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La fantasia crea o imita?


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avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2015 ore 18:57

Beh, anche qui dipende dai punti di vista, per me pensare a Dio è già immaginazione...

avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2015 ore 19:16

Pensiamo a Dio quando creò il mondo

siamo già in un ambito che per molti è fantasia,

se puoi trasferire l'esempio in altro territorio è più semplice capirlo.

avatarjunior
inviato il 03 Novembre 2015 ore 20:05

Primo passo avanti, ma a questo punto cosa distingue l'immaginazione dall'allucinazione o dal delirio?


Andrea,solitamente associo allucinazioni e delirio a stati alterati.
Pero', se pensiamo alle visioni indotte da questi stati alterati, effettivamente....

Dici che potremmo farci una buona bevuta o una canna e poi uscire a fotografare?MrGreen
Cool;-)

user28347
avatar
inviato il 03 Novembre 2015 ore 20:39

si ,i fotomontaggi pazzi come ogni tanto io faccio con le mie foto e non copio nessuno ed è divertente

avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2015 ore 21:08

Andrea Ferrari
Cito poi una frase di Leonardo: "Chi cita fonti autorevoli per dimostrare di avere ragione non da prova della propria intelligenza, soltanto della propria memoria".


Sorriso

avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2015 ore 22:10

Non ho citato per aver ragione....;-);-);-) Non ero impegolato in nessuna disputa!!
Volevo solo significare che il fatto che Wilde abbia detto che la fantasia ecc.ecc. non fa diventare quel concetto una verità e nemmeno un'opinione altamente condivisibile.
Per me, resta un delizioso gioco di parole e, come ho già accennato, anche un po' una baggianata (come vedi cito me stesso e quindi una fonte non autorevole, esprimendo con ciò un'intelligenza esagerata...) CoolCoolCool

avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2015 ore 22:14

A seguire, la definizione della fantasia riportata nell'enciclopedia Treccani.
"Facoltà della mente umana di creare immagini, corrispondenti o no a una realtà. Due sono le concezioni della f. che è possibile rinvenire nella storia della filosofia. Secondo la più antica, risalente alla Scolastica, la f. è una facoltà del senso interno essenzialmente riproduttiva, capace cioè di rappresentare le immagini degli oggetti percepiti, sia in loro presenza, sia in loro assenza. A partire dal 18° sec., e soprattutto per opera di I. Kant, a questa concezione se ne è aggiunta un'altra, che considera la f. una facoltà produttiva o creativa. Alla concezione di Kant, che considera la f. un'attività produttiva involontaria, vicina all'attività onirica e distinta dall'invenzione artistica, doveva comunque seguire la rivalutazione del romanticismo tedesco, secondo cui la f., di gran lunga superiore alle altre facoltà, sarebbe fondamento della libertà creatrice della poesia e dell'arte in genere, che ne rappresenta la più vigorosa e compiuta espressione."
Stando a questa definizione, Wilde rappresenta un'involuzione di due millenni rispetto al pensiero suo contemporaneo. Ciascuno può pensarla come vuole, facendo così esercizio di intelligenza e non di memoria (MrGreenMrGreenMrGreen). Cito Treccani (notoriamente fonte molto autorevole...ConfusoConfuso), non per aver ragione ma per evidenziare che Oscarinho ha detto una cosa che, oltre a non essere intelligentissima, non è neppure tanto nuova, anzi è moooooolto, ma mooooooolto più vecchia della sua antitesi. Se proprio vogliamo citare (dando esempio di memoria...), almeno guardiamo la dta di scadenza sull'etichetta!! (MrGreenMrGreenMrGreen); se proprio devo dare retta a qualcuno, tra Kant e Wilde preferisco Kant, almeno si vestiva quasi normale e non andava in giro con un girasole in mano...MrGreenMrGreenMrGreen

avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2015 ore 22:51

preferisco Kant, almeno si vestiva quasi normale e non andava in giro con un girasole in mano...MrGreen

se è solo per questo è lecito diffidare di una persona così ossessionata dalla metodica che quando usciva di casa alla mattina i suoi concittadini tedeschi si mettevano a posto l'orologio.

avatarsenior
inviato il 04 Novembre 2015 ore 9:47

Andrea Ferrari
Stando a questa definizione, Wilde rappresenta un'involuzione di due millenni rispetto al pensiero suo contemporaneo.


Ho già fatto notare che Wilde non ha mai scritto " La fantasia imita. È lo spirito critico che crea ".
E' una frase che gli viene attribuita da André Gide e che si legge in innumerevoli libri (e ora pagine web) senza mai specificare in quale pagina di Wilde si troverebbe. In realtà deriva da un brano dell'enciclopedista Diderot, che ho già riportato.

Visto che di Wilde ho moltissimi libri (teatro, prosa, saggi...), a volte gli stessi in traduzioni diverse o in originale, ho provato a cercare (anche con l'aiuto di Google Books per la citazione in inglese).

In " La decadenza della menzogna " trovo:

" Quello che auspico io è la menzogna nell'arte. "

" Se un uomo è tanto privo di fantasia da produrre delle prove a sostegno di una menzogna, tanto vale che dica subito la verità "

" Gli storici antichi ci diedero divertenti invenzioni in forma di fatto; il romanziere moderno ci regala fatti banali sotto la guisa dell'invenzione "

Qualcosa di simile alla frase citata (storpiata?) da Gide la troviamo in " Il critico come artista ", dove il personaggio di Gilbert afferma che "senza la facoltà critica non esiste nessuna creazione artistica ".
Wilde quindi non mette in antitesi fantasia e spirito critico, al contrario, afferma che sono strettamente legati e l'arte non esiste se non sono presenti entrambi.

Infatti: " Ogni bella opera di fantasia è cosciente e deliberata. Nessun poeta canta perché deve cantare. Almeno, nessun grande poeta. Un grande poeta canta perché decide di cantare. "

Nella pagina successiva trovo una frase che potrebbe aver indotto Gide a creare una citazione distorcendo il pensiero di Wilde:
" Ogni nuova scuola protesta contro la critica, ma è alla facoltà critica che l'uomo che deve la propria origine. Il semplice istinto imitativo non innova, ma riproduce ".

Un concetto completamente diverso da quello attribuitogli da Gide. E' contro l'imitazione della realtà che scrive Wilde, non contro la fantasia.

...

P.S. A proposito di citazioni sbagliate, mi viene sempre in mente la famosa frase attribuita a Voltaire: " Non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo. "
Voltaire non ha mai scritto quella frase.
it.wikiquote.org/wiki/Voltaire
it.wikipedia.org/wiki/Evelyn_Beatrice_Hall

avatarsenior
inviato il 04 Novembre 2015 ore 19:20

Rettifico: "Wilde o chi per esso" MrGreenMrGreen

avatarsenior
inviato il 04 Novembre 2015 ore 20:05

la genialità è la differenza fra i tutti noi e colui che sa distinguersi e che offre quello che noi tutti alla fine ambiamo

Quoto il pensiero di Falena...spesso leggo di forumisti che su alcune foto magari minimaliste ma che raccolgono molto consenso,affermano "beh! l'avrei potuta fare anch'io"...e qui la domanda sorge spontanea "...e perché nn l'hai fatta?"

avatarsenior
inviato il 04 Novembre 2015 ore 21:51

Penso che il "genio" sia spesso inconsapevole del suo dono, perlomeno fino a quando attorno a lui qualcuno non inizia a definirlo tale.
Un artista è chi sa creare un'opera d'arte, ne ha le capacità; un genio è uno che non può fare altro, gli tocca.
Di artisti ce ne possono essere moltissimi, anche bravissimi. Di gèni ce ne sono pochi e a volte, dopo essere stati compresi, finiscono male.

Un genio che mi piace ricordare è Carmelo Bene. Ho visto quasi tutti i suoi spettacoli*, letto tutti i suoi libri, visto tutti i suoi film, ascoltato i suoi lavori alla radio... dal 1972 fino alla sua morte. Purtroppo negli ultimi anni, sentendosi definire continuamente un genio, perfino da chi anni prima lo sbeffeggiava, aveva perso molta "carica" (anche in seguito a varie malattie). Ma nonostante questo, inevitabilmente, produceva opere che altri si sognavano soltanto.

Ricordo il mio primo incontro col "genio" di Carmelo Bene, che in parte fu provocato da una rivista di fotografia .

1972, frequentavo il Liceo Artistico a Bologna, nelle ore di "figura" copiavamo statue o a volte modelle seminude, non molto belle (forse per non indurre noi ragazzini in tentazione). Per trovare bei soggetti da ricopiare acquistavo spesso riviste di fotografia, anche se allora l'unica mia macchina fotografica era una Kodak Instamatic (comprai una Canon AE1 solo nel '78). ZOOM era la mia rivista preferita, grande, a colori, con pochi articoli tecnici e tante bellissime foto, spesso di bellissime modelle. Così nelle ore di "Figura" spesso copiavo quelle donne di carta invece di quelle meno interessanti che posavano in un'aula del liceo sedute su dei cubi. Una che compariva spesso era Veruschka. Alta, magra, elegantissima, una divina creatura.
Nel numero di giugno 1972 (ce l'ho ancora) venne pubblicato un articolo su un film in cui compariva proprio Veruschka assieme a un'altra famosa modella, Donyale Luna, uno strano film per quello che potevo capire dalle foto di scena: coloratissime, surreali, bizzarre.



Pochi giorni dopo, passando davanti al Cinema Roma d'Essai, vidi un manifesto e diverse locandine del film " Salomè "**. Era quel film e nei manifesti ecco di nuovo le foto strabilianti di Veruschka. Cranio rasato, col viso coperto di gioielli, usciva nuda dall'acqua, come una antica divinità marina.



Senza pensarci entrai nel cinema e... uscii di testa.
Non volevo crederci. Tutto quello che avevo visto al cinema fino a quel momento mi sembrò sparire di colpo, spazzato via. Era un altro mondo, e mi piaceva moltissimo viverlo. Così rimasi dentro, e vidi il film una seconda volta.
Credo di essere immediatamente diventato "benedipendente". Da allora cercai voracemente TUTTO quello che aveva girato, scritto, recitato, inciso...

Ma allora Carmelo Bene piaceva a pochi. Ricordo i primi spettacoli teatrali che vidi in quegli anni: " Nostra Signora dei Turchi ", " S.A.D.E. ", " Amleto ". In particolare " Nostra Signora dei Turchi " che si svolgeva, nel primo atto, dietro una grande vetrata. Così il testo si sentiva con difficoltà, c'era Bene che si rotolava in un letto disfatto, che insegnava ad una santa scesa da un altare a recitare la parte della donna amata, vestito da frate (anzi due, perché faceva contemporaneamente il frate anziano e lussurioso e il giovane novizio) cucinava schizzando sugo da tutte le parti, si vestiva con una armatura e tentava con quella addosso di fare sesso con la santa, che gli ripeteva "ti perdono!"... Meraviglia!
Il pubblico si divideva nettamente, metà teatro urlava "buffone!", "vattene", e l'altra metà applaudiva estasiata. In tanti anni di teatro non ho più vissuto esperienze simili, oggi è rarissimo che uno spettacolo venga contestato in quel modo, dal pubblico pagante in sala.

Ecco: Carmelo Bene non imitava niente e nessuno. Non era possibile inquadrarlo in uno stile, una tendenza. E' rimasto un genio isolato. Amato da chi come me godeva dei suoi spettacoli, odiato da molti altri, soprattutto da chi lo conosceva solo attraverso certe clamorose uscite televisive.

Adesso basta, anzi mi scuso per la lunghezza del messaggio, però consiglio a tutti di vedere almeno " Salomè ". NO! non fatevi del male dentro quell'orrido pertugio di Youtube!
In DVD su uno schermo TV decente, dopo aver spento la luce e il telefono.

--------
Note:
* ho perso solo gli ultimissimi perché, già malato, li ha messi in scena solo a Roma.
** Ah, che coincidenza... Salomè di Oscar Wilde , secondo Carmelo Bene Sorriso

avatarjunior
inviato il 04 Novembre 2015 ore 23:46

Ammazza! A Tryste'!MrGreen

Scherzi a parte, quanto mi piace la passione, quando e' cosi' espressa.;-)



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