| inviato il 12 Dicembre 2019 ore 20:34
@Nauro: no purtroppo, sono dei test che feci nel 2007 e che non ho scansionato dato il tempo che ci vuole e che non sono file di cui farei uso. Comunque con la fotocameera impostata per funzionare a priorita di diaframmi (Hassselblad 203FE con esposi.etro precisissimo) feci varie esposizioni variando la sensibilità ISO impostata. Il risultato fu che i risultati si equivalevano quando la vecchia velbia era impostata a 40 ISO (che era la sensibilità che io impostavo di solito per ottenere i risultati voluti) e la nuova velvia 50 a 50 ISO. Quindi una differenza non certo abissale (poco meno di un terzo di stop) tuttavia apprezzabile. |
user33434 | inviato il 12 Dicembre 2019 ore 21:21
Grazie Diebu |
| inviato il 12 Dicembre 2019 ore 21:56
Beh Diego che vuoi che ti dica la storia, fantasiosa, secondo cui la sensibilità effettiva della Velvia originaria non fosse 50 ASA ma piuttosto 40 ASA, secondo qualche buontempone addirittura 32 ASA, è una storia appunto, anzi non è neppure una storia, è una leggenda. Personalmente ho iniziato ad adoperare la Velvia sul finire del 1990, ossia circa un anno dopo la sua introduzione e all'inizio, per i primi due rullini per essere preciso, la esponevo come ero solito fare con le Ektachrome 64, ossia le sottoesponevo di 1/3 di stop, ma notai subito che con quella esposizione i colori erano esageratamente saturi e il contrasto troppo elevato, al che decisi di esporla alla sensibilità nomimale e da allora sono sempre andato avanti in questo modo sia con la prima che con la seconda versione. |
| inviato il 12 Dicembre 2019 ore 22:06
Oltretutto proprio in quei primi anni era stata la redazione di Tutti Fotografi, se non ricordo male, la prima a ipotizzare che la sensibilità non fosse quella indicata ma, appunto, quella di 40 ASA solo che quando chiesero lumi a Fuji si sentirono rispondere che la sensibilità era di 50 ASA. |
| inviato il 12 Dicembre 2019 ore 22:40
@Paolo, se leggi attentamente ciò che ho scritto non ho mai detto che la sensibilita fosse 40 ISO bensì che regolavo la sesibilità a 40 iso per ottenere i risultati prefissati. Senza aver letto l'articolo che citi mi sono semplicemente basato sulle raccomandazioni del fotografo paesaggista Jhon Shaw che in un suo libro (Fotografia di paesaggio - editrice Reflex) spiega molto bene che ogni modello di fotocamera effettua la lettura esposimetrica in modo leggermente diverso pertanto occorre fare delle prove impostando la fotocamera a diverse sensibilita scattando la stessa immagine a un soggetto di tono medio quindi scegliere la diapositiva che rispecchia correttamente la tonalita del soggetto e vedere a quale sensibilita era stata scattata. A quel punto si conosce che sensibilità impostare per quella pellicola. Sempre nello stesso capitolo di quel libro porta l'esempio di come per la stessa pellicola lui impostasse diverse sensibilità su diverse fotocamere. Quindi se io avessi ritenuto di impostare i 50 ASA nominali con la vecchia Velvia avrei dovuto, con la nuova Velvia 50, impostare una sensibilita di circa 1/3 di stop superiore per avere la stessa resa. Ripeto: non ho detto che la Velvia fosse effettivamente 40 ISO e la nuova Velvia 50 una sensibilita di 50 ISO bensì che tra le due c'è una differenza di sensibilita di circa 1/3 di stop; almeno questo è quello che ho rikevato io con i test effettuati. La differenza era minima, meno di 1/3 di stop, rilevabile solo da un attento confronto, senza quel confronto forse non lo avrei neanche notato (o magari attribuito a miei errori di esposizione o variazioni nel processo di sviluppo tra differenti laboratori o dello stesso laboratorio in momenti diversi), ma la mia mentalità analitica mi ha portato a fare quei test e quello che ho raccontato sono i risultati; tutto quì. Spero di essere riuscito a spiegarmi bene. |
| inviato il 13 Dicembre 2019 ore 9:06
Diego non mi riferivo a te quando parlavo della sensibilità della Velvia, ho riportato solo quello che dicevano le riviste dell'epoca che però evidentemente non avevano capito che la Velvia aveva dalla sua una saturazione cromatica che altre pellicole, la Kodachrome in primis, raggiungevano solo con delle forti sottoesposizioni. In altre parole la Velvia nasceva principalmente per la proiezione mentre le altre diapositive erano pensate soprattutto per gli impieghi nell'editoria e solo dopo per essere proiettate. |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 10:35
Paolo, se intendi dire che raccomandavano di esporla a 40 o 32 ISO per aumentare la saturazione (e come dici tu non ce n'era bisogno perché ne aveva già in abbondanza) direi che ottenevano l'effetto contrario. Se la pellicola da 50 ISO la esponi a 40 o 32 la stai sovraespenendo, non sottoesponendo, quindi semmai la saturazione incidentalmente diminuisce, non aumenta. Quindi non credo che avessero determinato che era opportuno esporre la velvia a 40 o 32 ISO per avere maggior saturazione (visto che come giustamente dici ne aveva già in abbondanza) dato che, così facendo, al contrario la diminuivano. |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 11:36
Giusto, ovviamente. Esponendo con una sensibilità minore, ne risulta un tempo di scatto più lungo, o un diaframma più aperto, il che abbassa il contrasto, non lo aumenta certo, esagerando ne viene un'immagine slavata. Ho usato la Velvia fin da prima che uscisse (infatti per alcuni mesi si trovò in commercio una versione particolare chiamata Fujichrome 50S, che la anticipava), e da allora costantemente, provai solo un breve periodo a mettere in pratica questa bufala dei 40 o 32 iso, dettami insieme a tante altre da Erminio Annunzi, allora dipendente Agfa. Poi la esposi sempre alla sensibilità nominale, con risultati mediamente ottimali. Ah, notizia fresca. Ho parlato ieri con un negoziante specialista in pellicole di Milano. Mi ha detto che è vero che non producono la Velvia da tre anni, ma che lo fanno normalmente. Fanno cioè un'unica produzione che copre il fabbisogno di un lungo periodo, e la riproducono quando le scorte stanno per finire. Ma non è vero che non la producono da decenni e che quando finirà non la produrranno più. Quindi, ragionevolmente, le notizie catastrofiche (almeno per me) che circolano di tanto in tanto, sono destituite di ogni fondamento. Si sono solo adeguati alle nuove richieste con una produzione non più costante, ma ciclica. Ovviamente, questo non esclude in alcun modo che se le vendite dovessero scendere sotto un certo livello non più conveniente, non le produrrebbero più. |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 11:52
Si Giuliano è vero, anche io in una discussione simile di qualcge tempo fa avevo detto che viene utilizzata tale modalita di produzione (visto anche il dinebsionamento delle infrastrutture produttive) a batch, che da molti è scambiata per una cessata produzione. Poi stabilire gli intervalli esatti o plausibili è tutta un'altra storia vista la riservatezza di Fuji sull'argomento. |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 12:16
Diego, che ce ne importa degli intervalli, purchè la producano. Il negoziante mi ha anche magnificato la nuova kodak, dicendo che è superiore alla provia, o anche alla velvia 100, non ho ben capito, e che a breve arriva il 120 |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 12:34
V bene Diego ... evidentemente sono io che non riesco a spiegarmi visto che ho detto tutto il contrario di quello che tu hai compreso. In definitiva: prima della Velvia il mondo della diapositiva professionale (e laddove per "professionale" si intendeva, in pratica, la fotografia legata all'editoria) ruotava intorno alle Kodachrome 25 e 64, alla Ektachrome 64 oppure, ma erano piuttosto considerate come una sorta di alternativa dei poveri, le Agfachrome 50 e 100 ASA. Come ben sai nessuna di queste pellicole brillava per saturazione cromatica, e infatti tutte dovevano essere sottoesposte se si intendeva proiettarle. In particolare si raccomandava 1/3 di stop per la Ektachrome, 1/2 stop per le due Agfachrome, e almeno 1/2 stop per le due Kodachrome anche se la 64 spesso la si sottoesponeva sistematicamente di 2/3 di diaframma. Viste le premesse, che peraltro non erano dissimili neppure per i pochi che usavano le Fujichrome 50 D e 100 D (anch'esse pellicole che in genere si sottoesponevano come la Ektachrome 64), nel momento in cui queste due Fujichrome furono prima affiancate e poi addirittura sostituite (anzi direi piuttosto soppiantate) dalla Velvia, tutti i fotografi che passarono alla nuova emulsione adottarono, riguardo alla sua esposizione, le procedure cui erano abituati con le pellicole che adoperavano in precedenza e di conseguenza, nel momento cioè in cui ebbero l'impressione che la nuova pellicola sottoesponesse rispetto alle vecchie, presero l'abitudine di esporle per 40 ASA, quelli cioè che prima adoperavano le Ektachrome 64, e addirittura per 32 ASA quegli altri che invece prediligevano le Kodachrome 64. In altre parole nessuno comprese che in realtà erano le pellicole precedenti che, al confronto con una emulsione molto più satura, apparentemente sovraesponevano appunto a causa della scarsa saturazione cromatica che le caratterizzava! Ecco perché tutti, a cominciare dalle riviste di settore ovviamente, SENTENZIARONO che la Velvia non era una 50 ASA ma una 40 (quando non additittura una 32) ... e visto che, come ho premesso, al riguardo nessuno aveva capito come realmente stava la situazione, molti (per non dire tutti) arrivarono al punto di criticare la stessa Fuji, che quando veniva interpellata al riguardo rispondeva che la Velvia ERA in effetti una 50 ASA, accusandola, a volte in maniera neppure tanto velata, di barare su quella che era la effettiva sensibilità della sua pellicola. |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 15:55
Ok Paolo, ora è più chiaro quello che intendevi |
| inviato il 16 Dicembre 2019 ore 8:29
 |
| inviato il 16 Dicembre 2019 ore 10:47
Per alcune (color checker, statua, vicolo) ho il dubbio su quali sono i file digitali o le scansioni della pellicola. Riesci a indicarlo nelle foto? |
| inviato il 16 Dicembre 2019 ore 10:50
aggiorno |
|

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |