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La foto più costosa del mondo


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avatarsenior
inviato il 29 Luglio 2014 ore 12:11

Appoggio l'intervento di Jeronim e di Callisto.

Vedendo un'immagine del genere e non conoscendo nulla dell'autore, non mi sognerei mai di dire che fa schifo.

Per comprendere il percorso artistico di un autore bisogna entrare nel suo mondo e conoscerlo, se non lo facciamo, non abbiamo gli strumenti per giudicarlo.

Quindi, io, non conoscendolo, non mi permetto di giudicarlo ed ammetto la mia ignoranza.

Non si possono emettere giudizi sulla base delle 4 regolette di composizione imparate su un libro o su un forum, lo si può fare sulle foto dei forum, appunto, dove ci sono novizi che comprano la reflex ed iniziano a fotografare fieri il fiorellino di campo con la goccia di rugiada.

Quando si entra nel mondo dell'arte, bisogna essere "attrezzati", se non lo siamo è meglio uscirne, quello non è il nostro posto.

;-)

avatarsenior
inviato il 29 Luglio 2014 ore 12:14

Sicuramente per me non li vale tutti quei soldi, però magari agli artisti contemporanei piace questa composizione minimalista.

avatarsenior
inviato il 29 Luglio 2014 ore 12:27

ora, parlare di queste cose su un forum è difficile, perchè non si riescono a trasmettere quelle sfumatura e sottigliezze tipiche di una conversazione. cercherò di essere più preciso. non metto in dubbio che il binomia artista-opera sia fondamentale, e ci mancherebbe, infatti posto un video, un po' lungo, che forse riassume alla perfezione quello che intendo:


l'esempio di Caravaggio, guardando un suo quadro difficilmente si rimani impassibili, anche non conoscendo l'autore (nel senso vedi un suo quadro senza sapere che è di Caravaggio), quella combinazione di chiari e di scuri, di ombre, di luci, di personaggi contrastanti, di composizione, di scena ritratta e tanto altro, trasmettono più informazioni ed emozioni anche solo ad uno sguardo veloce, informandosi si scopre il mondo che c'è dietro. Cosa che rarissimamente succede con le opere contemporanee.

per la musica è la stessa cosa, le opere di Wagner sono grandi, perchè Wagner era un grande, se fossero state scritte da Verdi sarebbero state diverse, ma lo stesso grandi, perchè Verdi era un altro gigante dell'arte.

altro esempio:

palco astronomico, riprese BBC, sicuramente una grande artista, vero? devo per forza studiarmi la vita di Yoko Ono per comprendere questa performance?

avatarsenior
inviato il 29 Luglio 2014 ore 12:44

Attrezzati a giudicare bisogna esserlo, ma proni no ! Per cio' che mi riguarda rifuggo da dogmi, fede incrollabile e snobismi vari, e chiedo agli eletti di illuminarmi.
E voglio poter anche giudicare come l'uomo della strada.

Un Cristo Velato, e' e resta incredibilmente meraviglioso, anche lo avesse scolpito mio cugino.
Guernica e' una denuncia al mondo.
La foto in questione, non mi suscita quasi nulla.

Di seguito una delle tante critiche in rete, c'e' di molto peggio e di piu' rozzo, ma di entusiastiche ed esplicative, non sono riuscito a trovarne.
Se qualcuno avesse la bonta' di illuminarci...

Scattata nel 1999, "Rhein II" fa parte di una serie di sei fotografie aventi per oggetto (come si intuirà) il fiume Reno. Ha dimensioni rilevanti, nello stile tipico di Gursky: 190 x 360 cm.

In rete è stata fatta molta ironia sulla mostruosa cifra che una galleria di Colonia (e poi un misterioso collezionista tedesco) ha sborsato per avere questa fotografia. Anche perché, in effetti, è uno scatto apparentemente molto semplice? che potrebbe suscitare un commento assai tipico: "Eh vabbé, ma potevo farlo anche io!".

Il punto, è probabilmente che non basta "saper fare" una cosa "fatta da altri". Bisogna anche avere la visione artistica di "farla da zero": per primi, circondati dal silenzio, col vuoto di fronte, usando solo la propria arte.

Dietro a "Rhein II" c'è infatti molto più di quello che si vede senza approfondire.

Si tratta di un'immagine astratta, bidimensionale, quasi monocromatica? Che fugge i canoni tipici della fotografia (orizzonte al centro, colori desaurati, cielo non interessante) e risulta rilassante ma al tempo stesso inquietante perché non sembra realistica.

Tale è, infatti, l'intenzione di Gursky: quella di presentare la sua personale visione del fiume. Una realtà irreale che finisce per mettere in scena se stessa, senza artifici particolari o soggetti che spiccano, ma sfruttando una sapiente coralità di insieme. È la rappresentazione simbolica di un non-luogo, che, come disse lo stesso Gursky:

?racconta molto, pur usando gli strumenti più minimali. Si tratta, per me, di un quadro allegorico sul senso della vita e sullo stato delle cose.

"Rhein II" è, scrivevamo, apparentemente un'immagine semplice; ma ha in realtà richiesto molto lavoro.

Fu scattata su pellicola (ricordiamo che risale al 1999) e poi acquisita digitalmente onde rimuovere quegli elementi che avrebbero disturbato la visione dell'autore: ad esempio alcuni edifici e passanti.

Questa infatti è la fotografia del medesimo luogo, senza ritocchi, effettuata da un fotogiornalista tedesco:

Il fotoritocco fu quindi impiegato da Gursky non per mentire, ma per supportare una poetica (o se vogliamo una ricerca) ben definita. Cui l'autore era già abbondantemente pervenuto prima che quegli strumenti informatici si rendessero disponibili.

A tutto questo si deve, probabilmente, il grande valore di "Rhein II".

A tutto questo, ed anche ovviamente al prestigio dell'autore, che è tra i più affermati artisti della fotografia contemporanea, analogamente a ciò che fu Jason Pollock per la pittura.

Che poi ciò si quantifichi nell'equivalente di 13 Ferrari, si può sicuramente discutere?



avatarsenior
inviato il 29 Luglio 2014 ore 12:52

Attrezzati a giudicare bisogna esserlo, ma proni no !


Ma difatti nessuno ha detto che si debba per forza osannare quell'immagine.

Ciò che dico è che per poter emettere un giudizio, bisogna essere attrezzati, altrimenti è meglio non emetterlo perchè basato su criteri che non combaciano.

Cmq, hai tutto il diritto a dire che non ti piace, anche a me non fa impazzire, ma non conoscendo cosa c'è dietro, ammetto candidamente di essere ignorante.


avatarjunior
inviato il 29 Luglio 2014 ore 13:02

La fotografia come l'arte è soggettiva quindi non posso dire fa schifo perche a me puó non piacere come ad altri si. Questa foto a me non piace particolarmente. Forse se in un lato ci fosse stato un'albero avrebbe dato un tocco in più. Ma non son di certo un critico d'arte o un'esperto paesaggista. Ma il prezzo mi sembra un po elevato per questa foto. Nemmeno se vendessi una foto di castelluccio di Norcia in piena fioritura raggiungerei una cifra del genere e anche la penso che riuscirei a fare linee dritte e con un po di colore. Fortunato il fotografo che dire.

user35943
avatar
inviato il 29 Luglio 2014 ore 13:03

@Max57
Un Cristo Velato, e' e resta incredibilmente meraviglioso, anche lo avesse scolpito mio cugino.


Eppekke?
MrGreen

avatarsenior
inviato il 29 Luglio 2014 ore 13:14

ammetto candidamente di essere ignorante.

Io invece cerco chi mi faccia capire. E non stavo parlando in particolare di quell'immagine.;-)

@Max57
" Un Cristo Velato, e' e resta incredibilmente meraviglioso, anche lo avesse scolpito mio cugino."

Eppekke?
MrGreen


Vedi tu!MrGreen Anche solo dal punto di vista della manualita'. E non cominciamo a dire che una stampante 3d lo fa uguale.MrGreen

avatarsupporter
inviato il 29 Luglio 2014 ore 13:20

E' sicuramente una bella foto. Il verde dell'erba e il grigio quasi identico di acqua e cielo, i parallelismi. Però, in fatto di colori e di simmetrie, ho visto foto decisamente più belle anche solo qui sul sito. La differenza è solo nell'autore, non certo nella tecnica o nel soggetto. Infondo se sotto ad uno scarabocchio c'è la mia firma, non vale nulla ed è solo un pasticcio; se invece sotto c'è la firma di un grande artista, non è più un pasticcio ma l'espressione di profondissimi concetti astratti e il valore è alto.

user35943
avatar
inviato il 29 Luglio 2014 ore 13:25

@Max57
Vedi tu! Anche solo dal punto di vista della manualita'.


Ah! La manualità...

M.inkia.

MrGreen MrGreen MrGreen

avatarsenior
inviato il 29 Luglio 2014 ore 13:27

Me lo dici tu allora?MrGreen Puoi illuminare un curioso?

avatarsenior
inviato il 29 Luglio 2014 ore 13:51

Max prima di tutto bisogna dire che tutto parte da Hilla e Bernd Becher, loro iniziarono a produrre foto con certi dogmi molto rigidi, spesso le loro installazioni erano formate da griglie con soggetti simili ripetuti, fotografati esattamente nello stesso modo, nella stessa posizione e con condizioni molto simili.
Chiaramente si parla più di arte visuale che di fotografia





L'idea di base era di usare il mezzo fotografico in maniera asettica per alimentare un senso di distacco da quello che veniva fotografato.
La loro caratteristica è l'estremo rigore con cui negli anni hanno portato avanti i loro progetti e le loro idee.
In seguito furono chiamati per essere docenti in germania a dusseldorf, qui molti dei loro alievi diventarono famosi e a loro modo continuarono a seguire i principali dogmi dei Becher, quindi distacco e presenza del fotografo percebile sollo dalla scelta dell'inquadratura ecc..
Gursky fa suo gli insegnamenti, le foto sono a colori a differenza di quelle dei Becher, ma anche qui c'è un'estremo rigore nella scelte, per esempio quasi sempre le inquadrature sono leggermente rialzate come se chi osserva fosse un po' "dio" che guarda lo svolgersi delle situazioni, le grandi dimensioni aiutano a "entrare" nella foto





Candida Hofer si dedica agli interni anche lei con foto di grandi dimensioni:





Invece Thomas Ruff cerca di applicare il concetto della foto "asettica" al ritratto:




avatarsupporter
inviato il 29 Luglio 2014 ore 13:56

In questa pagina è presente una foto scattata da un fotogiornalista tedesco dallo stesso punto di Gursky:

tonithorimbert.blogspot.it/2011/12/editor-at-large-matteo-oriani-talks

Questo per constatare il lavoro di post-produzione fatto da Gursky.
Io i suoi lavori preferisco chiamarli "opere" piuttosto che "fotografie".

avatarsupporter
inviato il 29 Luglio 2014 ore 14:04

In seguito furono chiamati per essere docenti in germania a dusseldorf, qui molti dei loro alievi diventarono famosi e a loro modo continuarono a seguire i principali dogmi dei Becher, quindi distacco e presenza del fotografo percebile sollo dalla scelta dell'inquadratura, foto di grandissime dimensioni ecc..


In questi punti Gursky si è mantenuto "fedele" ai "dogmi" dei Becher. Ma con i suoi sistematici interventi di post-produzione mi sembra si sia allontanato radicalmente dall'istanza di "oggettività" documentaristica dei suddetti coniugi (scusate se formulo lo stesso concetto per la terza volta).
Questa è solo una constatazione e non ha la pretesa di un giudizio di valore...

Gursky fa suo gli insegnamenti, le foto sono a colori a differenza di quelle dei Becher, ma anche qui c'è un'estremo rigore nella scelte, per esempio quasi sempre le inquadrature sono leggermente rialzate come se chi osserva fosse un po' "dio" che guarda lo svolgersi delle situazioni, le grandi dimensioni aiutano a "entrare" nella foto


Idem come sopra... In Gursky "fedeltà" e "infedeltà" ai suoi maestri procedono di pari passo...

avatarsenior
inviato il 29 Luglio 2014 ore 14:21

Vero Roberto, anche i periodi erano diversi, per esempio i Becher pensarono i formati delle prime foto per essere stampati in un libro, mentre Gursky pensa ad installazioni.
Quello che li accomuna è la contrapposizione a fotografi che cercavano di conferire agli scatti un'anima, a creare emozioni in chi le guarda, mentre loro sembrano ricercare l'impersonalità ad ogni costo.
Ma gia i Becher pensavano alla foto non come mera documentazione ma come installazione artistica (vedi soggetti ripetuti), semplicemente credo che Gursky abbia dato la sua interpretazione dell'ideologia e che sia un fotografo diverso con un suo percorso, ma un percorso influenzato dalla scuola seguita.
Comunque credo che la foto "artistica" sia cambiata e si sia evoluta rispetto agli inizi del suo percorso dove spesso era semplicemente foto di performace artistiche, in seguito la foto diventa l'opera d'arte e non la documentazione dell'opera



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