user32134 | inviato il 17 Marzo 2015 ore 11:36
Ogni stato basa il suo potere sul controllo delle informazioni, nessuno escluso. Da che qualcuno ha cominciato ad imporre la sua volontà sugli altri, ha scoperto che per poterlo fare, la manipolazione delle informazioni era una delle basi per la conservazione del potere..... che siano state immagini, scritti o quant'altro dipende solamente dalla tecnologia in uso in quel periodo. C'è forse bisogno di puntualizzare che in Cina si è proibito (e tuttora si tiene sotto stretto controllo) l'utilizzo della rete? Non dimentichiamo che in qualsiasi rovesciamento di potere una delle priorità è quella del controllo dei canali d'informazione e questa la dice tutta..... Shambola, il tuo intervento è immensamente preferibile ai vari post "Ho perso il sonno perché il mio obiettivo sgrana un po' nel pixel in basso a destra" Ma hai appena scoperto l'acqua calda |
| inviato il 17 Marzo 2015 ore 11:46
@Lrbzz Vedilo più come uno spunto di riflessione che come una menzogna: “ Come giustamente fatto notare ci sono due livelli di "possibilità di menzogna". Una riguarda la foto in se, l'altra il titolo o la didascalia. Ho riportato il link in questione perchè questo caso appartiene alla meno frequente delle due, quella cioè in cui la foto "non mente", perchè è davvero una fucilazione, ma mente la didascalia, perchè le parti sono invertite. „ La foto non è una menzogna. Qualcuno spara davvero, qualcun altro muore davvero. La riflessione proposta sta nel fatto che non basta l'onestà della foto (argomento complesso già di suo), in più va contestualizzata correttamente. Quando cito i giornali di gossip, lo faccio perchè una qualsiasi copertina di Chi, per non dire di Cronaca Vera, trasforma la realtà di una foto in cui si vedono due persone che camminano, titolando "X aspetta un figlio segreto da Y mentre Z sta a casa piangendo". Ok se dalla parrucchiera, un pò meno se è un manifesto, una trasmissione televisiva, un libro di storia... |
| inviato il 17 Marzo 2015 ore 11:48
@Franziskus MAGARI avessi scoperto qualcosa... alzavo solo il tiro sull'onestà della foto portandola all'onestà del "pacchetto completo" E non ti credere, qualche tempo fa ho perso il sonno per cercare di replicare i colori Kodachrome con ACR/PS. Ognuno ha (anche) le sue "pugnette" |
| inviato il 17 Marzo 2015 ore 11:58
Argomento interessante Shambola...e purtroppo aggiungo che non avrà una soluzione...ovvero come si è già detto ripetute volte la foto in sè rapprenta solo se stessa, non può pretendere di rappresentare la realtà ma solo quello che l'autore vuole che voglia rendere. Qui già nasce un problema perchè molto sta all'onestà intellettuale dell'autore mantenere quanto scattato all'interno del suo contesto ma ciò non è detto che sempre avvenga. Ad un ulteriore passaggio la foto può essere ancora estrapolata ed inserita in un altro contesto ed assumere ancora un altro significato finendo per essere stravolta dal contesto in cui era stata scattata. A questo punto la domanda da farci è se sia più determinante chi determina cosa...se il contesto o lo scatto e francamente non credo ci sia risposta. E' come la storia dei numeri...come li usi e li guardi puoi dimostarre tutto e il contrario di tutto. Presa in se una foto non dovrebbe mentire...poi magari scopri che un determinato scatto non sarebbe mai esistito se non fosse stato preparato ad arte e quindi torniamo sempre al discorso della rappresentazione della realtà. Un compito che non spetta alla fotografia, la superbia di pensarla in questo modo ormai è solo un retaggio del passato. Stefano |
| inviato il 17 Marzo 2015 ore 12:07
Qualche anno fa ad una delle prime presentazioni di paesaggistica aprii con una super×la per far notare le differenze paesaggistiche tra gli Appennini Liguri e i Fiordi Norvegesi, mostrando una foto invernale dove le montagne finivano direttamente in uno specchio d'acqua congelato. Nessuno tra il centinaio di persone obiettò che il mare non ghiaccia quasi mai nei fiordi, ma nessuno si accorse nemmeno che la foto era stata scattata a circa 8km dal luogo in cui stavamo parlando. Dopo 5 minuti ho confessato la bugia e qualcuno era ancora convinto si trattasse di Norvegia. Penso alla fotografia di Eddie Adams "Esecuzione di un Vietcong" presa fuori contesto può essere interpretata in molti modi diversi. Lo stesso fotografo torno sull'argomento con queste parole: “ The general killed the Viet Cong; I killed the general with my camera. Still photographs are the most powerful weapon in the world. People believe them; but photographs do lie, even without manipulation. They are only half-truths. ... What the photograph didn't say was, 'What would you do if you were the general at that time and place on that hot day, and you caught the so-called bad guy after he blew away one, two or three American people? „ Se poi alla mezza verità fotografica inseriamo anche l'eventuale bisogno di avere la copertina perfetta di qualche photoeditor il messaggio può essere manipolato pesantemente. Mi viene in mente la copertina di Newsweek e di Time uscite la stessa settimana del 1994 con O.J. Spimpson che presentavano lo stesso scatto (foto segnaletica). Nel primo caso con colori naturali, nel secondo pesantemente scurita quasi a suggerire un verdetto (all'epoca non ancora dibattuto) di colpevolezza. |
| inviato il 17 Marzo 2015 ore 12:32
Il fatto è che la cosa ha assunto una dimensione ben più grande della fotografia e persino dell'editoria. C'è una frase nell'articolo linkato da Jeronim “ Altrimenti da fotografi ci trasformiamo in meri venditori „ in cui la parola "fotografi" può venire sostituita con qualunque altra attività umana e la frase mantiene comunque intatto il proprio significato. Oggi non importa più "quello che facciamo", ma esclusivamente "come lo vendiamo", e questo vale in tutti i campi; perché dovrebbe essere differente in quello dell'informazione? Un tempo ti avvisavano se e quando facevano uso di immagini "di repertorio"; adesso un simile avviso "sgonfierebbe" l'impatto immediato dell'intera comunicazione, e questo non è ammissibile, almeno non lo è in un sistema che ha come "valore" unicamente la compravendita. Non è più nemmeno un problema ideologico o politico, ma solo di audience: quanti di noi non sarebbero nemmeno andati a vederli questi articoli se non se ne fosse parlato negativamente? Bene, senza volerlo abbiamo fatto il gioco di chi li ha scritti, abbiamo "comprato" quell'informazione, nel senso di esserne diventati "consumatori", anche solo per condannarla. Su un'altra discussione ci stiamo chiedendo: "la cultura, serve?". Beh ... questi personaggi ci hanno già sorpassato; loro si chiedono in che modo ce la possono vendere: se stravolgendone i valori riusciranno a farcela "consumare" più in fretta, faranno anche questo ... anzi, lo stanno già facendo. |
| inviato il 17 Marzo 2015 ore 12:41
OT per Fabiopol: ho ricevuto la newsletter del CCC ed ho letto con molto piacere di te! |
| inviato il 18 Marzo 2015 ore 7:19
Re OT: Sai che non ne so nulla? |
| inviato il 18 Marzo 2015 ore 8:50
In una visione surrealista, vorrei vedere una foto divisa in due. Da una parte Bruno Vespa tra i fucilieri, e dall'altra Bruno Vespa tra i fucilati; e in mezzo... un rinoceronte!! |
| inviato il 18 Marzo 2015 ore 11:10
@Fabiopol Dovresti! A meno che non sia tu l'autore dal nome pressochè uguale al nickname che ha fatto uscire due volumi di foto assolutamente nel tuo genere e stile! Scherzi a parte, il sommo allievo neorinascimentale del Maestro ti sta facendo una gran pubblicità ecco. |
| inviato il 18 Marzo 2015 ore 11:36
Ah si? Ho un competitor che si spaccia per me? :D Il sommo allievo del Maestro ha fatto tutta la Color Correction di Milano e praticamente il 90% di Torino. In sessioni di circa 30 ore filate. Se pensi che gli scatti sono stati fatti tra il 18 ottobre il il 10 novembre, e che i libri sono andati in stampa a fine novembre. Abbiamo pensato di contattare Marlboro e Red Bull come sponsor tecnici. Per CCC pensavo al Centro Cultura Contemporanea di Palazzo Strozzi, ma non mi risultava ci fossero stati contatti. |
| inviato il 18 Marzo 2015 ore 11:44
Coppi dava la borraccia a Bartali, o viceversa? Dipende per chi tifi, mi viene da pensare. Purtroppo le manipolazioni sono all'ordine del giorno, nelle fotografie, nei video, nelle parole. Le fanno i fotografi, inquadrando solo quello che vogliono farci vedere, la fanno i giornalisti invertendo i fatti a proprio uso. La storia la scrivono i vincitori, da sempre. Aggiungerei che la scrive anche chi ha in mano l'informazione. Chi si ricorda della "macchina del fango" di Saviano? |
user46920 | inviato il 18 Marzo 2015 ore 14:20
Spinoso è dire poco, direi vitale: ovvero che cambia la vita. Questo argomento è piuttosto vitale, ovunque si guardi e chiunque si rappresenti: l'informazione e la cultura a basso costo (TV, Internet, Bar, Giornali e Riviste, ecc) è veramente una grossa piaga, nel nostro sistema sociale. Soprattutto, quando diventa disinformazione voluta !!! Comprendere questa situazione, che è molto più grande di quanto si possa pensare, sembrerebbe anche aiutare, ma purtroppo non è una soluzione concreta. La comprensione da sola non risolve i problemi. L'uso della fotografia o della tecnologia disponibile, per trasformare, deviare, pilotare, manipolare, vendere, una realtà falsificata ... secondo me, riguarda molto la Giustizia. Sarei della semplice idea che "se sbagli, paghi" e basta !!! Quindi se l'informazione è falsa, qualcuno l'ha falsificata ... e quel qualcuno dovrà risponderne personalmente !!! Ad esempio, l' assenza di responsabilità, dei vari governanti che si susseguono ormai da decenni, è il vero problema vitale di questo paese (ma anche di tanti altri). (giusto per non entrare nella polemica ) |
| inviato il 25 Aprile 2015 ore 10:38
Bellissimo articolo Shambola ... Per il resto la storia viene raccontata dai vincitori e le manipolazioni avvennero da tutte le parti. |
| inviato il 25 Aprile 2015 ore 11:23
@ Occhidelcigno, ragionando di pancia anche io sarei dell'idea di dire "chi sbaglia paga!" ma spesso in alcuni ambiti è proprio il riconoscimento dell'errore, la sua attribuzione, la volontarietà o l'inconsapevolezza dello stesso porta a dirimere le questioni con una certà difficoltà. La ricostruzione storica degli eventi è spesso soggetta a fattori umani, emorivi, ideologici, di interesse personale, etnico, religioso, politico, militare tali da far diventare un accadimento molto controverso e dibattuto. La ricostruzione storica, specie quella recente è sempre difficoltosa, spesso impantanata in segreti di stato, documenti classificati, reticenze, false piste, depistaggi, populismo e interessi di parte. In questi casi lo storico è in difficoltà pur osservando i fatti dall'esterno, il fotografo, presumendo che si trovi immerso nella situazione, deve fare i conti anche con gli aspetti psicologi ed emotivi della situazione, oltre che la sua reale intenzione e visione della realtà...se a questo ci sommi anche l'interpretazione soggetiva di una foto, che non può sottrarsi alle regole valide per tutti i media, e può essere utilizzata anche in maniera impropria dall'editoria per comunicare un determinato tipo di messaggio, concorderai che la lunga trafile di fattori sottostanti una singola ricostruzione è fatta dalla somma di imponderabili e nascosti aspetti. Una foto, in sè, non mente(almeno non dovrebbe) sono le informazioni che stanno alla base che possono essere fuorvianti per l'osservatore, la questione è questa...l'interpretazione. La questione come si dice nell'articolo linkato da Jeronim è morale. Se poi chi ha compilato quei manifesti ha digitato "fucilazione" su google ed ha tirato fuori l'immagine magari con le migliori intenzioni o solo perchè si addattava bene all'impaginazione del manifesto non ne farei un problema. E' quando si va a testimoniare qualcosa facendo passare i fatti reali per altro con dolo...allora lì si...se c'è la volontà di falsificare...si dovrebbe pagare. Ma senza buttarla in politica...in Italia non paga nessuno... Stefano |
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