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Io non voglio monopolizzare la discussione col mio insignificante accadimento. E Simone e Mario (solo per citare gli ultimi interventi), hanno inteso benissimo lo spirito con cui mi ponevo e mi pongo.
Nonostante i legalismi di Boust, risulta lampante che in tale contesto non infrangessi alcuna norma.
C'è però un piano giuridico, e c'è un piano etico. E su quello etico, certo che mi sono interrogato se avessi fatto bene o male (e ne ho sofferto), e se la "questione femminile" vi avesse un peso, oppure no. Essendo che ogni maschio che abbia l'intelligenza per capire e l'onestà intellettuale per ammettere, questi interrogativi deve porseli. Poi, chi è senza peccato (Boust?) scagli la prima pietra.
“ Nonostante i legalismi di Boust, risulta lampante che in tale contesto non infrangessi alcuna norma. „
ma è ovvio che non hai violato nessuna norma giuridica. non serve nemmeno parlarne.
cosa differente, lo scendere dal palco e prenderti a schiaffi...li, son pronto a scommettere che, un articolo del codice penale, possa dire qualche cosa in materia. ma non ne sono sicuro, dovrei chiedere a mia moglie visto che è del mestiere.
E' tutto legato al buonsenso. Nelle mie foto di street cerco di non fotografare soggetti disagiati, poveri cristi o clochard, piuttosto con discrezione preferisco lavoratori in situazioni dignitose, oppure foto di soggetti inanimati. Altre volte mi sono trovato a fotografare "di nascosto" soggetti particolari e potenzialmente "pericolosi", ma mai "indecorosi", vedi galleria di Londra. Altra cosa nei reportage all'estero, lì lo scopo era solamente documentaristico, e purtroppo spesso la povertà la fa da padrona, ma è possibile fotografare, ed è appagante, anche soggetti felici.
“ cosa differente, lo scendere dal palco e prenderti a schiaffi...li, son pronto a scommettere che, un articolo del codice penale ... „
Nell'antica Roma c'era un signore (Lucius Veratius) che si divertiva a schiaffeggiare le persone (Boust lo conosce di sicuro, se ha fatto Istituzioni di Diritto Romano): essendo benestante, si portava dietro un servo col sacchetto delle monete per risarcire immediatamente, secondo legge, lo schiaffeggiato. Credo pertanto che anche ai giorni nostri sia proibito schiaffeggiare il prossimo (mentre in linea di massima, non è proibito fotografarlo).
Simone, io non sono un fotogiornalista! Sono solo un caz..one che si diverte a fotografare! Però anche un caz..one è meglio sia consapevole dei propri diritti!
Ragazzi buona vigilia a tutti. Domani sarò ad un cenone di.beneficnza (sono uno dei cuochi) per circa 114 persone. E nessuno osera' .prendere il cell o la reflex o altro. Spero che vada tutto bene come l'anno scorso. Questo è cio che faccio 300 gg all'anno. Auguri a tutti
Voglio essere così ricco come questo Lucius Veratius Sai quanta soddisfazione
“ Se tu vai a fotografare un politico che sta tenendo un comizio e lui ti fa cenno di smettere perché lo stai infastidendo, se non desisti stai invadendo la sua sfera privata „
Comunque, dal momento che stai tenendo un pubblico comizio, come tale anche autorizzato proprio perché aperto a un vasto pubblico, non sei più in privato, nei limiti della decenza
Sergio ciò che fai è una gran bella cosa e se mi permetti le foto servono per ricordare e testimoniare momenti belli o brutti che siano. Rispetto il tuo pensiero ma non lo condivido e gli invisibili rimarranno tali perché il problema in questo modo non sussiste e anche queste persone poco fortunate non avranno nessun ricordo di una giornata speciale...idem per i volontari. Non pensiamo sempre al lato negativo. È un argomento molto delicato e non entro in merito.
Sono d'accordo con Il Signor Mario: chi sale su un palco a urlare non può pretendere di non essere fotografato. Qui non si tratta di infastidire una persona che sta facendosi i suoi fatti privati, si tratta di una persona che volontariamente si pone in pubblico. Non può, questa persona, VIOLARE la libertà di decine o centinaia di persone che hanno tutti i diritti di fotografarla e anche filmarla. Perchè è quello che questa "signora" ha fatto: violare la libertà di un'altra persona per mantenere un diritto che non le spettava, in quel momento.
Del resto, il resto del racconto testimonia in modo abbastanza palese quale fosse la ragione di questo diniego, evidentemente legato al fatto che il fotografo fosse un maschio: prettamente sessista, come del resto lo sono sempre le manifestazioni di queste fanatiche. Dubito infatti che tale trattamento sia stato rivolto anche a fotografe del "gentil sesso".
Il fastidio di cui fa riferimento l'art. 660 CP è ben diverso da quello che può essere uno sguardo o altri atteggiamenti passivi (passivi nel senso che basta voltarsi per non subire più il fastidio), si parla di azioni dirette e ineludibili....ad esempio spruzzare con liquidi odoranti, disturbare (PESANTEMENTE) l'attività lavorativa o privata ecc....Al contrario l'aggressione fisica per impedire una legittima attività quella, si che è materia di CP. Anche se compiuta da manifestanti.
Angor, operi uno stimolante rovesciamento di prospettiva: non ero io ad attaccarla "in quanto donna" ma era lei ad attaccarmi "in quanto uomo". Visto il consesso, ci può stare benissimo.
Però è innegabile che ci sia stata da parte mia una piccola "furbizia", e che non la mia "provocazione" (che reputo innocente, si badi bene) sono andato in qualche modo a parlare di corda in casa dell'impiccato (qualcun* potrebbe dire: "Sei andato a cercartela e ti sta bene!"), visto che a buon diritto il movimento femminista lamenta tutta una serie di discriminazioni. Certo, prendersela con me mi pare battaglia di retroguardia, ma non posso che vedere con simpatia chi si batta per i diritti civili e di genere. Nonostante questo piccolo infortunio.
Non ho letto tutto il 3D solo lo spunto iniziale e qualcuno degli ultimi interventi. Volevo raccontare la mia piccola esperienza personale a Giordano Valentini, per dargli un "sostegno morale", non è l'unico ad essersi cimentato ed aver provato quelle sensazioni. Premetto che non sono uno che fa fotografia street. Però tempo fa mi è capitata tra le mani una Rolleiflex. Molte persone sostengono che fare fotografia in strada con un oggetto come la Rolleiflex tendenzialmente rende le persone meglio disposte a farsi fotografare, per vari motivi che adesso non è necessario elencare. Com'è, come non è, un bel giorno, con molta dose di ingenuità e superficialità, mi prende la brillante idea di uscire con la Rollei ed improvvisarmi Lewis Hine-Dorotheo Lange della Brianza, e così mi dirigo a passo spedito verso la mensa delle dame di San Vincenzo per fare foto alle persone in coda per entrare ed avere un pasto. Ovviamente quando giungo sul posto ed estraggo l'arnese fotografico assisto subito ad una levata di scudi e da alcuni rischio il linciaggio. A quel punto si dissolve la nebbia attorno al mio cervello e penso "Andrea sei proprio un ×". Nonostante tutto alla fine qualcuno che era lì è rimasto incuriosito dalla macchina e si è dimostrato assolutamente contento di farsi fotografare. Un ragazzo africano poi si è avvicinato spontaneamente e mi ha raccontato che suo padre gli faceva foto con quell'arnese quando lui era ragazzino, per cui di buon grado si mette in posa davanti all'obbiettivo. In termini fotografici il risultato dell'uscita è stato alquanto mediocre ... insomma niente a che vedere con la Farm Security Administration , le foto sono nel mio cassetto, mi sarebbe piaciuto tornare sul posto con delle stampe da dare alle due persone che si erano offerte per farsi ritrarre ma le intenzioni sono rimaste solo tali. Tempo dopo accade che una mia amica fotoamatrice, con malcelato autocompiacimento, posti su Facebook una foto, scattata non ricordo dove, che ritrae un Clochard in evidente stato di disagio. Non ho fatto alcun commento ma mi è subito venuto da pensare a questa "norma" come mio personale "codice etico di autoregolamentazione": mai scattare e pubblicare foto che ritraggono un individuo se io, al suo posto, lo ritenessi irrispettoso della mia persona, (indipendentemente dal fatto che si accorga di essere fotografato e che mostri di non gradire).
Andrea, sono argomenti delicati dove non entro in merito ma una cosa è certa: la dignità delle persone non si tocca. Raccontare un disagio sociale lo si può fare in mille modi tutelando il soggetto. In ogni caso se si tratta di una foto a sé fatta solo perché il "bersaglio" era facile non fa onore all'autore dello scatto.
Al netto del fatto che a nessuno piace essere fotografato, se non ha deciso lui che in quel dato momento desidera ardentemente essere fotografato, credo che il parametro fondamentale sia la percezione di sé e della propria condizione. Noi sbagliamo sia a considerarli paternalisticamente "bisognosi di cura, attenzione, protezione" sia, ancora peggio, "tipi umani, sfigati, da esibire in sedicenti reportage". E se è facile stigmatizzare la seconda opzione, molto più difficile è non scivolare nella prima. Renderemmo un buon servigio, dimostrando loro (e le parole non bastano) che sono cittadini al pari di chiunque, e quindi, perché no, anche fotografabili come chiunque.
"sono cittadini al pari di chiunque, e quindi, perché no, anche fotografabili come chiunque."...basta non toccargli la dignità.
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