| inviato il 19 Aprile 2018 ore 13:31
Alla fine può essere davvero la soluzione migliore. Ieri dovrebbe essere arrivato il materiale che aspettavo, stasera lo ritiro e appena possibile lo provo. |
| inviato il 19 Aprile 2018 ore 13:46
Mi sono perso.... Cosa hai poi ordinato? |
| inviato il 19 Aprile 2018 ore 14:44
Ho ordinato lo stesso articolo che non mi hanno consegnato la prima volta, causa danneggiamento durante il trasporto. Nel frattempo il prezzo è diminuito di 12 euro, cosa che un pò mi compensa dell'attesa piuttosto lunga. |
| inviato il 19 Aprile 2018 ore 22:29
In analogico i singoli granuli di alogenuro di argento formano, come fosse un mosaico, l'immagine. Certo, su questo siamo d'accordo, ma l'immagine si forma sulla superficie superiore dei granuli mentre invece lo scanner focheggia la struttura ... lo scheletro che regge l'immagine insomma e non limmagine stessa. Ovvio che la differenza di focheggiatura è minima, nell'ordine di micron, forse di frazioni di micron, ma è pur sempre un disturbo ulteriore che va a impoverire ancor più una immagine già molto impoverita dal puro e semplice cambio di stato che subisce passando da chimico a digitale. |
| inviato il 19 Aprile 2018 ore 23:18
i granuli sono come dei microscopici granelli di sabbia o ghiaia affogati in una gelatina, prima avevo fatto l'esempio di un mosaico, ma in realtà non sono piatti, hanno forme abbastanza irregolari. Una superficie anteriore secondo me di fatto non esiste, bisogna fare in modo di averli il più nitidi possibile, perchè l'immagine è proprio l'insieme di quei granuli. Comunque secondo me la grana se non è esagerata a me non da fastidio anzi, spesso mi piace. Per la riproduzione io ho fotografato le negative e dia (utilizzando un ingranditore e un proiettore dia come riproduttore, entrambi senza ottica, riducendo la luce nel proiettore) Questa è una FP4 35mm
 Questa è una Ektachrome 64
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| inviato il 20 Aprile 2018 ore 8:01
Bel lavoro, specie il bianco e nero. |
| inviato il 20 Aprile 2018 ore 8:11
Grazie Stefano |
| inviato il 20 Aprile 2018 ore 8:58
Buongiorno Gian Carlo F, permettimi una precisazione. Le vecchie pellicole avevano i grani, affogati nella gelatina, di forma molto irregolare, come hai affermato simili a grani di sabbia. Nelle pellicole più recenti è stata adottata una nuova tecnologia denominata T-GRAIN con la quale i grani erano piatti e di forma più regolare, pertanto la grana risultava essere molto più omogenea. In qualsiasi caso utilizzando lo scanner Nikon la grana non è assolutamente fastidiosa. Saluti. Graziano. |
| inviato il 20 Aprile 2018 ore 16:56
Nelle pellicole più recenti è stata adottata una nuova tecnologia denominata T-GRAIN con la quale i grani erano piatti e di forma più regolare, pertanto la grana risultava essere molto più omogenea Infatti è così caro Graziano. Tanto è vero che una ventina di anni orsono, insomma a cavallo del nuovo millennio, sia Kodak che Fuji stavano sviluppando un nuovo, e per certi versi rivoluzionario, sistema di stesa dell'emulsione che partendo proprio da granuli tabulari di nuova concezione riusciva quasi a disporli uno di fianco all'altro come le mattonelle nei rivestimenti delle pareti, il risultato sarebbe stato, quantomeno nelle intenzioni dei progettisti di allora, la virtuale eliminazione della grana stessa dal momento che si prevedevano, per pellicola 100 ASA, RMS nell'ordine di 3 o 4 mentre per arrivare a valori intorno a 7 o 8, quelli che per inciso sono i valori della Astia 100F e Velvia 100F rispettivamente, la sensibilità doveva innalzarsi fino a 1600 se non addirittura 3200 ASA. Poi, purtroppo, è arrivata la rivoluzione digitale e tutto si è fermato. |
| inviato il 20 Aprile 2018 ore 17:15
grazie dell'informazione ragazzi, non sapevo di quella evoluzione |
| inviato il 20 Aprile 2018 ore 17:28
La pellicola, volendo avrebbe ancora tante possibilità di sviluppo; se non fosse arrivato il digitale probabilmente le avrebbe avute, basti pensare alla risoluzione dei microfilm. Se uno pensa a che impennata di prestazioni ha avuto il digitale in soli 15 - 20 anni! |
| inviato il 20 Aprile 2018 ore 18:20
La mia sensazione invece è che si sia passati al digitale anche perchè la pellicola aveva raggiunto il suo massimo. In 30 anni di pellicola le uniche vere novità nelle invertibili, quelle che mi interessavano, furono la Velvia e la Kodachrome 200. Non fu mai possibile vedere una 100 Iso veramente buona, a livello di una delle migliori 50-64 iso esistenti |
| inviato il 20 Aprile 2018 ore 19:05
Concordo con Leone. |
| inviato il 21 Aprile 2018 ore 9:09
Nel Nikon Coolscan 5000 la risoluzione è, a dispetto del nome, di 4000 dpi non sufficienti a risolvere la grana. Gli unici scanner "umani" a superare tale risoluzione erano i Minolta 5400. Poi ovviamente la grana è più evidente con una illuminazione puntiforme, mentre una diffusa più morbida tende a minimizzarla |
| inviato il 21 Aprile 2018 ore 10:49
No amici miei, se dobbiamo dirla tutta la pellicola ha ancora amplissimi margini di miglioramento, e le ricerche di cui ho già detto sono lì a dimostrarlo, il problema vero della pellicola è che è difficile inserirla in un cellulare ... |
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