| inviato il 13 Settembre 2023 ore 10:23
@Perazzetta Ettore Sei uno sparring patner perfetto: conciso e ficcante. Effettivamente il “consumismo”, come espressione socio-economica d'un mondo positivista [neo-liberista] , nasconde efficacemente [ai più di noi] la sua vera “essenza” che consiste semmai nel far invecchiare le cose il più in fretta possibile. Insomma: un marchingegno distruttivo e non solo propositivo. Oggi le “cose”, in una certa misura, nascono morte e non è soltanto per una questione d'avidità del mondo produttivo industriale [cicli, obsolescenza] . È proprio il nostro modo di sentire che si è modificato negli ultimi decenni: lo spazio di risonanza sensuale ha segnato il passo rispetto a quello degli impulsi. Eva Illouz lega il consumismo al Romanticismo ed introduce un bella figura speculativa [in sociologia] : il Romanticismo consumistico. Lo struggimento tipico del sentire romantico viene agganciato all'irraggiungibilità degli oggetti più nuovi e performanti producendo sindromi depressive quali la ben conosciuta GAS (Gear Acquisition Syndrome, sindrome da acquisto compulsivo) che a sua volta si lega alla sindrome da adattamento generale [acronimo sempre GAS] che invece indaga gli “stressor” definendoli come fonti di sollecitazione esterna e interna (sociale, ambientale, mentale, intra-psichico). La cosa finisce con il riguardare anche il mondo dei sentimenti stessi verso le “cose” ed i "processi" rituali, palesemente in crisi. Il consumismo sollecita le emozioni instabili, che non vanno per il sottile, che non indugiano, a discapito della razionalità e della fedeltà. Su questo mi piace sempre citare Nietzsche: “La fedeltà eleva il caso a destino”. Invece la massimizzazione consumistica della libertà all'acquisto noi la scontiamo [paghiamo] con un'assenza generale d'orientamento e di legami solidi. Nel mondo digitale il nuovo in quanto nuovo [come valore in sé] viene facilmente agganciato al concetto di migliore perché sostenuto platealmente dal “sapere dei Dati” [numeri] che si sostituisce al nostro sapere ancestrale, che era di tipo narrativo [esperenziale, intensivo] . Ieri raccontavamo, oggi contiamo. Il problema è che il “sapere dei Dati” è una forma di conoscenza MOLTO limitata e limitante al punto che non riesce nemmeno a rendere riconoscibili i nessi causali e questo provoca disordientamento. Però: meno sappiamo orientare le nostre scelte maggiore sarà l'importanza che daremo ai “numeri” nella speranza che essi ci spieghino perché dovremmo optare per l'una o l'altra “nuova cosa”. Tutto si tiene insieme, infernalmente. Mi piace lo slogan coniato dal fotografo Stafford Fuhs: “You Are Custom Settings” Sei tu l'impostazione personalizzata, non cercarla nella macchina fotografica. |
| inviato il 13 Settembre 2023 ore 11:14
“ @MaxVax L'alternativa NON è impedire il desiderio (strategia che inevitabilmente porta ad una amplificazione dello stesso) ma educarlo secondo le nostre reali esigenze. Abbiamo bisogno di lentezza NON di costrutti arcaici del vivere. Siamo attratti dai costrutti arcaici perché ci COSTRINGONO a essere lenti e quindi riflessivi... ma si può andare piano anche su un SUV da 500 CV. È quello l'obiettivo secondo me. „ La prima domanda da farsi in presenza di un desiderio è "Perchè lo desidero?" La seconda "Dopo la mia vita cambierà? Di quanto?" La terza "Il gioco vale la candela?" A seguito di oneste risposte potrebbe succedere che anche una 2CV potrebbe esser sufficiente a soddisfare quella che sembrava una necessità ineluttabile. |
| inviato il 13 Settembre 2023 ore 14:49
Non è così lineare la cosa. Io concordo con MaxVax li dove dice che i desideri non li elimini reprimendoli con un NO, ma questo lo abbiamo capito già negli anni '70 dello scorso secolo in tema di dipendenze. Nel mio campo lavorativo (il magico-mondo della Sanità) negli anni settanta l'appellativo moralistico-disciplinare di "alcolizzato" lasciò il posto al nuovo appellativo clinico-farmacologico di "alcolista". Poi un'ulteriore salto in avanti quando, olisticamente, negli anni 90 s'introdusse il termine "persona con problemi alcol-correlati" per indicare che l'abuso non solo è degradante per la psiche e dannoso per la salute dell'individuo ma riguarda anche tutto il suo ambiente sociale e quindi famiglia, lavoro e comunità nella quale il soggetto è inserito. Meglio prima o meglio ora? Per me non ci sono dubbi, meglio adesso: esserci allontanati dal "problema", averlo s-moralizzato, de-farmacologizzato, ci ha permesso di capirlo in tutta la sua complessità [relazioni e correlazioni] ed i casi di delirium-tremens da abuso, ad esempio, sono praticamente crollati rispetto agli anni 70 quando il paziente veniva colpevolizzato ed emarginato. È anche vero che, nel medesimo tempo, sono cambiate in parte le ragioni per cui la gente abusa, e le modalità, e quindi l'osservazione delle dipendenze continua a trovare nuovo materiale per ri-formularsi senza soluzione di continuità. Cambiano i tempi, e cambia anche la resistenza psichica individuale e collettiva. In un certo senso oggi siamo piu smaliziati [o meno ingenui] e liberi di fronte al desiderio stesso ma siamo anche più trasparenti, meno strutturati psicologicamente a "resistere", e quindi in definitiva più fragili. La stessa industria del desiderio [la pubblicità] si è via via evoluta affinando le sue tecniche persecutorie al punto che le réclame anni cinquanta a noi fanno sorridere per la loro innocenza. |
| inviato il 13 Settembre 2023 ore 15:04
A questo proposito, entri nella mia "competenza" e il punto di svolta è stato Martin Lindstrom Neuromarcheting. Da quel momento, quello che si era capito sulle scelte diventò visibile scientificamente. |
| inviato il 13 Settembre 2023 ore 15:37
E nell'alimentare? Date una lettura a Grassi Dolci Salati di Michael Moss sul "desiderio indotto" dalle industrie alimentari. È incredibile come tra i migliori esperti di neurofisioendocrinologia ci siano gli uomini marketing (e subdolamente inquietante come i management delle industrie alimentari e delle industrie farmaceutiche siano spesso sovrapponibili) |
| inviato il 13 Settembre 2023 ore 15:44
Un ultima segnalazione sulla rivoluzione in atto, la JP Morgan sta cercando 8000 ingegneri programmatori specializzati in algoritmi, al posto degli analisti finanziari. I fondi gestiti da A.I. rendono di più, non hanno ancora scoperto come, ma c'è già un gioco di parole che sintetizzo con; preferisci il 10 e sapere che ci sono consulenti umani o il 15 e non sapere chi?. |
| inviato il 13 Settembre 2023 ore 15:59
“ Un ultima segnalazione sulla rivoluzione in atto, la JP Morgan sta cercando 8000 ingegneri programmatori specializzati in algoritmi, al posto degli analisti finanziari. I fondi gestiti da A.I. rendono di più, non hanno ancora scoperto come, ma c'è già un gioco di parole che sintetizzo con; preferisci il 10 e sapere che ci sono consulenti umani o il 15 e non sapere chi?. „ Preferirei che JP Morgan et similia non esistessero o almeno non avessero il POTERE di condizionare la vita a miliardi di persone con le loro stron.....zate volte all'interesse di pochi. |
| inviato il 13 Settembre 2023 ore 16:10
@Juan la campagna acquisti del Milan è stata fatta da algoritmi. E sembra sia il vero motivo per cui han fatto fuori Maldini. D'altra parte io conosco certe resistenze: oltre venti anni fa proponemmo un software di intelligenza artificiale che faceva diagnosi in medicina. Quando lo presentammo a Lille in Francia sostenendo (numeri alla mano) che faceva diagnosi più attendibili di professionisti con almeno dieci anni di servizio successe il finimondo. La realizzazione di quel software e della sua storia fu così avvincente che potrei scriverci un libro... |
| inviato il 13 Settembre 2023 ore 16:27
Patologie trasformate in numeri, numeri trasformati in protocolli di cura. Sarà difficile uscirne indenni. Enormi database e dispendio energetico per arrivare laddove basterebbe mostrar la lingua ad un buon medico di famiglia. |
| inviato il 13 Settembre 2023 ore 20:48
“ I fondi gestiti da A.I. rendono di più, non hanno ancora scoperto come, ma c'è già un gioco di parole che sintetizzo con; preferisci il 10 e sapere che ci sono consulenti umani o il 15 e non sapere chi?. „ @Juan Luca Mi sembra possa rientrare nella casistica contemplata dal sistema filosofico di Han. Affidarsi ad un infoma, ad una non-cosa, in un certo senso è più liberatorio e de-responsabilizzante, non implica la stessa co-responsabilità dell'affidarsi ad un analista che conosci per nome e magari per fama/fallibilità. L'analista è l'Altro da Sé, in questo schema, mentre l'algoritmo è la non-cosa. Personalmente, con Han, vado oltre la redditività ed immagino che una buona fetta di investitori preferirebbe l'algoritmo anche se offrisse il medesimo tasso di successo dell'analista. Per brevità non entro nel merito del PENTIMENTO che assume tutta una sua particolarissima fisiologia ad esempio nelle dipendenze cosiddette "senza sostanza" tra le quali spicca tristemente appunto quella da gioco (ludopatia). Oggi abbiamo molto divagato |
| inviato il 13 Settembre 2023 ore 22:44
@ettore la fai molto semplice... alla Nanni Moretti, ma le cose sono molto più complesse purtroppo. |
| inviato il 14 Settembre 2023 ore 7:47
“ @MaxVax ettore la fai molto semplice... alla Nanni Moretti, ma le cose sono molto più complesse purtroppo. „ Ecco, appunto; tutto questo progresso, tutta questa tecnologia che dovrebbero servire a semplificare in realtà complicano. Poi succede che per ri-semplificare si tende a far ricorso agli stessi sistemi che hanno portato ad una situazione non ottimale. Come dicevo sarà difficile uscirne, anche perchè oramai la semplicità sembra esser divenuta sinonimo di mediocrità. |
| inviato il 15 Settembre 2023 ore 10:19
Perchè la semplicità, nel mondo moderno, è una illusione che proprio la tecnologia ed il consumismo tendono a favorire come mentalità. Ed allora finisce che qualche gruppo politico vada a raccontare in giro che per essere ricchi e risolvere il problema del paese basta stampare soldi e percepire uno stipendio stando sul divano, oppure che basta essere onesti ed essere eletti sindaci per risolvere i problemi di una metropoli da qualche milione di abitanti. I risultati di questo modo SEMPLICISTICO di pensare il reale sono sotto gli occhi di tutti. NON c'è NULLA di semplice a questo mondo, e pensare che un povero Medico di famiglia (professione che ho esercitato per circa 12 anni) sia in grado di affrontare la COMPLESSITA' della tutela della salute dei cittadini con SOLO i suoi poveri cinque sensi è assurdo. Come è stato assurdo pensare che una tutela della salute ospedalocentrica fosse sufficiente. Sempre e comunque SEMPLIFICAZIONI che stanno mostrando in tutta la loro ingenua plasticità gli errori gravi che stanno alla base. Ma stiamo deragliando... |
| inviato il 15 Settembre 2023 ore 10:34
“ @MaxVax „ Semplice non significa facile così come complesso non vuol dire difficile. |
| inviato il 15 Settembre 2023 ore 11:26
Facile è il nuovo nero. |
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