user16612 | inviato il 21 Novembre 2015 ore 13:41
Cosa significa "peppa pig"? |
| inviato il 21 Novembre 2015 ore 13:44
“ Cosa significa "peppa pig"? „ Lo voglio sapere anch'io |
| inviato il 21 Novembre 2015 ore 13:47
“ Maurizio presidente a vita „ approvo a pieni voti  |
| inviato il 21 Novembre 2015 ore 13:50
io uso spesso terminologia inglese per identificare le specie che fotografo qua perche ovviamente non so il corrispondente in italiano, quando esiste, e quando posso metto il nome in italiano...a volte uso titoli in inglese anche perche e diventato la mia prima lingua... |
| inviato il 21 Novembre 2015 ore 13:58
Boh, non capisco. Se mi suona meglio in inglese, se riprende una citazione inglese o qualsiasi altro motivo più o meno valido che problema c'è? Come per gli inglesi che non capiscono i titoli in italiano, ci saranno degli italiani ai quali la foto non arriverà perchè non sanno l'inglese. E' un rischio me lo prendo, ce ne faremo una ragione Ah, anche la questione della traduzione, se il motivo è solamente quello di raggiungere più persone possibili allora ci sta, ma se il mio titolo inglese ha un motivo per esserlo allora la traduzione snatura lo scatto e non trovo ragione di metterla. P. |
| inviato il 21 Novembre 2015 ore 14:06
Ti do ragione Paolo , ormai è la madre lingua , ma ai miei tempi..... non sentirti in colpa, si fa per ridere , poi si impara anche con Google buona giornata claudio c |
| inviato il 21 Novembre 2015 ore 15:07
Che l'inglese sia solo un vezzo per molti non c'è dubbio. Lo sono anche certe firme ridondanti di "photographer", loghi e simili. Tenete comunque presente che l'inglese è praticamente obbligatorio per coloro che partecipano a concorsi internazionali o propongono immagini in serie limitata a gallerie e collezionisti. In questi casi il titolo viene assegnato dall'autore e deve restare tale nella sua forma originale. La traduzione può essere una soluzione quando si propongono titoli lunghi ed articolati. In altri casi la troverei ridicola: ha senso scrivere tra parentesi "paesaggio urbano" per una foto intitolata "urban landscape"? |
| inviato il 21 Novembre 2015 ore 16:34
92 minuti di applausi per la persona che ha aperto il topic! |
user12181 | inviato il 21 Novembre 2015 ore 17:18
“ Sai mo' che faccio? Pur essendo romano faccio i commenti in bresciano! Va salude! Maurizio „ Pota!... (pur essendo marchigiano). |
| inviato il 21 Novembre 2015 ore 17:34
“ Cosa significa "peppa pig"? „ Maremma maiala! |
user12181 | inviato il 21 Novembre 2015 ore 17:40
Il problema dei titoli in inglese su un sito italiano è doppio. Da un lato usare titoli in inglese è una sciocca vanità (ancor più se si vuole favorire la diffusione della foto nei paesi arabi...), dall'altro, quasi sempre, anzi direi sempre, sono titoli vacui in sé, sciocchi anche in inglese. Quindi sono doppiamente irritanti, quasi sempre compromettono il valore della foto. A volte mettono gravemente in imbarazzo chi la guarda e l'apprezza. Lo fanno dubitare del suo proprio gusto. Possibile che questa foto sia così bella come mi sembra, se il suo autore scattandola aveva in mente solo banalità e stereotipi? Ma allora anche la foto è uno stereotipo, e io non me ne sono accorto... (In linea di massima non vorrei accetterei l'idea romantica che un uomo di genio possa benissimo essere un uomo sciocco, rifiuto di credere che un cret.no possa fare qualcosa di buono). |
| inviato il 03 Dicembre 2015 ore 15:55
Personalmente non ho nulla contro l'inglese, sarebbe assurdo, è la lingua dei migliori testi scientifici, quelli ornitologici compresi, è bene conoscerla e per i giovani è indispensabile. Tuttavia una cosa è la cultura, un'altra è il servilismo provinciale che mostriamo con le scritte in inglese sulle magliette e con parole sparse qua e là. La cultura la fa chi è più ricco e perciò con più mezzi per studiare: con la fine della civiltà del legno è finita la cultura latina, con l'inizio di quella del ferro è iniziata quella anglosassone. Non dimentichiamo però che l'elettricità l'ha scoperta Alessandro Volta, la radio Guglielmo Marconi, poi ci sono Pacinotti, Meucci e tanti altri che non mi vengono in mente, tanto per dire poi: l'ideatore dei numeri binari è lo spagnolo Juan Caramuel, un latino. Perché non ci facciamo una maglietta con su scritto "Università di Bologna" che è stata la prima al mondo invece di quella con su scritto Yale University che, pur prestigiosa, è una delle tante? Non immaginate come si gonfiano Americani e inglesi quando vedono la propria lingua scritta dappertutto? Per stare al passo dobbiamo studiare su testi in inglese ma ricordiamoci e ricordiamo loro che non veniamo dalla montagna del sapone. Un saluto Maurizio |
| inviato il 14 Gennaio 2016 ore 19:17
Un' eccezione però concedetela; a volte non è di immediata evidenza che l'autore del topic è iscritto alla versione inglese e si può fraintendere sulle intenzioni di chi risponde. In questi casi se si riesce a mettere insieme quattro-cinque parole non è un male, salvo permettere lo scempio di quanto si è scritto da parte del traduttore automatico. Avete mai fatto caso a cosa si arriva nell'evenienza contraria? |
| inviato il 17 Gennaio 2016 ore 11:20
concordo |
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