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Francesco Cito è un apprezzato ( da me almeno ) fotoreporter (soprattutto di guerra), che pero' esce quasi sempre dal solito cliché della fotografia del dolore. Qui, cambiando campo di gioco, l'uscita dal solito luogo comune del tramonto è straordinaria : riuscire a fuggire dalla banalita' da una camera da letto, facendo diventare il tramonto, un aurora boreale, un imbrunire ( decidete voi) solo un dettaglio tra i tanti.
Bella la contrapposizione interno/esterno valorizzata dal contrasto cromatico e il richiamo degli elementi verticali sedia-alberi. Devo guardare la segnalazione di nove che come sempre sarà di grande spessore
questi cromatismi interni della stanza sono un forte rimando alle cromie stereotipate che ho di Cuba, a livello percettivo i colori interni sono complementari a quelli esterni ed aiutano ad alimentare quel cortocircuito visivo che attirano l' attenzione... poi quella sedia monobloc che ritengo essere "la sedia" (pur non essendo un oggetto puro di design, ha una forma che amo moltissimo e con il suo carattere può sostituire benissimo la classica sedia paesana con seduta di paglia, sedia rustica pisa, sedia bistrot o una sedia western di legno) contribuisce a rendere la stanza un luogo senza caratteristiche distintive essendo un oggetto che fa parte del nostro immaginario collettivo perché rende i luoghi che la ospitano tutti uguali, infatti lo scatto ti proietta fuori dalla finestra rappresentando un mondo nascosto all'interno di quello reale, facendo una sorta di “foto della foto”...
nel sito internet di Francesco Cito non l' ho trovata, fa parte di una serie nuova, vecchia o un libro ?
P.S. credo che il correttore automatico ci abbia messo il "suo", forse si intendeva Corigliano Calabro o esiste un Conegliano in Calabria ? sono andato a guardare ma nella cartina non ho trovato traccia...
Nove , non lo so. E ammetto di conoscere Francesco Cito ma di aver trovato con mio grande stupore questa foto a colori ( conoscevo solo i suoi lavori in bn ) . Oltre questo, ammetto di non essere un fenomeno in geografia :))
Ps : ho controllato . Era Corigliano Calabro , ma il t9 mi tradì '
questo è da sempre uno dei miei preferiti. Non è un nome nuovo, anzi, pero' molti non lo conoscono come divulgatore. Per cui eccovi da Okland California, il grande Todd Hido.
Sono 20 minuti, che nell'epoca del mordi e fuggi sembrano un infinita', ma se amate la Fotografia vi piacera'
le interviste ai fotografi sono sempre molto interessanti, c'è sempre qualche cosa da studiare, da capire, da rubare. La sua loquacità probabilmente componente caratteriale, si scontra con la corrente o meglio con il pensiero che le foto non vanno spiegate singolarmente, devono raccontarsi da sole, io non sono d'accordo.
Ciao Rob, mi è piaciuto molto il discorso sulla memoria, ricordi vividi che si mischiano a ricordi sbiaditi in relazione alle foto che scatta dall'interno della sua autovettura.
Gli assolutismi fotografici mi urtano il sistema nervoso, i "non vanno" e i "devono" non riesco ad accettarli.
Personalmente guardo una foto e se fa parte di un progetto le guardo tutte, poi se ci sono leggo i titoli e le didascalie delle singole foto e se trovo il tutto interessante mi leggo anche quello che è stato scritto a riguardo.
A seconda del fine o ,se preferisci, del concetto, credo che la presenza o l'assenza di titoli e/o didascalie arricchiscano il progetto fotografico.
Per fare due esempi: in "Evidence" di Sultan e Mandel l'assenza delle didascalie esalta il progetto così come lo fa la presenza delle stesse nel servizio di Gordon Parks "Harlem Gang Leader".
di tanti concetti interessanti che Todd Hido ha espresso in quel video, mi ha colpito forse la cosa più banale che può aver detto quando afferma di avere oltre 8000 libri e preferisce comprare un altro libro piuttosto che una maglietta più costosa rispetto ad una da prezzo basico di 19 dollari...questo per me significa che nonostante abbia partorito lavori interessanti e riconosciuti, continua ad aver fame di curiosità con tanta voglia di confrontarsi e crescere.
“ Se posso andare oltre voglio anche dire che Todd Hido, a sua volta, è un po' la volgarizzazione, l' imbarbarimento, la decadenza, dei notturni di Robert Adams (summer nights) o, meglio, che Robert Adams sta ad Eschilo come Todd Hido sta a Pacuvio Mi spiego meglio, i notturni di Adams o di Gilbert Fastenaekens sono lì ad interrogarci nella loro silente semplicità e classicità, senza gridare, questi invece sono lì a cercare di stupirci con i loro effetti speciali tutti giocati sui falsi colori che, a volte, nei casi peggiori, sembrano il fine ultimo. „
@Andrea.taiana, al momento non condivido il tuo pensiero su Todd Hido ma devo ammettere che mi hai dato uno spunto di riflessione notevole e che devo ancora finire di metabolizzare completamente.
Con parole povere, in prima battuta avverto che i notturni di Adams o di Gilbert toccano corde diverse rispetto a Todd, osservando le loro foto mi sento spettatore di una poesia ritrovata nella realtà, una realtà trasparente che esiste e che molti ignorerebbero, mi rilassano, sembra di osservare il silenzio... con Todd c'è una suggestione diversa, mi attirano molto però avverto anche tensione, sembra di osservare qualcosa di già visto pur sapendo di non esserci mai stato, stuzzica la memoria cercando non tra i ricordi del vissuto ma tra quelli delle esperienze acquisite con immagini, film, romanzi o pezzetti si sogni dimenticati; ed ecco che la mente comincia a viaggiare e con quei colori suggestivi, la nebbia o il parabrezza bagnato i ricordi che affiorano mi trasformano ogni volta in un personaggio diverso: potrei essere l' amante, il killer, il tossico o il poliziotto appostato, eppure continuo chiedermi chi vive veramente dietro quella finestra illuminata come facevo da bambino in autostrada quando osservavo dal finestrino gli altri finestrini che ci sorpassavano...
La terza e la quarta segnalazione non le conoscevo, vedrò di recuperarle. Keim ce l'ho in francese, ma non lo mastico bene e devo ancora tradurlo, gli altri li ho già.
Dopo aver visto l'intervista ad Hido, ho pensato, altro che camicia, qui rimaniamo in mutande!
Anche le differenti macchine fotografiche paragonate a pennelli diversi, non era male.
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