user198779 | inviato il 21 Aprile 2023 ore 15:58
Angelo 82 "messo in sicurezza" non vuole dire abbatterlo . Abbiamo fatto casini e continuiamo a farli, ci penserà la selezione naturale legge universale di tutte le scienze a decidere chi sopravviverà. |
user198779 | inviato il 21 Aprile 2023 ore 16:31
? |
| inviato il 21 Aprile 2023 ore 16:41
“ "messo in sicurezza" non vuole dire abbatterlo „ No, ma se significa doverlo imbottire di farmaci perché non scleri dentro il recinto, mi vengono forti dubbi che si tratti della soluzione migliore. Il problema è che l'orso è un animale fortemente territoriale e ogni esemplare necessita, soprattutto psicologicamente, di alcuni Km2 di territorio su cui muoversi senza imbattersi continuamente in suoi simili al di fuori della stagione degli amori, altrimenti dovresti garantire una cospicua via di fuga a chi dei due perde la zuffa che ne deriva, o sono comunque dolori (e via, altri km2 di recinto). Il problema è aggravato dal fatto che si tratta di un animale che vive parecchi anni: il rischio di esaurire velocemente tutto lo spazio disponibile solo per creare recinti e non averne abbastanza per il terzo o quarto esemplare problematico, su una popolazione di oltre 100 esemplari liberi, è molto elevato: a quel punto che fai? Recinti più piccoli e vai di farmaci? Il rischio che un esemplare diventi problematico è direttamente proporzionale alla percentuale di possibilità che avvengano incontri con l'uomo; questo rischio si attiva se, durante uno di questi incontri, l'orso riuscirà a capire che l'uomo non è così forte come sembra; infine il rischio diventa certezza se l'orso giunge a uccidere e persino sventrare (come in questo caso) un essere umano, perché capirà di aver aggiunto una potenziale preda al suo carnet; non lo fa per cattiveria, è una Legge di natura che ha anche la funzione di dispersione e colonizzazione di nuovi territori, imparando a mangiare cose nuove e tipiche di quei territori (i nostri antenati del Paleolitico si sono dispersi sull'intero pianeta in questo modo). Prima ho fatto alcune proporzioni tra Yellowstone e le valli trentine in cui è stato reintrodotto l'orso; da quelle proporzioni è chiaro che il rischio di incontri con l'orso, e quindi che alcuni di quegli esemplari diventino pericolosi per l'uomo, è molto più elevato in Trentino, e allora, ripeto, che si fa? Piccoli recinti e farmaci? D'altra parte, l'idea di creare territori sufficientemente estesi "solo per l'orso" in Italia (almeno nell'Italia settentrionale, dove ogni 300 metri trovi un gruppo di case; non conosco bene la situazione al sud) è impraticabile senza "deportare" letteralmente tutti gli abitanti di interi paesi. |
user198779 | inviato il 21 Aprile 2023 ore 17:16
Io faccio fatica ad ammazzare anche una zanzara che mi sta succhiando il sangue |
| inviato il 21 Aprile 2023 ore 17:24
"Prima ho fatto alcune proporzioni tra Yellowstone e le valli trentine in cui è stato reintrodotto l'orso; da quelle proporzioni è chiaro che il rischio di incontri con l'orso, e quindi che alcuni di quegli esemplari diventino pericolosi per l'uomo, è molto più elevato in Trentino, e allora, ripeto, che si fa? Piccoli recinti e farmaci?" www.africarivista.it/africa-oms-morsi-di-serpente-e-allarme/123995/ O questi non sono umani? Noi non siamo abituati all'idea? Noi siamo abituati all'idea che possiamo scorazzare liberamente dovunque indisturbati e senza incontrare animali potenzialmente letali? Bene inizieremo a preoccuparcene, ad adottare misure cautelative, a fare campagne d'informazioni, magari si anche a installare dove necessario barriere per limitarne il raggio d'azione, ad individuare in tempo esemplari problematici e a prendere i necessari provvedimenti, etc. etc. |
| inviato il 21 Aprile 2023 ore 18:14
Angelo_82, ma infatti sono problemi del medesimo tipo e, dove non si riuscirà a impedire che il rischio si concretizzi, si finirà comunque per prendere provvedimenti talora drastici, come quello di contenere la popolazione di serpenti laddove si stia espandendo oltre la sua naturale diffusione a causa dell'eccessiva riduzione di nemici naturali, ma teniamo in considerazione che anche noi apparteniamo ai "nemici naturali" delle specie che per noi sono pericolose; l'importante è che ci comportiamo come tali quando e dove servirà, non che ci trasformiamo nuovamente in "Terminator" di intere specie (cioè nella logica di accettare il pericolo, ma ridurre al minimo il rischio). Con le vipere nostrane, ad esempio, stiamo ritrovando un equilibrio di convivenza, sia per la loro minor pericolosità intrinseca rispetto a certi serpenti tropicali, sia per le maggiori possibilità di intervento medico rispetto al passato, sia per la miglior conoscenza che abbiamo oggi delle loro caratteristiche e abitudini; io stesso ho fotografato vipere stando ad una distanza di sicurezza che solo 50 anni fa sarebbe stata considerata dai più come pericolosa, muovendomi senza spaventarle ecc. Certo che se ci fosse un'eccessiva proliferazione che portasse un'invasione di vipere addirittura in paese, magari nei pressi dell'asilo nido, non protesterei se, in quell'area, si decidesse di eliminare gli individui che comportano il rischio eccessivo. Protesterei se si volessero eliminare anche quelli che vivono sulle rocce della cima del monte dietro al paese. |
| inviato il 21 Aprile 2023 ore 20:21
Facile da questi interventi individuare chi vive in valle come Daniele che anche se non toccato direttamente dal problema orso ( ma ha quello dei lupi, ho amici a Predazzo e mi dicono che l'intero gruppo dei mufloni è stato debellato ) sa leggere e prevenire quello che succede nella realtà, con il territorio ai minimi termini non adatto ad accogliere una densità simile provoca mancata tolleranza tra gli individui e quindi molti vengono scacciati e siccome non sanno volare si portano sempre più a contatto con gli umani, dispute tra maschi territoriali, femmine con prole giovane che scappa dai maschi che vogliono divorare i piccoli per riaccoppiarsi subito e individui che perdendo la battaglia con i suoi simili difende quel suo microscopico areale appena conquistato da qualsiasi intruso che in questo caso tocca a l'uomo fare la parte dell'intruso, parte che che non è la sua nonostante tutti gli "orsologi" da social comparsi improvvisamente affermano il contrario, alcuni/molti affetti da pericolosi deliri oltre che credo psicologicamente instabili. |
| inviato il 21 Aprile 2023 ore 22:37
Boh, questa non viene chiusa... |
| inviato il 21 Aprile 2023 ore 23:08
“ il progetto si è concluso con successo nel 2004, ma da allora in poi sono stati commessi parecchi errori di gestione. Ora, non credo che questi siano imputabili al personale tecnico scientifico-forestale „ MILLE e ripeto MILLE VOLTE questi "espertoni" hanno ripetuto per anni "non sono mai avvenuti casi di aggressione dell'orso all'uomo". per anni. stessero zitti, almeno adesso. |
| inviato il 21 Aprile 2023 ore 23:34
Daniele condivido il tuo ultimo intervento. Io spero davvero che prima o poi ci renderemo conto dell'importanza di queste problematiche e ce ne faremo carico in tutti i sensi. |
user198779 | inviato il 22 Aprile 2023 ore 0:12
avatarNessunego 21 Aprile 2023 ore 22:37 Boh, questa non viene chiusa... Si è arreso Ancora il confronto è abbastanza pacato. |
| inviato il 22 Aprile 2023 ore 8:49
“ ho amici a Predazzo e mi dicono che l'intero gruppo dei mufloni è stato debellato „ Prendo spunto da questa notazione di SaroGrey per un breve OT su un caso che per molti aspetti è diametralmente opposto a quello dell'orso, ma che ricorda i risultati del comportamento dell'uomo nei millenni passati, quando veniva a contatto con specie, per lui nuove, mentre avveniva la dispersione della nostra specie in giro per il pianeta. Il muflone non è un animale tipico dell'ambiente trentino, né dell'intera Europa; non sarebbe autoctono nemmeno in Sardegna, ma sappiamo che lì venne introdotto dall'uomo addirittura durante il Neolitico riuscendo ad adattarsi e, perciò, lo consideriamo ormai "naturalizzato" sull'isola. In Trentino la sua introduzione è recente, voluta dai cacciatori locali; a Predazzo, in particolare, era piuttosto facile avere incontri ben più ravvicinati con questo animale che non con tutti gli altri ungulati perché, fin da quel Neolitico di cui sopra, questa specie ha notevolmente ridotto la sua paura per l'uomo. Nel bosco sul monte dietro casa capitava che stazionasse permanentemente nei pressi delle mangiatoie che nel periodo invernale foraggiano gli ungulati selvatici, al punto che cervi e caprioli vi si avvicinavano più raramente (non è un buon segno se una specie alloctona si appropria delle fonti di sostentamento di quelle autoctone). Ad ogni modo, già prima che la tempesta Vaia e il bostrico decimassero il medesimo bosco, avevo notato una diminuzione nel numero di mufloni. Non mi sono mai interessato più di tanto a questo animale proprio perché non appartenente alla fauna autoctona, ma a ripensarci ora, questa diminuzione è effettivamente iniziata all'incirca nel periodo in cui il lupo ha cominciato a ripopolare stabilmente l'area. Tra gli ungulati autoctoni, però, che sono da sempre tra le prede tipiche del lupo, non mi risulta che la diminuzione (causa predazione) sia stata altrettanto rapida e drastica. Questo perché il lupo europeo, quello italiano in particolare, NON è da considerare tra i nemici naturali del muflone (cioè tra quelli a cui il muflone è abituato e a cui si è adattato attivando comportamenti che riescano a preservarne la specie nonostante le predazioni), ma lo è per cervi e caprioli che, di conseguenza, sanno perfettamente come comportarsi rispetto al lupo. In pratica, in questo caso abbiamo un animale, non predatore, introdotto suo malgrado (cioè non volontariamente) in un nuovo ambiente a cui si stava adattando, anche a scapito della fauna locale, che improvvisamente vede l'ingresso (questa volta "volontario"; il lupo è giunto in Trentino spontaneamente, non reintrodotto dall'uomo) di un predatore che NON è un suo nemico naturale e che, proprio per questo motivo, trova più facilità a cacciare il muflone che non gli altri animali già evolutivamente adattati al lupo. Il risultato è la scomparsa del muflone nell'area in oggetto. Per aspetti diversi, sia il muflone che il lupo si comportano qui in valle come l'uomo si è comportato mentre si propagava per l'intero pianeta: il muflone perché colonizzava un'area teoricamente "non sua", il lupo perché ha trovato più semplice cacciare un animale che non sapeva evitarlo e lo ha sterminato. Tutto questo fa sorgere non una, ma due domande; ovviamente non vi chiedo una risposta, sono domande che pongo a me stesso e che comportano riflessioni con risvolti che ancora non so dove approderanno. La prima domanda è: chi dei due è l'elemento negativo (il cattivo) in questa storia, il muflone che, come l'uomo del Paleolitico stava colonizzando un'area del cui bioma non faceva precedentemente parte, disturbandone perciò l'equilibrio, o il lupo che, pur riconquistando un ambiente di cui aveva già fatto parte, nei confronti del muflone si è comportato come l'uomo ha fatto per millenni, sterminando una specie più facile da cacciare perché non ancora adattata a quel predatore fino ad ora sconosciuto? La seconda domanda è questa, ed è a mio avviso la più complessa: ma in questa storia ci sono davvero un buono e un cattivo? |
user198779 | inviato il 22 Aprile 2023 ore 10:29
No |
| inviato il 22 Aprile 2023 ore 10:38
In natura buono e cattivo sono termini privi di senso. Vi sono prede e predatori, specie dominanti e specie sottomesse. |
|

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |