| inviato il 16 Luglio 2024 ore 0:59
“ Alla foto di Ghirri con Berlinguer ci avevo pensato anche io. É una foto politica ? „ beh questo a dire il vero bisognerebbe chiederlo a Ghirri. Non sono a conoscenza se abbia mai commentato le proprie scelte in merito a quelle immagini. Bisogna altresì conoscere quanto fosse isolato Berlinguer politicamente in quel periodo e quanto fosse in realtà solo in mezzo a quel milione di persone. Guardando le due foto azzarderei che Ghirri il proprio pensiero lo abbia espresso bene. La scelta di rappresentare una persona facendo sparire un milione di persone non è casuale. Ed anche nella seconda la prospettiva rende il soggetto di spalle molto lontano dal resto. Ma queste sono ipotesi personali. Il fatto storico è stato rappresentato. Nella seconda foto apparentemente un profano, magari accecato dalla fede vede solo Berliguer e la meritata folla che aveva davanti. Lui si che era un granduomo. Non voglio dire che non lo sia stato intendiamoci, non è questo lo scopo. E' solo che cerchiamo di imparare qualcosa di fotografia (vale anche per me ovviamente) e non arrocchiamoci in giudizi di valore e disvalore sui soggetti. Quello lasciamolo fare ai tuttologi esperti. Se leggo l'interpretazione del viandante sul mare trovo: Il viandante sul mare di nebbia si presta a interpretazioni che utilizzano un significato evidente. Un'allegoria della vita che utilizzi l'immagine della vetta raggiunta come meta della vita [14] è altrettanto ovvia quanto lo sguardo trascendente al futuro. Il dipinto è visto come metafora della vita e della premonizione della morte, del limite e della vastità, dell'altezza e dell'abisso, di questo mondo e dell'aldilà, della fede e dell'errore, di Dio e del mondo Beh sicuramente è una tesi suggestiva e sarà pure casuale e non conosciuto da Ghirri, ma a me ricorda le diffcoltà che in quel momento storico il leader politico stava attraversando. Chissà se anche la sua morte giunta un anno dopo non sia in parte anche causata o concausata dai conflitti interiori che lo stavano attraversando. |
| inviato il 16 Luglio 2024 ore 1:12
la penso come te Last. Mirko, facciamo così… visto che a quanto pare io percepisco male sto alla finestra e assisto alla lezione di letteratura. Vediamo se si arriva a dire qualcosa di interessante e utile senza parlare del messaggio. |
| inviato il 16 Luglio 2024 ore 1:29
“ Mirko, facciamo così… visto che a quanto pare io percepisco male sto alla finestra e assisto alla lezione di letteratura. „ Io non sono in grado di dare lezioni ad alcuno. Posso solo dire con certezza che tutte le forme di comunicazione e di espressione artistica hanno sempre affrontato e rappresentato gli stessi temi dalla notte dei tempi e che le similitudini sono ricorrenti e reiterate. Ed è molto più utile almeno per me sforzarsi nel trovare le chiavi di lettura che parteggiare da una parte o dall'altra. La foto del WPP indicata è stata indicata come la pietà di gaza a rappresentare il dolore universale come sempre è stata rappresentato. Vedo molte più similitudini di quella foto in tutto questo: www.frammentirivista.it/immagine-della-pieta-da-michelangelo-all-arte- e potrei citare altre scene della cinematografia (la Magnani uccisa dai soldati nazisti e sollevata da Aldo Fabrizi) Il tema è il dolore e il tirare la scena in contesti divisivi è solo utilizzare l'immagine impropriamente per propinare la propria tesi di verità assoluta ed incontestabile. E poi molto diversa da un'altra premiata al WPP nel 1997? www.artnet.com/artists/james-nachtwey/afghanistan-1996-a-1M_h8OwXEvLFQ Io non lo credo |
| inviato il 16 Luglio 2024 ore 1:48
non si tratta di parteggiare ma quantomeno di includere nella discussione il tema del messaggio. Cosa che mi pareva appropriata anche e soprattutto in ragione del tipo di fotografia. Peraltro non mi riferisco nemmeno al messaggio intenzionale del fotografo ma a quello che lo scatto, per come uscito, veicola. E in questo caso mi pare che la grandezza dello scatto stia proprio nella sua straordinaria ambiguità (che però appunto invoca una presa di posizione), potendo benissimo prestarsi a fare da megafono ad entrambe le prospettive politiche. Alcuni ci vedranno la determinazione di un uomo che non si arrende, altri l'attitudine alla violenza e al populismo (prospettive mutuabili a tutta la società americana peraltro…) . Ma a mio parere svicolare questo aspetto, vale a dire il valore della foto per quello che è capace di trasmettere depaupera il potenziale della discussione anche sotto il profilo strettamente fotografico. Ma come ti ho detto… qui c'è gente che di fotografia ne sa più di me e quindi è anche possibile che mi sbagli e mi si aprano prospettive che non avevo considerato. Ps: fermo restando che, regolamento a parte, io da quella foto partirei senz'altro a discutere di politica (senza peraltro che ciò comporti necessariamente “ utilizzare l'immagine impropriamente per propinare la propria tesi di verità assoluta ed incontestabile”) |
| inviato il 16 Luglio 2024 ore 1:59
“ Il tema è il dolore” Ti riferisci anche alla foto di Trump? |
| inviato il 16 Luglio 2024 ore 2:27
Ma politica mica è da intendersi per forza in senso partitico...è un termine abbastanza largo. Parlarne non implica parteggiare da una parte o dall'altra. |
| inviato il 16 Luglio 2024 ore 7:53
Evito di parlarne dello scatto non voglio problemi con Juza e la chiusura del topic, per questo eviterò di intervenire anche perchè penso che sia insensato parlare dello scatto senza parlare del contesto e di quello che rappresenta, per me è insensato non riesco ad avere un'altra visione della fotografia in genere, per me autore, soggetto e contesto sono fondamentali per giudicare uno scatto andando oltre un mero esercizio semantico |
| inviato il 16 Luglio 2024 ore 9:15
Il meccanismo retorico sfruttato da David Casper Friedrich, quello di ritrarre il soggetto di spalle, che penso lui sia stato il primo ad usare e che veniva spesso da lui usato, era quello di portare l'osservatore dentro il quadro cercando di farlo immedesimare con il personaggio ritratto, in molti quadri solo davanti all'abisso di una natura vista come sublime, in una visione romantica consonante con la filosofia di Edmund Burke che del bello e del sublime nel suo saggio aveva parlato. Sicuramente Ghirri sfrutta quel medesimo espediente. "Bisogna altresì conoscere quanto fosse isolato Berlinguer politicamente in quel periodo e quanto fosse in realtà solo in mezzo a quel milione di persone. Guardando le due foto azzarderei che Ghirri il proprio pensiero lo abbia espresso bene". È chiaro però che quell' espediente e quelle due foto di Berlinguer funzionano in modo ben diverso e parlano molto diversamente a chi quegli anni li ha attraversati ed a chi invece è nato poniamo dopo il 1990. Non posso in questo che dare ragione a Matteo, senza dare le spiegazioni che tu stesso Mirko hai fornito, le fotografie di Ghirri a Berlinguer sono molto meno esplicite. |
| inviato il 16 Luglio 2024 ore 9:22
"la grandezza dello scatto stia proprio nella sua straordinaria ambiguità" È una foto tipica, quella a Trump, di quelle che si prestano a cambiare il proprio senso con una diversa didascalia. O a cambiarlo con diversi accostamenti: il senso della foto è ben diverso se io ad essa accosto la foto dell'assalto a Capitol Hill, come sopra ho fatto io, oppure se ad essa accosto una deposizione del Cristo, oppure se ad essa accosto un Bambi ferito dal cacciatore nel bosco. |
| inviato il 16 Luglio 2024 ore 9:48
“ “ Il tema è il dolore” Ti riferisci anche alla foto di Trump? „ no, il riferimento era alla foto del WPP. “ Evito di parlarne dello scatto non voglio problemi con Juza e la chiusura del topic, per questo eviterò di intervenire anche perchè penso che sia insensato parlare dello scatto senza parlare del contesto e di quello che rappresenta, per me è insensato non riesco ad avere un'altra visione della fotografia in genere, per me autore, soggetto e contesto sono fondamentali per giudicare uno scatto andando oltre un mero esercizio semantico „ Forse Matteo perchè vedi e sopratutto pratichi la tua fotografia in senso "più artistico" (perdonami la semplificazione estrema) nella quale vi è la tua volontà di veicolare messaggi. Chi fa arte, buona o cattiva che sia, lancia messaggi. Chi fa cronaca dovrebbe mostrare fatti. Più o meno ontologicamente neutri per quanto possibile, evidenziando che sono documenti e non arte. Metto il ink di una interessantissima intervista di Scianna (lui si definisce fotografo e non artista) su tre foto-documento storico delle brigate rosse. Provate ad immaginare se anzichè oggi il topic sulle foto dei brigatisti fosse stato aperto su juza nel 1978 e la discussione che sarebbe venuta fuori. Altro che WPP o attentato a Trump. Si sarebbe parlato di tutto tranne che delle fotografie. Sicuramente vi sarebbe stata la convinzione, come continuo a leggere, che non sia possibile separare fotografia e politica e leggo di esercizio semantico fine a se stesso. Estraggo una parte del pensiero di Scianna prima del link sull'intervista che consiglio di leggere per intero. Al termine ciascuno si ponga la domanda se sia possibile scindere la vicenda politica dalle tre foto analizzando come un testo. Io insisto nel dire di si e la sua intervista ne è un bellissimo esempio. Le foto, poi, non sono state analizzate perché non c'è una cultura di analisi dell'immagine che travalica il discorso stesso sull'immagine per entrare nell'immaginario sociale. Barthes non c'è stato in Italia. Barthes analizza una bistecca e ti fa capire che è molto altro che un pezzo di carne cotto con le patatine. La fotografia implica la nascita del cittadino, implica la Rivoluzione francese. La fotografia è come il tuo certificato di voto: rivendichi la tua presenza nella società come ce l'aveva il principe che si faceva ritrarre dal grande artista. L'immagine principessa della modernità è la fotografia, immagine e dato tecnico nuovo, come la macchina a vapore che struttura la nuova società. Questo in Italia non c'è stato e non c'è. Non si analizza la fotografia come un testo . www.doppiozero.com/le-tre-foto-di-moro Ora se lo scrivo io non sono nessuno, se lo scrive Scianna, per quanto l'infallibilità sia solo quella papale per i credenti, almeno motivo di riflessione dovrebbe portare. |
| inviato il 16 Luglio 2024 ore 9:54
No no per me nela fotografia di reportage/giornalismo è fondamentale conoscere situazione e contesto per leggerla se no è inutile è solo foto estetica e non è reportage/giornalismo perchè lo scopo è quello di raccontare La fotografia è un linguaggio incompleto che necessita di un'intorno e spesso di una conoscenza dell'osservatore per capire davvero quel che guarda. L'arte non centra nulla, è il racconto del contesto in cui gli avvenimenti succedono e il perchè a essere fondamentale e non accessorio per parlare di questi scatti. Senza parlare del contesto politico e sociale in cui si è risulta inutile discuterne perchè l'estetica è una parte,ma una parte minimale nel decidere l'importanza della foto. Questa foto il suo senso non è nella composizione o colori che sono comunque belli ma nel contorno senza quello si fa un'analisi scolastica della composizione, dei colori, dell'estetica o delle line guida, ma tutto è secondario in questo genere al contorno e al racconto che è il cuore della questione e lo scopo di questa fotografia Altrimenti non sarebbe giornalismo o reportage ma banali scatti fatti in strada |
| inviato il 16 Luglio 2024 ore 10:01
Scusa Mirko ma tu stesso hai scritto sulle foto di Ghirri a Berlinguer descrivendo il clima. Descrivere il clima è un esercizio politico? "Bisogna conoscere quanto fosse isolato". ripropongo la domanda: conoscere quanto fosse isolato aiuta o non aiuta a comprendere la fotografia che hai proposto? Bisogna conoscere quanto fosse isolato è un commento politico da cui dovremmo astenerci? È lecito riferire il clima di isolamento attorno a Berlinguer ma non è lecito riferire il clima come ha fatto Matteo riguardo Trump? |
| inviato il 16 Luglio 2024 ore 10:05
“ ripropongo la domanda: conoscere quanto fosse isolato aiuta o non aiuta a comprendere la fotografia che hai proposto? Bisogna conoscere quanto fosse isolato è un commento politico da cui dovremmo astenerci? „ Andrea quello che io ho aggiunto è una mia (ed anche di altri storici a dire il vero) deduzione. E' una aggiunta alla fotografia che viene integrato nel mio pensiero (e forse anche in quello di Ghirri), un mero commento o una mera interpretazione degli eventi concomitanti. Potrei giurare che sia così? Assolutamente no. Altri potrebbe giustamente non concordare, portare altri argomenti, espandere il tema e si finisce con il perdere il senso della fotografia. Potrei giurare che il fatto-evento si sia verificato. Assolutamente si. La fotografia documenta un fatto e vive senza le mie deduzioni, senza le tue e senza i tentativi di appropriarsi degli eventi miei o di altri. Viene fatta confusione tra fatto-prova e deduzione. In sostanza si avrei dovuto astenermi su questo. E' stata riportata infatti la sequenza delle foto prima isolata dal contesto e poi aggiungendo lo stesso per cercare di esemplificare. |
| inviato il 16 Luglio 2024 ore 10:08
concordo pienamente con gli ultimi interventi di Biga, penso anche' io che la grandezza dello scatto stia proprio nella sua ambiguità e condivido il pensiero di Andrea.taiana sulle varie letture possibili in base agli accostamenti, ma qui si finisce a parlare di giornalismo... “ Il meccanismo retorico sfruttato da David Casper Friedrich, quello di ritrarre il soggetto di spalle, che penso lui sia stato il primo ad usare „ già nel Trecento nella pittura italiana i soggetti di schiena hanno fatto le prime comparse e in età romana la Flora di Stabia sembra essere la prima a voltarci le spalle
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| inviato il 16 Luglio 2024 ore 10:11
“ ma qui si finisce a parlare di giornalismo... „ Beh in effetti si dovrebbe parlare di (foto)-giornalismo, altrimenti di cosa dovremmo parlare in un forum di fotografia? |
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