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Il gamut mapping fatto su misura


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avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2015 ore 21:31

cmq ecco i file con profilo associato:

conversione diretta da ProPhoto a profilo ilford con intento relativo cpn (unico possibile):




conversione con il profilo device link creato dalla procedura, profilo Ilford assegnato:




ricordatevi di usare un browser che supporta la gestione colore....

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2015 ore 21:34

Raamiel, io ho usato l'srgb e convertito da Photoshop, in pochi secondi correggendo i rossi con la softproof. Il mio non é accanimento, ma volevo valutare la tua conversione tramite argill, ma così come la posti non si può fare.

P.s. Ho scritto mentre postavi, dopo la guardo a monitor.

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2015 ore 21:38

Ora ho postato i file con il profilo colore abbinato, dovresti poterli vedere in modo corretto.

Ma la cosa migliore che puoi fare è provare da solo su qualche tuo file, sperimentare insomma, non basarti solo su di una foto che ho usato io. Mi sono limitato a esporre la teoria alla base e illustrare la procedura; per fare il tutto ti bastano 5min, così puoi anche fare variazioni e vedere come impatta il parametro -f di tiffgamut, ad esempio.

avatarsenior
inviato il 27 Ottobre 2015 ore 9:07

Raamiel, ho visto il file con il device link, però queste conversioni sono sempre convinto che è meglio farle ad occhio che tramite software. I rossi si possono ancora migliorare, e sulla sfumatura quel profilo ha creato delle strappature.
Ecco quello che ho fatto usando il tuo profilo senza passare da argyl





è sempre un compromesso rispetto al Prophoto, ma a colpo d'occhio è simile (il max ottenibile in stampa ovviamente)




avatarsenior
inviato il 27 Ottobre 2015 ore 14:27

Sì... fare le cose a mano, delle volte, è più efficace. Ma qui si espone una procedura tecnica che esula dalle capacità del singolo di usare Photoshop.

Tieni anche conto che per il mero esempio ho usato un Jpg a 8bit a bassa risoluzione; prova con qualche tuo file.

avatarsenior
inviato il 01 Novembre 2015 ore 15:13

Nessuno ha fatto esperimenti? Sorriso

avatarsenior
inviato il 01 Novembre 2015 ore 15:36

seguo.Iscritto al corso

avatarsenior
inviato il 09 Dicembre 2015 ore 21:32

Bella guida !
Mi viene un dubbio (uno solo ... ?) se immagine_da_stampare.tif la apriamo in Photoshop e gli assegniamo il profilo colore della stampante/carta (sia quello Epson/ilford che Source2Destination.icm) non vedremo mai il risultato che avremo su carta, per il semplice fatto che è impossibile visualizzare sul monitor quel risultato, o sbaglio ?
Se così non fosse, avremmo trovato l'uovo di colombo. Perchè a quel punto potevamo dall'inizio lavorare in PS usando il profilo colore di destinazione (stampante/carta ecc. ecc.) e vedere l'effetto a monitor, cosa appunto non possibile.
Il softproof è sempre un'approssimazione di quanto verrà stampato su carta.

Ricapitolando,
immagine.tiff è il file iniziale, può essere anche un jpg

immagine.gam è il gamut fatto su misura per questa foto

Source2Destination.icm è il profilo device generato partendo da quel gamut su misura, che tiene conto del profilo stampante/carta specifico

Il file finale viene generato usando Source2Destination.icm ed è untagged, cioè non ha profilo colore abbinato e deve essere stampata senza la gestione colore attiva, perché contiene già le coordinate nello spazio colore di destinazione.

Penso anche che tra salvare il "finale" immagine_da_stampare.tif con il profilo Source2Destination.icm incorporato oppure inviare alla stampante immagine_da_stampare.tif stampando senza gestione del colore attiva daranno lo stesso risultato su carta.

La differenza che fa la procedura di Raamiel rispetto ad una gestione colore in cui si cerca di convertire il gamut della foto in quello della stampante, è che il gamut viene fatto su misura per questa foto.

Che ne pensate ?






avatarsenior
inviato il 09 Dicembre 2015 ore 22:27

non vedremo mai il risultato che avremo su carta, per il semplice fatto che è impossibile visualizzare sul monitor quel risultato, o sbaglio ?


La questione è complessa...

Intanto monitor e stampanti appartengono a classi completamente diverse; il monitor è una periferica emissiva con sintesi additiva, la carta stampata è a sintesi sottrattiva ed è di natura riflessiva.




La soft proof tenta, e sottolineo tenta, di simulare a monitor il cromatismo della stampa. Il risultato però dipende molto da due fattori:

1) precisione dei profili .icc che descrivono monitor e stampante/carta da simulare
2) gamut del monitor che deve essere abbastanza ampio da contenere il più possibile il gamut da simulare

La conversione colorimetrica di una soft proof è:

File -> PCS -> stampante/carta -> PCS -> monitor

L'intento di rendering da file a stampante/carta è quello che prevediamo di usare per la stampa effettiva.
L'intento di rendering da stampante/carta a monitor è assoluto se si vuole simulare il punto di bianco della carta e il nero dell'inchiostro, altrimenti il relativo per simulare solo il nero, e in ultimo il relativo cpn se non si vuole simulare il bianco e il nero.

E' importante notare che il profilo della stampante/carta durante la soft proof è percorso in backward e poi in forward.
Normalmente i profili di stampanti/carte sono di destinazione e vengono percorsi solo in backward, cioè da PCS a RGB (o CMYK se il profilo è di questa natura); spesso le tabelle in forward sono a bassa precisione, per risparmiare spazio.
Quindi attenzione.... se non avete fatto voi il profilo potreste avere spiacevoli sorprese.

Penso anche che tra salvare il "finale" immagine_da_stampare.tif con il profilo Source2Destination.icm incorporato oppure inviare alla stampante immagine_da_stampare.tif stampando senza gestione del colore attiva daranno lo stesso risultato su carta.

Esatto....il profilo, anche se presente, sarebbe ignorato.

La differenza che fa la procedura di Raamiel rispetto ad una gestione colore in cui si cerca di convertire il gamut della foto in quello della stampante, è che il gamut viene fatto su misura per questa foto.

Un gamut mapping (intento non colorimetrico per definizione) personalizzato è molto più efficiente, specie con immagini caratterizzate in spazi wide come il ProPhoto. E' sostanzialmente un percettivo che prende in esame solo lo spazio occupato dalle coordinate colore effettivamente presenti nel file.
Questa procedura consente di bypassare gli intenti previsti nel profilo originale e ricalcolare il tutto; in questo modo anche un profilo di stampante/carta non comprensivo del percettivo permetterà un gamut mapping, fatto su misura però.

avatarsenior
inviato il 10 Dicembre 2017 ore 23:59

seguo

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