorno a noi inizia a delinearsi un paesaggio polare. Distese di neve sferzata dal vento, vette, cime, vulcani, interrompono la monotonia di una piana sconfinata. Per oltre 150km nessun segno di stanziamento umano.
 La via per raggiungere la cascata Dettifoss è impraticabile, nessuna distinzione tra il manto stradale ed i metri di neve circostanti. Il sole ci accompagna per tutto il tragitto, fino a Hverir, dove, dalla neve, iniziano a salire colonne di fumo bianche e l'odore di zolfo si insinua all'interno della macchina. Il terreno ribolle, la neve si scioglie ed i vapori sulfurei oscurano il sole. Ci lasciamo alle spalle vapori e zolfo e costeggiando il Lago Mivatn (un'immensa coltre di ghiaccio) raggiungiamo al tramonto Godafoss, la cascata degli dei. Non tradisce le nostre aspettative, splendida e maestosa.
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| inviato il 02 Settembre 2017 ore 9:13
Dario Valsesia è un mio carissimo amico,abitiamo a pochi km. di distanza...quando correvo in bicicletta mi servivo nel suo negozio...quante ore passate a chiacchierare dei suoi viaggi...un mito,sia lui che il fratello |
| inviato il 06 Novembre 2017 ore 15:36
Ciao Gaia Allora innanzitutto penso che tutto dipenda molto dalle condizioni meteo che troverai, noi siamo stati fortunati. ha nevicato tanto soltanto una notte. Per quanto riguarda l'abiegliamento ci si può tranquillamente adattare ma non sottovalutare il vento che ti fa avere una percezione della temperatura molto diversa. Supratutto se pensi di affrontare lunga sedute di scatto in notturna. Per quanto riguarda la società con cui affittare la macchina noi abbiamo tradito la Hertz( siamo fedelissimi e ci siamo trovati sempre molto bene)per una compagnia locale e ci siamo trovati molto bene. Abbiamo preso una Rav4 nuovissima (appena mi ricordo il nome della compagnia te lo scrivo) Per quanto riguarda l'itinerario io aggiungerei assolutamente Vestrahorn, secondo me in assoluto il posto più affascinante. Per quanto riguarda il mangiare noi ci siamo adattati facendo la spesa in grandi supermercati (hanno il logo con un maiale) e sono un pò ovunque e cucinando quanto possibile in casa o fornello da campeggio. A livello assicurativo non abbiamo fatto nulla ma perchè avevamo già quella personale che copriva eventuali infortuni Resto a disposizione per qualsiasi altra cosa Gabriele |
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