| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 9:32
Se ti stai riferendo a me... bada bene che oltre che scrivere, io mordo. |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 9:44
“ io mordo „ Chiacchiere: i gatti graffiano |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 9:53
Si...ma io sono un felino evoluto.. intanto che graffio, mordo e se non bastasse strizzo anche i testicoli, solitamente a quel punto chiunque rinuncia. ( ..scusate OT.. ) |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 10:13
@Francesco avevo sentito casualmente alla radio Sole 24 Ore un professore universitario di cinema della Bicocca che asseriva di avere visto "La grande Bellezza" sette volte. Al cinema l'ho visto due volte, su schermo a 25" parecchie volte a pezzi. L'ho consigliato a mia cugina che l'ha visto in TV con in mezzo gli spot. Ammetto che non le sia piaciuto, ma il dubbio mi rimane che un Sorrentino o un Tarantino vadano visti al cinema, non su piccolo schermo. Remember sembra apprezzare SCM quando faceva il fotoreporter sui teatri di guerra. È contro SCM quando ha virato sul colore. Piacere o non piacere il penultimo SCM, escludo che si possa apprezzare la sua fotografia da libri o schermi, magari sbaglio. |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 11:45
Valgrassi, so che inserire un po' di "dipende" è considerato da molti, qui, come cosa... democristiana Tuttavia credo che sia indispensabile, se lo scopo va oltre la difesa di una posizione preconcetta, e se magari si ritiente che le cose abbiano qualche sfumatura, oltre ai bianchi e i neri. Sennò facciamo la curva sud tra McCurry ed Eggleston e non se ne parli più Quindi, democristianamente, non è che io eccepisca su quanto dici, che senso e ragioni certamente ha. E accetto serenamente l'epiteto di democristiano scrivendolo. Ma credo comunque che non sia tutto ugualmente inquadrabile. Cioè, che una visione appropriata, efficace, coinvolgente funzioni meglio io non lo discuto. Probabilmente vale anche per le foto mie e tue, che valgono nulla. Ma, per seguire il tuo esempio cinematografico, ritengo che le valutazioni su un Kubrick si possano tranquillamente fare al netto dello strumento attraverso cui ci arriva. Se poi c'hai più pollici.... meglio. Per cui, parlando di temi come questo, semplicemente io credo che i casi concreti possano essere fondamentalmente due: 1) che la visione "top" sia essenziale al valore artistico/comunicativo/ espressivo di un'opera. 2) che la visione "top" possa essere un artificio non necessario, adatto per amplificare l'effetto e l'impatto. Se e quali opere rientrino in una o l'altra categoria ognuno lo deciderà col proprio senso critico, e non dobbiamo dirglielo io o tu. Ma resta il fatto che molti, e il "nostro" in primis, sono diventati grandi attraverso copertine o servizi pubblicati su stampa di livello, che hanno la dimensione che hanno. E che, se da dire avessero avuto poco, non sarebbe stata una gigantografia a farne dei santi. Rbadendo che, domocristianissimamente, questo non nega il senso di quel che dici |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 11:50
Che poi io ho visto la mostra di Genova non è che avessero questa qualità eccelsa di stampa |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 11:53
“ Che poi io ho visto la mostra di Genova non è che avessero questa qualità eccelsa di stampa „ Dai Matteo, diciamolo: per una certa fotografia la qualità di stampa non è (e giustamente) un fattore dirimente. Io (all'epoca stampavo molto) fui affascinato e molto dalle stampe di Salgado quando le vidi. Ma nell'economia del suo lavoro credo che, pur incidendo, pesino dopo mille altre cose... |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 11:55
Be su una mostra secondo me incide la stampa, certe erono presentate male, non tutte, ma alcune che eri anche obbligato dagli spazi a vederle da vicino erano penalizzate In quel caso se hai un libro stampato bene può essere che te la godi anche di più. Non sempre più grande è meglio e certe mostre sono anche stampate con foto piccole perché il lavoro è pensato così |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 11:57
Ma certo che la stampa incide. Ma mi auguro si possa concordare che se la forza delle immagini è debole, non è che le esponi stampate bene e hai risolto. Cioè, un lavoro monumentale come "In cammino" ha nella stampa il giusto (ed eccellente) completamento, ma nasce grande altrove. |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 12:01
piu' che altro, un libro ti permette di vedere l'immagine in piu' riprese e in tempi,stato d'animo diversi. Una cosa e' se vai a vedere una mostra accompagnato dalla fidanzata innervosita o semplicemente dopo una giornata faticosa. Altro e' sfogliare il libro in un momento di tranquillita' |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 12:05
A dirla tutta Salt, probabilmente la comprensione di un autore nasce da questo e quello. Tutto ciò che è conoscenza, secondo me, non si riassume a un libro che ho letto, a una mostra, a una conferenza... La conoscenza è una cosa dinamica, che ha sempre spazio per accrescersi. E quindi, ne sono convinto, più arriva in modo completo e meglio è. |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 12:29
Si, appunto. La comprensione di un opera non si esaurisce con la semplice visione dell'opera originale. In questo senso, comprendo l'invito a visitare le mostre ma penso che sia indispensabile anche approfondire con un libro o maneggiando una copia ben fatta. |
user177356 | inviato il 25 Gennaio 2020 ore 13:56
In my humble opinion se una foto ha bisogno di una certa dimensione o una certa qualità di stampa come condizione imprescindibile per essere apprezzata, non è una foto valida. Lo stesso vale per un film che può essere fruito solo al cinema. Ovviamente, poter ammirare una splendida foto in dimensioni da mostra e stampata in modo ineccepibile migliora di molto la sua frizione, a tutti i livelli. |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 14:10
Non ci siamo. Ci sarà un motivo perché Tarantino gira in 70 mm? Non è colpa sua se poi uno lo vede da Netflix. Mi chiamo Evaristo, scusate se insisto: SMC va visto ad una mostra allestita bene, possibilmente col suo audio a descrivere perché ha scattato in quel modo. |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 15:22
“ Mi chiamo Evaristo, scusate se insisto: SMC va visto ad una mostra allestita bene, possibilmente col suo audio a descrivere perché ha scattato in quel modo „ Mi chiamo Amedea, scusa se non cambio idea Non è diventato McCurry né con le gigantografie né con gli audio. Poi ha scelto il marketing migliore e la fila al botteghino è aumentate, e questo non si discute. |
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