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Linguaggio fotografico, tra analogico e digitale cosa è cambiato?


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avatarsenior
inviato il 16 Marzo 2020 ore 12:28

Mi risulta che molti fotografi che espongono in mostre abbiano il loro stampatore di fiducia.

Risulta anche a me, e mi risulta anche che ai tempi della pellicola chi si arrangiava lo faceva quasi esclusivamente con il bianco e nero.

avatarsupporter
inviato il 16 Marzo 2020 ore 13:10

Condoglianze a Pisolomau e alla famiglia del suo amico.


Mi risulta che molti fotografi che espongono in mostre abbiano il loro stampatore di fiducia.


Ho letto da qualche parte che HCB si rivolgeva a uno stampatore della Magnum che conosceva così bene i desiderata del Maestro che costui non doveva perder troppo tempo per dargli disposizioni su cosa fare.

Gabriele Basilico, per il suo Bord De Mer, si è avvalso del lavoro di Tony D'Ambrosio:
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=1674540&show=5

Scusate se metto quest'immagine e questo esempio che penso conosciamo già tutti o quasi:
www.pinterest.it/pin/394205773623715639/
Ci sono le istruzioni di Dennis Stock allo stampatore per la sua celeberrima foto di James Dean a Times Square.

avatarsenior
inviato il 16 Marzo 2020 ore 13:22

Ci sono le istruzioni di Dennis Stock allo stampatore per la sua celeberrima foto di James Dean a Times Square.


Altro che PhotoShop! MrGreen

avatarsenior
inviato il 16 Marzo 2020 ore 13:28

Pollastrini ti sei arrampicato sugli specchi, la tua posizione rimane illogica e contraddittoria: se il linguaggio non è cambiato, chiamalo come ti pare, la gente riesce ad esprimersi in digitale come faceva in analogico, ma questo tu lo neghi.
Io non so nulla delle tue quattro domande e neanche mi interessa nulla di rispondere (poi, le "passate" di sharpening... oggesù), io vedo il risultato e per quanto non fenomenale in post ottengo più o meno quello che avevo in mente; se non ci riuscissi e volessi, per assurdo, allestire una mostra, andrei a pagarmi qualcuno in grado di aiutarmi.
Inutile citare per la miliardesima volta l'equazione mcluhaniana tra mezzo e messaggio, se cambia il mezzo cambia anche il messaggio, e con esso il linguaggio. Il fotografo in grado di gestire il nuovo linguaggio fotografico del digitale non è quello che sa postprodurre divinamente, altrimenti lo farebbe come lavoro, ma quello che sa "vedere" adattando la propria visione al linguaggio del digitale. Non è che voglia fare l'idealista crociano, ma neanche si può pensare che la fotografia, più che cultura, sia semplicemente tecnica materiale di ripresa o di postproduzione da condensare in bignamini.
Poi vienimi a dire che tu stampavi i lenzuoli di tre metri quando le digitali salvavano su floppy disk.. non è questo il discorso.

user90373
avatar
inviato il 16 Marzo 2020 ore 14:04

Linguaggio fotografico, tra analogico e digitale cosa è cambiato?

Riassumendo:
se parliamo di fotografia è cambiato tutto, se invece parliamo d'altro è cambiato l'altro.

avatarsenior
inviato il 16 Marzo 2020 ore 14:05

Anche Ansel Adams, che di per sé era un eccellente stampatore, aveva uno stampatore di fiducia.

In ogni caso il fotografo è una cosa lo stampatore un'altra, è scritto da nessuna parte che un bravo fotografo debba essere pure un bravo stampatore e viceversa anche perché, parliamoci chiaro, per eccellere nell'uno, come nell'altro campo, occorre tempo, tanto tempo, e dedizione assoluta e francamente se uno si dedica a una cosa difficilmente ha pure il tempo di dedicarsi, con altrettanta dedizione ovviamente, pure all'altra.

avatarsenior
inviato il 16 Marzo 2020 ore 14:13

La fotografia di paesaggio a guardarla appare abbastanza tradizionalista,si va al mare o in montagna un po' piu' a nord a sud a seconda dell'emisfero.
L'affermazione "io l'ho vista cosi'" "è quello che volevo esprimere",si ritrovava nelle foto di quei cinque o venti fotografi che avevano fotografato quel luogo pressappoco dallo stesso punto in tempi diversi e senza incontrarsi.
Basta di nuovo guardare le foto selezionate per valutare se col digitale il computer e pohotoshop di nuovo sono paragonabili oppure no e se c'è stato un salto generazionale.

avatarsenior
inviato il 16 Marzo 2020 ore 15:08

Ho letto da qualche parte che HCB si rivolgeva a uno stampatore della Magnum che conosceva così bene i desiderata del Maestro che costui non doveva perder troppo tempo per dargli disposizioni su cosa fare.

Anche Gianni Berengo Gardin. E' un metodo di lavoro abbastanza diffuso. Lo stampatore conosce il cliente, il cliente si fida dello stampatore.
n ogni caso il fotografo è una cosa lo stampatore un'altra, è scritto da nessuna parte che un bravo fotografo debba essere pure un bravo stampatore e viceversa anche perché, parliamoci chiaro, per eccellere nell'uno, come nell'altro campo, occorre tempo, tanto tempo, e dedizione assoluta e francamente se uno si dedica a una cosa difficilmente ha pure il tempo di dedicarsi, con altrettanta dedizione ovviamente, pure all'altra.

Lo credo anche io, basta pagare e gli stampatori si trovano ancora, sicuramente conoscono il loro mestiere meglio di me.

user175879
avatar
inviato il 16 Marzo 2020 ore 15:08

quante e come passate di sharpening sono obbligatorie per stampare bene?

Nessuna Sorriso se non si vuole stupire nessuno con un'improbabile nitidezza. Ma la parola chiave sembra essere stupire, vuoi perché le foto sono ormai troppe, vuoi perché c'è un inutile affollamento di sirene (quelle che cantano, non quelle dei mezzi di soccorso).

La fotografia è ormai un vortice (più prosaicamente un frullatore) fuori controllo nel cui contenitore vorticano (frullano) a loro insaputa fotografi, artisti, critici, pubblico. Tutti in attesa dell'agognata sedimentazione.

avatarsenior
inviato il 16 Marzo 2020 ore 15:16

Roberto147 scripsit:
«La fotografia è ormai un vortice (più prosaicamente un frullatore) fuori controllo nel cui contenitore vorticano (frullano) a loro insaputa fotografi, artisti, critici, pubblico. Tutti in attesa dell'agognata sedimentazione.»

Splendida descrizione. Sorriso

avatarsenior
inviato il 17 Marzo 2020 ore 9:39

Il mio parere, che vengo dalla fotografia analogica degli anni 60' ed ho iniziato con il digitale nel 99', è che chi era bravo con l'analogico lo è rimasto anche con il digitale.

L'unica cosa è che non necessariamente tutti hanno appreso le tecniche di post produzione che in digitale sono infinite.

Ma no è detto che servano più di quel tanto, se già la foto è ottima alla radice e cioè in fase di scatto.

avatarsenior
inviato il 17 Marzo 2020 ore 10:09

Il mio parere, che vengo dalla fotografia analogica degli anni 60' ed ho iniziato con il digitale nel 99', è che chi era bravo con l'analogico lo è rimasto anche con il digitale.

L'unica cosa è che non necessariamente tutti hanno appreso le tecniche di post produzione che in digitale sono infinite.

Ma no è detto che servano più di quel tanto, se già la foto è ottima alla radice e cioè in fase di scatto.

Intervento da quotare al 100%.

avatarsenior
inviato il 17 Marzo 2020 ore 13:09

Ti ringrazio Stefano,

il digitale, come ho già scritto in precedenza ha solo alzato l'asticella e consente di fare cose che, quando ho iniziato io, non si pensavano nemmeno esistessero:

- le foto al buio a mano libera;
- gli ISO che cambiano in macchina, senza cambiare rullino;
- l'autofocus nello sport e nell'avifauna (anche se, in realtà, è già iniziato nell'analogico);
- le raffiche nello sport a 10-20FPS;
- i tempi di otturazione brevissimi (1/30.000 o giù di li);
- la gamma dinamica elevatissima (che con la pellicola si chiamava latitudine di posa) anche ad alti iso (una volta c'erano pellicole con una dozzina di EV dell'odierna gamma dinamica, ma erano 10-20 ASA, che corrispondono agli odierni ISO);
- il costo di produzione unitario pari a zero;
- ecc. ecc.;


Ma soprattutto la post produzione che consente di fare cose un tempo impensabili e permette di rimediare ad errori un tempo irrimediabili (anche grazie alla gamma dinamica dei sensori).

Lo stesso grande BERENGO GARDIN (piuttosto refrattario al digitale) ha ammesso che il fatto di avere in macchina n. pellicole, perchè gli ISO si possono cambiare senza cambiare rullino, è impagabile ...

Ma pur con tutte le limitazioni del caso le foto si fanno e si facevano oramai da quasi 200 anni lo stesso.


avatarsenior
inviato il 17 Marzo 2020 ore 13:34

La pellicola con tutti i suoi pregi e difetti imponeva rigore, conoscenza e abilità per non sprecarla e per avere ottimi risultati, da parte mia ho cercato di traslare l'allenamento che avevo con l'analogico al digitale senza approfittarmi troppo delle molte comodità, anche in PP ho cercato di mantenere un certo rigore per preservare un linguaggio pulito non contaminato da strane mode.

avatarsenior
inviato il 17 Marzo 2020 ore 13:44

Io ancora oggi mi rifiuto di scattare in raffica. Credo che siamo rimasti in pochi oramai, complice anche l'età: andiamo tutti sui 70 o giù di lì e abbiamo alle spalle un vissuto analogico che ci ha formato e ci fa apprezzare le novità oggi realtà, ma che a quei tempi potevamo solo sognare.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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