user120016 | inviato il 11 Settembre 2020 ore 22:03
Antonio, non saprei... non ho contatti con laboratori professionali... Se mi mandi i negativi posso stamparli io, in base alle tue istruzioni. Ma attenzione, la stampa da ingranditore dà dipendenza... |
user120016 | inviato il 11 Settembre 2020 ore 22:05
“ Minilab da negozio foto per intenderci... „ Ecco spiegato il motivo per cui le scansioni erano migliori... |
| inviato il 11 Settembre 2020 ore 22:06
Ma tu ci arrivi a questi formati? Sto pensando ad una stampa di una velvia 6x6 fatta alle cascate del Catafurco con la Rolleiflex 6008 di Leone con il bellissimo 150mm. Se sbaglio qualcosa nell'attrezzatura Leone mi correggerà Una goduria immensa. Vorrei portela stampare alla vecchia maniera...fino a che formato si arriva o meglio fino a che formato mi consigli Domenico? Ovviamente "eventualmente" ci mettiamo d'accordo per la cifra |
| inviato il 11 Settembre 2020 ore 22:16
“ Domenico mi consigli un posto in Italia dove posso far stampare da ingranditore in formato 30x45 o 40x60 a colori per il 35mm. Oppure 60x60 cm per il medio formato? „ Color Print a Torino in Corso Appio Claudio& Il conservatorio della fotografia a Olgiate Molgora (LC). Spero di non fare torto a Domenico (che è sicuramente in grado di fare un lavoro all'altezza e anche superiore, anche perché lo fa soprattutto per passione), lo dico anche a beneficio dei molti altri che non sanno a chi rivolgersi ? |
| inviato il 11 Settembre 2020 ore 22:23
Grazie Diebu |
| inviato il 11 Settembre 2020 ore 22:33
“ Se sbaglio qualcosa nell'attrezzatura Leone mi correggerà „ In effetti... non si trattava della Rolleiflex 6008 i2, ma della compatta 6003 pro ma tanto... il risultato non cambia in quanto hanno lo stesso... sensore |
user120016 | inviato il 11 Settembre 2020 ore 22:42
Certo Diego, ci mancherebbe... Io non conosco laboratori perché faccio da me. Ogni tanto mi capita di fare stampe per amici che scattano a pellicola ma ovviamente senza fini di lucro e senza presunzione di fare meglio dei professionisti. Il massimo formato a cui arrivo nella mia camera oscura è di 70 cm di lato lungo. |
| inviato il 11 Settembre 2020 ore 22:57
Grazie mille per le precisazioni. Pensavo ci fossero più problemi a reperire i reagenti per lo sviluppo ma si vede che ricordavo male. Sullo scanner il risultato dal formato 135 era venuto "passabile" per un uso monitor della foto, ma niente a che vedere con quelle postate (complimenti, senza parole). Sicuramente mi prenderò molti appunti sulla camera oscura quando riuscirò a passare da Domenico. Almeno sulla manualità mi torna utile essere chimico |
| inviato il 12 Settembre 2020 ore 4:19
Andrea per trattare bene il colore deve avere una sviluppatrice rotativa, come quella fotografata da Domenico, si trovano d'occasione delle jobo cpe non costose. trattare il colore nella tank non mi sembra la corretta via per avere costanza di risultati e qualità del negativo. |
| inviato il 14 Settembre 2020 ore 22:02
Tornando al topic originale, e mi scuso ab imo pèctore per le inutili e insolenti digressioni, recentemente sto usando con grande soddisfazione una Praktisix II con il suo Carl Zeiss Jena Flektogon 65mm f/2.8. Le Praktisix sono, per qualche strano motivo, un po' snobbate dai più quindi si trovano a molto molto meno di prodotti di marchi più blasonati eppure dal punto di vista tecnico non hanno nulla da eccepire. È molto piacevole nell'uso quotidiano ed in termini di robustezza ed affidabilità è al pari dei marchi piu blasonati. All'atto pratico è poco più ingombrante di una Canon EOS tristemente ed inutilmente plasticosa: proverò a caricare qui una foto esplicativa. |
| inviato il 17 Settembre 2020 ore 10:55
La Praktica è una buona macchina con una certa "criticità" del trascinamento. Nelle 6x6 il trascinamento è complesso perché, non essendoci perforazioni, come nel 35 mm, dove ad ogni avanzamento il rocchetto dentato fa un certo numero di giri, c'è una camma che deve tener conto se la bobina è piena o vuota, e quindi fare più o meno giri prima di arrestarsi. Naturalmente non sono toccate da questo problema la machine molto antiche e quelle "rudimentali", che avevano il trascinamento manuale con la famosa finestrella rossa: manina ina ... manina ... manina più grande ... pallino ... numerino ... azzz l'ho passato Tutto sta a saperlo e, se acquistate una Praktisix o una Pentacon six, sappiate che potrete incontrare questo problema, che potrebbe richiedere un intervento. Piuttosto girate alla larga dalle famigerate simil Hasselblad russe Kiev 80, che i problemi ce li hanno tutti, ammesso di trovarne ancora una funzionante. |
| inviato il 17 Settembre 2020 ore 20:51
Salve, credo che i giudizi tranchant sulla Lubitel siano esagerati. È una fotocamera sicuramente "basica", ma dotata di un obbiettivo non disprezzabile, per essere un tripletto. La rivista "Fotografare", nel numero di febbraio 1979 pubblicò un test su tre biottiche economiche: le Cinesi Seagull e Pearl River e la Sovietica Lubitel. Pur sottolineandone gli evidenti limiti, i risultati riportati ed il relativo commento tecnico fu tutt'altro che negativo. Insomma, definirla spazzatura e simili epiteti, è a mio parere ingiusto. Stesso discorso per le modulari Kiev-88, dotate di ottiche piuttosto buone. La Pentacon Six è altrettanto un'ottima medio formato, pure corredata di rimarchevoli obbiettivi Carl Zeiss Jena e Meyer/Pentacon. Leggo all'inizio di questa discussione il budget da spendere per una medio formato, cifra con la quale di certo non ci si può avvicinare a certi "nomi". Gli apparecchi sovietici e tedesco-orientali possono essere un'eccellente alternativa. |
| inviato il 18 Settembre 2020 ore 8:35
La qualità costruttiva delle macchine made in DDR è generalmente buona, anche se meno curata rispetto alla concorrenza al di qua del muro. Il trascinamento automatico delle pellicole 120 è sempre stato un elemento critico, anche nelle macchine occidentali migliori. Le ottiche, in partenza erano quelle Zeiss, quindi parliamo di eccellenza, poi nel corso degli anni, le lenti prodotte all'est, hanno avuto meno miglioramenti e innovazioni, ma la base era ottima, quindi non ci si può certo lamentare. Gli apparecchi russi sono un altro paio di maniche. L'industria dell'unione sovietica non aveva una tradizione fotografica importante, quindi un po' hanno inventato, un po' hanno copiato, a volte male, e poi c'è il problema della qualità dei prodotti che uscivano, non sempre stabile. Finché si trattava di macchine abbastanza semplici, come la Lubitel, le reflex 35 mm Zenit, e le copie delle vecchie Leica, tipo Zork, le cose filavano discretamente lisce, ma quando si imbarcavano in imprese più difficili, spesso erano dolori. Ho avuto una esperienza personale, travagliata e dolorosa, con una Kiev 80, (brutta) copia dell'Hasselblad. Concordo riguardo all'obiettivo, che aveva una qualità paurosa, non ho avuto la possibilità di fare un confronto con il Planar dell'Hasselblad, ma era veramente notevole. Se fosse stato sufficiente attaccare un pezzo di pellicola dietro la lente posteriore non mi sarei lamentato, ma era tutta la baracca che non funzionava, perché avevano copiato l'Hasselblad sbagliata, la 1000 F a tendina, che rimase in produzione per poco tempo, perché manco la precisione scandinava riusciva a far funzionare un progetto nato sbagliato. Ma a ciò si aggiungeva la totale mancanza di affidabilità di tutta la meccanica, dal trascinamento allo specchio che si incastrava, dal bottone dei tempi al comando del diaframma automatico, che a volte mancava la chiusura. A quei tempi lavoravo in un negozio di materiale fotografico, ed avevamo anche il laboratorio riparazioni, e posso assicurare che era un catorcio inutilizzabile e inaffidabile, anche difficile da riparare, tanto che molti tecnici si rifiutavano di metterci le mani. |
| inviato il 18 Settembre 2020 ore 9:34
Le varie attrezzature hanno tutte la loro dignità, e finché non creano grossi problemi vanno bene. Quando però la spesa per un rullo raggiunge il valore di 1/3-1/4 del costo della macchina, avere con 50-100€ l'aspettativa di un attrezzo adeguato capace di dare risultati costanti e consoni all'importanza di un medio formato, mi sembra eccessivo. Con quella cifra si possono trovare macchine analogiche anche eccellenti, ma 35mm, non medio formato. Per cui volendo lo sfizio dell'analogico, con 50-100€ vedo bene una Nikon 801s, una Pentax K1000, complete e facili da usare, etc.. Con una MF super economica, anche perfettamente a posto (e già qui bisogna vedere) invece non è per niente facile ottenere gran risultati, anche perché chi ci prova, di solito, non ha gran esperienza. Oltretutto, con una meccanica approssimativa, mirino pessimo, niente esposimetro e quant'altro, non credo sia questo gran divertimento. Pertanto consiglio fortemente il piccolo formato. Se si vuole il piacere dell'analogico, della meccanica, di un mirino da urlo, dunque della vera bellezza del medio formato, un tempo veramente inaccessibile, i prezzi sono in proporzione veramente stracciati, e si possono acquistare bellissime macchine. Consiglio Rolleiflex serie 6000, a partire da 500€, Zenza Bronica, da 300€, Pentax 645, da 200. Se in buone condizioni sono macchine perfette, complete e in grado di dare grandi risultati |
| inviato il 18 Settembre 2020 ore 11:15
Io, sinceramente, non mi pongo davanti al Medio Formato con la reverenza che presumibilmente si deve avere verso qualcosa o qualcuno di importante... Semplicemente, il 24x36 ed il 6x6 (che, usando rollfilms tipo 120 può essere anche -a seconda dei casi- 4,5x6, 6x7 e 6x9), sono due differenti formati. Un negativo 6x6, essendo 3 volte e mezza maggiore della superficie d'un 24x36, garantisce comunque generalmente una qualità finale superiore all'omologo di minore formato. Veramente, un negativo scattato con la vituperata Lubitel, può essere davvero sorprendente, una volta stampato. La medio formato più comoda e "rilassante", rimane sempre la biottica e, tolta la sovietica cui si è accennato, anche le cinesi Seagull non sono disprezzabili, a patto di tener presente la meccanica assai delicata. Una Rolleiflex, con Tessar o, magari, Planar 3,5, garantisce risultati entusiasmanti. Ma le biottiche Rollei, non le regalano, anche se sono macchine pressoché eterne. Personalmente, ho usato a lungo e nelle più varie condizioni, una Kiev-88 che, visti gli ottimi risultati (e la precisione del suo pentaprisma esposimetro), decisi di dotare di varie ottiche originali: con essa, ho realizzato lavori di documentazione, ove contemporaneamente erano necessari il negativo B/N e la dia Ektachrome ed i risultati furono ineccepibili. Essa funziona ancora ottimamente. La mia 6x6 preferita era e rimane la Pentacon Six, che mio padre mi regalò ben prima della caduta del muro e che proprio nel grande negozio del Kombinat Zeiss Jena /Pentacon di Dresda, corredai di ulteriori ottiche ed accessori e dove trovai gentilezza, professionalità (vollero tra l'altro tarare il pentaprisma TTL al mio corpo macchina) e cortesia. Le ottiche Zeiss Jena per la Pentacon Six sono di qualità davvero superba; tra tutti, spicca il 180/2,8, ma anche il grandangolo Flektogon da 50mm. ed il 120mm. Biometar. Pure il Pentacon (ex Meyer Optik) 500/5,6 è davvero notevole... per coloro che amano i teleobbiettivi. Circa l'affidabilità del corpo macchina, se ne dicono tante e gran parte dei problemi si verificano a causa di un affrettato caricamento (vanno lette le istruzioni!) ed un uso un po' troppo disinvolto della leva di caricamento, azionata -sbagliando- manco si fosse un reporter Magnum durante la guerra in Vietnam. La mia, alcuni anni fa, presentò il classico problema dell'otturatore che non si apre completamente, o che rimane aperto, specie nei tempi veloci. Problema questo, dovuto alla resinificazione dei non eccelsi lubrificanti impiegati nella DDR; lubrificanti che comunque hanno ormai mediamente dai 40 anni in su. La affidai alle mani del signor Baier (che qualche settimana fa, benché giovane, ha chiuso la sua attività, almeno temporaneamente, per problemi di salute), che me la restituì perfettissima. La Rolleiflex serie 6000 è certamente un capolavoro di meccanica ed elettronica, ma purtroppo la sua manutenzione è estremamente costosa, con la spada di Damocle della sempre maggiore irreperibilità della ricambistica elettronica appunto. Lo dico perché, da qualche tempo, sono felicissimo utente d'una Rolleiflex 3003, ben consapevole che in caso di guasti, una riparazione potrebbe essere difficoltosa. |
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