| inviato il 22 Febbraio 2015 ore 12:42
Discutendo sull'articolo di Smargiassi eviterei di cadere nella tentazione di riportare tutto alla polemica contro i "professoroni", contro chi si arroga il diritto di dare le regole ed essere l'arbitro del gusto. Non credo sia la posizione di Smargiassi (almeno in questo scritto), ma anche se lo fosse, discuterne ci porterebbe fuori strada. Almeno secondo i miei intenti. Ora, dato per acquisito che ciascuno di noi ha un proprio gusto, è sbagliato, inutile, avere dei dubbi sulla "qualità" del nostro modo di interpretare la fotografia? Io credo proprio di no. L'articolo fornisce, con molto garbo direi, degli strumenti utili a riflettere su di noi e sui nostri lavori. Il concetto di Kitsch viene definito come “ "un'attitudine estetica che fraintende l'arte, scambiando la sostanza per l'effetto, riducendola ad effetto d'arte?." „ a ridondanza dunque. Non mi sembra poi affatto di leggere la negazione del concetto di: Fotografia riuscita = comunicazione di un'emozione (anche se in questo non possiamo esaurire il significato dell'arte). Smargiassi parla di scivolamento (probabile!) verso il kitsch per il dilettante che “ "identifica esperienza estetica e sentimento, bellezza ed EMOZIONE" pensando che "l'EMOZIONE sia l'effetto di una certa forma da imprimere a una fotografia, a volte anche di certi soggetti, trasformabili in effetti?" „ . Al di là di quello che pensiamo sul concetto di kitsch, sul gusto, sulle regole della critica, su Smargiassi, possiamo essere tutti d'accordo sul pericolo di scambiare la "sostanza per l'effetto"? Quali sono gli antidoti "all'artificiosità e all'eccesso"? Solo il riuscire a tradurre in immagini il nostro "sentire" autentico. P.S. scusate, vorrei rispondere a tutti ma il tempo è quello che è. Pubblicando questo mio ultimo post mi sono accorto che la discussione è andata avanti. Leggerò appena posso. |
user46920 | inviato il 22 Febbraio 2015 ore 13:31
Penso che tra dilettante, fotoamatore, professionista, artista e semplice utilizzatore della funzione "fotocamera" del cellulare, ci sia un'enorme differenza, dove l'unico filo che li collega tutti, sia la "Gratificazione Personale" !!! Mi pare che il discorso di Smargiassi sia piuttosto indirizzato sul dilettante , secondo me evidenziando in qualche modo la differenza plausbile col fotoamatore ... poi gli argomenti Arte e Dubbio, in questo discorso, non li comprendo bene e non capisco dove sistemarli e/o come esaminarli |
| inviato il 22 Febbraio 2015 ore 19:30
ciao,si legge bene e velocemente come al solito,va nello specifico ma è un concetto piu' ampio,da ricercare nei comportamenti ripetuti nell'ostentazione piu' o meno consapevole.C'è una realta' parallela fatta di conclusioni anche momentane che porta ad attuare uno stile,che si concretizza molto spesso nel confezionare l'immagine,come se ci fosse in qualche modo l'ammissione che lo scatto in se si abbisogna di quel tipo di tocco,per uniformarlo ad altri e distinguersi allo stesso tempo.Forse dovremmo tornare alla lettura dell'immagine alla percezione della stessa stratificata e al modo di intendere anche i valori piu' tradizionali,o limitarsi da osservatori a prendere atto di usi e tendenze.Avrei aggiunto chiarezza e nitidezza. ciao |
| inviato il 22 Febbraio 2015 ore 20:01
Credo che molte delle cose che si ricavano dalle varie analisi, più o meno antropologiche, dei fenomeni di attualità, social su tutto, semplicemente rilevino ciò che è da sempre vero, ma che, semplicemente, i nuovi modelli di comunicazione portano a evidenza in modo più lampante.... Unito naturalmente al fatto che, non l'arte, ma la pratica di ordine artistico, è oggi alla portata di chiunque. I filosofi da sempre segnano una differenza tra il "bello" e lo "spettacolare". Che poi una società, o quantomeno un numero ampio dei suoi componenti, sia più o meno attrezzata per determinarne adeguati confini è altra cosa. E, ancor prima, complicato è che una società definisca chi e come li trova 'sti confini. A naso, direi che i criteri per definire l'arte siano sostanzialmente tre: la "democraticità" (ovvero fa testo il consenso più ampio), la "autoreferenzialità" (ovvero ognuno c'ha i suoi gusti) o la "tecnocrazia" (ovvero chi è definibile esperto decide, e se gli esperti hanno pareri diversi, conta.... chi conta di più). Ragionevolmente tutte e tre le vie c'hanno i loro limiti, ma credo che le prime due... ne abbiano di più, con tutta l'avversione che si può nutrire per la terza. E soprattutto, poi, la definizione eventuale di una ulteriore via... dovrebbe per forza passare per una delle tre elencate, riportandoci da capo Concordo con Jeronim in quasi tutto quel che di suo leggo, soprattutto perchè promuovere il dubbio, visto il tema, è un valore di non poco conto, e certamente un'ottima partenza. E inoltre per la cautela che spesso mi pare di riscontrare nei suoi scritti: non la cautela di chi non ha un'opinione, ma quella di chi sa distinguere le opinioni dai fatti, fosse anche lui stesso a esprimerle.... Saluti F |
| inviato il 22 Febbraio 2015 ore 21:23
Non posso che concordare con L'occhiodelcigno... Aggiungo che una fotografia non deve per forza dare emozioni per essere definita tale. Penso ai professionisti che fotografano oggetti per cataloghi ecc.., con i mezzi e le tecniche migliori. Io personalmente non mi emoziono davanti alla foto di un frigorifero...ma una foto è! Oggi forse abbiamo bisogno di assoluto, e non diamo il nome appropriato alle cose...Ecco che uno scatto fortunato e magari stravolto in postproduzione viene fatto passare per un'opera d'arte, e che uno scatto fatto da un professionista non se lo fila nessuno o viene apprezzato solo da chi sa il mestiere. Io personalmente ( ed è una mia semplice e modestissima opinione) definirei kitsch chi non si sa rinnovare, chi pensa che con uno stravolgimento di postproduzione si faccia arte, chi ripropone sempre le solite immagine oggi rifatte col pomodoro domani con la pancetta...pensando che nessuno si accorga che è la solita acqua fritta!! Trovo kitsch chi elargisce consigli da professore o da conferme tramite elogi conformi al proprio pensiero. Da iperdilettante mi limito pensare e raramente dire se una foto o una immagine mi piace o no, e spero che questo diritto non me lo tolga nessuno!! Gli insegnamenti ai professori! Mi auguro solo che sia più il piacere che porta scattare una foto, che l'eventuale piacere derivato dal gradimento che questa possa avere. Saluti a tutti |
| inviato il 22 Febbraio 2015 ore 21:31
Ho seguito la discussione con interesse, ci sono stati molti ottimi interventi, devo dire che faccio un po' di fatica ad entrare, non per dubbi su cosa dire ma su come dirlo visti il mezzo abbastanza difficile da usare per argomenti tanto complessi. Concordo quasi completamente con Franco e Francesco ( ottimo anche l'intervento di Paolo) e di conseguenza con Smargiassi nel merito anche se ho qualche dubbio sulla forma, ma anche lui deve fare il suo mestiere e probabilmente quella è la forma che rende meglio allo scopo. Credo che però per avere una comprensione più ampia bisogna ricollegarsi all'altro articolo-topic, quello sull'educazione visuale. Il problema che sta a monte di tutto infatti è che la foto emozionale e d'effetto nella nostra società, e particolarmente in rete, piace e piace moltissimo, quindi è naturale che i fotografi siano portati a soddisfare una richiesta in tal senso. Ad un certo punto però dovrebbe scattare la molla che ti spinge a cercare d'andare oltre, ma condizione necessaria è sapere che esiste un oltre ed è questa l'informazione che spesso manca, la cultura artistica oggi spesso arriva dalla rete e visti i gusti della rete siamo al cortocircuito. Genova è piena di fotografi ma alla splendida mostra di Scianna eravamo in quattro gatti, da Patellani eravamo in due.. Credo che lo scopo principale di questo gruppo debba essere far conoscere questo oltre, per piantare i semi del dubbio, poi magari ognuno continuerà per proprie ragioni a fare la stessa fotografia ma con consapevolezza e nella giusta prospettiva Spero d'essermi spiegata, ma non ho certezze..con me il dubbio ha attecchito anche troppo |
| inviato il 22 Febbraio 2015 ore 21:53
Caterina.... io sono bolognese. Ma a Genova per Scianna ci fui.... Perdono, perdono, perdono per l'off-topic! |
| inviato il 22 Febbraio 2015 ore 21:56
Però non avvisasti!!! Molto male! |
| inviato il 22 Febbraio 2015 ore 22:00
Caterina..... vergogna ammetto.... non sapevo fossi genovese..... |
| inviato il 23 Febbraio 2015 ore 22:30
Concordo pienamente con Francesco e Caterina. Tu Caterina, in particolare, hai sintetizzato mirabilmente lo scopo che mi ha spinto ad aprire questa discussione: Dubbio e consapevolezza. Il dubbio ci deve permettere di rivedere senza sosta quello che andiamo a fare. Dobbiamo essere pronti a smantellare certezze per trovarne delle altre, sapendo già che avranno vita breve. È il continuo cercare "oltre" che deve ispirare il nostro percorso. Solo rovistando tra le infinite possibili risposte alla domanda "perché?" possiamo sperare di tradure in immagini il nostro sentire. La consapevolezza, anch'essa una continua ricerca, ci consente di non scambiare lucciole per lanterne. Fa da onesto lasciapassare per quelle circostanze in cui, per i più svariati motivi (mercato, divertimento o quant'altro) sospendiamo o limitiamo la nostra autenticità. |
| inviato il 23 Febbraio 2015 ore 22:41
Un tema nel tema, quello che apri in modo apparentemente innocuo, in chiusura del tuo intervento Jeronim.... L'autenticità.... C'entra e non c'entra col topc forse, ma penso alla discussione altra in cui emerge il motivo del "cosa prendiamo dagli altri, osservandoli": andando sotto la superficie, credo ci sia di che chiacchierare, e il gruppo che hai creato sembra fatto apposta... Se lo conosci, mi riferisco come cornice al testo di Flusser inizi '80. Potente allora, da leggere come tremendamente premonitore oggi.... |
| inviato il 23 Febbraio 2015 ore 22:43
Aggiungo, il testo che ha radicalmente cambiato il mio approccio all'idea stessa di fotografia... |
| inviato il 24 Febbraio 2015 ore 0:04
Hai detto bene Francesco, APPARENTEMENTE INNOCUO! Conosco il testo di Flusser. A questo proposito sarebbe bello leggere un tuo breve commento. Magari un paio di concetti che ritieni importanti. Se ti va eh! Non mi odiare.... Questo spazio è nato per approfondire ma ci siamo anche imposti di spiegare tutto con la massima attenzione anche per l'ultimo dei principianti. È un promemoria che faccio anche a me stesso. Ricordo di aver indicato, a titolo d'esempio, il lavoro di Alberto e Piero Angela. Il rischio è di ritrovarci in pochi. Sarebbe un peccato. |
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