| inviato il 18 Gennaio 2016 ore 13:17
Credo che con "fatta col digitale" intendesse che era stata creata in post-produzione, non che fosse stata scattata con una macchina digitale. |
| inviato il 18 Gennaio 2016 ore 13:19
Anche io ho intesto come Post -PRODOTTA, quindi elaborata fortemente tanto da discostarsi dalla realtà in modo eccessivo. Credo che parzialmente il "vero" che intende Gardin possa ritrovarsi nelle parole di un fotografo come Ghirri "Io credo nel guardare alla fotografia come come a un modo di relazionarsi col mondo nel quale il segno di chi fa fotografia, quindi la sua storia personale, il suo rapporto con l'esistente è sì molto forte, ma deve orientarsi attraverso un lavoro sottile, quasi alchemico, all'individuazione di un punto d'equilibrio tra la nostra interiorità ? il mio intento di fotografo -persona ? e ciò che sta all'esterno, che vive al di fuori di noi, che continua a esistere senza di noi e continuerà a esistere anche quando avremo finito di fare fotografia. E' quello che ho sempre cercato, alla ricerca di quello strano e misterioso equilibrio tra il nostro interno e il mondo esterno." |
| inviato il 18 Gennaio 2016 ore 13:52
è comunque una propria rielaborazione, ovvio che certe volte si vedono delle cose molto pacchiane, ma se appunto non si fotografa la realtà manco con la pellicola e in generale, chiunque può apportare le modifiche che ritiene opportune per esprimersi, non penso intendesse solo fare dei grandi collage sarebbe fin troppo ovvio. Non si può fare una distinzione tra poca PP e molta PP perchè è soggettivo quindi non ci può essere un metodo per dire questa è autentica e questa no, la vera fotografia PER ME è quella che ha un significato e piace anche visivamente, troppo attaccamento alla osannata pellicola vera nuda e cruda può portare solo a rimanere indietro, detto questo non metto in dubbio la bravura di nessuno. |
| inviato il 18 Gennaio 2016 ore 13:58
Secondo me il discorso di Berengo è sostanzialmente corretto, anche se lui magari lo estremizza un po troppo... Il punto non è giusto vs sbagliato, ma solo poter distinguere quelli che possono essere linguaggi differenti... Quando lo dissi tempo fa sentii risposte al limite del surreale... secondo me perché anche chi si professa monocromaticamente a favore del fotoritocco in realtà è ben felice che non si dica a voce alta cos'ha fatto |
| inviato il 18 Gennaio 2016 ore 14:08
Grazie per la condivisione |
user84364 | inviato il 18 Gennaio 2016 ore 14:10
Ogni testa .... e' un piccolo mondo. Dico la mia, se posso, esportando il tutto ...al cinema: 1) e' possibile sostenere che la cinematografia attuale, stracolma di computer grafica, non vale niente (con buona pace dei tanti critici "mondiali" che continuano a distribuire oscar e altri premi)? 2) che film girerebbero ora i vari Hitchcock, Kubrick, Ford, Coppola, Curtiz, Wiler ecc. se avessero a disposizione gli attuali strumenti? La concezione del valore delle cose e' sempre soggettiva e la questione e' di ampio respiro. Forse serve un po di coraggio .... per disciplinare la materia. |
| inviato il 18 Gennaio 2016 ore 14:18
a mio modo di vedere Gianni Berengo Gardin ha anche le sue contraddizioni. una la colgo quando dice che per lui la fotografia è documentativa, poi afferma che usa il B/N poichè se c'è una donna vestita di rosso nell'immagine si esalta il rosso e non il volto. La contraddizione è che se vuoi documentare lasci il rosso. Il B/N è già alterazione documentale, poichè stai omettendo la documentazione del colore. quindi sfrutta una modalità sottrattiva per aumentare la sua espressione e di per sè questo cozza con la volontà documentativa enunciata. Al di la di questo sono immagini importanti le sue. |
| inviato il 18 Gennaio 2016 ore 15:27
Su una cosa mi sento di concordare con Berengo Gardin rispetto al digitale: invoglia alla fretta! Basta accontentarsi di un settaggio preimpostato in macchina, scatti a casaccio perché tanto non costa più nulla, scarichi la foto sul PC o sul tablet e LA VEDI SUBITO; bella o brutta che sia, quello che sembra contare di più per tanta gente al giorno d'oggi è la fretta, l'immediatezza del risultato ... presunto; presunto perché, in realtà, il risultato di una buona foto è il frutto di un lavoro che parte a monte dello scatto, continua con la ricerca di inquadratura, composizione, luci ecc., prosegue con lo sviluppo/postproduzione e la stampa ... Però a questo punto la differenza di fondo non risiede nella tipologia di strumenti utilizzata (analogica piuttosto che digitale), ma nel cedere o meno alla tentazione della fretta. Credo che anche gli eccessi della postproduzione rispondano al desiderio di ottenere un "risultato" eclatante in fretta, piuttosto che "perdere" tempo a pensare quell'immagine prima dello scatto per poi svilupparla (o postprodurla che dir si voglia) coerentemente rispetto all'idea iniziale. |
| inviato il 18 Gennaio 2016 ore 15:36
fretta o contrazione dei tempi? ad imparare con la pellicola, per rivalutare 3 scatti in cui nel terzo dovresti correggere gli errori del primo e del secondo ci metti 3 giorni, con il digitale puoi rivalutare in 3 minuti. Poi che si faccia un cattivo uso del mezzo per pubblicare sui social il più presto possibile è conseguenza del potenziale, non l'uso atto alla comprensione profonda del mezzo. |
| inviato il 19 Gennaio 2016 ore 11:55
Ooo, concordo sulla differenza tra fretta e contrazione dei tempi (la chiamerei addirittura ottimizzazione), ma non so quanti al giorno d'oggi, soprattutto tra i giovani, ne siano consci. Paradossalmente, riuscire a ridurre i tempi del lavoro di routine dovrebbe consentire di prendersi più tempo per pensare al risultato, ma, al di là delle diverse capacità di ciascuno (se non sei un "maestro"non è certo una colpa, ma la differenza si vede), la stragrande maggioranza delle foto scattate al giorno d'oggi mi pare che manchi proprio di un sia pur minimo tempo di riflessione, come per altro tutto lo stile di vita imperante ... sicuramente non è un problema legato agli strumenti utilizzati e forse nemmeno a chi li utilizza, è solo un segno dei tempi! |
| inviato il 19 Gennaio 2016 ore 12:10
Forse c'è chi pensa che il sig. Gardin non passi delle ore con lo stampatore di fiducia. |
| inviato il 22 Gennaio 2016 ore 19:50
Interessante intervista specie oggi al tempo della foto non solo digitale ma della foto condivisa on line con milioni di immagini più o meno uguali, se ci si rende conto che si fanno foto inutili, brutte o belle si può provare il reset: se il fotografo non funziona provare solo con il dito e non usare il resto. Lo si poggi, il dito, sullo scatto. Non pensare, non inquadrare. Farsi dare una spinta o una pallonata. Vedere poi lo foto. Magari si comincia a fare foto buone... |
| inviato il 24 Gennaio 2016 ore 9:21
Grazie della segnalazione Lordbay, parole di grande saggezza quelle di GBG! |
user46920 | inviato il 25 Gennaio 2016 ore 13:19
Il Solito discorso non chiuso, perché non lo si vuole chiudere: il fulcro su cui si appoggia l'intelligente discorso di Gardin è che oggi col digitale anche un idi0ta è in grado di taroccare una foto. Il problema vero di questa situazione è che [...] Ormai non sappiamo più se sono foto vere o se sono create. [...] e finalmente salta fuori e viene messo in risalto anche da alti rappresentanti della fotografia, tant'è che finalmente [...] In America e anche in Francia stanno studiando un sistema per obbligare a mettere un codice che indichi se la foto è autentica, oppure no. [...] !!! poi se volete continuare a chiudere gli occhi anche davanti alla realtà ... Cmq il tema qui mi pare sia incentrato sulla fotografia inutile o sulle brutte fotografie ... e questo video di Berengo era gia stato postato nel forum altre volte, anche nella sezione cultura. Assolutamente da guardare ed ascoltare bene, perchè è un importante spunto di riflessione. |
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