| inviato il 28 Febbraio 2020 ore 11:14
Grazie husquy |
user33434 | inviato il 28 Febbraio 2020 ore 11:25
“ ma nelle ombre pialla tutto e nelle alte luci è facile perdere passaggi, si vedrà più la grana che il colore reale. „ Non è che pialla, si abbassa il contrasto. Non sono certo io che lo devo spiegare a te, è giusto per chiarire |
| inviato il 28 Febbraio 2020 ore 11:31
Beh Cirillo adesso mi hai fatto tornare indietro a quando, da ragazzino, restavo incantato per ore a osservare mio zio Eolo che ritoccava le lastre di vetro! Che tempi! E che emozioni osservare col loupe le laste 5x7" (per la maggior parte erano fotografie d'Arte) che mio zio Antonio selezionava, prima di consegnarle, ai tempi in cui lavorava per l'Istituto Geografico De Agostini. Altri tempi, altre epoche ... o forse erano proprio altre ere geologiche! |
| inviato il 28 Febbraio 2020 ore 11:32
Comunque era tutta un'altra fotografia! |
| inviato il 28 Febbraio 2020 ore 12:05
Allora, tornando al discorso della resa analogica, prima e dopo la scansione. La mia idea è che nel momento in cui passiamo allo scanner un'immagine analogica (o il suo negativo), non facciamo altro, che farne una foto digitale. Che poi dagli esempi precedenti, qualcuno abbia apprezzato di più la versione analogica scansita, beh credo che più che altro, ne abbia apprezzato la resa colorimetrica. Resa che si può avere tranquillamente anche in digitale
 la versione analogica scansita
 versione sony modificata in Ps Le versioni mostrano delle differenze, facilmente colmabili in post. Il mio vuole essere un esempio fatto in un paio di minuti. Un po' d'impegno in più, avrebbe permesso di ottenere una copia fotostatica della prima, ma credo che tuttavia basti a far comprendere il concetto. Quando prima ho chiesto della preferenza di uno scatto sull'altro, non mi è stato detto, la versione analogica è più tridimensionale, più veritiera o ha palesato differenze incolmabili. Ma ci si è semplicemente soffermati sui toni e le luci, tutti fattori facilmente appianabili. |
| inviato il 28 Febbraio 2020 ore 12:42
Modificare il tono della digitale per farlo somigliare alla pellicola si può, chiaramente senza un riferimento diventerebbe molto più difficile, ma comunque nella pellicola ci sono meno passaggi colore, persi probabilmente allo scanner più che altro.
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| inviato il 28 Febbraio 2020 ore 12:47
Bravo husqy la mia era più sparacchiata... |
| inviato il 28 Febbraio 2020 ore 12:55
“ Comunque era tutta un'altra fotografia! „ . . . più pagata e professionalmente rispettata. |
| inviato il 28 Febbraio 2020 ore 13:12
“ Quando prima ho chiesto della preferenza di uno scatto sull'altro, non mi è stato detto, la versione analogica è più tridimensionale, più veritiera o ha palesato differenze incolmabili. Ma ci si è semplicemente soffermati sui toni e le luci, tutti fattori facilmente appianabili. „ se si scannerizza una dia, non è più analogica ma digitale con i difetti dell'analogico e del digitale. Nell'analogico non c'era alcuna tridimensionalità. La differenza andrebbe fatta tra una stampa da dia e una stampa fatta da una foto digitale. Chiaramente vincerebbe la digitale, e questo per confermare che il confronto è privo di senso. Molti di noi prima di abbracciare il digitale, provenendo, dall'analogico, si sono attrezzati con scanner per: - portare in digitale i nostri negativi e le invertibili - verificare se si poteva fare a meno di una macchina digitale, continuando ad usare le nikon F5 e le hasselblad. Poi ci siamo arresi all'avanzata delle macchine digitali, a sensori sempre più performanti e definizioni sempre più spinte e abbiamo abbandonato gli scanner e le macchine analogiche. Però ogni tanto ci sorge la voglia di realizzare qualche bella diapositiva o svilupparci qualche bel rullo in b/n. |
| inviato il 28 Febbraio 2020 ore 13:14
Il punto alla fine è che una fotografia chimica, una volta che viene scansionata, diviene un file digitale, un file digitale che è tutt'altra cosa, né migliore né peggiore intendiamoci, ma pur sempre diversa da ciò che essa stessa era all'origine. E il perché è fin troppo chiaro: in una pellicola le transizioni tonali, le sfumature, i chiaroscuri vengono riprodotti come delle curve senza soluzione di continuità mentre invece col digitale quelle stesse transizioni vengono riprodotte come una seguenza di scalini. E per quanto questi scalini possano essere bassi mai e poi mai potranno essere senza soluzione di continuità! |
| inviato il 28 Febbraio 2020 ore 13:24
Più che a scalini, direi lineare. I scalini sono così tanti, che bastano ed avanzano. |
| inviato il 28 Febbraio 2020 ore 13:37
Bergat, . . . poi molti . . . si sono arresi al digitale per una questione sopratutto pratica ed economica e per i tempi di gestione molto brevi e per molti altri innegabili vantaggi. “ Però ogni tanto ci sorge la voglia di realizzare qualche bella diapositiva o svilupparci qualche bel rullo in b/n. „ sicuramente si . . . molti di noi intimamente conoscono la superiorità dei passaggi tonali dell'analogico rispetto al digitale ma chiudiamo un'occhio o forse anche due per le ragioni che ho detto prima. Io non illudo, so che il digitale arriva fino al li, e va benissimo così, non rinnego affatto il digitale , e so che l'analogico se fatto con vero rigore produce risultati migliori. “ E per quanto questi scalini possano essere bassi mai e poi mai potranno essere senza soluzione di continuità! „ Paolo, . . . si c'è questo aspetto importante ma sottolineo pure che nella pellicola la stessa informazione luminosa attraversa + strati generando in virtù anche delle dimensioni dei grani sensibili un numero di sfumature elevato. Queste sfumature nel digitale sono ricostruite con algoritmi e interpolazioni tra i valori della griglia Bayer in una simulazione del colore. nel digitale difatti è importante avere buoni e sofisticati algoritmi ed essere bravi in PP. |
| inviato il 28 Febbraio 2020 ore 14:07
Husquy ottimo sei riuscito a centrare il tono medio. Rimango altresi convinto che la scansione della pellicola rimanga qualcosa di diverso dall'immagine digitale acquista direttamente. Lo scanner non passa attraverso gli stessi algoritmi di ricostruzione dell'immagine in atto nella fotocamera o nel programma, pertanto la "matericita' " della pellicola in parte viene conservata. Se non fosse così nessuno farebbe scansioni o proverebbe a farle, a maggior ragione essendo scomodo |
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