| inviato il 11 Novembre 2021 ore 8:08
Ora si che l'argomento si è sviluppato come meritava. Rileggerò con più attenzione i bellissimi interventi precedenti ma mi è parso di cogliere la tendenza a porre in antitesi regole compositive “classiche” e narrazione. Io questa antinomia non la vedo. La grande foto PER ME in realtà fonde i due aspetti. Non perché l'ossequio alla regola compositiva sia valore in se ma perché semplifica l'approccio allo scatto e lo rende fruibile a una platea più ampia allargando in proporzione i possibili fruitori dell'altro piano di lettura, che è quello narrativo. Personalmente dovendo scegliere per limiti della scena (e qui sarebbe da fare un distinguo tra fotografia costruita e non) o del fotografo cercherei di dare la precedenza alla narrazione, consapevole che la cosa è più facile a dirsi che a farsi, perché la tentazione ad imboccare il sentiero più comodo è sempre molto forte. |
| inviato il 11 Novembre 2021 ore 10:43
Credo che tutti qui vogliamo fare o almeno osservare grandi fotografie. Assodato che la grandezza non è una quantità misurabile e che è influenzata irrimediabilmente da fattori esterni alla fotografia stessa, la conoscenza della grammatica non può nuocere, sia per scrivere sia per leggere un'opera. Alle medie avevamo solo un paio d'ore di educazione artistica e musicale, al liceo nessuna, quindi siamo cresciuti abbastanza ignoranti in queste grammatiche. Anch'io credo come te, Canti, che una buona foto debba dire qualcosa. Se possibile, dovrebbe dire al lettore la stessa cosa che il fotografo aveva in mente: non vorrai, immagino, che una foto che denuncia un'oppressione metta allegria nel fruitore. È dunque intuitivo che usare un linguaggio convenzionale aiuta a raggiungere più persone. Fatto salvo questo, non è però l'unica strada per parlare con l'anima di qualcuno. Non è detto che l'autore voglia parlare con tanti, magari si rivolge a pochi sulla sua lunghezza d'onda. A quel punto, non è detto che debba rispettare la grammatica. Per esempio, alcuni amano Gadda ma io a scuola non lo sopportavo, perché usava un linguaggio diverso dal mio e non mi stuzzicava al punto di incuriosirmi per capirlo. Definiamo questo "stuzzicare": qui sbordiamo nel campo dello spirituale, dell'inconscio, quasi della magia. Gadda, non usando il linguaggio corrente, si rivolgeva a pochi, non voleva fare cassa con le masse. Questo non lo pone certamente su un livello più alto, non vedo perché dovrebbe; ma se a qualcuno piace ne trarrà probabilmente il piacere che deriva dal colloquio con un'altra anima. Hemingway ha certamente dato piaceri simili a un numero maggiore di persone, raggiunte col suo linguaggio semplice e alla portata di tutti. Alcuni sicuramente si sentono elevati per il fatto di apprezzare un linguaggio particolare che non risuona con la maggioranza. Questo linguaggio apre loro le porte per fruire di certe opere esclusive. Se sono buoni narratori potranno influenzare altri e magari vendere loro qualche crosta a caro prezzo. Qui torniamo inevitabilmente all'inizio, cioè all'influenza di fattori esterni alla foto. Mi unisco ai ringraziamenti per avere aperto un thread che non parla di stack, playstation et similia. |
user207512 | inviato il 11 Novembre 2021 ore 11:33
“ che discorso complesso. Il fotografo amatoriale per fotografare ha bisogno di convenzioni: regole convenzionali, soggetti convenzionali, inquadrature convenzionali e a volte le sue stesse foto sono una ripetizione di cliché, come dimostra ad esempio la pagina instagram di insta_repeat. Nei fotografi amatoriali prevale il soggetto: la bella donna, il bel panorama, il bel tramonto, la bella ripresa di un insetto o di un uccello, la bella foto di città, la bella foto del mendicante indiano barbuto. Il fotografo amatoriale evoluto eleva a potenza le stesse cose, magari spendendo interi stipendi in attrezzatura e viaggi, e in più si è costruito un bagaglio di espedienti per ottenere delle foto "wow" per ottenere riconoscimenti social o vincere concorsi. Poi ci sono i fotografi che cercano, a vari livelli, di dire qualcosa di proprio, di trovare "la propria voce", per usare un'espressione sentita da Giulia "Nausicaa" Bianchi. Se guardiamo la storia della fotografia tutti i grandi, dall'invenzione alla fotografia contemporanea, non cercano la bella foto, ma la propria voce. Nel momento in cui noi fotoamatori cerchiamo di fare le foto come uno qualsiasi dei grandi (o peggio, come il tizio visto sui social) stiamo mettendo da parte la nostra voce per farcela dare in prestito da loro. Siamo come quei cantanti che si presentano ai talent show pensando di fare bella figura cantando esattamente "alla maniera di" ed esibendo voci potenti, vibrati, sporcature che qualcun altro ha già esibito. Per esprimere invece qualcosa di originale, anche al nostro livello di fotoamatori, è necessario capire che la foto non la fa il soggetto, ma la fa il fotografo, e non un fotografo qualunque, ma noi stessi: con la nostra visione del mondo, le nostre peculiarità tecniche, la nostra cultura visiva, letteraria, musicale eccetera. Cioè con la nostra voce. Ma per tirare fuori questa voce occorre lavorare tanto, informarsi, leggere, sbagliare, dimenticare le convenzioni, mandare a quel paese la regola dei terzi, pensare, ripensare, trovare un tema, provarlo, cambiarlo. Occorre soprattutto lavorare non per scatti, ma per storie. Anche storie minime, ma storie, nelle quali le singole fotografie sono come le parole di una narrazione che acquistano senso solo insieme alle altre. Se guardiamo la fotografia contemporanea gli autori più quotati non sono quelli che cercano la foto "wow" o il consenso (il primo che mi viene in mente è Kenna), ma quelli che come Rinko Kawauchi, Soth e tanti altri lavorano sulla quotidianità, sulla foto apparentemente banale e soprattutto che con le foto cercando di dire qualcosa, non solo di ottenere un'immagine esteticamente accattivante. „ Sottoscrivo parola per parola; fare questi discorsi in un forum di amatori, nel 90% dei casi peraltro interessati più al mezzo che al fine, è una battaglia persa. Basti pensare che spesso si nominano fotografi famosissimi e in molti non li conoscono. Appassionato di fotografia che non conosce fotografo famoso, suona strano solo a me? Per cui continuano a leggere le regolette e a riproporle pedissequamente, senza costrutto, senza messaggio, passando ore a discutere dello sfocato più o meno cremoso, del dettaglio più o meno presente, dimenticando che discutono di fotografie vuote, inutili, spreco di tempo, dati e carta per i pochi che stampano. |
user225138 | inviato il 11 Novembre 2021 ore 11:40
“ come è possibile riconoscere l'autore/autrice di una fotografia? e ho risposto che è possibile individuando una 'maniera' oppure una 'relazione' tra quell'autore/autrice e il mondo, tenendo ben distinti maniera e relazione. Cioè trasformandoli in due attrezzi per capire quello che accade „ Ok, ma qui stiamo un po' alla scoperta dell'acqua calda, o meglio ad una banda formalizzazione di come riconoscere l'acqua calda. “ quanto le aspettative influiscono sulla possibilità di vedere l'immagine. E ho invitato a pensare quali sono questi condizionamenti introiettati, che non sono soltanto fatti di regole fotografiche, ma in modo ben più pervasivo dal nostro posizionamento sociale (genere, scolarizzazione, etnia, eccetera). „ La nostra capacità di vedere un'immagine, qualsiasi immagine, è giocoforza condizionata dalla nostra identità, che a sua volta è il risultato di una serie di interazioni e ruoli sociali, economici, culturali. Quello che secondo me ti sfugge, o più probabilmente rifiuti a priori, è che il linguaggio (fotografico, nello specifico) è efficace solo in quanto si conformi alle capacità di ricezione e comprensione del soggetto ricevente, in questo caso del fruitore della fotografia. I principi (non regole ) di composizione sono una grammatica di base, alla quale necessariamente deve conformarsi un linguaggio il cui scopo è essere compreso ai più. Non solo, costituiscono un framework di riferimento anche per chi decide consapevolmente di non rispettarli, e per chi fruisce e apprezza queste "rotture". Insomma, tu vedi un dualismo dove invece c'è - a mio avviso - una stratificazione . PS: ho praticamente replicato il post di Lollus, me ne rendo conto solo ora |
| inviato il 11 Novembre 2021 ore 11:54
“ Non è detto che l'autore voglia parlare con tanti, magari si rivolge a pochi sulla sua lunghezza d'onda. A quel punto, non è detto che debba rispettare la grammatica „ . Legittimo. Ma la foto è strumento di espressione e comunicazione e quindi, ontologicamente, una parte della riuscita risiede nella capacità raggiungere la più vasta platea possibile. In questo senso saper trasmettere con linguaggio semplice concetti complessi è, a mio parere, la massima espressione di qualsiasi forma di arte e/o comunicazione. “ Quello che secondo me ti sfugge, o più probabilmente rifiuti a priori, è che il linguaggio (fotografico, nello specifico) è efficace solo in quanto si conformi alle capacità di ricezione e comprensione del soggetto ricevente, in questo caso del fruitore della fotografia. I principi (non regole ) di composizione sono una grammatica di base, alla quale necessariamente deve conformarsi un linguaggio il cui scopo è essere compreso ai più. Non solo, costituiscono un framework di riferimento anche per chi decide consapevolmente di non rispettarli, e per chi fruisce e apprezza queste "rotture". Insomma, tu vedi un dualismo dove invece c'è - a mio avviso - una stratificazione . „ Concordo. E senza voler giudicare Canti in nulla (che anzi ringrazio sia per la discussione che per i suoi singoli interventi sempre molto stimolanti ed interessanti), credo che il suo rifiuto aprioristico emerga dal modo in cui ha presentato l'argomento (ed in questo senso ne contestavo l'efficacia) e un pò anche dal tenore dei suoi interessantissimi interventi. E' un atteggiamento abbastanza diffuso e che certamente ha anche a che fare con la necessità di operare una necessaria scrematura che agevoli il confronto con chi si presume abbia comunione di background e di cui si colgono i riverberi anche sul modo di fare fotografia, regole compositive comprese. „ |
user225138 | inviato il 11 Novembre 2021 ore 12:37
“ Non solo, costituiscono un framework di riferimento anche per chi decide consapevolmente di non rispettarli, e per chi fruisce e apprezza queste "rotture". „ Provo a spiegare meglio questo punto con un esempio. Senza una precedente e preminente fotografia dei luoghi "tradizionale" alla quale contrapporsi, la fotografia di Ghirri perderebbe senso. |
| inviato il 11 Novembre 2021 ore 13:33
Se il nostro prodotto fotografico e' rivolto a xyz e lo strutturo per farlo piacere a xyz, allora faro' solo un prodotto xyz-centrico, appiattendomi verso la massa. Se produco qualcosa che proponga ad xyz il MIO modo di essere, allora puo' darsi che xyz, se ricettivi, ne verranno arricchiti invece che sterilmente appagati. |
| inviato il 11 Novembre 2021 ore 13:45
Sono con te. Se non sono ricettivi posso sempre: 1) dirgli indirettamente che sono ignoranti e provare a vendergli qualcosa facendo leva sulla loro vergogna e sul mio eloquio 2) aiutarli nella lettura della foto senza secondi fini 3) fregarmene 4) parlargli dello stack Il primo mi piace di più perché mi arricchisce :-) |
user207512 | inviato il 11 Novembre 2021 ore 14:15
5) parlarne di fronte a un panino con lo speck. Birra non filtrata, sei a cavallo |
user225138 | inviato il 11 Novembre 2021 ore 14:41
“ Se il nostro prodotto fotografico e' rivolto a xyz e lo strutturo per farlo piacere a xyz, allora faro' solo un prodotto xyz-centrico, appiattendomi verso la massa. Se produco qualcosa che proponga ad xyz il MIO modo di essere, allora puo' darsi che xyz, se ricettivi, ne verranno arricchiti invece che sterilmente appagati. „ Uscendo dalle ipotesi: il tuo prodotto fotografico a chi è rivolto? |
| inviato il 11 Novembre 2021 ore 14:50
LOL Interessante quel Bruno Stefani. |
user207512 | inviato il 11 Novembre 2021 ore 14:52
Ti riferisci al post che aprii e che ricevette forse 5 risposte? Da lì ho smesso di proporre fotografia, magari sbagliando. |
| inviato il 11 Novembre 2021 ore 14:59
@Gianni Sì esatto quello lì. @Fotografo Agnostico: questa è davvero una bella domanda. La mia è rivolta a me e a pochi intimi. |
user207512 | inviato il 11 Novembre 2021 ore 15:00
Purtroppo ho trovato pochissimo, un libro usato e niente altro. Vorrei approfondire tramite il fondo d'Archivio ma sono lontano da Parma e non credo mandino materiale a distanza o via mail, che comunque sarebbe poco soddisfacente. |
user225138 | inviato il 11 Novembre 2021 ore 15:07
“ La mia è rivolta a me e a pochi intimi. „ Quindi, come me, non pubblichi le tue foto sul web, giusto? |
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