| inviato il 25 Marzo 2019 ore 13:43
Scusa Andrea ho omesso Cuaron dando adito al frantendimento, guardalo, credo che tutti i fotografi dovrebbero guardarlo |
user170782 | inviato il 25 Marzo 2019 ore 14:55
La normalità, ma possiamo anche chiamarla banalità, dovrebbe essere uno dei principali fili conduttori di tutte le forme di comunicazione, perché veicolarla nel modo corretto è l'unico modo per risultare interessanti nel tempo .I più grandi romanzieri della storia hanno raccontato storie semplici, lineari, senza sussulti o colpi di scena improvvisi, eppure hanno scritto capolavori assoluti sulla vita e sull'uomo. (Qualche nome Dostoevskij, Tolstoj, Steinbeck, Faulkner, Carver). La loro grandezza risiede nel raccontare gli uomini, più che le storie. E questo rende immortale un messaggio di qualunque tipo. La fotografia dovrebbe fare lo stesso, raccontare la vita quotidiana, il mondo contemporaneo, le persone. ( Non facendolo attraverso le solite fotografie di gente che cammina un questo o quel luogo ) La foto di Salgado che cita Filiberto potrebbe anche essere definita spettacolarizzazione del dolore, ma a mio parere è più corretto dire che veicola un gran dolore nel modo migliore possibile, sbattendocelo in faccia senza pietà, pur essendo evidentemente posata. (Qui tra l'altro si potrebbe riaprire il vecchio discorso sulle foto posate che non sarebbero vero reportage). Oggi il modo miglior per fermare l'attenzione della gente è col× (metaforicamente) con violenza, perché soprattutto quando si parla di dolore, quello altrui ci lascia indifferenti mentre siamo sempre pronti a invidiare le ricchezze e le agiatezze. E allora Salgado fa l'unica cosa possibile, scatta quella foto che parla di dolore in maniera diretta, ma che ai miei occhi ha sempre lasciato anche un gran senso di speranza. |
| inviato il 25 Marzo 2019 ore 14:57
Le foto di Salgado sono magnifiche, e su questo non ci piove. C'è un problema, come accennato sopra, la bellezza delle immagini va a sovrastare la reale bruttezza della situazione. Insomma una situazione brutta viene quasi teatralizzata, tanto da sembrare un film. Invece no, è la cruda realtà, e questo fatto passa quasi in secondo piano. Questo concetto su Salgado l'ho sentito diverse volte. C'è il rischio di soffermarsi sulla bellezza delle immagini, e dimenticarsi completamente del messaggio di dolore che sta dietro. |
| inviato il 25 Marzo 2019 ore 15:51
Articolo/post impressionante per erudizione e anche per estensione, ricco di spunti, merita senz'altro una lettura approfondita (per me di durata stimata in qualche ora). |
user39791 | inviato il 25 Marzo 2019 ore 16:00
Secondo me è uno dei suoi articoli più riusciti sul blog Fotocrazia. |
user170782 | inviato il 25 Marzo 2019 ore 16:14
Smargiassi è un profondo conoscitore della fotografia e uomo di cultura, il che è fondamentale; in questo articolo tuttavia mi pare che cammini molto su un filo sottile, senza mai sbilanciarsi: è anche un profondo estimatore di Salgado che i poveri li ha fotografati per una vita, eppure dall'articolo sembrerebbe in parte condannarne l'attitudine. Però ne cita parole importanti, ovvero che la stessa foto vista a latitudini diverse suscita reazioni differenti, e anche questo è un tema: quanto il linguaggio fotografico, come qualsiasi altro linguaggio, raccontato a pubblici differenti è percepito secondo le volontà dell'autore? |
| inviato il 25 Marzo 2019 ore 16:41
C'è il rischio di soffermarsi sulla bellezza delle immagini, e dimenticarsi completamente del messaggio di dolore che sta dietro. (Parlando di Salgado). Salgado per evitare distrazione in tal senso ha rinunciato al colore e usa un bn con notevole carica drammatica. Avesse raccontato la stesse scene (e storie) con immagini brutte nessuno le avrebbe guardate e il messaggio di dolore non sarebbe arrivato del tutto. Per me la fotografia e' comunque estetica e bellezza, anche quando racconta drammi... |
| inviato il 25 Marzo 2019 ore 16:55
Non vorrei mettermi a pontificare, non sono in grado... Direi però che il BN accentua il distacco fra lo spettatore e la scena rappresentata. La cosa diventa ancor più astratta. Il colore dà realismo. Infatti se vedo fotografie della 1a o 2a guerra mondiale in BN mi sembrano di un'altra epoca, ma quando vedo invece foto a colori degli stessi soggetti, mi sembrano più vicini a me, mi toccano di più. Le immagini non per forza devono essere brutte se la scena rappresentata è brutta. Devono in qualche modo trasmettere le sensazioni e il messaggio. La bellezza a volte non sta nell'estetica pura e semplice, ma può stare in altri aspetti. |
user39791 | inviato il 25 Marzo 2019 ore 16:59
Scianna dice che se fai una bruta foto a una cosa brutta ottieni due cose brutte che impestano il mondo. Il dilemma tra etica ed estetica è antico e nella fotografia è pesantemente influenzato dal pensiero della Sontag. |
| inviato il 25 Marzo 2019 ore 17:00
C'è brutto e brutto... |
| inviato il 25 Marzo 2019 ore 17:10
“ Il punta e scatta così alla caxxo messo su un piedistallo e trasformato in arte mi lascia veramente moooolto scettico. Mi dispiace, ma è più forte di me, non so che farci... Confuso Alcuni invece "fanno finta" di proporre foto banali, ma in verità sono parecchio studiate. Io stesso ci sono cascato parecchie volte, e ho dato giudizi taglienti. Poi però comunque, se non trovo un senso, non riesco a dare un significato a queste cose e apprezzarle a pieno. Dovrei riuscire a trovare una chiave di lettura soddisfacente. „ Su qualsiasi foto fatta a casaccio è possibile imbastire un discorso letterario fino a farla assurgere ad arte sopraffina, dicendo cavolate a ripetizione. Allo stesso modo quella che i critici considerano un 'opera sublime, puo' essere demolit facilmente da un altro critico in vena di denigrare. |
| inviato il 25 Marzo 2019 ore 17:17
“ C'è brutto e brutto.. „ Concordo e talvolta da parte del fotografo c'è anche il gusto dell'orrido. Siamo poi noi a dover dipanare se se quella velleitarietà fa parte della volontà del fotografo di stupire e quindi è manierismo, oppure nasce spontaneamente dall'anima un po' perversa del fotografo. |
| inviato il 25 Marzo 2019 ore 17:20
Qualcuno lo ha letto? https://www.amazon.it/Lezioni-fotografia-Luigi-Ghirri/dp/8874623127?Su potrebbe aiutare a capire meglio il suo pensiero. Detto questo potremmo fare un raffronto con i New Topographer come Robert Adams che a differenza di Ghirri tende a essere totalmente asettico quindi possiamo vedere che in realtà certe atmosfere, certe scelte sono molto più pensate di quanto appare |
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