user20639 | inviato il 13 Gennaio 2015 ore 21:05
Sono d'accordo con Caterina e Claudio, nella perdita di universalità dell'arte quando in essa è legata una idea ideologica che spesso dai contrari non può essere riconosciuta come arte. Ma è un fatto contemporaneo all'artista, poi se l'idea è corposa viene accettata dai posteri. Quindi, adesso, bisogna fotografare senza rompere le scatole al potere se si vuole aver successo. |
| inviato il 13 Gennaio 2015 ore 22:04
Insomma siamo passati da una discussione sulla paesaggistica dove chi è intervenuto per la maggiore non dimostra una consapevolezza nel merito della fotografia di paesaggio, alla solita prematurata con scappellamento a destra sull'arte...
 bel topic eh.. |
| inviato il 13 Gennaio 2015 ore 22:21
Grande Mauri :D |
user20639 | inviato il 14 Gennaio 2015 ore 9:10
Possiamo parlare di quotidianità, senza parlare di politica? Possiamo parlare di scienza, senza parlare di matematica? Possiamo parlare di rapporto d'amore fra due persone senza parlare di sesso? Possiamo parlare di fotografia del paesaggio senza parlare dell'arte? Penso sia impossibile, ma non è questo il problema, il problema è che a ogni passo avanti di una determinata disciplina ci siano quelli che negano qualsiasi evidenza, qualsiasi progresso. Questa pratica, del negare qualsiasi certezza, è figlia della libertà di espressione o è semplice disinformazione e in taluni casi disonestà intellettuale? Socrate si batteva per il "SO DI NON SAPERE", e invece di fare affermazioni improprie si limitava a formulare domande, ma più imparava e più si accorgeva dell'immensità che non sapeva. Quello che vorrei dire è che ci vuole un senso di rispetto per coloro che hanno inventato e creato prima di noi. Le affermazioni dello stile se "SE FOSSI FOCO BRUCEREI IL MONDO", non sono oneste. Appunto, se parliamo dell'arte, è necessaria la sincerità, un minimo di onestà intellettuale che si acquista investendo nel sapere, la condizione necessaria dell'arte e anche il suo mitico obiettivo che è la sincerità di chi la produce. Siamo certi che la verità è irraggiungibile, siamo certi che la perfezione non è di questo mondo, siamo sicuri che le nostre opinioni valgono poco, ma ci sono dei punti raggiunti della nostra civiltà che non vanno messi in discussione, uno di questi è la certezza che la sincerità è necessaria. |
| inviato il 14 Gennaio 2015 ore 9:14
Leoconte, tutto molto bello ma perdona la domanda a bruciapelo: quanta fotografia di paesaggio hai vissuto sul campo? Quante volte ti sei ritrovato nel dover conoscere (e quindi studiare) un luogo per poi poterlo raccontare secondo un'ottica paesaggistica? Ripeto, non si può dibattere di temi che non si conoscono né si comprendono a fondo. |
user20639 | inviato il 14 Gennaio 2015 ore 9:22
Se devo, se posso...., cerco di essere sincero bisogna dire, è una ricerca anche questa. Il paesaggio, l'ho vissuto (naturalmente a mio modo) ancora prima di potermi permettere una macchina fotografica, andando con un foglio di carta e la matita e pochi colori a disegnare i campi e gli alberi, il cielo e le nuvole. Poi ho conosciuto la storia dell'arte per il fatto che ne sentivo la necessità e l'unica ragione possibile della mia esistenza. E' vero, o non è vero, che la fotografia ha come madre e padre la pittura....e che tutta la fotografia ne segue le regole fondamentali? |
| inviato il 14 Gennaio 2015 ore 9:31
Leo, anche io ho frequentato scuola d'arte e molto tecniche le rapporto alla fotografia; ma come fa notare il mio amico Maurizio, qui stiamo davvero andando oltre con gli argomenti, che poco riguardano la fotografia di paesaggio. C'è davvero molta differenza tra il disegnare (e quindi creare da 0, anche ció che non esiste) un paesaggio e fotografarlo (e quindi utilizzare ciò che natura ti mette a disposizione). Magari si possono mettere insieme le tecniche compositive, ma la difficoltà di un fotografo, sta proprio nel riunire i pezzi. Qui invece al di ció che si è discusso inizialmente, si sta filosofeggiando troppo :D |
| inviato il 14 Gennaio 2015 ore 9:37
Leconte, non te la prendere, quoto una tua frase a caso: “ nella perdita di universalità dell'arte quando in essa è legata una idea ideologica che spesso dai contrari non può essere riconosciuta come arte. Ma è un fatto contemporaneo all'artista, poi se l'idea è corposa viene accettata dai posteri. „ Perdonami ma non ci ho capito una cippa Forse (ma è una mia personalissima sensazione) ci stiamo spostando troppo nel metafisico..... Forse ci stiamo defocalizzando troppo..... Me ripeto, è una mia sensazione. |
user20639 | inviato il 14 Gennaio 2015 ore 9:39
Infatti, se vai a vedere le domande che io ponevo, riguardavano il futuro del paesaggio....forse erano domande troppo ingenue. Paco, per capire la frase dovi leggere il botta e risposta fra Caterina e Claudio. Trovo anch'io incomprensibili molte frasi, con dei riferimenti che non riesco a trovare, ma questo è una pecca di questo mezzo molto rapido. “ " nella perdita di universalità dell'arte quando in essa è legata una idea ideologica che spesso dai contrari non può essere riconosciuta come arte. Ma è un fatto contemporaneo all'artista, poi se l'idea è corposa viene accettata dai posteri. " „ Si parlava di opere d'arte che per la loro qualità durano nel tempo, anche come gradimento della critica e del pubblico, come quelle del Michelangelo. Di solito il consenso all'opera, è legato a questioni politiche del tempo in cui l'artista vive, una volta che è morto, la storia prosegue, quindi le questioni vengono superate, l'opera viene vista senza i pregiudizi iniziali e se l'idea dell'opera è forte ne consegue la sua universalità. |
| inviato il 14 Gennaio 2015 ore 10:13
“ Di solito il consenso all'opera, è legato a questioni politiche del tempo in cui l'artista vive, una volta che è morto, la storia prosegue, quindi le questioni vengono superate, l'opera viene vista senza i pregiudizi iniziali e se l'idea dell'opera è forte ne consegue la sua universalità. „ Ok Leconte, ora ho capito. |
user20639 | inviato il 14 Gennaio 2015 ore 10:21
“ " Piu' che tramandare qualcosa gli augurei di mantenere una sua liberta' di gusto e giudizio fuori dai conformismi di massa. Alti o bassi che siano." „ Non riesco a inquadrare la domanda e non posso dare risposte. “ -Chiedere da che parte tira il vento per poi seguire l'onda o evitarla è ascoltre e produrre con sincerità? O è adeguare e contaminare "l'opera"? „ Questa invece la comprendo e cerco di dare il mio parere. Ho un pò di esperienza personale su queste cose... Credo sia bene conoscere l'onda, proprio per non caderci dentro essere trascinati e sbattuti sui scogli. No, su queste cose non si può cedere.... Se il fotografo va a farsi plagiare dal venditore, perde l'arte, ne consegue una perdita enorme della sua personalità. Se si fa per campare è giusto, ma bisogna essere umili e riconoscere che non si è più artisti, ma artigiani, però, puoi essere salvo da quello che si fa per conto proprio e non si può mostrare. Adeguare l'opera, è una libertà dell'artista. Seguire l'onda, è un'altra libertà perduta, ma se si è travolti dagli eventi, è necessità. Voglio dire, se il mondo dovesse affrontare la 3° guerra mondiale, sarebbe difficile che l'artista vada a fotografare solo le farfalle, ne sarebbe travolto per emotività del momento. |
| inviato il 14 Gennaio 2015 ore 10:27
Ragazzi giuro, non riesco a seguirvi. Mi dit che droga usate così posso iniziar a prendere parte nel discorso? |
| inviato il 14 Gennaio 2015 ore 10:31
Leo perdona, ma non credo che il tuo "averlo vissuto" abbia una qualsivoglia attinenza con la fotografia di paesaggio. Non è un'accusa sia chiaro, solo una constatazione. Capire cosa raccontare attraverso la paesaggistica richiede una simbiosi a monte pressoché totale con il luogo in cui si sta scattando. Bisogna conoscerne i mutamenti che avvengono al variare delle stagioni, capire l'incidenza della luce ed in qualche modo prevedere le situazioni che potranno avverarsi in quel preciso luogo. Conoscere per poi raccontare, attraverso la fotografia di paesaggio. Per questo ti facevo la domanda del "quanta fotografia di paesaggio hai metabolizzato sulla tua pelle?". La tua risposta suggerisce un "poca, se non nulla". Quindi, sempre con la massima simpatia e rispetto, de che stamo a parlà?! |
user20639 | inviato il 14 Gennaio 2015 ore 11:21
Maurizio Palumbo: mi piace confrontarmi con chi si manifesta con cognome e nome e ci mette la faccia, lo trovo più alla pari. “ Capire cosa raccontare attraverso la paesaggistica richiede una simbiosi a monte pressoché totale con il luogo in cui si sta scattando. „ Sicuramente la macchina fotografica per me, è un rapporto relativo, anzi non ho grandi conoscenze del mezzo, anche se fotografo da quando ero adolescente. La mia passione e interesse maggiore si espande nella pittura, anche di paesaggio. Ho usato la fotografia come strumento, come oggetto di memoria, per fotografare i paesaggi e ricordarli, quando non potevo rimanere nei luoghi, poi elaboravo immagini con la pittura, naturalmente non copiavo molto, ma essenzialmente mi servono della fotografia per inventare, anche adesso per ricordare luci e colori. La mia simbiosi con il paesaggio, penso di essere un pò un Barone Rampante, se ti raccontassi le mie esperienze con il paesaggio, potresti rimanere stupito, ma non è questo il luogo. I mutamenti dei giorni, delle stagioni, le notti passate in natura, che dire? Che meraviglie... Quello che posso dirti sul paesaggio, se lo intendi come una simbiosi fra uomo e natura, di sicuro se vuoi comprenderlo più in profondità, devi sostare molto nel posto, ma se lo disegni lo comprenderai e lo possiederai, molto meglio di una fotografia. Comunque se la mia esperienza di paesaggio non basta per parlarti, ti chiedo scusa. Ma se guardi le mie foto di paesaggio sono abbastanza per comprendere quello che penso, mentre le tue sono pochine. |
| inviato il 14 Gennaio 2015 ore 11:31
“ Ho usato la fotografia come strumento, come oggetto di memoria, per fotografare i paesaggi e ricordarli, quando non potevo rimanere nei luoghi, poi elaboravo immagini con la pittura, naturalmente non copiavo molto, ma essenzialmente mi servono della fotografia per inventare, anche adesso per ricordare luci e colori. „ Ecco, secondo me questa è la grande differenza. Per te la fotografia non è un mezzo comunicativo ma un taccuino sul quale appuntarti il posto per poi riprodurlo dipingendo ed interpretarlo a tuo modo. Leconte, se le cose stanno così tu sei un pittore, non un fotografo. L'approccio alla tematica è differente. |
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