| inviato il 28 Marzo 2019 ore 12:15
Dietro ogni opera, anche una singola opera c'è sempre un lavoro, un processo creativo. Oppure conta più il background, il curriculum diciamo, che l'opera in se? Anche in una mostra un artista propone 10 opere ma di solito solo due o tre sono veramente interessanti. Io non mi soffermerei solo sulla quantità ma sulla qualità. Meglio tre opere buone che 10 in mostra poco interessanti. Se un Sugimoto qualunque mi fa 10 orizzonti marini identici (che io di solito cestino) per me quella è arte autoreferenziale, ne può fare pure 100 e dire che ci ha passato notti insonni per lo sforzo a me non mi cambia l'opinione su di lui |
user39791 | inviato il 28 Marzo 2019 ore 12:22
Hai toccato un punto nodale, quello di lavorare su dei progetti e non su singoli scatti casuali. Sugimoto ad esempio produce delle vere e proprie serie di fotografie usando per ogni serie delle tecniche differenti. Un esempio la serie Lightning field ottenute mandando sulla pellicola una forte scarica elettrica. O Seascapes dove riprende il mare con tempi lunghissimi in modo da non aver nessun elemento di disturbo. |
| inviato il 28 Marzo 2019 ore 12:24
Secondo me per produrre un lavoro di qualità è necessario un bagaglio di conoscenze tecniche e culturali. Il lavoro poi si sviluppa seguendo un certo processo, non solo creativo, ma anche organizzativo. Di solito c'è uno scopo, un'idea, un committente, insomma qualcosa che ti spinge a portarlo avanti. Il risultato finale dipende da molti fattori, ma la capacità del Fotografo di metterli insieme e tirarne fuori qualcosa è fondamentale. Il curriculum serve solo a venir presi in considerazione subito, senza dover sgomitare troppo. Per tutti c'è una prima volta... L'opera in sè è il risultato finale. Può essere eccelsa senza però essere Arte, e può essere Arte senza che sia perfetta. Come dice qualcuno... dipende. |
| inviato il 28 Marzo 2019 ore 12:28
già dipende da tante cose, anche dal fattore C |
user39791 | inviato il 28 Marzo 2019 ore 12:29
Quello serve sempre. Ma se non hai nulla da dire ti porta poco lontano. |
| inviato il 28 Marzo 2019 ore 12:32
il fattore C vale su una foto, su più di 40 anni di foto direi che il fattore C è ampiamente superato. Il lavoro Theaters è andato avanti decenni per giungere al risultato, ci vuole convinzione nel lavoro che si fa, costanza, precisione e sinceramente il risultato è impressionante, dal vivo è davvero incredibile le foto sembrano quasi retroilluminate |
| inviato il 28 Marzo 2019 ore 12:37
“ l risultato è impressionante, dal vivo è davvero incredibile le foto sembrano quasi retroilluminate „ Un conto è la tecnica che non discuto sarà pure fantastica e d'effetto, un conto è lo scopo e il senso del lavoro. A me le serie, specie poi se così metodiche e maniacali non sono mai piaciute in generale, ma sono gusti, a me piace la varietà e il miscuglio di generi, l'eclettismo artistico |
user39791 | inviato il 28 Marzo 2019 ore 12:42
Quelle foto sono ottenute fotografando sale cinematografiche con macchine di grande formato. Apre l'otturatore quando inizia il film e lo chiude quando finisce, in questo modo il buio della sala viene progressivamente illuminato dalla proiezione ottenendo un effetto incredibile. Non è C. |
| inviato il 28 Marzo 2019 ore 12:44
E non è solo tecnica ma la realizzazione di una grande opera. La tecnica non frega è proprio il complesso del lavoro che funziona |
user39791 | inviato il 28 Marzo 2019 ore 12:52
Man Ray diceva tanti mi chiedono come hai fatto quella foto, pochi mi chiedono perché hai fatto quella foto. È una frase su cui meditare. |
user117231 | inviato il 28 Marzo 2019 ore 13:27
“ ...quante foto che vanno oltre la mera tecnica valide ci sono ? „ Una mia..immodestamente parlando. “ ...pochi mi chiedono perché hai fatto quella foto. È una frase su cui meditare. „ A me...chiedono solo, " Che ore sono ? ". |
| inviato il 28 Marzo 2019 ore 13:29
“ Se un Sugimoto qualunque mi fa 10 orizzonti marini identici (che io di solito cestino) per me quella è arte autoreferenziale, ne può fare pure 100 e dire che ci ha passato notti insonni per lo sforzo a me non mi cambia l'opinione su di lui „ Eh dai : in teoria e in pratica, dovresti confrontare le marine diverse o quel mare in particolare, fotografato da una posizione distante rispetto le altre di latitudine e longitudine sulla mappa,ma inquadrato sempre con lo stesso preciso metodo,per scovare eventuali similitudini, oppure la capacità di indurre qualche sensazione,giungendo anche ad una sorta di raccolta del mare o dei mari. Puo' essere e non lo escludo che ci sia chi è piu' o meno zen essenziale e vicino a quel tipo di concezione dello spazio e dello scorrere del tempo. A volte si è accennato al famoso punctum che non coincide fra persona e persona, ma potrebbe essere quel quid il pungolo che muove anche le domande e le risposte. In questo caso mi tornano in mente le cosiddette "brutte fotografie"che poi sono state sdoganate... e non mi sentirei di escludere che potrebbe essere stato il frutto di una terminologia legata all'uso piuttosto sporadico dei sinonimi e contrari ,con l'occhio scivolato nella riga piu' in basso del dizionario ,dopo la lettura dei soliti commenti. C'è una società e forse anche un tipo di cultura, che come dire fa della Bellezza una sua effigie, anche per gli indotti che sa generare un attributo estetico acclarato e spesso tangibile,legato ad una forma fisica e non soltanto,come se per la forma mostrata non corrispondesse poi necessariamente. |
| inviato il 28 Marzo 2019 ore 13:33
Gustave LeGray, per le marine cfr. Gustave LeGray... Parlo così ma non ho mai visto esposte quelle di Sugimoto. |
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