| inviato il 01 Febbraio 2020 ore 23:16
Mi rasserena che sei finalmente a casa. Casa è sempre un concetto che coincide con serenità e pace. Per quanto mi riguarda, il tuo viaggio, mi ha riportato a quando ero piccolo.. e al perché nella vita avrei voluto fare il barbone, inteso come senza fissa dimora. Volevo essere libero.. |
| inviato il 02 Febbraio 2020 ore 2:02
Bentornato allora; il tempo di casa ti aiuterà a riprenderti e poi, chissà, ti leggeremo ancora.... Grazie per questi bellissimi momenti di viaggio. Angelo |
| inviato il 02 Febbraio 2020 ore 8:48
Mi fa piacere sentire che sei riuscito finalmente a tornare a casa Gianluca. Ora la cosa più importante è che tu ti riprenda completamente dalla frattura, per essere pronto a ripartire nuovamente! Noi ti aspettiamo. Un grosso in bocca al lupo per una pronta guarigione. Ciao Mauro |
| inviato il 02 Febbraio 2020 ore 21:29
Gianluca, non ho mai scritto né commentato ma ho seguito con grande ammirazione questo Tuo viaggio passo dopo passo. Sono davvero contento che la disavventura che ti é accaduta abbia avuto un esito positivo e di leggere che sei a casa. Auguri di pronta guarigione e aspetto di vedere, e soprattutto di leggerTi ancora. Un grosso e affettuoso abbraccio. Sei un grande |
| inviato il 04 Febbraio 2020 ore 10:55
Marco Zadra , io però sono come il tuo amico pakistano e non capisco lo stupore per esseri umani che hanno accoglienza verso altri esseri umani . Io ho notato anche in una nazione che definiscono civilizzata dove vado spesso per lavoro , che gli italiani in loco hanno un'accoglienza, una disponibilità ed un desiderio di porre aiuto ad altri Italiani che se avessimo in Italia , la nostra povera nazione non sarebbe malmenata come è ora . Non so spiegare questo , ma so che non dovremmo stupirci se un'essere umano ha un cuore ed aiuta altri esseri umani ! |
| inviato il 04 Febbraio 2020 ore 11:00
x il nostro viaggiatore Gianluca Tomarchio “ L'ho scritto molte volte. Il tragitto fatto da me l'ha fatto più volte anche un ragazzo italiano in solitaria con panda 4x4 e poi con Duster e lui è costretto su sedia a rotelle..... sembra incredibile vero? A parte questo caso che cito, il problema è la provincialità degli italiani e se a qualcuno metto in testa qualche idea di viaggio in modi prima non pensati, beh ne sono contento, moltissimo. „ Si lo so bene . Il viaggio cui mi riferivo è fatto in moto , in inverno e segue tutta la transiberiana fino a Valdivostok . Ho anche un amico con uno studio notarile che di tanto in tanto si ritaglia 6 mesi di viaggi , smonta e spedisce la sua moto oltre oceano o dove parte il suo itinerario e si dedica spensieratamente a questi viaggi . In realtà deve iniziare diversi mesi prima a curare la sua alimentazione per adeguarla a quel che troverà strada facendo ed anche abituare il suo fisico a dormire "alla fortuna" con tenda . AD ogni modo io seguo i vostri viaggi con un briciolo (grande) di invidia perchè per ora non posso permettermi di assentarmi un anno ma è obiettivo di vita mia e prima o poi me lo permetterò ! Traendo spunto da esperienze come la tua |
| inviato il 11 Febbraio 2020 ore 11:39
Ciao Gianluca carissimo ...contenti che tu sia a casa già da un po' e che tutto stia sicuramente procedendo per il meglio con la riabilitazione...conosciamo i viaggi del ragazzo italiano con Panda 4 x 4 ...abbiamo cercato di rifare i suoi itinerari (soprattutto ..dopo l'Iran.. nei paesi ex URSS dell'Asia Centrale e Siberia e oltre il Baikal) ma in coppia e con un fuoristrada attrezzato è tutto molto più semplice!!!....voi siete veramente dei GRANDI!!! un abbraccione a te e tua moglie...siamo sicuri di leggere presto in queste pagine ....i nuovi progetti!!! |
| inviato il 19 Marzo 2020 ore 12:47
Col senno di poi viene da dire che mai infortunio fu più provvidenziale... |
| inviato il 19 Marzo 2020 ore 14:51
Triste consolazione! :( |
| inviato il 20 Marzo 2020 ore 14:16
Lo stavo pensando pure io in questi giorni . Penso che l'autore del topic sia felice ora di essersi rotto una gamba proprio in quel periodo ... si è goduto il viaggio fino all'ultimo momento disponibile . E probabilmente sarà uno degli invidiati perchè prima di poter tornare a viaggiare io penso passerà parecchio tempo . |
| inviato il 01 Aprile 2020 ore 15:58
Non tutti i mali vengono per nuocere. Un saluto al nostro Gianluca! |
| inviato il 02 Aprile 2020 ore 17:25
Non stavo intervenendo per scelta perchè pensavo di rifarmi vivo quando, guarito completamente, avessi potuto riprendere da dove ho lasciato, anche per non rischiare di finire le ultime pagine disponibili di questo post ed a quel punto ne aprirei un quarto solo se effettivamente il viaggio dovesse riprendere. Intanto un aggiornamento sulle mie condizioni se interessa. Sto camminando senza alcun supporto, ma zoppico spero perchè, come dicono gli ortopedici, mi ci vorranno ancora due-tre mesi per potermi considerare guarito almeno clinicamente. Psicologicamente non va benissimo perchè con quello che è successo nel mondo in questi mesi mi sta venendo meno la caparbietà e la cocciutaggine di sforzarmi al massimo per ripartire prima possibile. A guarigione conseguita vedo poche possibilità di un immediato ritorno on the road. E' tutto molto incerto e nebuloso in questo senso ed anche se ci potranno essere delle parziali o totali riaperture locali dubito che per potersi rimuovere tra le frontiere in Asia via terra bastino due o tre mesi. Staremo a vedere. Incidente evento fortunato? Come tutto, dipende dal punto di vista e non credo ci sia una risposta univoca. L'unica cosa veramente e sicuramente positiva è di essere stato al fianco di mia moglie che altrimenti avrebbe dovuto affrontare questi mesi in totale solitudine con in più la preoccupazione di sapermi in giro e probabilmente a rischio. Fortunatamente abito in un luogo poco toccato, al momento, dal contagio e questo mi impediva ancora di più di scrivere pensando a quanti hanno passato due mesi di inferno al cui confronto le mie problematiche scompaiono nell'insignificante. Tralasciando questi due aspetti posso dire che avrei preferito essere in giro a raccontare pur nel rischio. Ho sempre pensato che la filosofia di una protezione totale preventiva da qualunque malattia sia un qualcosa imposto dal mondo frenetico in cui viviamo in cui anche gli stessi soggetti interessati pretendono trattamenti che consentano loro di non perdere nemmeno un'ora di lavoro che, dio non voglia, possa impercettibilmente rallentare la giostra dalla quale nessuno vuole realmente scendere. E penso ciò indipendentemente dai discorsi freddamente numerici in cui si mettono in parallelo, scusate la crudezza, il numero dei morti possibili in conseguenza dell'una o dell'altra scelta. Questi paralleli sono comunque frutto di un'etica, per me oltretutto pure falsa in questo caso perchè mirante a coprire il vero interesse di un minor costo immediato per stati ed industrie, e sono l'opposto di un ordine naturale che è ciò che ci ha fatto diventare gli esseri senzienti che (purtroppo, forse) siamo diventati. Ordine che vorrei definire metafisico in cui l'interesse del singolo, del gruppo, della razza non ha ragione di esistere. Il mondo sta affrontando questa emergenza come una "guerra" con tanto di truppe in prima linea, supporto logistico, armi di difesa e ricerca spasmodica di armi di offesa. Vorrei andare un po' più in là delle misure prese per contrastare il virus, misure che sarebbe impensabile non prendere anche perchè riguardano qualcosa di assolutamente naturale come l'istinto di sopravvivenza. Vorrei soffermarmi sul concetto di guerra dato a queste. In questi giorni mi sono arrivate opinioni di amici ed anche filmati, che anche molti di voi hanno certamente ricevuto e forse condiviso, in cui si pone l'attenzione sul fatto che questa situazione ci stia aiutando a rivalutare aspetti spesso scomparsi e dimenticati del nostro vivere, aspetti seppelliti sotto frenesia, business, arrivismo, consumismo, ricerca di sempre più potere, ricerca di sempre più disponibilità economica, ecc... pongono l'attenzione sul tempo che adesso si dedica a tutto ciò che prima veniva posto in secondo, se non terzo o quarto piano. Queste considerazioni, così come il concetto di guerra, non mi fanno affatto sperare in qualcosa di migliore per quando sarà passata l'emergenza e la paura, non mi fanno affatto sperare in un ripensamento sulle modalità di vita, sulle modalità economiche, sulle divisioni, sulla lotta acerrima per essere in prima linea nello sfruttamento dell'ultima più piccola risorsa di questo pianeta. Perchè? Perchè tutte hanno come comune denominatore una visione rigidamente antropocentrica, perchè in tutte l'uomo è l'interesse primario, è al centro e dispone a piacimento di se stesso e dell'Universo. Perchè in nessuna l'uomo pensa se stesso come soggetto che persegue qualcosa di più importante del proprio benessere o malessere, in nessuna l'uomo vede se stesso come componente alla pari di infinite altre dell'Universo, in nessuna l'uomo rinuncia al proprio interesse e questo resta valido qualunque sia l'interesse da quello autodistruttivo a quello più edificante di una vita più sana. In queste considerazioni non c'è nulla che superi o semplicemente modifichi concettualmente la stessa identica profonda visione del prima infezione. Modifica oltretutto quasi impossibile soprattutto per chi, come noi, è cresciuto con una educazione cattolica alla cui radice sta proprio la centralità dell'uomo rispetto al creato, ma di questo insormontabile nonchè fondamentale aspetto religioso preferisco non continuare a trattare qui perchè il discorso si amplierebbe troppo. Questi pensieri mi portano alla conclusione che alla fine di questo periodo, quando l'uomo potrà mettere da parte le facili etiche che stanno dettando le scelte di questi mesi, ci sarà un accanito "assalto alla diligenza" senza freni e senza regole probabilmente nemmeno quelle insignificanti del prima infezione. Le etiche da perseguire diverranno altre ed in nome di queste si distruggerà serenamente anche quel poco che fin qui ancora è rimasto miracolosamente intatto. E questo "assalto" sarà tanto più dirompente quanto più si protrarrà l'odierna situazione. Con tutto questo nella testa non posso quindi che essere dispiaciuto comunque dell'interruzione del viaggio anche perchè ho un basso interesse verso la mia incolumità personale se devo mettere questa a confronto di pensieri, concetti e fini che non ho alcuna remora a considerare superiori. D'altra parte però sono vincolato naturalmente ed indissolubilmente al mio stato umano, stato del quale non è la prima volta che dichiaro di vergognarmi, stato che mi lega ad emozioni etiche che mi rasserenano pensando alla vicinanza degli affetti nei momenti difficili. Ho però la consapevolezza che quello nato come un evento sfortunato, successivamente visto da amici, parenti e conoscenti come un grosso colpo di fortuna, possa in futuro ancora ritrasformarsi in qualcosa di negativo. Concludo con un ragguaglio sulla situazione di alcuni viaggiatori incontrati e su quella indiana nei luoghi in cui ho avuto l'incidente. Il ragazzo olandese, incontrato in Iran che aveva davanti ancora un po' di mesi di viaggio e stava ritornando in Europa dopo i suoi due anni in giro per l'Asia, è bloccato in Romania. La ragazza spagnola autostoppista, con cui ho passato il confine Iran-Pakistan ed il Belucistan, è bloccata in India. La situazione nel Punjab, che è uno degli stati più ricchi, sembra abbastanza tranquilla al momento in quanto a contagi e mortalità a detta di un amico medico conosciuto per via dell'incidente oltre che di altri contatti che adesso ho in loco, ma comunque restano sempre informazioni da prendere con le molle per vari motivi legati alla gestione sanitaria dell'emergenza. E' tutto bloccato e chiuso fino al 14 Aprile, per adesso. Mi hanno spiegato, ed è interessante, che gli indiani non hanno paura di ciò che non vedono e questo potrebbe essere un grosso problema se si ritrovassero in una situazione simile alla nostra. Anche dopo l'incidente avevo un quadro di possibilità che in molti casi comprendeva la continuazione dell'anno sabbatico, adesso invece mi restano ben pochi scenari in cui potrei farlo. In ogni caso ho tempo fino al primo dicembre data in cui dovrò tornare al lavoro, quindi c'è tempo perchè le cose possano evolversi in qualche modo. Mi sono anche mosso con l'ACI che è in contatto anche con l'omologo indiano per via dei documenti dell'auto che potrebbero scadere e potrei risolvere la cosa anche se dovessi aspettare più di un anno per poter tornare in India quantomeno a riprendere l'Ammiraglia.... la penso spesso essere lì ad aspettare senza conoscenza alcuna di cosa mi sia capitato e di dove io sia non avendomi più visto da quando l'ho parcheggiata la mattina dell'incidente. Scusate questo passaggio romantico, ma lo penso sul serio. Nel frattempo è al sicuro ed anche al coperto da amici, nuovi amici. Come altre volte specifico che non ho scritto per dibattere, anzi me ne asterrò, ma solo per dare una chiave di lettura magari diversa e magari non condivisibile. Non so fra quanto e non so dove, ma in qualche modo riscriverò di viaggi. Un saluto a tutti. Gianluca. |
| inviato il 02 Aprile 2020 ore 21:51
Sei decisamente un utilizzatore di Juzaphoto fuori dal comune. Ho letto con attenzione le tue parole, alle quali non è utile né suscettibile di svolgimento un'analisi in chiave filosofica individuale. Spero solo che continui a scrivere qui con il tempo che verrà, se vorrai ritrovarti testimone di una realtà che inizia e si svolge davanti a un pubblico particolare in quanto fatto da persone che sono, anche, appassionate di fotografia. Buona serata Patrizio |
| inviato il 02 Aprile 2020 ore 22:53
Gianluca, sei un GRANDE. Per quello che hai fatto, per quello che scrivi, per come lo scrivi e per quello che sei. |
| inviato il 03 Aprile 2020 ore 17:26
Tornare a prendere la macchina in India ? Ma io neanche fosse una Limousine. |
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