| inviato il 06 Aprile 2016 ore 15:00
Per poter fare quel tipo di commenti ci vuole anche una competenza che non tutti hanno, io per primo non mi ci metterei mai. Chi sarebbe in grado non so se ha tempo o voglia. |
user39791 | inviato il 06 Aprile 2016 ore 15:22
Quotissimo Stefano: ci vuole tempo, voglia e competenza. 3 cose difficili da fare convivere. |
| inviato il 06 Aprile 2016 ore 15:45
Ritengo che l’impegno che Caterina ha profuso in questo suo interessante spunto di riflessione meriti, a discussione quasi conclusa, un piccolo sforzo da parte di tutti per riportare a galla il tema da cui si è partiti. Ho letto tutti gli interventi trovando anche diversi spunti interessanti e condivisibili. Non vi è traccia però di un aspetto che ritengo fondamentale in ogni trattazione che affronti il delicato rapporto tra tecnica e pensiero, tra forma ed espressione. Mi riferisco a quella che, forse impropriamente, si definisce “poetica dell’autore”. La sua conoscenza, che può anche non essere particolarmente approfondita, dovrebbe essere il punto di partenza per qualsiasi approccio critico, anche il più superficiale. Credo sia necessario prendere coscienza di cosa quell’autore vuole mostrarci. L’alternativa - legittima, per carità!- è esprimere un giudizio “di pancia”, un like, al quale non nego per partito preso un certo valore, ma ci espone al rischio, per restare in esempi musicali, di eleggere a canzone del nostro amore “Russian” di Sting solo perché la non conoscenza della lingua inglese ci impedisce di comprendere che non di canzone romantica si tratta. Non ho visitato la mostra di Migliori, perciò evito di esprimere giudizi. Medesimo atteggiamento nei confronti dei due principali “litiganti” (Smargiassi e Musi) che, entrambi, godono della mia massima considerazione. Non nego però che a “naso”, e con assoluta prudenza e beneficio d’inventario, visti i propositi dichiarati da Migliori, sarei più propenso a dare ragione alla critica di Musi (e chi mi conosce sa che sono quanto di più lontano dal fanatismo tecnico). Forse un esempio chiarisce meglio il mio pensiero: Guido Guidi, molti lo conosceranno, è uno dei più famosi fotografi italiani. E’ uno che gira col banco ottico di grande formato e stampa le sue immagini a contatto. La sua poetica è intrisa di richiami alla ricerca del particolare espressivo. Anche il più modesto filo d’erba ai margini del fotogramma svolge un ruolo coerente con la traduzione in immagine del suo pensiero. Ora, se andassi a visitare una mostra di Guidi o di Sugymoto, giusto per fare un altro esempio per certi aspetti assimilabile, e mi trovassi davanti ad opere nelle quali una tecnica imprecisa mi impedisse di riconoscere le intenzioni dichiarate dall’autore, ne uscirei certamente deluso. La fotografia, nella sua realizzazione finale, è un prodotto complesso che deve, innanzi tutto, evidenziare l'idea (la poetica) dell’autore senza, naturalmente, che ciò impedisca la moltitudine di fruizioni soggettive da parte di pubblico e critica. Con il “pensiero” del fotografo devono altresì interagire, in perfetta armonia, un coacervo di aspetti e di scelte che vanno dalla tecnica di ripresa e stampa, alla ricerca dei toni, del colore o del B&N. Anche il formato di stampa, l’eventuale titolo della fotografia e della mostra, la presentazione, le didascalie, l’inserimento di quell’immagine in un progetto o in un libro possono aggiungere (ma non è una regola!) quei tasselli che permettono di definire la compiutezza del risultato finale. La poetica di Adams richiedeva il complesso sistema zonale, quella di Giacomelli fruiva spesso di rudimentali ed evidenti mascherature in fase di stampa. Due strade completamente diverse per raggiungere lo stesso scopo. Dunque la tecnica è importante? Sicuramente sì, nella proporzione in cui è autenticamente e consapevolmente funzionale alle necessità espressive. E, in questo senso, è OBBLIGATORIO conoscerla BENISSIMO. Allora perché non pensare alla tecnica come a quell’auspicabile ricerca di coerenza espressiva che, nella fotografia di spessore, dovrebbe privarla di ogni significativa autonomia agli occhi del pubblico e della critica? E ancora: nascosta o evidenziata nelle pieghe dell’opera finale, perchè non essere consapevoli che finisce sempre per diventare, anch’essa, tutt’uno con il pensiero, con la poetica? |
| inviato il 06 Aprile 2016 ore 16:24
Grazie dell'ottimo contributo Franco, stavolta i nostri nasi ci portano a non essere totalmente concordi sul giudizio di Smargiassi, bisognerebbe verificare dal vivo, comunque è sempre un grande piacere leggerti. |
| inviato il 06 Aprile 2016 ore 16:43
Il contenuto e l'argomentazione portata da Jeronim è ineccepibile e credo che ogni persona dotata di conoscenze relative difficilmente si presterà a confutarla. La preparazione è una condizione irrinunciabile nell'osservare la fotografia d'autore e la poetica dell'immagine. La tecnica è importante ma gli autori raccomandano di conoscerla alla perfezione e poi di dimenticarla per essere liberi di esprimere idee e contenuti. Molti osservatori non dispongono degli elementi di giudizio e valutazione sufficienti a selezionare e distinguere espressività, contenuto e grado di impegno relativi a una fotografia che vedono. Il discorso like nei forum fotografici è immediato ma inevitabilmente superficiale, sbilanciato e parziale. Buona giornata. Patrizio |
| inviato il 06 Aprile 2016 ore 19:49
Credo che Jeronim abbia ben espresso quello che in parecchi abbiamo tentato di dire in modo meno efficace. |
| inviato il 06 Aprile 2016 ore 22:24
I miei più sinceri complimenti a Jeronim per il suo intervento di grande saggezza e profondità. |
user20639 | inviato il 07 Aprile 2016 ore 9:28
Come ho già avuto l'opportunità di dire, sono in pieno accordo con il pensiero di fondo, esposto nell'articolo citato da Caterina, anche se rimane una questione superata per molta parte del dibattito dell'arte contemporanea. Per entrare sul vivo del confronto, non solo quello del forum, era opportuno riflettere sul rapporto della sostanza della componente tecnica delle opere, con pareri il più possibile personali, cercando di indagare in noi autori( nel nostro piccolo), che ci mettiamo a confronto quotidianamente con le immagini. L'approfondimento sulla tecnica dell'immagine in rapporto a tutte le altre componenti è interessante in questo caso, se i pareri vengono dal basso....., da chi vive l'attività dell'immagine nel Web. E' da questa "stanza del dolore"(il Web), che può uscire qualche nuova intuizione, interessante anche per il professionismo e per la critica, che attinge a piene mani sulla cultura del Web fotografico. Di solito gli analisti più accurati e i critici, pensano che la cultura nel Web non vada oltre a gossip, al chiacchiericcio, ma è vero che nei ultimi anni, i forum di fotografia stanno avanzando un loro linguaggio, quello del quotidiano, quello della immagine in tempo reale, mentre i professionisti della fotografia ne carpiscono le intuizioni e le novità del costume. Ne sta uscendo una uniformità dell'immagine? Una globalizzazione dei gusti? Le macchine sono sempre quelle, le tecniche sono quelle offerte da chi le inventa scientificamente e messe a disposizione del mondo fotografico? Praticamente, quello che si diceva prima della tecnica è vero, la tecnica è divenuta sostanza, fa parte della poetica dell'opera e dell'autore, è intrisa, inscindibile all'uomo, oramai. L'uomo si ritrova tecnologico, questa è la nostra nuova psicologia-essenza. Però, come tutte le cose, se vengono usate bene, sono giuste, se vengono usate male sono sbagliate, quindi la tecnica fa parte del costume attuale, e diviene strumentale nei confronti del popolo del Web. La tecnica che oggi si impara velocemente, si diffonde a tutti nello stesso modo. Qua, sarebbe interessante il vostro parere personale. Altro piccolo inciso, si può parlare di "poetica dell'autore" quando si prende in visione tutta la sua opera e tutto il suo vissuto. In una sola opera o in una sua mostra è ben difficile comprendere la poetica, per questo molti autori non sono ben compresi (a meno che, per tutta la vita, l'autore non faccia sempre le solite cose). Con la sperimentazione, dedurre la poetica al giorno d'oggi, sarebbe molto bello, ma è diventata questione ardua, per questo si parla spesso di inconscio-ignoto. Meglio fermarsi allo "stile". |
user46920 | inviato il 07 Aprile 2016 ore 9:45
“ Grazie dell'ottimo contributo Franco, stavolta i nostri nasi ci portano a non essere totalmente concordi sul giudizio di Smargiassi, bisognerebbe verificare dal vivo, comunque è sempre un grande piacere leggerti. „ chissà, magari stavolta "Il Michele Critico" (come lo "conosco" io) ha lasciato spazio o più spazio ad un "Michele Giornalista" (o non so cos'altro) che non conoscevo e che a naso mi ha spiazzato ... ma certamente ci sarà una ragione ben più che logica (a noi sconosciuta). |
| inviato il 07 Aprile 2016 ore 11:25
Secondo me quando si va ad una mostra o ad un concerto sarebbe meglio prepararsi prima, solo così si può apprezzare pienamente quello che si va ad ascoltare o a vedere. Quella che qui è stata chiamata "poetica" deve essere studiata in anticipo, con un lavoro di preparazione a monte che si dovrebbe sempre fare. Sono d'accordo con Leoconte sul fatto che il web sia in qualche modo "avanti" e che in certi settori ci sia una forte difficoltà a reggere il passo. Il web è spazzatura solo per chi la vuol vedere a tutti i costi, per il resto è una risorsa preziosissima. Non sono d'accordo quando dice che la tecnica si impara velocemente e si diffonde a tutti nello stesso modo. |
| inviato il 07 Aprile 2016 ore 11:46
Il discorso sul web è molto complesso, vista l'enorme partecipazione di utenti a tutti i livelli è contemporaneamente avanti e indietro e non sempre è chiarissimo cosa è avanti e cosa è indietro... anzi... |
| inviato il 07 Aprile 2016 ore 12:14
Ma infatti sono d'accordo con Caterina. Io parto sempre dal presupposto che queste discussioni possano tornare utili a diversi livelli, ma soprattutto in questo contesto. Poniamo l'esempio concreto di questo sito, ma come posso in certe immagini andare a cercare la poetica dell'autore? Certo, sicuramente osservando la sua galleria (percorso) potró scorgere una certa filosofia, ma se un'immagine é solo effettistica, cosa faccio? La ignoro, la commento cercandone la poetica, oppure cerco di fare un'analisi tecnica senza attorcigliarmi in messaggi subliminali e /o messaggi nascosti? Sono convinto che la Fotografia abbia una potenza espressiva veramente importante. Tant'é che si potrebbe fare psicanalisi attraverso l'osservazione di una serie di fotografie, ma é pur vero che alcune immagini, soprattutto sui social sono figlie del mercato e dei gusti degli altri. Ecco, in questo caso, e non nel caso di una galleria (che trovo ancora piuttosto elitaria), credo sia sufficente "adattarsi" al contesto e alla tipologia dell'immagine, senza andare a cercare ció che non esiste creando una forzatura. Conoscenza, cultura e gusto sono sicuramente d'aiuto se incanalati in maniera ponderata ed in funzione di ció che si ha dinanzi. |
| inviato il 07 Aprile 2016 ore 13:45
Molto, molto interessante e senza voler andare sugli eccessi, mi vengono subito in mente i vecchi adagi "Meno sai e meglio stai" oppure "Beato te che sei scemo e non capisci", per quanto mi riguarda riconduco tutto ad un'emozione, che c'è o non c'è ed ognuno ha il suo percorso di crescita (o decrescita ). Quindi non vedo nessuna educazione al bello come necessaria per capire dove il bello sta. Volendo fare un paragone culinario da giovane non avrei mangiato il tartufo manco regalato e lo giudicavo un rifiuto della natura, oggi è la cosa più sublime che possa trovare su una tavola imbandita. Ma andava bene prima e va bene oggi. Nulla mi ha educato, ma ora apprezzo il buono. La cosa che però giudico importante è approfondire e non precludersi le cose per principio perché per apprezzarle o disprezzarle bisogna conoscerle e provarle. Nella parola conoscere, riconosco dunque un'educazione a saper vedere ma non necessariamente il bello assoluto (quel che lo è per me, non lo è per te). |
| inviato il 07 Aprile 2016 ore 16:03
“ Il discorso sul web è molto complesso, vista l'enorme partecipazione di utenti a tutti i livelli è contemporaneamente avanti e indietro e non sempre è chiarissimo cosa è avanti e cosa è indietro... anzi... „ Non solo; il WEB ha messo in luce la grande frammentazione che c'è a livello culturale e nell'avvicinarsi alle cose (perciò anche nell'osservarle e valutarle) in un modo che la rende più esplicita di quanto non fosse prima, e ha evidenziato anche il fatto che comunque questa frammentazione non è semplicemente una questione di soggettività personale; ogni frammento trova comunque il modo di catalizzare l'adesione di veri e propri gruppi o categorie sociali. La mancanza di una cultura minimamente omogenea è diventata un fattore sociologico; però non sono d'accordo con questa affermazione: “ Quindi non vedo nessuna educazione al bello come necessaria per capire dove il bello sta „ perché ormai è evidente che anche il concetto di "bello" può prendere strade diverse se il linguaggio non è condiviso. A mio avviso è proprio sulla condivisione dei linguaggi che c'è necessità di riprendere un discorso educativo; poi ci potrà stare che "soggettivamente" non si valuti nel medesimo modo la stessa opera, ma almeno lo faremo nella stessa lingua |
| inviato il 07 Aprile 2016 ore 16:17
Condivido pienamente la perplessità sul mondo del web che contiene tante cose utili e tantississime inutili e/o inattendibili. Filtrare richiede cura e grande conoscenza settoriale. Buon pomeriggio agli intervenuti. Patrizio |
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