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Linguaggio fotografico, tra analogico e digitale cosa è cambiato?


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avatarsenior
inviato il 20 Marzo 2020 ore 10:47

paolo lo sai anche tu che se stampi in stesso formato (es. 40x50) da 24x36 o da 8x10" il risultato è profondamente diverso e la differenza principale non è la risolvenza o la nitidezza.

avatarjunior
inviato il 20 Marzo 2020 ore 10:52

@PaoloMcmlx hai perfettamente ragione: è difficile parlare di Arte. Meglio rimanere sul lato tecnico, come vedo che sta facendo chi ne sa più di me in questa discussione.
Però mi è piaciuto l'articolo suggerito da @Zuorro, dove il discorso sulla fotografia è associato a quello sulla scrittura.
Sono felice di apprendere che l'evoluzione tecnologica consente una maggiore possibilità espressiva. D'altronde, è sempre l'uomo che crea la tecnologia.

avatarsenior
inviato il 20 Marzo 2020 ore 11:14

Il punto interessante dell'articolo secondo me è che il mezzo condiziona il linguaggio.
Se il mezzo condiziona il linguaggio, forse anche l'evoluzione del mezzo condiziona il linguaggio, e non solo tutte le cose di cui abbiamo parlato in precedenza. Almeno nell'esperienza di Shore...

avatarsenior
inviato il 20 Marzo 2020 ore 11:26

Marco lo sai anche tu che se a parità di obiettivo stampi un 24x36 cm da formato Leica, e un 200x250 cm da 8x10" e poi, poggiando sul 200x250, nel suo stesso identico punto ovviamente, il 24x36 avrai la STESSA IDENTICA FOTOGRAFIA ... una volta che dal formato maggiore avrai ritagliato il particolare di quella inferiore!
Lo sai vero?
Quindi, scusa eh, ma di che stiamo parlando?
Forse del fatto che se sullo stesso ring mettiamo un massimo e un minimosca il primo vince sicuro?

avatarsenior
inviato il 20 Marzo 2020 ore 11:30

No Zuorro non ce l'ho con Smargiassi, e del resto come potrei se neppure lo conosco, però converrai meco che se quelle che afferma non sono cose scontate beh ... sono almeno lapalissiane!

avatarsenior
inviato il 20 Marzo 2020 ore 13:24

@Zuorro come sempre interessanti gli articoli di Smargiassi che pone questioni, ne prendo una tra le tante: ". Shore era decisamente capace di rendere conscio l'inconscio tecnologico. "
Dicevi: " Il punto interessante dell'articolo secondo me è che il mezzo condiziona il linguaggio."
Se e quanto quindi ne siamo consapevoli?

Nell'articolo si cita un esempio di foto allo stesso soggetto ma con formati diversi...dove al dì la' di altri aspetti tecnici quello che cambia principalmente è il rapporto tra i lati, che influisce non poco sulla visione e la lettura della fotografia

avatarsenior
inviato il 20 Marzo 2020 ore 13:30

@zuorro,@cortesi,@paolomcmlx, et alii



Resta pur evidente la possibilitá d'una "porositá" dei generi fotografici nell'istante in cui la possibilitá tecnica viene "soggiogata" alla volontá espressiva ed alla intenzionalitá progettuale.

Si pensi ad alcuni lavori di Edward Weston ove la sublimazione estetica raggiunta non puó dichiararsi in modo esclusivo, e nel caso specifico, "macrofotografia", "still life"...

Si palesa quindi la questione dell'evoluzione del linguaggio allorchè si pone la dialettica fra realismo ed astrazione: il mezzo possiede di sua natura, qualunque esso sia, una congenialitá, piú o meno marcata, rispetto alle tecniche che s'intendono dispiegare ma in quella dialettica emerge ció che Susan Sontag ha focalizzato come "intensificazione della realtá".

Davvero innegabile, quanto rilevato da Michele Smargiassi nell'articolo su Stephen Shore (per la cui sottoposta attenzione pur ringrazio infinitamente l'attento signor Zuorro) circa l'adeguatezza del mezzo adoperato.

La quale adeguatezza, in quanto scelta, nel fotografo è una condizione di dinamica spontaneitá del suo "modus operandi", attiene al Suo stesso genius, è la dimensione piú grezza e muta ed al tempo stesso essenziale della Sua poiesis. Di dinamica spontaneitá come quella, mi si conceda la metafora, dell'arciere che sceglie nella propria farètra, alle sue spalle, la giusta freccia da scoccare per un particolar bersaglio.

Qui non si tratta d'una determinazione esclusiva e quantitativa in seno alle sole performances offerte da un micro-quattro terzi rispetto ad un banco ottico, d'un foveon rispetto ad un bayer, d'un digitale rispetto ad un analogico ma di quanto ciascuno di questi costituisca anzitutto una scelta consapevole e critica rispetto all'idea perseguita.

Come quel sagace "snap-shot35mm" di Stephen Shore, intimamente legato in termini concettuali a quella cultura del paesaggio costruito, dell'urbano dell'America degli anni settanta alla cui realtá il medio formato avrebbe "rovinosamente" conferito la patina d'una incongruente sublimazione estetica.

Una scelta che è di giá un'azione di progetto.

L'evoluzione del linguaggio fotografico possiede infine una complessitá che va indagata piuttosto nel rapporto ch' essa intesse con la storia perchè il linguaggio in quanto espressione formale è pur imprescindibilmente legato al contenuto, ad un contenuto culturamente determinato ed in tale direzione vi rimando alla lettura del formidabile testo "L'indizio e la prova: la storia nella fotografia" di Gabriele D'Autilia ed. Bruno Mondadori, 2005.
Un testo di certo utile alla comprensione di come i mezzi, nel tempo, influenzino il linguaggio, pur nel passaggio tra analogico e digitale, e la cui lettura puó ritenersi complementare, se non propedeutica, a quella del capolavoro di Joan Fontcuberta " La furia delle immagini - Note sulla postfotografia" ed. Einaudi, 2017.



peoplescacciapino.files.wordpress.com/2014/02/121756470-6a5878ed-d4d0-


Un gentile saluto ed un sincero augurio di buona giornata a Voi tutti,

Ben-G


RESTATE A CASA !!!
www.corriere.it/cronache/20_marzo_09/autocertificazione-coronavirus-mo

avatarsenior
inviato il 20 Marzo 2020 ore 14:01

Appunto Simone: quello che cambia è solo il rapporto fra i lati, laddove si confrontano un 3:2 e un 5:4, mentre per tutto il resto non c'è alcuna differenza strutturale visto che dovendosi parlare sempre a parità di pellicola la sua risposta è sempre la stessa anche se, ovviamente devo dire, a parità di ingrandimento lineare una pellicola più grande offre maggiori possibilità di una più piccola.

Ma torno a ripetere: questo è giusto l'ABC ... non ci vuole un QI 162 per capirlo!

avatarsenior
inviato il 20 Marzo 2020 ore 14:04

Quindi alla fine l'unica differenza è l'uso che se ne deve fare ... detto papale papale: da che distanza devi guardare sta' caspita di fotografia?

avatarsenior
inviato il 20 Marzo 2020 ore 17:16

Tutto e' scelta e progettualità. Il formato, la pellicola, l'emulazione se digitale, la tipologia di postproduzione , la scelta degli iso, il formato compositivo, l'esposizione, l'inquadratura, la scelta del campo di visone ecc ecc

avatarsenior
inviato il 20 Marzo 2020 ore 17:48

Caro Claudio Cortesi,
condivido assolutamente quello che dici.

Nello sport è la stessa cosa che per l'avifauna.

Semplicemente oggi si fanno foto di sport che 60 anni fa, od anche solo 20 quando non c'era il digitale, non si facevano e non ci sognava neppure di provare a fare.

Le cose, in verità, sono cambiate però solo 7-8 anni fa, quando il digitale ha incominciato a prendere distanze importanti dall'analogico a parità di formato.

avatarsenior
inviato il 20 Marzo 2020 ore 17:55

si vabbè Paolo, ma quello che hai detto non ha molto senso... non è che uno prenda una reflex 35mm e vada in giro con un 300mm preso in prestito dal banco ottico per fare i ritagli dell' 8x10"...
Se io fotografo lo stesso soggetto con lo stesso angolo di campo alla stessa distanza con la stessa pellicola con il 35mm o con il banco ovviamente il risultato, a livello qualitativo complessivo, non sarà lo stesso.
Poi ogni formato porta con sè la propria operatività e progettualità, difficile che in 35mm mi metta a fare le foto che farei col banco o viceversa, né faccio con lo smartphone le foto che farei in digitale full frame e viceversa. Sarenne impensabile immaginare Basilico che invece di sbattersi con cappa, treppiede, lastre e volet digiti sullo schermo dello smartphone... e se anche lo avesse fatto non avrebbe ottenuto gli stessi risultati.

avatarsenior
inviato il 20 Marzo 2020 ore 18:54

Vedi Marco quello che dico non solo ha senso, ma ne ha pure molto ;-) visto che da un po' di tempo a questa parte si è diffusa la moda di affermare che una pellicola basta che è più di grande di un'altra per essere automaticamente migliore perché raccoglie più dettagli, più sfumature ... mentre invece non è così!
In altre parole, e giusto per fare un esempio tanto semplice quanto banale, un fotogramma di Rollei ATP 32 nel formato Leica è in grado di raccogliere sulla sua pur limitata superficie una quantità di informazioni che una Ilford FP 4 non riuscirà a raccogliere neppure su un 5x7" Eeeek!!!
E questo ovviamente non vale solo per le semplici linee/mm ma vale anche per le tanto celebrate sfumature, ovviamente di grigio in questo caso!

avatarsenior
inviato il 20 Marzo 2020 ore 20:02

Paolo ti sbagli, e non di poco, ma non mi va di perdere tempo a convincerti

avatarsenior
inviato il 20 Marzo 2020 ore 21:41

È reciproco non preoccuparti

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