| inviato il 20 Gennaio 2022 ore 9:07
“ E guardate cosa tira fuori con un filtro IR „ ... su questo tipo d'uso (IR), ho delle perplessità date dalla risposta in frequenza del sensore della Monochrome. Un articolo approfondito nell'uso dei filtri sulla monochrome è al seguente link themachineplanet.wordpress.com/2015/09/16/the-leica-monochrom-typ-246- Francesco |
| inviato il 20 Gennaio 2022 ore 9:28
A rischio di passare per autoreferenziale, nel lontano 1972 ho sottoposto una tesina bibliografica sotto la supervisione del prof. Lucio Forni (fisica tecnica e impianti chimici) intitolata "Emulsioni fotografiche a basso tenore di Ag" nell'ambito di Chimica (Fisica) Industriale alla Statale di Milano. Il materiale mi fu spedito direttamente dall'R&D Kodak da Rochester. Sviluppavo e stampavo in b/n. Ho anche invertito le dia Agfa a bassa temperatura. Usavo la Minolta srt-101, alla Nikon F3 HP sono arrivato nel 1981. Alla Leica M3 nel 1990. Affermava il compianto Michael Reichmann (Luminous Landscape, fautore ETTR) che la pellicola fosse veramente digitale (binaria) e il silicio Si no. In effetti un granulo di AgX poteva non essere stato colpito dai fotoni (=0). In caso contrario (cristallo AgX colpito da fotoni) =1. Più digitale di così! I raw corrispondono all'immagine latente delle pellicole, non sono "negativi". Come c'erano tanti modi di sviluppare una pellicola, così ci sono tanti modi di sviluppare un raw. La luce che arriva al sensore in silicio Si è tutta quella che non è stata assorbita dagli oggetti ripresi. La luce riflessa è la luce che ha colpito gli oggetti meno la luce assorbita. Se il silicio fosse puro al 100%, non succederebbe quasi niente. Il silicio per funzionare deve contenere una bassissima aliquota di carbonio e ossigeno (C&O) e droganti opportuni. C&O si misurano abbastanza bene con strumenti FT-IR, meglio in HeL. Per questo ho passato intere giornate in camere bianche (clean rooms) ed è un'esperienza che non auguro a chi non ci è abituato. Perché non si usano più filtri UV e Skylight, relegati nel digitale a elementi protettivi della lente frontale? Essenzialmente perché il Si è poco sensibile all'UV (ultra-violetto, invisibile). Invece è molto sensibile al NIR (vicino infra-rosso). Le case antepongono un filtro anti IR-(UV) al sensore al silicio. Nel 3D precedente è stato pubblicato un grafico che descriveva (in forma logaritmica) il filtro IR-(UV) di una Monochrom Leica. Scanso equivoci: non è quello che caratterizza il comportamento delle Leica MM. Il filtro è una necessità assoluta, non un scelta artistica, altrimenti vedremmo b/n con tanto infrarosso e un qualcosa di UV. Per capire cosa fa Leica basta tentare di estrarre un raw lineare da un DNG Monochrom. Non è possibile. ACR riporta "embedded profile". Raamiel sostiene di avere fatto "reverse engineering" e non c'e ragione di dubitarne. A monte Leitz avrà scelto una profilazione INTUITIVAMENTE basata su qualche pellicola b/n o più pellicole b/n. Sarebbe sorprendente se Leitz avesse incorporato un profilo a caso. Qui soccorrerebbe avere capito come funziona un Foveon. La mia esperienza è che non ho letto in questo Forum uno che sia al corrente dei princìpi su cui si basa un Foveon. Lo stato solido è un campo piuttosto difficile, non ci si improvvisa. Perfino l'inventore dei sensori CMOS fotografici (Fossum) ne parla con circospezione. (continua solo se interessa a qualcuno) |
| inviato il 20 Gennaio 2022 ore 9:45
il sapere è sempre interessante... |
| inviato il 20 Gennaio 2022 ore 10:53
Seguo interessato.... |
| inviato il 20 Gennaio 2022 ore 11:20
"La pellicola in B/N ha una lettura nelle luci che il digitale si scorda, è molto più secco. Ecco perchè ha una latitudine di posa totale maggiore rispetto al digitale." Mahhh.... Le chiacchiere e le prove di laboratorio non portano alle fotografie vere, e quello che dici tu a me porta a credere che tu non abbia esperienza seria di stampa, nè a pellicola, nè in digitale. Una risoluzione elevatissima a pellicola portava a negativi flebili, slavati, privi di contrasto e non stampabili per foto normali, negativi instampabili, nemmeno per qualità bassa, erano solo per misurazioni strumentali, idem per negativi a bassa sensibilità ed a grande gamma tonale, oggi grande gamma dinamica, anche con quelli non era possibile tirarci fuori una stampa fotografica degna di questo nome, semplicemente perché anche la carta ha la sua gamma dinamica ed il gamma di contrasto, e, guarda caso, non sono per niente sovrapponibili a quelle della pellicola. A pellicola, come in digitale, e solo con la migliore attrezzatura, in B&N, oggi stampi un capellino meno di 7 (sette) stop, quella è la gamma tonale stampabile allo stato dell'arte odierna, non di più. Con la differenza che in digitale in quei 7 stop scegli facilmente tu che aree dell'immagine metterci, mentre a pellicola, cosa ficcarci in quei 7 stop tu non lo puoi scegliere, stampi quei 7 stop che la pellicola ha in quella gamma di tonalità, ossia ti attacchi al famo razzo, ed anche mascherando non ce fai a selezionare bene che cosa stampare del negativo originale. Con 38 anni di stampa a pellicola, roba seria e professionale, e 13 anni di stampa digitale, sempre roba seria professionale, senza tema di smentita io affermo che è esattamente l'opposto. La GD del digitale la puoi sfruttare tutta, alterando quella originale in fotoritocco, e comprimendola in quei 7 stop che ti dà la stampante con la sua carta, scegliendo tu quali grigi sacrificare e quali utlizzare o esaltare (ed è in questa scelta che vene fuori il bravo stampatore!) mentre a pellicola questo lavoro o non lo puoi fare, o lo fa in modo solo molto approssimativo ed impreciso, oltre che con enormi difficoltà. E difatti i B&N digitali fatti da gente esperta si strafumano i B&N a pellicola, sempre fatti da gente esperta, come GD rappresentata. Questa
 CLICCARE SULL'IMMAGINE PER VEDERLA GRANDE! o questa
 CLICCARE SULL'IMMAGINE PER VEDERLA GRANDE! ossia sole pieno e diretto estivo ed ombre buie in scena, con quella qualità lì (effetto presenza elevato, contrasto generale corretto, tutti i bianchi leggibili e con scala tonale molto estesa sui toni chiari, tutte le ombre leggibili e con scala tonale estesa, anche se meno per decisione mia, nelle ombre, presenza di nero puro in stampa) a pellicola non le fai con nulla. Non le puoi fare nemmeno con un banco ottico di grande formato, con il quale ci puoi andare forse vicino, ma così, con tutta la gamma tonale controllata ed ottimizzata per la stampante, non ce la fai, o la fai troppo chiara, o la fai troppo scura, e se la fai centrata sui mezzi toni e col contrasto giusto, tagli da qualche parte, o strini dei bianchi, o tappi qualche ombra (effetto "fotocopia"). |
| inviato il 20 Gennaio 2022 ore 13:33
Pacificamente condivisibile quello che scrive AP. Solo che i suoi due ottimi b/n postati non sono in una scala di grigi convenzionale.
 Sono due immagini a colori. Si capisce perché lui sia un NoMonochrom: da qualsiasi monochrome in prima battuta otterrebbe al massimo 256 toni di grigio in JPG (32kB in TIFF 16 bit, dimostrazione che chi fa TIFF a 16 bit in b/n non ha capito niente del digitale). Questione di mettersi d'accordo. |
| inviato il 20 Gennaio 2022 ore 13:36
Assolutamente d'accordo Alessandro |
user126294 | inviato il 20 Gennaio 2022 ore 14:14
Concordo pure io con AP, anche perché in analogico dovevi aver tutto a favore (luce, contrasti, ombre, asa ecc) Col digitale, hai il totale controllo di tutto Giuliano |
| inviato il 20 Gennaio 2022 ore 14:29
Si è perso un po' il tema iniziale di questo topic, conversione in digitale da file a colori mi pare fosse ed era interessante |
user126294 | inviato il 20 Gennaio 2022 ore 14:32
@Fefo Ci stiamo tornando Giuliano |
| inviato il 20 Gennaio 2022 ore 15:35
resta aperto il capitolo LAB, questo sconosciuto! |
| inviato il 20 Gennaio 2022 ore 16:21
Ci sono tante tecniche per convertire in B&N, e non è affatto detto che il B&N che Gian Carlo F ci suggerisce, ossia la risultante di una conversione basata sulla miglior rispondenza allo spettro cromatico delle sensibilità umana, sia poi quello giusto nell'immagine finale. Ma la forza di quell'analisi sta conclamatamente nel fatto che essa ci fornisce una base di partenza tecnicamente equilibrata e corretta, un B&N di partenza così è tecnicamente corretto, ed è dunque quello che meglio permette di fare delle variazioni, delle modifiche, che devono essere comunque ben ragionate, immagine per immagine, per ottenere il miglior risultato finale. Detta in poche parole, Gian Carlo F ha fatto chiarezza ed ha messo ordine, tra i vari software di conversione di RAW e fotoritocco, in modo da avere una base comune, tecnicamente valida, da utilizzare per fare un lavoro di conversione tecnicamente corretto. E......non è poca cosa, a livello olistico, di sistema, è un ottima idea, e oltretutto l'ha realizzata bene. Ha fatto benissimo ad aprire questa discussione, affidarsi al proprio gusto o alla fortuna, non è un approccio serio alla conversione in B&N di una immagine a colori, ci vuole un approccio sistematico, oggettivo e strumentalmente controllabile, come in tutta la fotografia digitale. .....bravo! |
| inviato il 20 Gennaio 2022 ore 16:31
Io cerco di essere oggettivo al massimo: hai avuto un'ottima idea, io non ci avevo mai pensato a standardizzare il B&N sullo spettro di sensibilità ai vari colori per i vari software, tu invece sì, e l'hai realizzata bene. |
| inviato il 20 Gennaio 2022 ore 16:32
grazie |
|

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |