| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 10:33
“ Rimane la parte artistica, ma quella è questione di talento ed intuizione. „ Sono perfettamente d'accordo: la fotografia ha liberato l'arte (soprattutto la pittura) dalla necessità di dover (necessariamente) rappresentare la realtà e ha permesso il suo sviluppo artistico in direzioni prima del tutto sconosciute (non è un caso che i movimenti artistici 'moderni' coincidano con l'avvento della fotografia). Adesso la tecnologia ha permesso l'accesso a tecniche fotografiche prima riservate a professionisti (o amatori con un budget cospicuo), non sarebbe ora di cominciare a discutere di cosa ci spinge a fare un certo scatto piuttosto che dei suoi dati exif? |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 10:56
bella discussione, molto utile. Penso di aver inquadrato la situazione.. |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 11:18
“ oppure esistono ancora le foto belle, che pubblicate, fedeli allo scatto originario? „ Potrei parlarne per ore. Mi sono autoflagellato per capirne la filosofia che manco Roland Bathès se fosse vivo ci avrebbe perso così tanto tempo. La realtà è un passo prima: Non è mai esistita una foto che sia "lo scatto originario". Anche a pellicola, anche facendo fare tutto ad una macchina in un centro commerciale, ci sono delle scelte. Che sono quelle del produttore della macchina, del negoziante che ha comprato la carta e di come ha tarato la macchina che sviluppa(va) le foto delle vacanze. Ma neanche con la mia Lomo da pochi euro lo scatto è quello originario! Dipende da che pellicola ho comprato, Lomo ne produce un tot, che virano sul viola, che pompano i colori, che che e che... Togliamo l'automatismo della macchina che sviluppa e stampa, passiamo ad Adams, e la foto postata qui sopra dice tutto. Passiamo a Basilico, che per fare un reportage a Beirut si presenta col banco ottico mentre gli altri hanno reflex più o meno compatte. Il suo stampatore è come il sarto. Sapeva come voleva la foto, e gliela stampava così. Successivamente, il suo "postproduttore" faceva lo stesso. In un documentario (visto in tv e comprato in dvd, ma credo reperibile in rete) c'è lui che istruisce il suo assistente su dove mascherare, dove bruciare la foto. CON PHOTOSHOP. Andreas Feininger nei suoi libri spiega come correggere le distorsioni prospettiche piegando la carta... Ho sentito personalmente Ferdinando Scianna parlare di grana aggiunta con photoshop, e di come Stalin facesse cancellare dalle foto "istituzionali" i collaboratori che nel tempo aveva epurato. Insomma (non ti tedio più, tranquillo), cos'è cambiato? Ma soprattutto, è cambiato? |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 12:36
Si, senza dubbio è cambiato. Basta dire che anche prima si faceva, prima era terribilmente difficile e solo per pochi, e le differenze minime ( e solo con certi supporti, perchè con le diapo ad esempio si poteva fare veramente poco). Adesso si può tutto, anche portare il Colosseo in riva al mare. Quindi tutto quello che si vede, se è leggermente discostato da quanto si conosce porta a pensare che ci sia il trucco di photoshop, siamo sempre sospettosi verso qualunque immagine proprio perchè è fin troppo facile rendere plausibile ciò che non è. E questo sospetto rischia di rovinare la magia di certe immagini. |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 12:41
La vera "svolta" è scoprire ed ammettere che il colosseo lo potevi mettere in riva al mare anche prima!
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| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 13:04
E' cosi difficile ammettere che prima era prerogativa solo di alcuni e adesso è alla portata di tutti? Che oggi qualunque immagine che vedi su questo forum può (e spesso è) qualcosa che non era (per colori, luminosità, clonazioni, effetti vari)? Un fotoritocco così banale come quello che hai postato lo fà mio figlio al pc senza che nessuno glielo abbia insegnato, mentre chi lo ha fatto probabilmente era un professionista o un maestro dell'immagine dei tempi andati. |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 13:17
Hai centrato il punto. Cito: "After taking a picture with film, it must be printed. In the traditional darkroom process, print- ing has more variables than taking the original picture. The person printing an image from the negative may be as much an artist as the photographer. The printmaker may interpret a single negative in myriad ways. Papers, developers, toners, filters, dodging, burning, flashing; whole libraries of books exist on the printing of photographs and the techniques that may be used. Not all great photographers are great printers. In fact, many great photographers never venture into the darkroom. Most of them have trusted printers with whom they work closely. Other photographers want complete control. They are scientists and tinkerers spending hours in the darkroom working and reworking the same print, attempting to extract their "vision" of the image. Ansel Adams is a great example of the latter. He reinterpreted many of his photographs each time he went into the darkroom. Prints of "Moonrise" created at various times over his lifetime appear very different from one another." La verità è che lo scatto deve funzionare per lo scopo che hai o che ti sei prefissato. Oggi come allora. |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 14:16
“ La verità è che lo scatto deve funzionare per lo scopo che hai o che ti sei prefissato „ -"La gloria ci attende!" -"Non so che cosa intendi per 'gloria'" disse Alice. -"Voglio dire, c'è una bella discussione, tale da metterti al tappeto!" -"Ma 'gloria' non significa 'una bella discussione tale da metterti al tappeto'." Alice osservò. -"Quando uso una parola", Humpty Dumpty disse in tono piuttosto sdegnato, "essa significa esattamente quello che voglio, né di più né di meno." -"La domanda è", rispose Alice, "se si può fare in modo che le parole abbiano tanti significati diversi." -"La domanda è," replicò Humpty Dumpty, "chi è che comanda, tutto qui." Alice nel paese delle meraviglie - Lewis Carroll Grazie per il link Shambola, geniale! |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 15:02
No No io voglio la fotografia veraaaaaaa!!!! Quella REALE!!!!!!!! Bisognerebbe stampare le immagini come escono dalla fotocamera |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 15:03
Anche io sono approdato al digitale nel 2011,dopo anni di pellicola,al 95% diapositiva,ed il primo impatto è stato quello di notare subito una differenza di resa tra i due sistemi,così,complice un amico,ho iniziato ad usare la Post Produzione per dare un po di "brio" alle immagini che uscivano dalla mia 500D.Poi ho iniziato a scattare in RAW,ed allora la PP è indispesabile per gestire al meglio il passaggio da RAW a Jpeg o altro.Io non sono un fanatico della PP,spingendola a livelli quasi esasperati,ma usata con dovizia dà buoni frutti. |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 15:07
Mi auto quoto, sperando non si interpreti come crossposting... Rendering the Print: the Art of Photography by Karl Lang www.lumita.com/site_media/work/whitepapers/files/pscs3_rendering_image Cito la intro: "Digital Raw photography?the use of raw sensor data instead of a camera-processed JPEG as a starting point for photographers?is often a topic of controversy. Photo - graphers make statements such as "my prints look good, I don't see any need for Raw" and "I adjust my images in Photoshop; it works just fine" or "all those controls are too much work, I just want my software to match the JPEG." Somewhat complex and widely misunderstood, the Raw workflow was created to return control of the print to the photographer. With traditional film, years and even lifetimes were spent learning the techniques of printing in the darkroom. Modern Raw photography provides even more control with less effort, but some education is still required. This paper will provide a foundation for the understanding of scene rendering. It will introduce the concepts, history, and tools of printmaking, and express their bearing on modern digital photography. It will demonstrate why you should invest the effort to learn the tools of Raw photography, and most importantly, it will prove there is no single "correct" way to render a print. " E la chiusura... "The scene is our message, the photograph our media, and rendering is the art." |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 15:09
ma si dai, tutte le volte che c'è un post come questo, ci deve essere un messaggio come questo :) |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 15:14
Secondo me la post-produzione serve per valorizzare quello che gli occhi del fotografo hanno colto, ma che non è così evidente per gli altri che lì non c'erano (vuoi l'atmosfera di un luogo) perchè certe sensazioni non sono fotografabili, ma è una sfida interessante riuscire a trasmetterle. Personalmente certe fotografie le trovo un po' troppo rielaborate un po' come un make-up del viso che non si addice, insomma dipende da foto a foto non tanto da un ritocco più o meno pesante. |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 21:56
io ho sicuramente le idee più chiare, quindi ho raggiunto il mio scopo. Certo mi sembra di capire che ho toccato un nervo scoperto, ma discussioni come questa fanno bene alla passione, servono a tutti, non solo ai debuttanti come me. Un saluto a tutti, sono contento di avervi conosciuto. Beppe |
| inviato il 17 Ottobre 2014 ore 9:31
Beppe, se fai una ricerca con il tasto verde in alto vedrai quanti nervi scoperti si sono toccati a proposito.....;-) |
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