| inviato il 01 Marzo 2016 ore 14:16
“ Jerry Uelsmann, considerato uno dei maestri della Fotografia Contemporanea. Viene chiamata fotografia , non fotomontaggio ! „ In realtà viene chiamato proprio fotomontaggio, ma non c'è alcun problema in questo. Uno dei problemi è invece per esempio quello che hai appunto evidenziato dopo, la testa di cernia al posto di quella di un martino se fatta passare, in modo più o meno esplicito, per fotografia documentaristica. |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 14:31
Quoto alla grandissima Franco e Luca. Io ho passato oltre 10 anni tra medio formato a pellicola e camera oscura (e ancora oggi mi diletto ormai per solo divertimento). E poi ho abbracciato ogni innovazione a partire da PS e la camera chiara. Ogni anno mi aggiorno (volentieri) per non restare un metro indietro spendendo tempo e denaro. E da sempre vedo il mondo della fotografia pieno zeppo di personaggi (anche molto bravi se non famosi) arroccati sulle proprie posizioni per difendere il proprio orticello. Ne trovo davvero pochi con un'apertura mentale degna di tale nome. Faccio un esempio. Io vendo alcuni miei progetti attraverso gallerie d'arte. Ultimamente ho prodotto molto poco ... Ho come un "blocco del fotografo", sospeso tra richieste assurde di critici e galleristi inchiodati su posizioni fuori dal tempo (valide appena 10 anni fa). A tal proposito riporto qui un passaggio di un'intervista di Smargiassi de La Repubblica. Uno dei più attenti osservatori del panorama fotografico: "E questo mentre i prodotti dei cosiddetti “artisti che usano la fotografia” sono sempre più vuoti, autoreferenziali e fondamentalmente banali. Molto, molto più interessante oggi guardare cosa succede alla fotografia su Facebook che entrare in una galleria d’arte fotografica." PS: il mio intervento era riferito soprattutto a questo: “ Ogni era vive di espressioni differenti che abbracciano ogni ambito della conoscenza e dell'esperienza umana e queste mutazioni investono anche le arti. Oggi , tral'altro , parlare di fotografia in modo individuale credo che in molti casi possa risultare inappropiato. L'arte , in genere , sta assumendo configurazioni cooperative e sempre meno individualistiche a mio modo di vedere. „ |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 14:38
Si Iron, è cosi . Ma sono due modi di concepire la fotografia completamente differenti . Quella documentaristica ha quasi un obbligo , quello di lasciare la realtà quanto più inalterata possibile cosi che il fruitore possa capire il momento ,l'azione , lo scenario . Il fotografo in questo caso offre le sue doti creative al servizio della composizione, della scelta del momento , delle luci. Il fotografo in questo caso ha , quindi , l'obbligo di non alterare il contenuto , sarebbe come barare. Per tutto il resto il fotografo reinterpreta il mondo e cerca di costruire qualcosa che quasi mai ha a che fare con il vero, ma con la sua necessità di raccontare qualcosa, emozioni , suggestioni. Tornando a quella documentaristica riferita alla natura ....mi chiedo anche qui se si possa determinare il limite dell'unsharp mask o delle curve di livello o della vividezza o delle maschere locali .. Non trovo nessuna fotografia , soprattutto nella sezione paesaggi , che possa ritenersi in qualche modo un documento inalterato della realtà ripresa in quel momento. Quindi di che stiamo parlando ? Chi è che stabilisce cosa è lecito e cosa non e sulla base di quale perno oggettivo? |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 14:39
Io non disdegno nulla ma penso non ci sia cosa peggiore di essere anacronistici e non rendersene neanche conto |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 15:02
“ Non trovo nessuna fotografia , soprattutto nella sezione paesaggi , che possa ritenersi in qualche modo un documento inalterato della realtà ripresa in quel momento. „ Beh, nessuna fotografia è un documento inalterato della realtà. Di fatto, banalmente, credo si possa dire che l'unico obbligo che ha un fotografo che si presenta come documentarista (e non c'è bisogno che dica "ehi, guardate che strano pesce ho fotografato oggi!", basta che metta la sua opera nella sezione "Fauna" della galleria fotografica senza dire niente) è l'onestà, l'astenersi dall'agire con l'intento di ingannare in qualche modo chi guarda. |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 15:13
Il secondo link indicato da Caterina non funziona perché il forum censura la parola "i d i o t a"; basta sostituire la "x" con quella per ottenere l'URL corretto. |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 15:37
“ Beh, nessuna fotografia è un documento inalterato della realtà. Di fatto, banalmente, credo si possa dire che l'unico obbligo che ha un fotografo che si presenta come documentarista (e non c'è bisogno che dica "ehi, guardate che strano pesce ho fotografato oggi!", basta che metta la sua opera nella sezione "Fauna" della galleria fotografica senza dire niente) è l'onestà, l'astenersi dall'agire con l'intento di ingannare in qualche modo chi guarda. „ Perfettamente in linea. Se il documento ha come contenuto l'azione di un uomo tra la folla, l'onestà sta sicuramente nel non togliere folla, aggiungere folla o altri elementi che possano condizionare l'interpretazione del documento da parte del fruitore. Se il documento ha invece, come contenuto un paesaggio e il suo racconto è fatto di composizione , colori e luci ... quale è il grado di libertà che ho nel manipolare questi elementi che fanno parte della realtà del documento e stravolgerli secondo la mia verità? Non mi si fraintenda, non sto dettando limiti e me ne guarderei dal farlo . Sto solo dicendo che alcuni generi fanno fatica a collocarsi all'interno della fotografia documentaristica poichè l'interpretazione del fotografo già nel solo atto di renderla fruibile ne manipola i contenuti e la realtà da raccontare viene reinterpretata. |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 15:41
Franco credo che Smargiassi nell'ultimo link che ho messo dica cose giuste al riguardo Interessante segnalazione Gianfranco, però un paio di cose potresti anticiparle |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 15:54
Smargiassi, se è per questo, ci ha scritto su un libro. Un'autentica bugia - La fotografia, il vero, il falso. Edito da Contrasto. |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 15:56
“ Franco credo che Smargiassi nell'ultimo link che ho messo dica cose giuste al riguardo;-) Interessante segnalazione Gianfranco, però un paio di cose potresti anticiparleSorriso „ Si , è vero Caterina. Ho letto il contenuto dell'ultimo link e le considerazioni del primo. |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 16:06
Gira e rigira torniamo lì. Al timbro a secco di onestà fotografica di Gbg. Alla certificazione fotografica, alla burocratizzazione del mondo dell'immagine. Istituiranno la Wada della fotografia. Il postmoderno ha decretato la fine dei sacerdoti da un bel po', ma in molti di ostinano ancora a predicare dai loro pulpiti. |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 16:29
Si sta facendo un'enorme confusione perché si tende a parlare di integralismi da ambedue le parti. Ci sono invece delle sfumature di cui sarebbe piú interessante discutere. Per esempio, come faccio ad inserire in "paesaggio naturale" un'immagine in cui ho alterato in maniera radicale l'integritá della scena, aggiungendo un fulmine, fonti di luce, e/o cercando di simulare condizioni atmosferiche che non c'erano. In tale caso non é piú una questione di bella o brutta, di saper fare o meno la post produzione (frase che non significa veramente nulla, dato che agli strumenti é necessario associare anche il gusto) ma semplicemente di distinguere. Quelle frasi preconfezionate "tanto é arte", "conta il risultato", "siamo nel 2016", "la fotografia non é realtá (c'é bisogno di dirlo?)"sono figlie dei social media, atte a giustificare aspetti meramente commerciali (come il likes magari..), ma che non possono cambiare ció che é un paesaggio naturale in Fotografia, dove si presuppone che la condizione te la vai a cercare, non te la inventi in un altro momento dal pc. Detto da uno che di certo non snobba la post produzione e l'aspetto creativo. |
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